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[RUGBYLIST] Brizzante sul suo "ex" Rovigo

Angelo Volpe a fast volpe_angelo a fastwebnet.it
Ven 28 Ago 2009 17:09:37 CEST


Tira brutta aria a Rovigo. Almeno a leggere l'amara intervista di Paolo Brizzante sul Rovigo 2009-2010 dopo aver contribuito alla sua rinascita. 


Dal Gazzettino, ed. di Rovigo

      RUGBY SUPER 10 Il fondatore e amministratore del club, Paolo Brizzante, parla a ruota libera dopo le dimissioni rassegnate il 28 maggio
     
      «Dimenticate le origini rossoblù» 

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      Giovedì 27 Agosto 2009,  
      Nell'estate di due anni fa, insieme a pochi coraggiosi, prese in mano le redini della Rugby Rovigo e fondò la società cooperativa per cercare di coinvolgere più persone come soci. Alla guida della squadra chiamarono Massimo Brunello e il nuovo cammino iniziò. Un cammino di molti alti e pochi bassi, ma che con una squadra non eccelsa ha permesso di riportare i rossoblù in semifinale scudetto e di risvegliare un entusiasmo sopito da anni, visto i quasi 5000 spettatori del Battaglini nel match con Viadana. Due anni da ricordare che l'hanno visto protagonista.
            Paolo Brizzante è stata la vera anima della società che c'era alle spalle di Brunello e i suoi ragazzi. Un uomo schivo e permaloso, ma determinato, generoso e amante dei colori rossoblù. Una colonna che nel corso della scorsa stagione, giorno dopo giorno, è stata posta da parte sino alla definitiva uscita di scena.
            Adesso esce allo scoperto, parla a ruota libera, di passato, presente e futuro. «Ora, perchè prima qualsiasi mia affermazione poteva venire strumentalizzata. Ora, invece, tutte le scelte sono state effettuate e la stagione è iniziata».
            Come vede la situazione? «Nebulosa, perchè, è vero che si deve mettere il club al centro di tutto, ma non bisogna dimenticarsi chi siamo e da dove proveniamo. Vedo scelte fatte per disperazione, per dare visibilità a qualcosa che non ha bisogno di palliativi».
            Che cosa intende? «Essere un marchio credibile significa essere competitivi con tutti ed avere un settore giovanile doc. Ricordiamoci che i rodigini vengono allo stadio solo se la squadra vince».
            Calma, lei è stato nella Rugby Rovigo negli ultimi due anni e non tutti gli obiettivi sono stati centrati. «È vero. Noi non volevamo più vedere la Rugby Rovigo guidata dalla mediocrità. Siamo partiti con il proposito di far tornare la squadra rossoblù in linea con il passato per recitare un ruolo di primo piano; obiettivo raggiunto. Quindi volevamo una conduzione tecnica di qualità per ottenere il massimo con il materiale umano a disposizione; altro obiettivo raggiunto. Poi si doveva strutturare il club con più persone e non solo con il volontariato».
            Ciò è mancato. «Indubbiamente. Durante il primo anno nessuno credeva in noi, si percepiva che riscuotevamo poco credito e ascolto, pochi ci hanno seguiti e aiutati. Nel secondo anno, dopo aver costruito una sorta di famiglia allargata, potevamo raccogliere quanto seminato e crescere come previsto».
            Invece ... «La stagione l'abbiamo iniziata a maggio con la squadra pressochè fatta, quindi la presidente Vecchi ha preso in mano le redini della società. Io e Andrea Scanavacca dopo qualche mese abbiamo avuto delle incomprensioni che potevamo gestirci. Invece la presidente ha voluto che tutto decantasse e al contrario la situazione si è incancrenita; a metà gennaio lei e Stefano Badocchi mi hanno chiesto di farmi da parte perchè "purtroppo non si può essere simpatici a tutti e tu non lo sei allo sponsor"».
            E lei che cosa ha fatto? «Ho continuato a stare a fianco della squadra sino a fine stagione».
