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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 28 Dic 2009 20:53:21 CET


Dal Gazzettino.
Due menzioni per Goosen: certo è un trentacinquenne al tramonto, ma
chi non vorrebbe averlo nella sua squadra per il carisma, l'esempio e
la lucidità tattica che continua ad esprimere? Con lui il Benetton
perderà non solamente un giocatore capace, ma un leader a cui
rivolgersi per seguirne le capacità tecniche ed umane.
Marius, ci mancherai. A tutti. Grazie per quello che hai fatto e che
continuerai a fare per il rugby.
Franco (TV)

I tecnici del Super 10 eleggono miglior giocatore del 2009
Trionfano gli uomini della mischia, Tebaldi rivelazione

L’oscar a Parisse
poi Castrogiovanni
precede Ghiraldini

Per il terzo anno consecutivo il tecnici del Super 10 attraverso il
referendum del "Gazzettino" hanno eletto Sergio Parisse rugbista
italiano dell’anno. Dietro di lui Martin Castrogiovanni e Leonardo
Ghiraldini. Un podio fatto interamente di giocatori di mischia (due
prime linee): significativo. Ecco le preferenze dei dieci tecnici.
      FRANCO SMITH (Benetton Treviso). «1. Sergio Parisse, è un
leader, ottimo portatore di palla. È il fattore X della nazionale.
Arriva sempre bene nei punti d'incontro e sa come meglio muoversi.
Fino all'infortunio ha giocato molto bene. 2. Martin Castrogiovanni,
molto potente in mischia ordinata, è un riferimento costante per il
pacchetto, ottima la gestione dell'ovale e il suo handling e con molta
esperienza in campo internazionale. 3. Salvatore Perugini, molto forte
in spinta nella mischia, aggressivo, esperto con tanta esperienza
sulle spalle, è sempre in prima linea a combattere e prova ne è il
recente test con Samoa. 4. Manoa Vosawai (Parma) e 5. Justin Purll
(Prato)».
      PASQUALE PRESUTTI (Petrarca). «In testa Sergio Parisse, perchè è
un numero 8 di livello mondiale, fra i 3-4 più forti che ci sono.
Stesso discorso per Martin Castrogiovanni (2.), potrebbe giocare in
qualsiasi nazionale. Terzo Mauro Bergamasco, giocatore per il quale
stravedo: passano gli anni, ma resta sempre a livello ottimali e
quando non c’è in campo si sente. Poi Marius Goosen e Stefan Basson,
due giocatori che nel campionato italiano fanno la differenza».
      UMBERTO CASELLATO (FemiCz Rovigo). «Primo Martin Castrogiovanni,
per me il pilone più forte al mondo quest’anno. Poi nell’ordine
Alessandro Zanni, Mauro Bergamasco e Sergio Parisse, un reparto di
terza linea che sa fare la differenza con tutti italiani di formazione
(anche Parisse lo considero tale). Infine Brendan Williams.
      ALEJANDRO CANALE (Casinò di Venezia): "Dico Parisse, per l'alto
livello tecnico e per le doti di equilibrio mostrate e non comuni in
un atleta ancora così giovane. Alle sue spalle Geldenhuys che è
