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R: [RUGBYLIST] Notizie... arretrate

giacomo serchiani giacserchia a yahoo.it
Mer 11 Feb 2009 12:49:05 CET


Questo è il video di quella fantastica meta... ... la meta di un giocatore grandioso!
Ciao ciao.
Giacomo
 
http://www.youtube.com/watch?v=7Sm0NnoT2Aw


 
--- Mer 11/2/09, allrugby <allrugby a gmail.com> ha scritto:

Da: allrugby <allrugby a gmail.com>
Oggetto: [RUGBYLIST] Notizie... arretrate
A: rugbylist a rugbylist.it
Data: Mercoledì 11 febbraio 2009, 11:51

Notizie di rugby: http://www.rugbyrugby.it
Riporto l'articolo di Antonio Liviero, tratto dal Gazzettino di lunedì
09 febbraio '09.
"... si è chiusa un'epoca: l'epoca degli artisti guidati
dall'istinto,
capaci di lirismo tecnico, sedotti dalla libertà d'azione".
Meditiamoci su un pochino.
Ciao.
Franco (TV)

"Anno 1991. Pomeriggio d'ottobre nella campagna dello Yorkshire. Il
vetusto e glorioso stadio Otley ospita il debutto dell'Italia in Coppa
del Mondo contro gli Stati Uniti. Il campo è un pascolo verdissimo
dalle zolle un po' sconnesse. Sarà per quello o per l'avversario molto
fisico che gli azzurri faticano. Iniziano il secondo tempo in
vantaggio appena per 9-3.
C'è una touche sui 10 metri americani. Pivetta lancia corto sul primo
saltatore, Favaro. Palleggio svelto per Ivan Francescato. Tutto lascia
pensare che servirà Dominguez per un attacco al largo. Il tallonatore
USA Flay crede di aver capito e carica. Ivan col movimento del torero
fa un passo laterale e lo manda a vuoto. Poi uno scatto secco come una
sberla scuote il match. L'istinto e l'astuzia lo portano nel corridoio
dei 5 metri lasciato sguarnito dal tallonatore. Ha visto il branco
degli avanti rivolto verso il centro del prato. Prende tutti i grossi
in controtempo. Li supera e va all'appuntamento con l'avversario
diretto. Daily gli arriva di lato, ringhioso, e si getta disteso a
cercare la caviglia. Ivan accelera e l'americano si ritrova tra le
mani fili d'erba.
Adesso è tutto più facile per Ivan. E' come imboccare la Highway 66.
Sente già i versi di Keruac: i tuoi angoli si aprono/San Francisco. Il
sax di Charlie Parker accompagna la corsa swingante, la chioma scossa
dal vento. Gli si para davanti l'ala. Francescato rallenta, lo guarda
negli occhi: testa da una parte, gambe dall'altra. Gioco d'appoggi
esterno-interno. Anche Whitaker si butta alla disperata per
abbrancargli un piede. Ivan alza il destro lieve, con la malizia del
gatto che sottrae beffardo la zampa alla trappola. Infine punta verso
la bandierina perchè sta arrivando l'estremo di traverso. Come gli si
avvicina cambia direzione tagliando di nuovo all'interno lasciando
l'altro deragliare verso la touche. Al tuffo in meta applaudono
persino i fotografi. L'Italia vincerà: 30-9. E la sua perla verrà
ricordata come una delle più belle mete del mondiale.
Ivan Francescato muore otto anni dopo in una notte di gennaio, vittima
di un avversario invisibile, il solo che potesse batterlo: una
malformazione cardiaca impossibile da diagnosticare. Nel 2000 l'Italia
entra nel Sei Nazioni. Ma con la scomparsa del talento trevigiano si è
chiusa un'epoca: l'epoca degli artisti guidati dall'istinto, capaci
di
lirismo tecnico, sedotti dalla libertà d'azione. Ne discutevo qualche
sera fa con Nello, uno dei suoi celebri fratelli, tra i migliori
centri al mondo a cavallo degli anni Ottanta. <Ivan era un mediano di
mischia con la grande abilità di giocare arretrando, di leggere il
gioco e di approfittare delle situazioni - osserva - Aveva il dono
dell'imprevedibilità. Oggi invece mancano le personalità, se non sei
un metro e novanta e pesi duecento chili non ti fanno giocare. L'estro
ha lasciato il posto all'omologazione. E chi porta l'acqua suggerisce
ai giocatori la tattica che gli ha telefonato l'allenatore dalla
tribuna. Non si diverte più nessuno. E credo che anche Ivan non si
sarebbe trovato troppo a suo agio>.
Di Ivan Francescato restano gesti tecnici incantevoli, l'amicizia che
ha profuso con generosità e un libro di Elvis Lucchese, con contributi
di Andrea Passerini, pieno di feeling e poesia (edizioni Aviano).
Purtroppo mancano gli eredi. Nove anni di Sei Nazioni sembrano
trascorsi invano. E pensare che ai suoi tempi c'erano Troncon, cui
cedette la maglia numero 9 per trasformarsi in centro, e Casellato.
Ricordarlo è l'augurio migliore per il rugby moderno e la nazionale
italiana".
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