Le Ali – Numeri 11 e 14 nel Rugby – (Wings)

di Ieuan Evans – ex ala del Galles e dei Lions

Per essere una buona ala è fondamentale avere velocità, passo e ritmo.

La velocità soprattutto: è un talento impagabile e se ce l’hai parti con un grande vantaggio sugli altri. Il rugby sta tutto nel conquistare la palla e nello sfruttare lo spazio: se, con la velocità, riesci a conquistare una yarda in più, procuri a te e alla tua squadra imprevedibili opportunità di gioco.

Oggigiorno non si trovano molti velocisti puri perchè il rugby è diventato un gioco molto più fisico: anche se ti mettono all’ala devi essere un giocatore più che solido. I giorni delle ali da 70 chili sono ormai lontani (tranne pochi ma brillanti esempi, N.d.R.): oggi sono abbastanza comuni ad alto livello giocatori da 100 chili. Non che il peso ne limiti la velocità: piuttosto, perdono in rapidità, che è una sintesi di velocità, accelerazione e agilità.

Quante ali conoscete che siano rapide come la leggenda francese Patrice Lagisquet, che faceva i cento metri in 10” e 2? In ogni caso, le ali che vogliono primeggiare nel gioco di oggi devono impegnarsi strenuamente in allenamento. Anche se si crede che un’ala possa tenere in campo una posizione abbastanza defilata, in realtà nessuno può più starsene piantato ad aspettare che la palla arrivi. Nel gioco moderno, l’ala deve continuare a cercare la palla e muoversi in ogni parte del campo. In difesa, a prescindere che si giochi 11 o 14, si deve essere solidi e attivi.

Non ci sono più posti dove andare a nascondersi… Non avendo necessariamente sempre lo stesso avversario diretto, può succedere che dalle tue parti ti ritrovi sistematicamente in minoranza, oppure che ti lascino libero e che tu diventi un eroe. Anche per questo mi è sempre piaciuta questa posizione: quando ti arriva la palla di solito hai spazio e sei in un momento decisivo dell’azione. Hai "visibilità”! Non lo nego: a dare fascino al ruolo dell’ala è il fattore gloria, come accade per i bomber del calcio… Mi piace segnare le mete. A volte non è nient’altro che essere nel posto giusto al momento giusto: un talento che acquisisci con l’esperienza e con la capacità di leggere il gioco. Ma non devi avere la febbre da linea di meta: se qualcuno è in una posizione migliore, devi dargli la palla. Se butti via un’occasione di segnare perchè sei egoista, sai che la folla ti urlerà dietro e sai anche chi verrà sbattuto sulle pagine dei giornali il giorno dopo.

I giocatori che decidono "lo standard" nel rugby odierno sono per me i kiwi Joe Rokocoko, Sitiveni Sivivatu e Rico Gear, l’australiano Lote Tuqiri e il sudafricano Brian Habana. Il mio consiglio a ogni ala del mondo? "Corri, Forrest, corri"…

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