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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

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Lun 8 Ott 2007 13:24:29 CEST


Dal Gazzettino di Treviso di oggi, riporto quanto scritto sul rugby.
Ciao.
Franco (TV)

Al Benetton il Memorial Petternella, riprese di Paolini per una sceneggiatura

Sono iniziati ieri i Campionati maschili tranne il Super Ten che
scatterà sabato. Prima partita in assoluto il derby di Favaro Veneto
Casinò di Venezia-Benetton Treviso. Inizio alle 14.30 e anticipo per
la diretta su Sky Sport 2. Le altre gare del primo turno: Carrera
Petrarca Padova-Rolly Gran Parma, Overmach Cariparma-Femi Cz Rovigo,
Amatori Catania-Montepaschi Viadana, Cammi Calvisano-Capitolina.
SERIE C Primo turno. Elite: Casale-Montereale 73-0, Alpago-Belluno
12-22, Lemene-Montebelluna 26-17, Vicenza-Villadose 5-27,
Conegliano-Oderzo 26-11, Monselice-Jesolo 14-15; Belluno, Casale,
Lemene, Villadose 5, Conegliano, Jesolo 4, Monselice 1, Alpago,
Oderzo, Montebelluna, Montereale, Vicenza 0. Civ: Ped.
Livenza-Valeggio 29-9, SudTirolo-Valsugana 10-32, Frassinelle-Lido
12-30, Valpolicella-Cus Vr 17-5, Trento-Valdagno 0-27, West
Vr-Monsters 14-22; Lido, Ped. Livenza, Monsters, Valdagno, Valsugana
5, Valpolicella 4, Cus Vr, Frassinelle, Trento, Valeggio,
Valpolicella, West Vr 0.

UNDER 19 Secondo turno. Girone 1: Carrera-Benetton 20-18,
Tarvisium-L'Aquila 28-7, Cammi-Noceto 22-12, Capitolina-Viadana 54-0,
Benevento-Parma 31-22; Cammi, Capitolina, Tarvisium 9, Carrera 8,
Benetton 6, Benevento 5, Parma 3, Noceto 1, L'Aquila, Viadana 0.
Girone 2: Grande Milano-Mirano 11-17, Gran Parma-Casale 85-3,
MarchiolSanMarco-Cus Ge 13-12, San Donà-Brescia 47-10, Femi Cz-Modena
12-27; Mirano 9, Modena 8, Grande Milano, Gran Parma 6, Cus Ge,
Marchiol, San Donà 5, Brescia 4, Casale, Femi Cz 0.

MEMORIAL PETTERNELLA E' andato al Benetton il 12. Seven di Rovigo alla
memoria di Mirko Petternella. In finale Benetton-Piacenza 31-0. Nelle
Under 15 successo del Valsugana sul Benetton 4 mete a una. Presenti 2
squadre straniere seniores, una croata e una inglese. In totale 23
compagini (record assoluto), 15 seniores e 8 Under 15. Ai bordi del
campo l'attore Marco Paolini che ha ripreso alcune immagini per una
sua prossima sceneggiatura.

GUINNESS PREMIERSHIPQuarto turno: Leicester (Castrogiovanni
40')-Gloucester (Nieto 76') 17-30, Harlequins-Bristol 24-18,
Worcester-Saracens 16-21, Newcastle-Leeds 21-19, London Irish-Bath
20-22, Sale-London Wasps 16-0. Gloucester 18, Harlequins 15, Saracens
14, Bath, Newcastle 13, Leicester 12, Sale 9, London Irish 6, Bristol
5, London Wasps, Worcester 3, Leeds 1.

CURRIE CUP Free State Cheetahs-Blue Bulls e Sharks-Lions saranno le
semifinali di sabato prossimo. Risultati ultimo turno: Blue Bulls-Free
State Cheetahs 17-29, Sharks-Valke 43-29, Lions-Boland 75-0, Western
Province-Griquas 37-7. Classifica finale della Regular Season: Free
State Cheetahs 60, Sharks 51, Lions 42, Blue Bulls, Western Province
39, Griquas 27, Boland 18, Valke 5.

