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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 21 Giu 2010 14:36:37 CEST


Dal Gazzettino (in primis, qualcos'altro sulla contestata regola dei
"15". Pochino, ma intanto qualcuno "annusa").

Il pezzo scritto da Antonio Liviero è significativo e propone diverse
riflessioni. Ieri, giorno dopo la partita, alcuni "calciofili" mi
facevano notare la quasi totale mancanza di giocatori di colore nelle
file degli Springboks, ed io lì, a cercare di spiegare una situazione
già difficile da capire anche per me. Chissà cosa sarebbe il
Sudafrica, anche a livello rugbistico, se "quelli della township di
Soweto" avessero la stessa possibilità di giocare a rugby degli
afrikaners, dall'infanzia alla maturità. Una potenza forse
inarrivabile. Ma tant'è. Squallido il contesto, come qualsiasi altra
ideologia razzista.

Ciao.
Franco

Dondi se ne va: tensioni con i club

Sabato, nell’annuale assemblea delle società del Comitato della
Lombardia, il presidente federale Giancarlo Dondi avrebbe abbandonato
l’aula in quanto in disaccordo con le proposte di alcuni club
riguardanti le regole dell’attività giovanile, in particolare per
quanto concerne i 15 giocatori in campo. Una decisione che denota
tensioni non da poco.
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Il citì: «Sudafrica impressionato dalla nostra partita»

Mallett: «Fiero di questa Italia»

Ennio GROSSO

Martin Castrogiovanni, il pilone azzurro uscito sabato dopo 18’ di
gioco nel match contro il Sudafrica, ha riportato una forte
contrattura dorsolombare di origine non traumatica.
      Ieri, dopo ulteriori accertamenti, il giocatore ha iniziato a
sottoporsi ai trattamenti fisioterapici del caso con lo staff medico
della Nazionale. Prematuro sapere se il giocatore potrà essere
disponibile sabato nel secondo test contro i Campioni del Mondo
sudafricani, solo giovedì infatti verrà sciolto ogni dubbio.
      Intanto, il citì azzurro Nick Mallett, prima dell’incontro con
il Sudafrica avrebbe manifestato l’intenzione di radersi tutti i
capelli in caso di risultato positivo o sconfitta con scarto inferiore
ai 20 punti. Ebbene, l’Italia ha perso di 16 e quindi il voto di
Mallett andava rispettato. Ieri, il citì azzurro si sarebbe però dato
solo una sfoltita alla chioma... «Sono molto orgoglioso – ha detto il
tecnico dell’Italia – è il nostro miglior risultato di sempre contro
il Sudafrica. Per me è sempre emozionante affrontare gli Springboks,
ho giocato due partite con questa maglia e sono stato per oltre due
anni allenatore di questa squadra. Ormai, però, ho l’Italia nel cuore
ed è difficile per me spiegare quanto sia fiero di questa squadra. Il
Sudafrica ha rifilato 40 punti alla Francia una settimana fa, è la
squadra più forte al mondo, oltretutto si è giocato nelle condizioni
migliori per i nostri avversari, su un campo veloce ed in altura.
Nonostante questo noi abbiamo placcato, siamo stati efficaci in
rimessa laterale, abbiamo mantenuto il possesso e credo che anche il
Sudafrica sia rimasto impressionato dalla nostra partita».
      Sergio Parisse (nella foto), capitano e Uomo del Match
dell’incontro, al rientro dopo sette mesi di stop, è naturalmente
felicissimo: «Sono soddisfatto della mia partita, è stato un bel
rientro a livello personale anche se negli ultimi 20’ ho faticato un
po’. Collettivamente abbiamo giocato una grande partita, credo che da
questa sconfitta si possa costruire molto in chiave futura. Giocare
contro i Campioni del Mondo è sempre un grande stimolo, ti aiuta a
tirare fuori il massimo, a lottare per capire qual è il tuo vero
livello. Noi ci siamo battuti fino alla fine e credo che se manterremo
sempre questa voglia di combattere potremo toglierci molte
soddisfazioni».
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MISCHIA APERTA di Antonio LIVIERO

Nel post apartheid la via della meta resta difficile per i neri.