cresciuto molto e non ha fatto rimpiangere giocatori come Bortolami e
Dellapè. Quindi Zanni, Castrogiovanni e Van Zyl, quest'ultimo
fondamentale per lo scudetto del Benetton".
      CIRO SGORLON (Parma) «Parisse primo e Castrogiovanni secondo.
Sono i top a livello internazionale del nostro rugby, nettamente
davanti a tutti gli altri. Terzo Leonardo Ghiraldini, che si è
conquistato la fascia di capitano con l’Italia e potrebbe ben figurare
in qualsiasi squadra, anche all’estero. Poi Carlo Del Fava e
Alessandro Zanni».
      FRANCO BERNINI (Montepaschi Viadana): "Per me l'oscar lo merita
Tebaldi, un emergente protagonista di ottime prestazioni con la maglia
azzurra. Quindi Ghiraldini, che ha confermato il proprio talento
migliorando sia sotto l'aspetto fisico che tecnico, e, nell'ordine,
Zanni, Gori e Ludovico Nitoglia".
      CARLO PRATICHETTI (Futura Park Roma): "Ai primi due posti,
nell'ordine, Parisse e Ghiraldini. Sergio è un leader, un giocatore
tra i più completi al mondo. Ghiraldini pur essendo giovane ha già
personalità. Alle loro spalle Perugini, Tebaldi, che a mio avviso è
stato la rivelazione dell'anno, e Mercier".
      ANDREA DE ROSSI (Consiag I Cavalieri Prato). «Il numero uno è
Brendan Williams. Passano gli anni, non è più quello di una volta, ma
nel campionato italiano è ancora quello che fa la differenza, è
decisivo individualmente in un match. Gli dai la palla in mano e non
sai mai cosa può accadere. Poi Stefan Basson perchè ha le stesse
caratteristiche di William, è bravo al piede, sa contrattaccare e
trovare la meta. Terzo Edd Thrower che ha cambiato il volto del Parma
con il suo arrivo e la sua capacità di gioco al piede. A seguire Braam
Immelman e Leonardo Ghiraldini».
      RIAAN MEY (Gran Parma): «1. Sergio Parisse: carismatico, sa
guidare la squadra e il gruppo, con grandi caratteristiche da numero
8, e legge molto bene il gioco. 2. Martin Castrogiovanni: molto forte
in mischia chiusa ma anche nelle ruck e maul e questo sia con
Leicester che con la nazionale. 3. Quintin Geldenhuys: forte in
touche, suo lavoro in fase di conquista è ottimo, e nel gioco aperto
fa benissimo il lavoro sporco (rientrare in ruck, pulizia dell'ovale,
pick and drive) è un duro che non molla un centimetro. 4. Leonardo
Ghiraldini (Benetton), 5. Carlos Nieto (Saracens)»
      MASSIMO DE MARCO (L’Aquila): «1. Perugini, il migliore in
mischia nei test di novembre che confermano la qualità del suo gioco;
2. Castrogiovanni, un gradino sotto, ma con enorme qualità ed
esperienza; 3. Goosen, tira sempre fuori le castagne al fuoco, lo
vorrei nella mia squadra. A seguire Quartaroli (Parma) e Gori, giovane
(classe ’90) e promettente mediano di mischia del Prato».
      A cura di
      Antonio Liviero, Ivan Malfatto
      e Giampaolo Tassinari
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LE STATISTICHE