Ennio Grosso
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 Quel ragazzo che amava i libri e i rolling-maul

Quando arrivò a Rovigo, nell'autunno del 1982, di Nick Mallett si
sapeva della Currie Cup appena vinta con la Western Province e che
amava i libri. Aveva 26 anni e due lauree: in letteratura e storia a
Città del Capo e in scienze politiche a Oxford. Ma non ha fatto mai
pesare la sua cultura. Con Willy Roversi e Beppe D'Alba gli affidammo
una rubrica su "Polesine XV", un foglio che andava in edicola alla
vigilia delle partite casalinghe della Sanson. Credo sia stato il suo
esordio come columnist. Dagli articoli emergevano un genuino fervore
per la causa del rugby italiano e una tensione ideale ben temperate
dal senso dell'umorismo. Uno dei suoi cavalli di battaglia riguardava
gli arbitri: propose di formarli all'estero con seminari tecnici.
La grande sorpresa fu sul campo. Lo stile british si dissolveva
d'incanto e si imponeva l'anima sudafricana: mentale di ferro e
placcaggi abrasivi. Giocava qualsiasi partita ai limiti delle proprie
possibilità. Ma rispetto alla scuola sudafricana eccelleva per un
talento quasi latino nel gioco offensivo. I suoi rilanci furono
memorabili. Trascinavano una squadra in ricostruzione (giunse sesta)
il cui pacchetto retrocedeva. Gli bastarono pochi mesi per entrare nel
Pantheon rossoblù. Nella formazione ideale di tutti i tempi, il
presidente del club Giancarlo Cecchinato lo inserì in una terza linea
da sogno accanto a Malosti e Maci Battaglini.

Contro il Petrarca conobbe la prima squalifica della carriera: una
giornata. Fu decisivo il commissario di campo. Mallett se la prese:
"Sono stupito perché ho pensato solo al pallone evitando con cura ogni
reazione - disse -. Temo che i giudici in tribuna si facciano
influenzare dai tifosi". Schietto lo è rimasto. Ed esigente. A Rovigo
ricordano ancora la lavata di capo che diede ai compagni dopo le 4
mete incassate dal Parma al "Battaglini": "Mi vergogno a dirlo, ma ho
visto gente fuggire davanti agli avversari". Era uno spettacolo
vederlo in azione. Eppure giurava di non divertirsi. "Gioco solo per
vincere. Il rugby mi fa soffrire, come tutte le cose che si amano" mi
disse in una intervista. Ammirava i giocatori che facevano il lavoro
oscuro. I suoi modelli in quel Rovigo erano Patrizio Zanella, centro
dal placcaggio folgorante, e Augusto Smanio, un seconda linea che
lottava su ogni pallone. E scrisse polemicamente che non erano
abbastanza apprezzati.

Lasciò l'Italia in primavera, dopo 19 partite e 6 mete, per
partecipare alla Currie Cup, che vinse altre tre volte di seguito,
prima dell'esilio volontario in Francia. Gli anni trascorsi in Europa
gli avevano aperto gli occhi sul sistema politico in Sudafrica. «In
fondo a me stesso non volevo più restare nel paese dell'apartheid» ha
poi confessato. Una disagio morale conclusosi solo con la
scarcerazione di Mandela. Tornato in patria ha guidato gli Springboks
alla conquista del Tri Nations nel '98 e in semifinale di Coppa del
mondo nel '99, stabilendo il record di 17 vittorie consecutive. Nel
gioco di quella squadra si ritrovavano le idee di Rovigo: conquista,
difesa totale, intransigenza sull'impegno. In più c'erano i
rolling-maul, esaltazione del combattimento collettivo, che Mc Ewan
utilizzava invece poco in una Sanson più portata alle fasi a terra.
Dallo scozzese ha ammesso di aver appreso molto sul mestiere di
allenatore. Soprattutto, credo, una certa abilità nell'adattamento
tattico. Mallett si è definito un pragmatico, più che un romantico.
Tuttavia sono certo che, come Mac Ewan, non disdegni l'estro. Purchè
al servizio dell'efficacia.
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I QUARTI DI FINALE DELLA COPPA DEL MONDO. ELIMINATA LA SCOZIA
I Pumas conquistano una storica semifinale. Il Sudafrica fatica con le Figi

