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[RUGBYLIST] R: la batosta dei "migliori"

Salvatore Messina totorugby a yahoo.it
Mar 10 Giu 2014 12:41:42 CEST


Leggo e condivido molte argomentazioni che, tuttavia, sono espresse in maniera un po' disordinata. Vediamo di capirci meglio.

FRANCIA
Di giovani non è che non ce n'erano ma dobbiamo anche considerare che il mondiale è l'anno prossimo e per preparare una squadra che aspiri alla vittoria ci vuole tempo. Non basta saperli scegliere (avendone...) ma bisogna anche creare un amalgama tra giocatori che si trovano solo per pochi periodi all'anno e per il resto giocano in squadre diverse ed in competizione tra loro.
La brutta prestazione, che tra l'altro prosegue il periodo di declino della nazionale francese, non c'entra nulla con questo. La Francia ha una scuola di rugby di alto livello ma per "arrivare" all'alto livello i giovani formati devono giocarci e farlo il prima possibile. Infatti il Toulon ci insegna che l'esperienza (sulla base di doti atletico/tecniche e mentali elevate) è fondamentale per raggiungere i traguardi più alti. I club (ma di riflesso tutto il movimento nazionale) aspirano al massimo e tra un buon giocatore giovane ed uno con più esperienza scelgono ovviamente il secondo. Certo che per un fuoriclasse giovane (Sexton) il posto c'è sempre. La competizione però non è più solo interna (campionato nazionale) dove "ogni scarrafone è bello a mamma sua", vale a dire dove l'ultima delle aperture mondiali può essere la migliore nazionale, ma anche europea. Ovvio che in questo caso i club comprano sul mercato internazionale. Di conseguenza, se
 tra Clermont, Racing, Castres e Toulon i piazzatori sono stranieri e la migliore apertura francese (nemmeno più giovanissima) ha praticamente fatto la stagione in tribuna (giustamente dietro a Wilkinson e Giteau), trovo difficile che, in una partita in cui l'avversario deve dimostrare di essere tornato ad altissimo livello ed a poche settimane dalla fine di un campionato estenuante (26 partite per chi non è arrivato ai play off più la Heineken Cup per alcune squadre), si potesse sperare in un risultato migliore. Tenuto anche conto che il livello tecnico/atletico degli australiani era decisamente superiore ai francesi (a parte Michalak, Fofana, Huget). Secondo me, poi, il problema principale dei transalpini è che sono anni che giocano con formazioni "sperimentali" ed in questo modo trovo impossibile creare una squadra (ci sono passati anche gli All Blacks con un turn-over esagerato della prima gestione Henry).
A questo punto, dando anche un'occhiata ai giovani U20 inglesi, la domanda è: club o nazionale? I club forti realizzano introiti ingenti che finanziano tutto il movimento ma questi incassi sono dovuti alla presenza dei fuoriclasse che praticano un gioco spettacolare e vincente, fuoriclasse che però troppo spesso non possono giocare in nazionale. Una nazionale forte traina il movimento ma azzera i clubs e, di conseguenza, deve preoccuparsi anche e sopratutto di fare formazione. La Francia sta adottando un modello misto sbilanciato verso i clubs e la nazionale cala di livello. Gli inglesi altro modello misto ma sbilanciato verso la nazionale e, pur ottenendo mediamente di più, ancora non competono con gli australi. Il Galles è praticamente allo sbando e si mantiene solo grazie al miglior tecnico al mondo e ad una scuola di base di alta competenza tecnica, mentre l'Irlanda ha copiato il sistema neozelandese e, considerando le differenze etniche
 (struttura fisica degli "isolani"), è l'unica nazionale tecnicamente in grado di competere con la SANZAR.
Personalmente ritengo che dopo la prossima RWC ci saranno ampi cambiamenti ed anche il rugby europeo (se non vorrà trovarsi schiacciato anche da Giappone, USA e Canada) si dovrà adattare al sistema a base provinciale. Le basi sono già state gettate: campionato unico europeo sulla falsariga del S16 australe con franchigie appartenenti a 3 conferences (4 inglesi, 4 francesi, 3 irlandesi, 2 gallesi, 1 scozzese e 1 italiana [forse]). Vale a dire la prossima Champions Cup trasformata a campionato regolare.
Ormai, se si vuole mantenere la tradizione delle squadre nazionali, i campionati interni devono diventare sempre più delle palestre per i giovani, favorendo l'aggregazione fra i club e mettendo in secondo piano il risultato sportivo rispetto alla formazione. Questo fino al professionismo che oramai rimarrà confinato all'alto livello internazionale (seguendo un po' il sistema PRO USA).
 
segue....

Salvatore Messina


Il Domenica 8 Giugno 2014 17:55, ilfalco7 <ilfalco7 a libero.it> ha scritto:
 




Concordo.

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-------- Messaggio originale --------
Da: Giovanni Ciraolo 
Data:07/06/2014  23:36  (GMT+01:00) 
A: rugbylist a rugbylist.it 
Oggetto: [RUGBYLIST] la batosta dei "migliori" 


La formidabile batosta subita dalla Francia contro 
i Wallabies (23-50), con il rischio scongiurato solo in finis di incassare il 
record assoluto di passivo, mi fa pensare. Perché anche in questi test si fanno 
giocare molti giocatori tra i "migliori" della nazione? Un tempo la parola 
"migliore" aveva anche un significato politico ed indicava chi è 
insostituibile. Non capisco perché gli allenatori di oggi siano insensibili a 
mettere alla prova nuovi giocatori, magari anche i più forti 
fisicamente. Non si riesce più a vivere la propria età. Anche nel calcio 
Prandelli ha fatto giocare al massimo un elemento già affermato e 
confermato come Montolivo ed il risultato è che l'abbiamo perduto per il 
Mondiale. Siamo in una fase in cui non ci rendiamo più conto della positività 
della giovinezza ed anche dell'ingenuità che dovrebbe marcare gli anni verdi. 
Così è difficile studiare percorsi e metodi. Infatti si studiano recuperi più 
che lanci nella mischia! Ormai si vedono adolescenti dare delle lezioni di 
educazione sentimentale agli adulti. Peccato! 
g.ciraolo
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