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[RUGBYLIST] La scuola e lo sport

lvfi67 a tiscali.it lvfi67 a tiscali.it
Mar 12 Ago 2014 16:21:27 CEST


  

Intervengo sul tema scolastico, con alcuni dati e una opinione
personale . 

La demografia naturale è un problema relativo. 

Si, è
vero che nella seconda metà degli anni '60 le nascite erano oltre
900mila e negli ultimi anni oscillano tra 520mila e 560mila, ma quel
periodo è quello dei Dominguez, dei Giacheri, dei Properzi. Quello della
nazionale degli anni '90 e della Federazione da 40mila tesserati. 

Ma
già dalla metà degli anni '80 le nascite in Italia stanno nettamente
sotto i 600mila, e anzi, le classi di età degli anni 2000 sono più
numerose di quelle degli anni '90, merito certo del contributo delle
famiglie immigrate, e peraltro, sempre l'immigrazione sotto forma di
ricongiungimenti, innalza le classi in età scolare rispetto alla loro
consistenza anche per ius soli (tradotto - oltre ai nati da italiani e
ai nati in Italia da immigrati, ci sono anche molti nati all'estero in
età scolare) 

La base su cui si lavora è numericamente non dissimile da
quella delle leve degli attuali 30enni , i Parisse, i Bergamasco, i
Cittadini, i Ghirardini. 

Il primo problema che mi pongo è in parallelo
tra scuola e sport (non solo rugby): 

- si perdono tanti ragazzi (al
diploma arriva meno dell'80%, allo sport meno del 60%) 

- si lavora
male con quelli che restano (la tecnica di base e l'atletismo
fondamentale) 

- i "maestri" non riescono a far crescere tutti gli
alunni: "Si rende più bravi quelli più bravi". 

Per essere sincero, non
mi interessa "eliminare la concorrenza", specie se poi quello che il
"sistema" si porrà come obiettivo sarà "all'alto livello solo quelli
fisicamente adatti". Non mi piacerebbe l'idea che uno faccia calcio
perché scartato dal rugby. 

Mi interessa che quel 40% di inattivi, che
poi alla maggiore età diventa 60%, cali , cali nettamente. 

Che quel
60% di adesso , possa migliorare la sua formazione di base e possa
provare più sport (dal rugby, alla pallacanestro, alla pallavolo,
all'atletica leggera o al nuoto, al vituperato calcio). 

E che memore
di quelle esperienze giovanili, se anche dovesse diventare semplicemente
uno che fa jogging, va in palestra e porta il figlio a giocare da
un'altra parte, sappia di cosa si parla quando si dice "rugby". 

Mi
interessa che laddove mancano si facciano strutture e laddove già ci
sono siano utilizzabili e non "riserve naturali" chiuse ai non addetti
ai lavori. 

Saluti 

-- 
Luqa
   


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