I mondiali di calcio riportano alla memoria le emozioni dell’altra
Coppa del Mondo sudafricana, quella del rugby, 15 anni fa. E l’impresa
degli Springboks recentemente celebrata dal film “Invictus”. Dove
Clint Eastwood, dopo aver raccontato l’operazione di Nelson Mandela
nella costruzione dell’identità nazionale attraverso il rugby, inclina
al lieto fine, con bianchi e neri che si abbracciano per il titolo
conquistato.
      La realtà è purtroppo molto diversa. La nazione arcobaleno che
l’allora presidente sudafricano e l’arcivescovo Desmond Tutu avrebbero
voluto veder sorgere dalle ceneri dell’apartheid è ancora lontana. A
distanza di anni le discriminazioni cancellate dalle leggi resistono
nei fatti: nell’economia, nella riforma agraria bloccata, nella
società. E nel rugby, ovviamente. Qualche tempo fa un dirigente del
club di Soweto mi raccontava: «I ragazzi neri arrivano all’allenamento
o alla partita a pancia vuota. Dobbiamo sfamarli e provvedere al loro
trasporto perchè nessun genitore li accompagna. Ci servono soldi, e
naturalmente i soldi scarseggiano». Tanti smettono a 16 anni, quando
cominciano a lavorare: escono dalla fabbrica alla sera e spesso fanno
i turni anche nel week end e non possono giocare le partite. Come si
fa a dedicarsi al rugby in queste condizioni?
      Per gli afrikaners invece il rugby è religione. Le famiglie
santificano il fine settimana al campo. Fanno il picnic attorno al
terreno e trepidano per il loro biondino. «I nostri genitori non ci
sostengono – ha spiegato Johannes Nhlongo capitano e allenatore nella
township di Johannesburg-. In tutta la mia carriera mio padre è venuto
a vedermi giocare una sola volta». I più talentuosi e fortunati
possono ricevere una borsa di studio per il college famoso e poi, se
va bene, entrare nelle squadre regionali. Ma spesso ritornano al
ghetto: «Nelle loro squadre parlano afrikaans e non capisci nulla. Ti
senti escluso– mi diceva un ragazzo incontrato al mondiale in Francia
-. In campo non ti passano la palla. Per loro sei lì solo in quanto
nero, non perché sei bravo».
      Proprio per quest’ultima considerazione, la politica delle quote
riservate ai non bianchi si è dimostrata insufficiente sotto l’aspetto
dell’integrazione. Il problema infatti non è quanti neri giochino in
nazionale, ma quanti possono allenarsi.
      E’ alla base che la federazione e il governo dovrebbero
intervenire con più mezzi e decisione. E non solo cavalcando l’etica,
ma facendo dell’integrazione una necessità strategica per il rugby
sudafricano. Il calo demografico che minaccia i bianchi, potrebbe
essere compensato proprio dal coinvolgimento dei neri. Una
potenzialità straordinaria senza eguali. Come dimostrano le mete della
nuova star di pelle scura Aplon. Allargando la base i padroni del
vapore vedrebbero inoltre crescere i profitti. E chissà che almeno di
fronte a questa prospettiva qualche rand per abbattere le barriere
razziali non si decidano a scucirlo subito.
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Edizione di Rovigo