Capitani azzurri
Sergio supera Bona

Passa agli archivi l’anno 2009 su una nota lieta, il 28 novembre gli
azzurri sono tornati a vincere, non accadeva dal 20 giugno 2008, cioè
da un anno e 162 giorni; nel frattempo avevano incassato 13 sconfitte
stabilendo il record della striscia negativa più lunga – battendo il
precedente di 8 consecutive dal 17 novembre 2001 al 8 giugno 2002. Va
ricordato però che tutti gli avversari incontrati erano davanti nel
ranking.
      Undici le partite dell’anno con 10 sconfitte e una vittoria, 115
i punti fatti e 320 i subiti, appena 6 mete all’attivo contro le 39
subite, una sterilità disarmante, ben sei le partite in cui non ha
varcato la linea di meta avversaria, una sola volta ha marcato una
doppietta.
      Dopo 14 anni, a San Siro contro gli All Blacks , è stato battuto
con 80.018 spettatori il record precedente di 42.000 risalente alla
partita col Sud Africa del 1995 all’Olimpico di Roma.
      Dieci i debuttanti targati 2009, di cui 6 italiani, 1 argentino,
1 francese, 1 sud africano e 1 australiano; stessi numeri del 2008,
anche allora Mallett aveva fatto debuttare dieci giocatori di cui 6
italiani. Sbaraglini è il 29° azzurro di scuola argentina. Favaro
Simone è l’ultimo debuttante in ordine di tempo, è il 609° della
storia azzurra.
      Sul piano individuale Parisse con 67 cap è salito al 9° posto
della classifica presenze, ha superato Ambrogio Bona a 18 e appaiato
Moscardi a 19 nella classifica dei capitani.
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 SMITH (Treviso): «Il titolo del Sei Nazioni andrà all'Irlanda. Hanno
i giocatori migliori ed è un gruppo quasi totalmente formato da
elementi emergenti di Munster e Leinster dominatori delle ultime
edizioni delle Heineken Cup e protagonisti della Celtic League.
L’Italia arriverà 5. o 6. Avrà molte difficoltà ma ha migliorato
difesa e mischia. Se batte al Flaminio la Scozia arriverà quinta. Gli
azzurri possono sognare di farcela al Flaminio anche contro
l'Inghilterra (mai battuta fino ad ora) che sta giocando molto male e
che ha diversi problemi. L'Italia deve sfruttare al massimo le due
partite in casa».
      PRESUTTI (Petrarca): «Vince l’Irlanda, squadra davvero molto
forte. Per l’Italia, fatemi parlare solo con il cuore, dico due
vittorie con Scozia e Inghilterra, sperando di riuscire a fare
finalmente il salto di qualità definitivo nel torneo in fatto di
risultati».
      CASELLATO (Rovigo): «Nel Sei Nazioni sarà l’anno della Francia.
L’Italia può vincere le due in casa: Scozia (mi auguro) e Inghilterra
(lo spero). Poi possiamo fare bella figura in Irlanda, perchè in
autunno la mischia del Sudafrica li ha distrutti e noi abbiamo messo
in difficoltà la mischia sudafricana».
      CANALE (Venezia): "Torneo alla Francia. All'Italia due partite:
quella con la Scozia e un'altra a sorpresa in trasferta, con Galles o
Irlanda. Anche se fa fatica a imporre il gioco, gli azzurri hanno
trovato la fiducia".
      SGORLON (Parma): «Vedo l’Irlanda, anche se dovrà stare attenta a
Galles e Inghilterra che ho visto bene nei test autunnali. L’Italia si
concentrerà al 100% sulla vittoria contro la Scozia in casa, ma non
sarà facile, perchè gli scozzesi a differenza nostra sono una squadra,
sanno giocare e non si limitano all’antigioco».
      BERNINI (Viadana): "Vincerà la Francia. L'Italia oltre alla
Scozia batterà l'Inghilterra a Roma".
      PRATICHETTI: "Vince la Francia, ha il gioco migliore. L'Italia
sconfiggerà la Scozia".
      DE ROSSI (Prato): «Le candidate alla pari per la vittoria finale
sono Francia e Irlanda, hanno qualcosa in più degli altri. La nostra
unica possibilità è vincere con la Scozia, il resto lo vedo lontano.
Anche se contro la Scozia, che ha difese in maniera incredibile contro
l’Australia, sarà davvero molto dura».
      MEY (Gran Parma): «L’Irlanda vince il Sei Nazioni, ha il gioco
più completo delle europee e sarà bello vedere lo scontro con la
Francia. Anche quest'ultima se è in palla è una bella squadra.
L’Italia arriverà quinta, battendo la Scozia al Flaminio».
      DE MARCO (L’Aquila): «L’Irlanda vince il torneo. È la più vicina
delle europee al gioco dell'emisfero sud. La filosofia d'investimento
nei giocatori permette loro di guardare con speranza ed ambizione al
futuro. L’Italia giunge quinta battendo la Scozia. Dobbiamo migliorare
molto in attacco, ma se abbiamo lo stesso atteggiamento di novembre,
cioè reagendo e difendendoci, possiamo fare bella figura con turnover
e ripartenze».
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MISCHIA APERTA di Antonio Liviero

