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[RUGBYLIST] Scudetto, Celtic e quant'altro

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Gio 3 Giu 2010 22:42:19 CEST


Celtic. Io temo molto il fattore pubblico. L'esempio lampante lo abbiamo avuto sabato scorso nella finale scudetto. Da Treviso e Viadana sono arrivate a Padova non più di 3000 persone, ad essere generosi. Possiamo ipotizzare che, se sono tifosi che vanno in trasferta, possano costituire lo zoccolo duro su cui i due club possono contare? Più o meno 2500 per il Benetton e 500 per Viadana? Tutto qua? Per essere due club lanciatissimi verso il salto di qualità epocale e impegnati nella conquista dello scudetto sarebbe stato lecito aspettarsi ben di più. Almeno il doppio o il triplo.
Da settembre vedremo Monigo semivuoto come al solito, dopo le prime 2-3 partite con buona affluenza per l'effetto novità? Vedremo il pienone per il Munster o il Leinster. Ospreys... e poi con le squadre meno famose e attrezzate di campioni? Parto da una considerazione banale, ma concreta. Il sabato in cui a Treviso gioca il Benetton c'è in contemporanea anche il campionato italiano. Il Petrarca o il Rovigo giocano in casa (dal prossimo anno anche Mogliano....). Dove pensate che vadano i tifosi petrarchini o rovigotti? A Treviso? Ne dubito fortemente. Io per primo non abbandonerei il mio Petrarca per andare a Treviso, lo dico francamente. Eppure mi considero un appassionato che non esita a muoversi per vedere del buon rugby. E penso che a Rovigo sia la stessa cosa. Come ho detto lo zoccolo duro del pubblico deve essere in prima battuta quello di casa; trevigiani e viadanesi finora non hanno esibito affluenze significative neanche per la finale....

angelo
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  From: allrugby 
  To: rugbylist a rugbylist.it 
  Sent: Thursday, June 03, 2010 2:25 PM
  Subject: [RUGBYLIST] Scudetto, Celtic e quant'altro


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  L'impatto con la nuova realtà sarà, credo, traumatico. Nonostante i
  proclami, non vedo come le due compagini italiane possano arrivare
  pronte ad un torneo così impegnativo come la Magners League. Ancora
  troppo distanti, gli anglosassoni, dal nostro modo di fare e,
  soprattutto, di pensare il rugby.
  Certo, si potrà dire che, se mai si tenterà di esorcizzare l'orco,
  questo continuerà ad emettere fiamme che ci bruceranno, ma allora sarà
  meglio premunirci di scatoloni di pomata per le ustioni.
  Ci vorrà un bel po' di tempo per assorbire, digerire e smaltire un
  rugby che è ancora molto distante dal nostro.
  Le nostre "franchigie" hanno la possibilità di schierare solo 5
  stranieri: era forse più saggio dar loro, sotto quest'aspetto,
  all'inizio, qualche chances in più, visto che per contratto o per
  scelta, ancora molti dei nostri atleti della nazionale giocano
  all'estero e che in Italia il talento è ancora scarsino. Come
  fronteggiare compagini molto più attrezzate?
  Le accademie non hanno reso secondo le aspettative; ora c'è Green come
  responsabile della loro gestione. Mi auguro possa lavorare senza
  condizionamenti, ma temo che la dittatura del palazzo calerà anche
  sulle sue scelte.
  I campetti di periferia non sono oggetto di particolari attenzioni da
  parte dei cosiddetti "osservatori" che bazzicano sempre i medesimi
  posti, sicuri che nei siti delle migliori si possano trovare anche i
  giovani atleti più promettenti. Ma non è sempre così.
  Il monitoraggio dev'essere capillare, completo, competente e
  formalizzato; i presunti talenti devono essere seguiti anche e
  soprattutto nel piano dell'educazione ed in quello scolastico. Devono
  essere coltivati con la cura che si dedica ad una pianta rara, perchè
  qui da noi sono merce rara.
  La Celtic, o chi per essa, poi, li aiuterà a maturare in funzione
  Nazionale, ma se tutto andasse bene, allora due sole franchigie
  comincerebbero ad essere poche...
  Qualche giorno fa, assistendo ad un allenamento di "under 18" di una
  squadra dell'immediata periferia trevigiana, la mia attenzione si è
  focalizzata su di una coppia di piloni: giganteschi, veloci,
  coraggiosi, opportunisti. Roba da non credere. Attaccavano con una
  disinvoltura disarmante, si rialzavano e si ripiazzavano in attesa del
  nuovo attacco a raso pack, ricicli da applausi, difensività alle
  stelle.
  Ma sono anonimi. Restano e resteranno anonimi per tre motivi. Primo:
  non c'è nessun responsabile FIR che li veda e li segnali. Secondo: ce
  ne sono altri di più forti. Terzo: sono forti, ma altre pressioni li
  fanno stare ai margini del rugby.
  Vi assicuro che di gente giovane ne ho vista giocare, ma quei due
  piloni  mi hanno veramente impressionato. E noi, invece, andiamo a
  raccattarli in giro per il mondo! Guardiamoci intorno: anche qui da
  noi potremmo avere talenti. Basta avere la volontà di trovarli.
  Ciao.
  Franco
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