FemiCz, settimana decisiva per il futuro

LA SOCIETÀ

Questa sera la riunione dei soci fondatori per le cariche

I GIOCATORI

Andrea Bacchetti corteggiato dai francesi Cicchinelli in città

Settimana cruciale per il futuro della Rugby Rovigo. Nei prossimi
sette giorni il club cambierà denominazione sociale, arriveranno in
città nuovi giocatori e altri firmeranno i contratti per vestire la
maglia rossoblù la prossima stagione.
      Stasera si terrà l'incontro tra i soci fondatori per discutere e
definire impegni, cariche e missioni della nuova società a
responsabilità limitata.
      Durante la riunione saranno anche spiegate e chiarite le
procedure per la liquidazione della vecchia cooperativa. La sigla
dell’atto costitutivo e del relativo statuto avverrà, invece,
mercoledì pomeriggio davanti al notaio.
      Terminato l’iter legale, si procederà alle sottoscrizioni dei
contratti con i giocatori che faranno parte del team rossoblù della
prossima stagione.
      Fino ad oggi, infatti, gli accordi sono stati solo verbali con
Basson, Mahoney, Van Der Merwe e Ravalle, mentre con altri, come
Tumiati, Pedrazzi, Boccalon, ci sono state solo intese di massima che
saranno ridiscusse appunto in settimana.
      Nel frattempo, oggi arriverà in città il numero otto romano
Gabriele Cicchinelli. Il giocatore, classe 1990, in forza fino alla
scorsa stagione alla Futura Park Roma sarebbe interessato a giocare a
Rovigo il prossimo anno, così ha deciso di venire a visitare il
Battaglini, conoscere l’allenatore Umberto Casellato e fare una
passeggiata in centro. Mercoledì, invece, raggiungerà il Polesine il
terza linea flanker Nicola Belardo.
      Rimane incerta la permanenza in rossoblù del rodigino Andrea
Bacchetti. L’ala polesana pare sia insistentemente corteggiata dal
Petrarca Padova e che un club francese si sia dimostrato interessato
al giovane talento rossoblù. Ritorno di fiamma con Biarritz, dopo
l’esperienza Oltralpe già vissuta a 17 anni?
      Alice Sponton
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Edizione di Treviso

Mogliano getta le reti nel bacino Benetton

I dirigenti del XV bianconero vogliono puntellare tutti i reparti
attingendo soprattutto alle giovanili della sorella maggiore

Potrebbe cambiare maglia anche Silvio Orlando

Nessuna follia, una campagna di rafforzamento adeguata, ma senza
pazzie. Questo è l’obiettivo in casa Mogliano in vista dell’importante
stagione che vedrà il XV trevigiano disputare il nuovo campionato
d’Eccellenza.
      Confermato Eugenio Eugenio come guida tecnica, Darrel Eigner,
nell’ultima stagione regista della squadra, sarà il nuovo assistente
allenatore. Eigner prenderà il posto che fino a un mese fa era
occupato da Tommaso Visentin.
      Per quanto riguarda la rosa giocatori, nomi di nuovi arrivi se
ne sono fatti parecchi negli ultimi tempi, di ufficiale però non
sembra esserci granchè anche se nello spazio di una, o al massimo due
settimane, la squadra moglianese dovrebbe essere confezionata. Orlando
e Patrizio, terza linea ex Benetton il primo, trequarti centro del
Petrarca il secondo, sono due dei giocatori ai quali la dirigenza
moglianese sta guardando in maniera particolare, due atleti cresciuti
rugbisticamente a Mogliano e che tornerebbero volentieri a casa. Non
solo: con il Benetton la società moglianese sta trattando alcuni dei
pezzi più pregiati della giovanile biancoverde, come Corbanese, Gega,
Marcolina e Naka, quindi dal Casinò di Venezia potrebbe approdare
Candiago. Andrà invece a Padova Dion Kingi, il numero 8 del Benetton
che interessava parecchio a Mogliano. «Stiamo trattando con varie
società -ammette il ds del Marchiol Mogliano, Gianluca Mazzanti- il
nostro obiettivo è quello di costruire una rosa di buona qualità che
ci garantisca di disputare un campionato tranquillo, ma senza dover
fare delle spese pazze. I bilanci sono molto importanti e soprattutto
devono essere rispettati».
      In quali reparti vi state rinforzando?
      «Un po’ tutti i ruoli. Prima, seconda e terza linea, oltre alla
mediana: stiamo cercando di alzare il livello della nostra squadra in
tutti i ruoli chiave».
      Con la partenza del Benetton verso la Celtic League, Mogliano è
divenuta la prima società trevigiana: cosa significa per voi?
      «Un grande onore, ma anche un onere non di poco conto. Lo
ritengo il coronamento di un lavoro costante e portato avanti con un
certo criterio; tutto questo si è concretizzato poi con una promozione
importante che però dev’essere un punto di partenza, non certamente un
punto di arrivo. Ora viene il momento più difficile, perché avremo gli
occhi di tutti addosso e dovremo dare un esempio importante, sia in
campo che fuori».
      Le prospettive per la prossima stagione?
      «Come ho detto prima, il nostro obiettivo è di disputare un
campionato tranquillo. Non ci poniamo particolari traguardi se non
quello di una salvezza possibilmente anticipata, senza dover pertanto
attendere l’ultimo secondo dell’ultima giornata -conclude Mazzanti-
per avere la sicurezza di rimanere in questa prestigiosa categoria».


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