Piede e side-step:
un avanti con
abilità da trequarti

Ancora Parisse. Non era un verdetto scontato, vista la tenuta
dell’Italia nei test di novembre. La mischia azzurra ha messo alle
corde i pack degli All Blacks e degli Springboks. E dunque non è un
caso che gli uomini della prima linea siano stati tra i più votati. A
cominciare da Castrogiovanni.
      Tuttavia gli allenatori non hanno avuto dubbi nel riconoscere la
statura internazionale del capitano azzurro oltre alla sua costante
maturazione, ancora in atto, che potrà sbalordire rivelando in futuro
un talento ancora maggiore.
      Parisse sta crescendo nel significato più completo del termine
capitano: quella di leader, di trascinatore nei momenti difficili. Una
figura che l’Italia andava cercando da tempo. Anche il suo stile
evolve. Alla forza e al carattere sta aggiungendo un completamento e
un affinamento tecnico che lo stanno arricchendo di un’armonia, di un
ritmo e di una raffinatezza non comuni per un avanti.
      Ho ben impresse due immagini recenti di Sergio. Due gesti
lucenti eseguiti davanti agli ottantamila di San Siro contro gli All
Blacks. Un placcaggio da libri di storia su So’oialo allo scadere del
primo tempo. Un volo. Determinazione e leggerezza unite. La chioma
ribelle del numero otto neozelandese scossa nell’aria come da un vento
impetuoso. Poi sul finire dell’incontro, col punteggio già sul 20-6,
ecco il capitano che non ci sta. Che suona la carica e dà l’esempio.
Raccoglie con sicurezza un pallone piovuto dal cielo ed esegue un
perfetto calcio a seguire. Accelera, afferra di nuovo l’ovale, ed
esegue un fulminante side-step che manda fuori bersaglio il difensore.
Una tecnica da trequarti puro.
      Non c’è dubbio che oggi Parisse sia uno dei migliori al mondo. E
la sua tripletta nel nostro referendum non fa che indicare le doti
straordinarie del giocatore e allo stesso tempo la nascita di
un’epopea che speriamo venga presto accompagnata da risultati
dell’Italia adeguati alla sua dimensione. Come in tutte le storie che
profumano di mito, anche l’avventura del numero 8 azzurro ha a che
fare con momenti difficili. L’ultimo: l’infortunio al ginocchio che lo
terrà lontano dai campi per sei mesi e lo costringerà a saltare il Sei
Nazioni. È inevitabile che ogni recupero di questo tipo porti con sè
qualche apprensione, specie per un campione. Ma Parisse è pronto a
rilevare la sfida. E a girare a suo favore la sfortuna: restituendoci,
c’è da scommetterci, un capitano dal carattere ancora più forte.
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RUGBY Alla presidentessa rossoblu il premio nazionale del Ciar
Dedica a papà Franco: «Tutto ciò che ho imparato lo devo a lui»

La Vecchi dirigente
italiano dell’anno

Il Comitato italiano amatori rugby ha incoronato Susanna Vecchi
dirigente dell’anno. La presidente rossoblù riceverà il prossimo 10
gennaio l’ambito riconoscimento. Le sarà consegnato al Palazzo
Comunale di Prato dal presidente del Ciar, Piero Cerrini alla presenza
di Giancarlo Dondi, numero uno della Fir.
      Una notizia accolta con gioia e commozione dalla presidente
della Rugby Rovigo, che si è detta “Onorata e incredula allo stesso
tempo. E’ con immensa soddisfazione che ricevo questo premio. Porto
avanti il mio compito con grande passione, ma anche con qualche
sacrificio che fa piacere venga riconosciuto. Un premio così
importante dà la carica per andare avanti”. Il premio, giunto in un
delicato e triste momento personale per la perdita dell’amata nonna
(oggi i funerali), la Vecchi lo dedica al padre Franco: “A lui devo
tutto quello che ho imparato di questo sport: dalla comprensione dello
spirito alla conoscenza dell’ambiente. Grazie papà”.
      La numero uno di Via Alfieri è il terzo dirigente rossoblù al
quale viene riconosciuto il premio: prima di lei, sono stati insigniti
Lino Rizzieri nel 1981 e Lodovico Goggia nel 1990. “Abbiamo pensato a
Susanna Vecchi, prima donna a guidare una società di rugby in Italia,
che ha saputo prendere in mano una situazione disperata come quella di
Rovigo – spiega il presidente del Ciar Piero Cerrini - Una realtà che
coniuga fascino e tradizione - e portarla avanti con dedizione,
caparbietà e coraggio”.
      La Rugby Rovigo è stata riconosciuta migliore società nel 1984,
la Lotario Monti nel 1986. Tra i giocatori che hanno ottenuto il
premio Stefano Bettarello nel 1985 e Carlo Checchinato nel 1996. I
giornalisti rodigini premiati sono stati Luciano Ravagnani nel 1979 e
premio speciale nel 2003, Ivan Malfatto nel 1997, Roberto Roversi nel
2004.
      Un riconoscimento speciale è andato anche all’attività del club
Aldo Milani nel 2003, rispetto al quale Cerrini ha detto: “Spero che
la situazione si risolva, sarebbe un vero peccato che il club
chiudesse definitivamente le porte e con esso il prestigioso torneo
internazionale”.
      Alice Sponton
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