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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 11 Feb 2008 13:19:54 CET


Ecco quanto riportato oggi dal Gazzettino in fatto di rugby.
Ciao.
Franco (TV)

"Forza azzurri, we can", già trovato il compromesso fra Berlusconi e Veltroni


FORZA AZZURRI, WE CAN -Che siamo in clima di campagna elettorale lo si
capisce anche sugli spalti del Flaminio. Pier Ferdinando Casini, altri
politici e autorità affollano la tribuna d'onore. In curva campeggia
lo striscione "Forza azzurri, we can". Azzeccata sintesi fra il
partito di Berlusconi e il motto scelto da Veltroni. Un'anticipazione
del futuro bipartitismo del sistema politico?
KAINE E MAURO, WE LOVE YOU -Fra gli altri striscioni più belli due
gastronomici "Gruppo bevande Malamocco" e "Degli inglesi famo gnamma
gnamma, forza azzurri". Per il bel Robertson la dichiarazione di una
fan "Kaine scusa ma ti chiamo amore", che fa il paio con quello visto
in tribuna a Dublino: "Sono bresciana, ma amo un Bergamasco: Mauro
sposami!".

DENIS LATIN LOVER -In fatto di donne non scherza Denis Dallan, ala del
Parma ed ex azzurro, presentatosi in tribuna con Agua, modella
mozzafiato francese di colore. E' la terza fidanzata del genere che
cambia in un anno, fedele al motto del suo ex presidente dello Stade
Francais, Max Guazzini: «A Parigi l'ho visto giocare poco, ma amare
molto!».

ASHTON E ALL RUGBY -Simpatico siparietto pochi minuti prima del match
fra il citì inglese Brian Ashton, sistemato con lo staff a fianco
della tribuna stampa. Il collega Umberto Piccinini gli ha allungato
l'ultimo numero del mensile "All Rugby". Lui l'ha preso e ringraziato
con gentilezza, quasi fosse più interessato alla rivista che alla
partita. Visto come ha giocato l'Inghilterra, forse faceva meglio a
pensare un po' più alla seconda.

MEZZANOTTE AL DUE MORI -Gianni Sponzi, gestore della storica osteria
"Due Mori" vicino al ponto di Rialto, aveva promesso: «Se battiamo
l'Inghilterra torno a Venezia, apro l'osteria a mezzanotte e faccio
festa fino al mattino». È andata male, per poco. Se battiamo Galles o
Scozia la promessa vale ancora?

LO SPIRITO DEGLI ALL BLUFF -Come ad ogni match casalingo del Sei
Nazioni banchetto offerto a tutti dagli All Bluff, club di ex
giocatori e appassionati, che vogliono mantenere vivo il vero spirito
del rugby e del terzo tempo. Peculiarità: ogni associato porta dalla
città d'Italia da dove viene un prodotto caratteristico. La tavola
imbandita diventa così un simbolo di amicizia.

VIGILI SEVERI -Li hanno imitati un gruppo di romani, con un barbecue
vicino al palasport di viale Tiziano, dove c'erano pane di Genzano e
vino dei Castelli per tutti. Gli inglesi, circa 10mila quelli stimati
a Roma, hanno apprezzato. I vigili urbani, temendo problemi fra
tifosi, un po' meno. Sono arrivati a dare un'occhiata. Ora avranno
capito anche loro il vero spirito del rugby.

CONTROLLI? NO GRAZIE -Uno spirito afferrato dal controllore di uno dei
treni partiti in mattinata dal Nordest alla volta di Roma. Sono saliti
un'ottantina di tifosi, ma nessuna segnalazione alle forze
dell'ordine. «Con voi del rugby non ce n'è bisogno, siete tranquilli»
è stata la sua risposta. Con i tifosi di quale altro sport ce ne sarà
mai bisogno?

TOTEM AZZURRI -All'uscita dalla stazione Termini di Roma appassionati
accolti da giganteschi Totem della Peroni con immagini di Bortolami,
Parisse e degli altri azzurri, corredate da frasi ad effetto sul
rugby. Forte l'impatto, potere degli sponsor...