Per la prima volta l'Argentina è in semifinale della Coppa del mondo.
Ieri sera a St. Denis ha sconfitto (19-13) a fatica la Scozia. Per i
Pumas, che affronteranno ora il Sudafrica, una meta di Longo-Elvia,
trasformata da Felipe Contepomi, tre punizioni dello stesso Contepomi
e un drop di Hernandez. Per la Scozia una meta di Cusiter, un piazzato
e una trasformazione di Paterson e un piazzato di Parks. L'altra
semifinale vedrà di fronte Francia e Inghilterra che hanno eliminato a
sorpresa Nuova Zelanda e Australia.
INGHILTERRA-Morale alle stelle dell'Inghilterra dopo il meritato
successo sull'Australia (12-10). Con il recupero degli uomini migliori
del pack, a cominciare dal pilone destro e capitano Vickery, e
soprattutto del suo fuoriclasse Jonny Wilkinson, la squadra di Ashton
sembra finalmente in grado di fare il suo gioco: conquista solida,
occupazione del campo, difesa. E, nonostante tutti i punti siano
venuti tutti dal piede di Wilkinson, un attacco alla mano di qualità,
davanti e dentro la difesa. Ashton è ottimista: «Le sconfitte nei test
premondiali con i francesi sono acqua passata, ora siamo sullo stesso
livello».

FRANCIA -Il grande choc dei quarti l'ha prodotto a Cardiff la Francia
eliminando la favorita Nuova Zelanda per 20-18 (pt 3-13). Partita
dominata in possesso (70\%) e conquista dagli All Blacks. La
differenza l'hanno fatta la monumentale difesa (200 placcaggi contro
40!) e l'efficacia dei francesi. Per gli All Blacks si rinnova la
maledizione del Mondiale, che da 20 anni falliscono. Il ct Graham
Henry e il suo staff salteranno: «La storia ci dimostra - dice Colin
Meads - che se perdi in Coppa del Mondo fai parte del passato». Record
di pubblico per la tv francese: 16 milioni di spettatori su Tf1 (picco
di 18 milioni) più altri su Eurosport. Dati inimmaginabili per
l'Italia: su Sky sabato sera 188mila per il rugby, 1.110mila per
Inter-Napoli.

SUDAFRICA -Faticando più del previsto ieri a Marsiglia anche il
Sudafrica si è allineato ai quarti di finale, battendo 37-20 (pt 13-3)
le Figi. Gli isolani, sorpresa del torneo, nella ripresa si erano
portati fino al 20-20 quando hanno abbandonato ogni prudenza e dato la
stura al loro gioco funambolico, che li ha resi i migliori al mondo
nel seven. Poi però hanno ceduto alla distanza all'organizzazione e
alla potenza in mischia dei rivali. Per il Sudafrica 5 mete (Smit 2,
James, Pietersen, Furie), 3 tf e 1 cp Montgomery, 1 cp Steyn; per le
Figi mete di Bobo, Delasau, 2 cp e 2 tf di Bai.
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Sarà il primo problema da risolvere per il nuovo citì Mallett. Duello
tutto padovano, con Mauro Bergamasco che ha posto una seria
candidatura
Italia, si apre il fronte caldo del nuovo capitano
Bortolami: «Dondi non mi ha delegittimato, ma mi dispiace che si
cerchi di screditare quanto ho fatto in questo ruolo»

