Questo sito è dedicato alla rugbylist, un ritrovo "virtuale" dove si incontrano centinaia di appassionati di rugby.
 

Fw: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Mar 24 Lug 2007 19:53:26 CEST


Ivano Bomacina mi ha inviato un commento che voleva essere inoltrato anche 
alla rugbysist, eccolo di seguito:

----- Original Message ----- 
From: <bonacina.i a iol.it>
To: "jxcira" <jxcira a tin.it>
Sent: Sunday, July 22, 2007 10:33 PM
Subject: Re: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento


Ricordo bene che, a Monza, durante l'incontro con Philippe Saint Andrè con 
gli allenatori di 3 livello, lo stesso Saint Andrè  disse:" Un giocatore per 
giocare bene a rugby deve essere felice, deve essere sereno, perchè il rugby 
è un gioco. Quando un giocatore non si diverte non può giocare bene " 
Semplice ! Purtroppo lo vediamo, principalmente sui campi minori, quante 
frustrazioni, parenti, tecnici e dirigenti portano sui campi, la ricerca 
smodata di risultati, di gratificazioni , dimenticando il valore educativo 
del nostro sport. Ivano Bonacina---------- Initial Header -----------

>From      : rugbylist-bounces a rugbylist.it
To          : gino.vinella a libero.it,"rugbylist" rugbylist a rugbylist.it
Cc          : "rugbylist" rugbylist a rugbylist.it
Date      : Sun, 22 Jul 2007 07:46:28 +0200
Subject : Re: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento







> Infatti...il professionismo osservato oggi nel rugby e altrove non e' 
> quello
> di vent'anni fa.
> I metodi di allenamento sono cambiati, gli atleti vengono rigirati come
> pedalini, e questo alla fine genera angoscia, silenzi distruttivi. Genera
> anche piu' gioco distruttivo, secondo me.
> Cio' che viene chiesto oggi agli atleti mi sembra sproporzionato rispetto 
> a
> cio' che effettivamente possono dare. Il risultato e' quello di deprimere 
> la
> loro salute, fisica e mentale, e di alterarne la tonalita' affettiva.
> Molto spesso queste depressioni non vengono dichiarate, ma ci sono. Un 
> gioco
> eccessivamente aggressivo e violento puo' esserne il prodotto, perche' il
> gioco distruttivo e' anche conseguenza di fragilita' psicologiche.
> Nel rugby le depressioni erano quasi inesistenti. Oggi colpiscono atleti 
> di
> fama. Tipici sono stati i casi di Lo Cicero e Dominici in Francia. Per
> fortuna questi atleti si sono pienamente ripresi, sia pure in tempi non
> brevi. Nel caso di Dominici, quando usci' dall'ospedale militare in 
> Francia,
> dichiaro' all'Equipe che da quel momento in poi avrebbe giocato a rugby in
> modo diverso, privilegiando gli affetti e coltivando le vere amicizie.
> Un tempo le depressioni nello sport erano l'eccezione, oggi stanno
> diventando la regola. Il grande campione di sci alpino Maier, quando ebbe 
> un
> grave incidente motoristico, scopri' in ospedale i problemi e le paure 
> della
> gente 'comune'. Roba dell'altro mondo...nessun agonista vent'anni fa si
> trovava completamente disinserito dalla vita reale!
> Maier rimase scioccato dalla sua 'scoperta', torno' si all'agonismo, ma 
> con
> uno spirito ben diverso.
> Il doping rappresenta il contraltare della depressione da irrealismo
> sportivo. Per avere gli stessi risultati, o anche maggiori, con risorse
> interiori dimezzate, bisogna ricorrere a piu' doping, sempre di piu',
> perche' se no sei buttato fuori, sei buttato in pasto all'arena come gli
> antichi gladiatori. Diventi carne da macello.
> Questo mondo sta chiaramente diventando inumano. Se cessa il divertimento
> nello sport, cessa semplicemente lo sport. A quel punto si diventa degli
> automi, si diventa quasi delle figurine muscolari nelle mani di trainers
> anch'essi divenuti automi. Delle piccole ribellioni quotidiane sono
> veramente necessarie per cambiare queste tendenze.
> Questo secondo me non e' vero professionismo, ma stupidita', spremitura di
> persone. Tipico il caso delle nuotatrici germaniche orientali, 
> destrutturate
> e decomposte fisicamente dal doping.
> Bisogna tornare ad una civilta' sportiva che bilanci sport ed affetti, e 
> ci
> sono tanti casi che ne dimostrano la possibilita' ed il realismo. Non 
> credo
> che molti figli d'arte, allenati dai genitori, pratichino un training 
> folle
> e sconsiderato. Mi viene da pensare a Tania Cagnotto, e a molti altri che
> sono chiaramente dei ragazzi normali, con degli affetti realistici e un
> progetto di vita.
> L'idea che piu' ci si allena e piu' si rende in campo non ha fondamenti 
> ne'
> logici, ne' tantomeno medico-sportivi. Oltre un certo livello di tensione,
> la prestazione certo non migliora. Anche nei corsi sportivi agonistici si 
> sa
> che il bicchiere si riempie solo progressivamente, con dei pianori
> successivi raggiunti senza particolare fretta. Cosi' e' anche nelle 
> aziende
> di vero successo. Il 'tutto e subito' si risolve sempre in un fiasco.
> Talvolta vedo genitori a bordo campo che spingono ragazzi a dare tutto e
> piu' di tutto, e ci manca poco che chiedano ai loro figli di rendere anche
> l'anima. E' veramente ridicolo, assurdo, tragico, quei ragazzi rischiano
> davvero il disadattamento.
> Oggi la medicina dello sport dispone di tanti strumenti, troppi secondo 
> me.
> Siamo arrivati ad un livello di esasperazione di ogni forma di controlli, 
> e
> alla fine questo genera angoscia in molti atleti, ribellioni inespresse,
> disamore verso il proprio sport (e non solo in campo sportivo...si pensi a
> tante inutili diagnosi di gravidanza che tolgono il mistero di 
> quell'evento,
> e lo riducono a fatto medico prematuro). Talvolta il disamore puo' 
> investire
> anche la propria vita. Questo e' semplicemente inammissibile, a mio 
> parere,
> anzi non a mio parere! E' inammissibile, punto e basta!
> Bisogna tornare ad una certa naturalezza di rapporti, in tutti i campi.
> Troppi tecnici specializzati, incapaci di ricostruire la sintassi 
> d'insieme
> del corpo e dello spirito degli atleti. Anche Gustavo Thoeni era un
> professionista, ma cio' non toglie che il tecnico principale (Messner)
> sapeva piu' o meno tutto di lui come sportivo, e la squadra procedeva in
> armonia. Si creavano cosi' modelli da seguire.
> Anche i metodi di allenamento devono conservare una certa specificita'
> nazionale ed una umanita' locale. Il rugby totale e' stato inventato dagli
> australiani, inutile scimmiottarlo se non ci sono le basi in altri paesi.
> Gli AB praticano da sempre un rugby fondamentale che e' il loro, e cosi'
> deve continuare ad essere. La pretesa odierna che va globalizzato tutto,
> inclusi anzi soprattutto il training psicologico degli atleti, da 
> uniformare
> secondo protocolli quasi medici o da isola dei famosi, mi sembra
> completamente infondata. Completamente!
> Un tempo nulla era globalizzato, e si viveva molto meglio. Si conosceva
> anche meglio l'altro, il diverso da te. Lo si rispettava meglio, oggi 
> molte
> amicizie sono superficiali, sono solo conoscenze fuggitive che poi vengono
> idealizzate. Se facevi un viaggio vent'anni fa in un paese estero, bussavi
> alla porta di chi ti ospitava, ed eri felice di conoscere un altro modo di
> vivere e pensare, che ti arricchiva. Il principio di alterita' (non so chi
> sei, ma vorrei conoscerti) rimane sempre e' la base di ogni dialogo serio,
> di ogni comunicazione. L'alterita' nel vero rugby e' molto forte, molto
> sentita.