BIGLIETTI, MAI DISPERARE -Erano esauriti due ore dopo la messa in
vendita su internet, ma alla Monti Rovigo ne sono stati offerti dalla
Fir quaranta una settimana prima del match. Genitori e mini-rugbisti
ieri mattina sono partiti festanti. (im)
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A quattro punti dal sogno. Le speranze ...

A quattro punti dal sogno. Le speranze dell'Italia si infrangono lì.
Battere l'Inghilterra resta un tabù, ma gli azzurri in 17 anni di
battaglie contro i maestri del rugby non ci erano mai andati così
vicino. Bastava una meta in più, parsa alla portata nei palpitanti
minuti finali. Peccato, resta il rimpianto, perchè le onorevoli
sconfitte non fanno storia.

 Non è stata una bella partita. Di quelle che fanno spellare le mani
per virtuosismi tecnici, o sensazione di potenza delle due squadre.
Tutte e tre le mete sono venute su grossolani errori degli avversari.
Basta questo per misurarne il livello. Però è stato uno di quei match
che riscattano tutto nei 5' finali. Concentrando le emozioni e, in
questo caso, le ambizioni di vittoria azzurre che nei 75' precedenti
erano state soffocate.

Minuto 35', l'Italia è sotto 23-12. Sta gestendo una buona superiorità
di possesso: 24' a 18' in tutto l'incontro, il doppio dei rivali nella
ripresa. Idem per l'occupazione: 50' a 38', ma sempre di cattiva
qualità, ovvero lontano dall'area dei 22 metri. Macina fasi su fasi
senza avanzamento. Spostandosi a fisarmonica da un lato all'altro del
campo, senza trovare il break. Solo due volte sembra "bucare". Ma una
francesina (fatta dagli inglesi!) beffarda, il gesto più simile al
concetto di Davide e Golia nel placcaggio, spegne la corsa
dell'attaccante. Al 29' la subisce Alberto Sgarbi, debuttante, dopo
splendido incrocio con Masi. Lo schiaffetto è dell'astro nascente
Danny Cipriani, appena entrato. Al 30' è Kaine Robertson, lanciato
sull'out, cadere sul tocco di Jamie Noon.

Quando ogni attacco sembra destinato a infrangersi, l'erede un po'
spocchioso di Jonny Wilkinson combina la sua. Si fa stoppare da Simon
Picone un goffo calcetto a scavalcare e il mediano di mischia azzurro
fila in mezzo ai pali. Tripudio e cori fra i 30mila del Flaminio,
tutto esaurito. Terrore negli occhi degli inglesi, alle corde
fisicamente e già una settimana prima ko con il Galles a causa di
un'incredibile rimonta. Energie moltiplicate fra gli italiani, che
tornano all'assalto e conquistano la metà campo rivale. Due buone
touche consecutive, però, sono perse su lancio di un Festuccia
incerto, subentrato a Ghiraldini. E qui muoiono le speranze
dell'Italia. Il parziale di 13-3 nella ripresa non serve a realizzare
il sogno.

Prima il match è controllato da un'Inghilterra mai così in difficoltà
con gli azzurri, ma campione di sano realismo. L'ultimo infortunio di
una lunga serie (capitan Vickery dato nel XV dà forfait in mattinata)
non mina le certezze. La mischia senza i due piloni titolari dovrebbe
cedere di fronte alla super prima linea azzurra, invece la mette in
difficoltà. La touche ruba (5 in tutto) o sporca tutto, penalizzando
la conquista. E non a caso già al 3' una rimessa laterale rubata a
fondo schieramento da Lipman aziona il micidiale piede di Wilkinson.
Calcetto a scavalcare per se stesso, palla a Sackey quando è placcato,
due contro zero a largo e meta (7-0).

Il vituperato David Bortolussi, oggi 100\% al piede ma da brividi
quando ha la palla in mano, e la grande fallosità degli inglesi (10
penalty concessi a 6) ci tengono a galla. Fallo a terra di Regan,
tenuto di Vainikolo, tutt'altro che "vulcanico" a dispetto del suo
soprannome, ed è 7-6. Ma è lo stesso Bortolussi a gettare gli azzurri
nella costernazione quando al 15' si fa stoppare (anche lui, 1-1 con
Cipriani) un calcetto a seguire da Noon. Palla a Wilkinson oltre la
linea del vantaggio, poi a Flood che corre in orizzontale per evitare
il disperato tentativo di Masi e meta (14-6). Con suggello di
Wilkinson, che con la trasformazione tocca il record dei 1000 punti in
maglia inglese (alla fine saranno 1009). Sommati a quelli dei Lions
fanno 1076. Davanti nella storia dei migliori marcatori ora ha solo ha
solo Neil Jenkins (1090), ormai nel mirino.

