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[RUGBYLIST] L'Aquila un anno dopo...

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Gio 8 Apr 2010 17:55:44 CEST


Dal sito Air.it un'intervista a Maurizio Zaffiri, una delle colonne de L'Aquila rugby, tratta a sua volta dalla Gazzetta dello Sport. Argomento, il terremoto un anno dopo. Autore dell'intervista è Marco Pastonesi. http://www.air.it/modules.php?name=News&file=article&sid=21888

La domanda/risposta più bella di tutte è l'ultima sul binomio carriole/carrettini.... 



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IL TERREMOTO CI E 'RIMASTO APPICCICATO
fonte: La Gazzetta dello Sport
di: Marco Pastonesi
Maurizio Zaffiri, aquilano, 32 anni, capitano dell'Aquila Rugby 1936: tutto grinta a e passione, sostegno e calore.
Un anno fa, il terremoto.
"Ci è rimasto dentro, addosso, appiccicato. Vicino al campo c'è la ferrovia: quando siamo nello spogliatoio e passa un treno, il riflesso immediato è la paura di una scossa".
Un anno da terremotati.
"Ci sentiamo lontani, espropriati, emigrati ma anche grati. L'Avezzano rugby ci ha messo a disposizione le sue strutture per poterci allenare, le altre citttà ci accolgono con simpatia perchè riconoscono in noi lo spirito ed i valori del rugby, e la soliarietà di tutti i club è stata commovente. Il nostro è un piccolo grande mondo ovale e globale".
Il gesto più sorprendente?
"Il gemellaggio con gli ultrà dell'Atalanta. Ero scettico sul calcio, figurarsi sui tifosi. Inveve hanno dimostrato anima e cuore, hanno messo mano al portafoglio, e non solo con noi. Da anni si autotassano per sovvenzionare un ospedale in Ruanda e nessuno lo sà".
In campo ci avete messo più cuore?
"Più di quello che pensavamo di avere. E il mio dispiacere è che, stando ad Avezzano, a 45 Km dall'Aquila, la squadra non possa sentire quanto l'intera città le sia vicina. Per un giocatore essere riconosciuto per strada, al bar, in un negozio, vale più di uno stipendio. Noi siamo il simbolo della voglia di ricominciare, ripartire, ricostruire. La nostra maglia vale più di una bandiera".
Ne parla nei suoi discorsi prima delle partite?
"E' successo. Ho detto che c'è gente che non ha più casa, però viene allo stadio. Un atto di fede, un motivo di orgoglio, una richiesta di stima. Incitare noi è come spingere se stessi".
Vi sentite popolo delle carriole?
"Nel rugby si parla di carrettino: è quando si porta via la mischia avversaria. Diciamo che, spiritualmente, carrettini e carriole fanno parte della stessa famiglia. Si tratta sempre di liberare e riconquistare la propria terra".
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