> Oggi vai a Londra e...non incontri piu' gli inglesi, non sai piu' nemmeno 
> te
> chi e che cosa incontri!
> Bisogna ritornare dunque ad uno sport umano e ad una visione meno
> costrittiva dell'impegno sportivo. Questo e' compatibile con un
> professionismo non esclusivo, cioe' con una sana educazione universitaria,
> ben sostenuta economicamente e culturalmente, ma non monotematica.
> Ripeschiamo anche il vecchio metodo educativo dei seminari, degli workshop
> di aggiornamento. I giovani devono respirare a pieni polmoni, 
> confrontarsi,
> non stare chiusi in un teatro isolato e simulato senza i propri amanti,
> senza respirare veramente, e con l'anima in riserva come diceva il noto
> cantautore.
> Questo e' davvero cio' che penso. I valori della persona non tramonteranno
> mai, checche' se ne dica. Cacciati dalla porta, essi rientrano dalla
> finestra principale sotto la spia di una maggiore fragilita' fisica,
> emotiva, angosce, depressioni etc..La condizione umana di fondo non e'
> cambiata dagli antichi ad oggi, non ci si puo' fare imbrogliare da
> medicunzoli e scienziatini famosi senza arte ne' parte, che vorrebbero
> trasformarmi con metodi artificiali nel padre di mio fratello e nel cugino
> di mio zio!
> I bambini malati gravi ci ricordano spesso che il tempo a nostra
> disposizione non e' illimitato, e ci verra' chiesto se l'abbiamo 
> utilizzato
> con vero profitto. Il Vangelo dice che i rami secchi verranno tagliati,
> ricordiamocelo!
> Fermiamo dunque questa  folle corsa dello sport moderno, questa folle
> tendenza a volere sempre di piu', a correre dappertutto. Ci vogliono delle
> piccole ribellioni quotidiane applicate su noi stessi, prima che sugli
> altri. Bisogna contare sul contagio. Aiutiamo i giovani a riflettere, a
> guardarsi veramente, a spogliarsi di tante cianfrusaglie che vengono loro
> appioppate senza alcun criterio.
> Lo sport rischia di diventare l'esatto contrario di se' stesso e della
> mentalita' sportiva.
> Torniamo alla vita, riascoltiamo fino in fondo la sua musica, prima che 
> sia
> troppo tardi
> Ciao a tutti, buona domenica!
> Giovanni
>
> ----- Original Message ----- 
> From: <gino.vinella a libero.it>
> To: "rugbylist" <rugbylist a rugbylist.it>
> Cc: "jxcira" <jxcira a tin.it>; "rugbylist" <rugbylist a rugbylist.it>
> Sent: Sunday, July 22, 2007 3:06 AM
> Subject: Re: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento
>
>
> Non perdiamo di vista i valori del rugby e della vita in generale. Non ne
> vale la pena.
> gino
>
> ---------- Initial Header -----------
>
> >From      : rugbylist-bounces a rugbylist.it
> To          : "Giovanni Ciraolo" jxcira a tin.it
> Cc          : rugbylist a rugbylist.it
> Date      : Sat, 21 Jul 2007 23:10:50 +0200
> Subject : Re: [RUGBYLIST] tendenze di allenamento
>
>
>
>
>
>
>
> > Caro amico, questo è il professionismo. Bisogna vincere per lo sponsor
> > e per i soldi che mette in gioco.
> > Lo spirito goliardico e genuino dei tempi andati non c'è più.
> > Quindi, o ci si adegua, o si esce dal giro, alla faccia di chi, come
> > me, preferirebbe ancora il buon rugby d'una volta.
> > Però, bisogna adeguarsi ...
> > Ciao.
> > Franco (TV)
> >
> > Il 21/07/07, Giovanni Ciraolo<jxcira a tin.it> ha scritto:
> > >
> > > Leggo su Repubblica di oggi che la nazionale francese di rugby si sta
> > > allenando in una fortezza militare, sottoposta a delle prove di stress
> > > tipiche delle elites di pronto intervento armato.
> > > Qualche giorno fa la Gazzetta dello sport ha dedicato un servizio agli
> > > allenamenti dei nostri azzurri a Formentera, costretti a sedute 
> > > continue
> > > di
> > > varie prove sportive e a sostenere pesanti prove muscolari.
> > > Mi sembra che viviamo in un mondo che ha perso un po' il senso delle
> > > proporzioni.
> > > Perche' dunque costringere degli sportivi, dei ragazzi nel pieno della
> > > vita,
> > > degli anni e degli affetti, a delle prove del tutto superflue, che non
> > > aggiungono nemmeno uno iota al valore umano delle persone?
> > > Mi sembra che queste tendenze di allenamento moderne, tendenti a
> > > sottoporre
> > > gli atleti a situazioni del tutto lontane dalla realta' del campo, 
> > > siano
> > > deprivate di ogni fondamento logico, e portino a spremere i giocatori,
> > > forse
> > > anche a deprimere progressivamnente la loro vera passione per la palla
> > > ovale, spostando l'attenzione del pubblico su particolari secondari o 
> > > di
> > > puro narcisismo, come i loro bicipi, tricipiti, sguardi feroci, per 
> > > non
> > > scendere ancora piu' in basso.
> > > Un tempo, essenzialmente, si giocava al rugby per divertirsi, per
> > > divertire,
> > > ed anche per fare durevoli amicizie.
> > > Ci si riusciva quasi sempre.
> > > Adesso, si sta invece scaricando sul nostro e su molti altri sport
> > > (salvo
> > > forse la petanque!) parte o tutto lo stress ed il logorio della vita
> > > moderna, una vita sempre piu' povera e asfittica dal punto di vista
> > > umano, e
> > > tendente a sostituire una falsa forza o attrattiva esteriore alla vera
> > > robustezza intima delle persone, alimentando cosi' gelosie distruttive 
> > > e
> > > fragilizzando gli atleti sotto ogni profilo, compreso quello fisico,
> > > naturalmente (infortuni crescenti, depressioni, angosce immotivate).
> > > E' una tendenza, questa, che mi sembra di dover denunciare come
> > > assolutamente inaccettabile, ed anzi quasi inammissibile.
> > > La gente deve ricominciare a darsi meno importanza e a riscoprire la
> > > bellezza della propria vita intima.
> > > Occorre tornare veramente al rugby di divertimento!
> > > La squadra che vincera' in Francia non sara' certamente quella piu'
> > > stressata o stressabile, ma quella che amera' di piu' questo sport, e 
> > > lo
> > > giochera' al meglio, infischiandosene allegramente dei metodi di
> > > allenamento
> > > serioso, e giocando anche con piena fantasia e liberta' e gioia 
> > > emotiva.
> > >
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