Prima l'arringa di Mauro Bergamasco davanti alle telecamere nella
notte di Italia-Scozia. «A fine partita bisognava assemblare le
truppe, ribadire la nostra coesione nel momento delle lacrime, così
spontaneamente è nato quel discorso» racconta Mauro. Un gesto da vero
leader. Poi la deligittamazione di Marco Bortolami fatta dal
presidente Giancarlo Dondi sulle colonne della "Gazzetta dello Sport"
(«L'Italia è Mauro Bergamasco»), in replica a un amaro sfogo dal
capitano nei confronti del ct Pierre Berbizier. Praticamente
un'investitura.
I due episodi, uniti ad altre congetture, hanno aperto un importante e
caldo fronte sull'Italia tornata bastonata e delusa dalla Coppa del
Mondo di Francia. Quello della sua futura leadership. Il duello si
prospetta interamente in chiave padovana. Anzi petrarchina, visto che
i due cavalli di razza in corsa escono entrambi da quel vivaio. Il
capitano azzurro continuerà a essere il razionale Marco Bortolami, o
diventerà l'istintivo Mauro Bergamasco? Il 2. linea diventato skipper
a soli 22 anni avrà la possibilità di superare il record di Massimo
Giovanelli (37 caps per entrambi), o lascerà il posto al 3. linea che
nell'immaginario collettivo (anche dei profani, vedi la nuova
apparizione ieri a "Quello che il calcio..." con il fratello Mirco)
identifica più di ogni altro la Nazionale di rugby?

«Come sempre sarà il nuovo allenatore, Nick Mallett, a fare la sua
scelta - spiega Bortolami - Mi spiace solo che da qualche parte si
cerchi di screditare la mia leadership, dicendo che non ho sempre
avuto l'appoggio della squadra in passato e al Mondiale. Se c'è una
cosa di cui sono certo è proprio questo appoggio. Dire il contrario
vuol dire mancarmi di rispetto».

I rapporti fra i due non sembrano incrinati dal duello. «Le parole di
Mauro dopo il 18-16 con la Scozia sono state: Marco, stasera ci sei
mancato in campo...» racconta ancora Bortolami. Di certo le cose da
qui a novembre (quando arriverà Mallett) o febbraio (Sei Nazioni)
possono cambiare. Soprattutto se la delegittimazione arriva,
addirittura, dal presidente federale.

«Da parte di Dondi non c'è stata nessuna delegittimazione nei miei
confronti - si difende Bortolami - Ci siamo sentiti il giorno stesso
dell'intervista. Mi ha detto che le sue parole sono state fraintese e
che la scelta sul futuro capitano la farà in modo sereno il nuovo
allenatore. Da parte mia gli ho svelato alcuni episodi del Mondiale
che gli ha fatto piacere venire a sapere».

Resta il fatto che le critiche al ct Berbizier per aver annunciato il
XV anti Scozia prima di sapere se Bortolami poteva riprendersi
dall'infortunio al collo hanno un po' macchiato l'immagine del
capitano. Che anche qui, però, spiega: «Non è un mistero che il
rapporto fra me e il ct in questi anni sia sempre stato di confronto
(e non di subordinazione, ndr). Il ruolo del capitano talvolta è
scomodo. Devi prendere posizione per cercare di trovare soluzioni alle
esigenze della squadra. Io con Berbizier l'ho sempre fatto:
apertamente, dialetticamente e con sincerità. Il fatto che mi abbia
lasciato capitano, e dopo il Sei Nazioni mi abbia elogiato davanti a
tutti, significa che rispecchiavo le istanze della squadra e
interpretavo il mio compito nel modo appropriato. Altrimenti poteva
cambiarmi. Contro la Scozia volevo giocarmi fino all'ultimo il posto
nel XV. Lui ha deciso diversamente, per lavorare da subito con i
titolari, e ci sono rimasto male. Tutto qui. Ma non ho mai messo in
dubbio che l'abbia fatto, dal suo punto di vista, per il bene della
squadra».

Ivan Malfatto



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