            Un bilancio? «Eccezionale, tranne il fatto di non essere riuscito, in pochi mesi, a creare una struttura. Però, avevamo 200 soci, il primo anno abbiamo sfiorato i play-off, il secondo abbiamo disputato la semifinale. Tutto grazie a un gruppo incredibile. Mi vengono ancora i brividi».
            Un momento particolarmente significativo? «Quando, per due giorni, ci siamo ritrovati a spalare la neve prima del match con il VeneziaMestre. C'erano tutti i giocatori e lo staff, io, Fabrizio Vicariotto, Lello Salvan, Giorgio Margoni, il dottor Piva e i fisioterapisti insieme a molti tifosi. Altre persone non si sono viste. In quelle ore ho capito che nulla sarebbe stato vietato a quella squadra».
            Qualche rammarico? «Non aver creato una società capace di far fronte a tutte le esigenze, non solo sportive e di camminare con le proprie gambe».
            Che cosa pensa dell'ultima assemblea? «Quelle bulgare erano più democratiche. Non mi risulta che le 9 persone per le quali è stato chiesto il voto siano ufficialmente in carica, basta verificarlo in Camera di commercio, senza considerare che dubito ci fosse il numero legale. Io sono dimissionario dal 28 maggio, ma risulto ancora amministratore di un club che sta operando, spendendo e mettendo firme qualora lo sponsor le richieda».
            Si spieghi. «FemiCz, prima di sottoscrivere il nuovo contratto, ha chiesto che il consiglio in carica al 30 giugno sottoscrivesse il bilancio chiuso in tale data. Una prerogativa che magari spetta ai soci. I quali, in assemblea, quando hanno chiesto delucidazioni sul bilancio non hanno avuto risposte. Tra l'altro, io sono ufficialmente nel Cda, ma nessuno mi ha chiesto se mi vanno bene certe persone che poi dovrebbero sedere nel Cda ed essere pure stipendiate».
            Ma voi avete lasciato un bel buco. «All'inizio della passata stagione il Cda ha presentato un bilancio di previsione che lo sponsor ha giudicato credibile, compresa la voce di un'azienda individuata dallo sponsor ma che non ha portato nemmeno un euro. I conti bisogna chiederli alla presidente».
            Che vi accusa di avere speso male i soldi. «All'inizio eravamo responsabili io, lei e Scanavacca. Ben presto sono stato messo da parte, quindi mi sembra solo uno scaricabarile. Comunque sono stati effettuati un paio di acquisti sbagliati, Fortuna e Cribb, ma sprechi o sperperi nessuno. Nemmeno un euro. Anzi, tutti ne abbiamo messi tanti e dobbiamo dire grazie a collaboratori preziosissimi come Salvan e Margoni che per quattro soldi hanno fatto un lavoro incredibile»
            Ma lei ha il dente avvelenato? «No, sono solo dispiaciuto. Mi aspettavo almeno un grazie per quanto fatto con passione, onestà e trasparenza, invece ci sono stati tanti sotterfugi».
            Lei, Brunello e Flaviano Brizzante, il dottor Piva e lo staff dell'Equipe, Salvan, Vicariotto, tutta gente legatissima ai colori rossoblù, protagonisti di queste due stagioni e ora sparita, perchè? «Evidentemente si è ritenuto di continuare in un altro modo e con un altro ambiente. Penso anche che la semifinale abbia destabilizzato i piani di qualcuno...».
            Il tipo di ambiente degli ultimi due anni è un limite della Rugby Rovigo e quindi è meglio quello professionistico? «Il nostro modello di ambiente ha portato a due stagioni con risultati di cui andare fieri».
            Per il settore giovanile non avete fatto molto. «Si fatica a entrare in certi meccanisimi considerando che al Battaglini ci sono tre realtà che non si parlano».
            Il 6 settembre c'è la festa organizzata dalla società, sarà presente? «La mia festa c'è stata il 17 maggio con 5000 persone presenti sugli spalti del Battaglini a tifare per i bersaglieri».
            Paolo Ponzetti
     
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