Davvero "divino". Come il suo piede. Che continua a punire gli azzurri
per crollo di Del Fava in maul (31') e fallo di Castrogiovanni in
mischia (37'). Quella che doveva essere uno dei nostri punti di forza.

Il destino all'intervallo sembra segnato. Ma questa non è
un'Inghilterra capace di uccidere le partite. Così l'Italia risale la
china a suon di calci, punendo due simili falli degli inglesi (al 3'
in mischia, al 13' su maul). Ancora del Fava non rotola via da ruck
nei 22 metri (19') e poi inizia il monologo d'attacco azzurro,
sostenuto dai nuovi entrati che danno ritmo. Apparentemente è sterile.
Fino a quando lo sprazzo di Picone infiamma lo stadio. E lo fa
bruciare di passione, che si spegne solo a 4 punti dal sogno.

Ivan Malfatto
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Una squadra senza regia La scommessa di Mallett  (A. Liviero)

Ancora una rimonta incompiuta. A Roma come sette giorni prima a
Dublino. Ancora una sconfitta di stretta misura. All'Italia di
Mallett, come a quella di Berbizier, manca sempre una meta per
spuntarla. I problemi sono soprattutto nella direzione del gioco. La
scommessa del citì non riguarda però Masi nell'inedito ruolo di
mediano d'apertura, quanto la possibilità che una squadra possa
giocare senza un'apertura. Rinunciando cioè al regista. Eresia?
Mallett è un pragmatico. Parte da una presa d'atto: l'Italia non
dispone per ora di un numero dieci di livello internazionale. Quindi
ha deciso di farne a meno. Ha riadattato la formula dei tre centri
lanciata dal predecessore, avanzando il roccioso trequarti aquilano a
formare il vertice superiore del triangolo interno della linea
arretrata. Ma di fatto più che da regista agisce da primo attaccante,
da semplice innesco offensivo.

Una scelta che presenta limiti evidenti. Innanzitutto nella lettura
del gioco che richiede oltre all'attitudine di base, un lungo
affinamento. E poi nei calci tattici, fondamentali per occupare il
campo avversario, aprire difese sempre più serrate, avanzare
risparmiando energie e avvicinarsi il più possibile all'area di meta.
Masi non ha un piede da apertura. Possiede in virtù del suo passato da
estremo, un calcio robusto ma che va sgrezzato e reso più preciso per
non regalare palloni al contrattacco. Inoltre aprendo sistematicamente
alla mano per non rischiare con i piedi, finisce col rendere il
movimento del tutto prevedibile.

Problemi che non sfuggono a Mallett, il quale è obbligato a fare di
necessità virtù, inseguendo soluzioni alternative per ora solo
abbozzate, guardando più che ai limiti alle opportunità offerte della
nuova posizione di Masi. La più importante riguarda la copertura del
corridoio interno che pochi garantiscono come il "Trematerra" del
Biarritz: forte fisicamente, aggressivo, con un placcaggio duro. Ciò
ha rafforzato la difesa (tre mete incassate in due partite), che è un
fattore base, assieme alla conquista, nella costruzione di una
squadra. Ma la soluzione Masi potrebbe offrire anche inedite opzioni
in mezzo alla linea d'attacco con combinazioni costruite con tre
centri. Un'altra carta potrebbe essere la penetrazione diretta del
numero dieci, sfruttando la sua forza esplosiva, in quella zona
fragile di ogni sistema di opposizione, quella della cerniera mediana.
Così come sarà da verificare la capacità dell'aquilano di resistere in
piedi ai placcaggi per impostare dei mini-maul rapidi in pieno campo,
per assorbire avversari e trasformare l'azione all'esterno. Schema che
Mallett ha già applicato con successo allo Stade Français.

