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I: R: Reply: RI: I: [RUGBYLIST] Parliamo di cose serie....

Salvatore Messina totorugby a yahoo.it
Mar 14 Feb 2012 11:02:33 CET


Ed aveva ragione!!!!!!!!!!!

Fare attività sportiva monodisciplinare, oltre ad essere dannoso per lo sviluppo del bambino, è controproducente in quanto genera assuefazione e noia. I bambini ed i ragazzi devono poter variare le esperienze per maturare ed il basso livello di attenzione è un accorgimento genetico per farlo. Facendo fare rugby dai 6 anni si ottengono giocatori con poca o scarsa capacità di analisi, oltre ad un mantenimento di errori posturali e tecnici, che si sarebbero potuti correggere in altri ambiti sportivi.


Purtroppo sul rugby di base c'è grande confusione e sono pochi ad avere le idee chiare ed ancora meno anche le competenze.

Diciamo, in linea di massima, che fino a circa 10 anni i ragazzi non dovrebbero praticare uno sport specifico ma un "multisport". Attività che dovrebbe essere svolta prevalentemente in ambito scolastico. Il sistema ottimale e che, per similitudine di ordinamento, si potrebbe applicare è quello francese. Purtroppo in Italia non c'è nessun interesse per l'attività psicomotoria ne, tantomeno, per l'attività sportiva. Di conseguenza sta alle capacità culturali, economiche e di tempo dei genitori far fare ai loro figli attività motoria od abbandonarli alla playstation (nelle città) o videopoker dei bar (nei paesini).

Premesso questo e dovendo offrire una proposta sportiva ad una ristretta elite di genitori le società sportive devono operare una scelta: sport educativo o agonistico?
All'estero le società sportive non devono fare la scelta in quanto lo sport educativo (di ogni disciplina convenzionata compreso il rugby) viene fatto a scuola mentre nel club si pratica l'agonismo. E' logico che il percorso di apprendimento tecnico viaggia, a questo punto, alla velocità della luce. Chi fa rugby per puro divertimento e crescita lo fa a scuola e poi nei piccoli club a livello amatoriale. Gli altri, che invece hanno passione e doti tecnico/atletiche, finiscono nel percorso delle accademy.

Da noi, invece, dai settori giovanili di Treviso a quelli del Passirano Marmorito, passando per Monza, i ragazzi finiscono in un unico calderone in cui il social sport, l'educativo e l'agonistico si mescolano per non dare un risultato valido in nessuna attività. Di conseguenza si ha il paradosso di società sportive con 200/300 ragazzini che viaggiano in serie C e che se vogliono salire di categoria devono ricorrere al mercato (purtroppo fino ad ora anche estero).

Come si esce da questo empasse?
La soluzione ce l'aveva data già vari anni fa il buon Jeppo, messa in pratica ai tempi a Viadana: cooperazione.

Oggi come oggi da noi la serie B ha un bacino di base non inferiore alla provincia. E' matematicamente inutile che più società competano tra di loro all'interno di questo territorio. Molto meglio unirsi e ridistribuire le competenze. Del tipo: seniores B e giovanili agonistiche al club-provincia, amatoriale locale ed educativo scolastico locale. In pratica in ogni comune la società "capogruppo" attua dei protocolli e convenzioni per fornire educatori sportivi agli enti scolastici. I ragazzi interessati all'agonismo vengono portati in società provinciale per l'attività sportiva, gli altri finiscono l'attività a scuola o fanno altro. Una volta finito il percorso scolastico, gli appassionati andranno a vedere le partite e, se vogliono continuare a praticare lo sport a livello di passatempo (rugby&salsiccia&3°tempo) lo faranno in squadre amatoriali sparse nel territorio, di rugby XV, VII o touch.

Poiché nel nostro paese la cooperazione è impossibile (pur avendo inventato le cooperative ma solo al fine di evadere il fisco), sono le società lungimiranti che devono riorganizzarsi in questo senso. Fondando delle "colonie" a livello locale; purtroppo anche scontrandosi con realtà già esistenti ma che non sono interessate a cooperare.
Molto di questo sta già avvenendo ma sotto traccia per ovvi motivi di interesse (io mi muovo senza dirti nulla così alla fine ti frego).
E' in questo che deve intervenire la FIR, lasciando perdere la manfrina delle obbligatorietà giovanili (chi vuole crescere anche economicamente le fa anche se non imposte) e obbligando delle "confederazioni" di società. Per farlo ci sono vari metodi. Io mi fermo qui....

 
PEACE & LOVE & PLAY RUGBY


Salvatore Messina

----- Messaggio inoltrato -----
Da: "antoniomangano1962 a libero.it" <antoniomangano1962 a libero.it>
A: rugbylist a rugbylist.it 
Inviato: Martedì 14 Febbraio 2012 9:04
Oggetto: R: Reply: RI: I: [RUGBYLIST] Parliamo di cose serie....
 
Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
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Una volta posi il problema che il progetto rugby di base dovesse premiare e 
incentivare la under 10 e la 12. Lo scorso anno era così oggi si è tornato ad 
incentivare 14 e 16. Mi chiedo ma se negli sport di squadra dove eccelliamo si 
lavora e bene fin dagli 8 anni. Perché da noi ciò non è importante. Una volta 
un tecnico mi rispose che se lavori su un ragazzo di 8 anni c'è il rischio che 
non vedrai giocare da senior. Non capii, ma mi toccai fortemente le palle e mi 
girai di spalle mugugnando;-)

>----Messaggio originale----
>Da: gaetano.palmiotto a fastwebnet.it
>Data: 14/02/2012 8.52
>A: <rugbylist a rugbylist.it>
>Ogg: Reply: RI: I: [RUGBYLIST] Parliamo di cose serie....
>
>Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.
it/it/aziende/trova/1?q=rugby
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>Credo che serva anche un grosso cambiamento culturale in tutto ciò che dici.
>FInchè nel minirugby ci saranno squadre che impostano tutto il gioco sui due 
/ tre bravi o peggio ancora sui 2/3 grossi perchè l'obiettivo è vincere, non 
andremo molto lontani.
>
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