Più in generale si tratterà di organizzare un sistema di gioco che
possa prescindere da Masi in termini di scelte strategiche. Non dico
una regia collettiva, ma allargata. Aumentando al più presto le
opzioni tattiche al piede. Aspettando la maturazione di Travagli, che
deve migliorare la precisione, ma anche facendo usare i piedi sulla
corta distanza ai centri. Soprattutto provando ad avanzare
all'occorrenza Bortolussi. L'estremo francese con origini friulane,
certo non è immune da errori. Però è sufficientemente freddo da
realizzare, come ieri, il 100\% dalla piazzola e possiede di gran
lunga il piede migliore della squadra. La grossa incognita
dell'Italia, se vuole una vittoria, sta proprio nel gioco al piede e
nell'occupazione del campo. È qui che il citì deve trovare la chiave.
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Battere gli inglesi? Non manca molto

(Ro.Ro.) Dino Zoff, avversario del citì Mallett in una sfida
golfistica di qualche giorno fa, ha visto in tv Italia-Inghilterra.
«La squadra azzurra che ha lottato fino alla fine per la vittoria
contro una formazione molto forte che è vice campione del mondo. Credo
che ormai manchi davvero poco all'Italia per riuscire a vincere
partite di questo livello. Ci siamo quasi. Basta continuare su questa
strada e sono certo che arriveranno i risultati che ci si aspetta dal
gruppo. Ho conosciuto Mallett. Mi sembra in gamba. Con lui l'Italia
può ancora migliorare».
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IL PROTAGONISTA Il mediano di mischia: «Ho visto che la palla andava a
verso di lui e mi sono fiondato sul suo piede di calcio»
Picone stoppa il calcio e umilia la star Cipriani

Roma
NOSTRO INVIATO

(im) Danny Cipriani, il nuovo Golden Boy del rugby inglese, non se ne
fa un cruccio. Ha l'aria strafottente. Già da star ad appena
vent'anni. L'esatto contrario dell'umiltà di Jonny Wilkinson del quale
deve prendere l'eredità. E giustifica così il suo errore madornale in
partita: «Ho seguito l'istinto di giocare e il mio calcio è stato
stoppato. Conta la prima cosa, non la seconda». Punto e basta. Un bel
caratterino, non c'è che dire, per il futuro mediano d'apertura
dell'Inghilterra.

Dall'altra parte il meno predestinato Simon Picone, 25 anni, mediano
di mischia del Benetton Treviso, infortuni a raffica e finora solo 12
caps azzurri, è al settimo cielo: «Questa meta è il momento più bello
della mia carriera in Nazionale. Completamente diverso, ma
paragonabile come gioia solo a uno scudetto vinto con Treviso».
L'"intercetto" su Cipriani poteva davvero cambiare le sorti della
partita. Sentire dalla sua voce che non è stato casuale, ma frutto di
una precisa volontà tecnica, lo riempie ancora più di significati.

«Ho capito che gli inglesi aprivano su Cipriani - racconta Picone - e
sono andato d'anticipo sul suo piede di calcio. Questione di secondi,
mi è andata bene. Non è stata fortuna, ma voglia di provarci. La
fortuna c'è stata sul rimbalzo del pallone, che sempre in questo tipo
di azioni. L'ho preso al volo dopo il primo tocco a terra e sono
filato via. Mi sono guardato indietro, per vedere se c'erano rivali o
sostegno, mi sono accorto che potevo farcela e sono andato fino in
fondo».

Picone è partito dalla panchina e sostituito poco prima dell'ora di
gioco Pietro Travagli. Un cambio frutto anche questo di una strategia.
«Era una sostituzione prevista - spiega Simon - Sto recuperando da un
infortunio e ho 20' nelle gambe. Con il Galles spero siano già 30' o
di più. Il citì Mallett mi ha chiesto nell'ultimo quarto di dare più
ritmo alle azioni e far giocare la squadra, per mettere in difficoltà
la più stanca difesa rivale». E lui c'è riuscito. Ora potrebbe
soffiare il posto da titolare al compagno. «Ormai nel rugby moderno -
chiude- si gioca in 22, non in 15. La squadra più forte è quella che
ha i ricambi migliori, in grado di dare la svolta alla partita. Non
esiste più titolare o riserva, ma la specificità dei ruoli».



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