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[RUGBYLIST] Notizie del giovedì sera

allrugby allrugby a gmail.com
Gio 5 Mar 2009 23:22:03 CET


Qualcuno, lassù, forse mi ha ascoltato.
Dal Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

A breve la decisione di gallesi, irlandesi e scozzesi sull’ingresso di
selezioni italiane. Candidati Treviso, Viadana-Parma e i club romani.
Il tentativo dei Dogi

Lega celtica di rugby, mischia nel centrodestra

Il Nord contro Roma: «I due posti spettano a squadre nostre». Alemanno
insorge: non si può escludere la capitale

(Segue dalla prima pagina) VEDERE IL MIO POST DI PRIMA!!!

      La provocazione circola in questi giorni nel mondo politico e
ovale, visto quanto sta succedendo per la scelta delle squadre
italiane che dovranno partecipare alla Celtic League. Il campionato di
Scozia, Galles e Irlanda al quale sono state ammesse due nostre
franchige, se il progetto e le garanzie presentate dalla Fir
(federugby) verrà accettato dai dirigenti celtici entro fine marzo.
Una rivoluzione epocale per questo sport in Italia. Che ha l’obiettivo
di portarlo allo stesso livello degli altri tre Paesi celtici,
migliorando la qualità dei giocatori messi a disposizione della
Nazionale.
      La Lega Nord con il deputato Gianni Fava, ex presidente del
Viadana Rugby, si è messa in testa che le due formazioni devono venire
dalla Padania. Un po’ per la suggestione del nome appiccicato al
torneo, Lega Celtica. Tanto perchè ritiene che il vero cuore del
movimento sia qui. Con otto squadre su dieci nel massimo campionato,
più tradizione, scudetti e competenze da vendere. Alleanza Nazionale
con il sindaco Gianni Alemanno ritiene invece che una squadra deve
essere assegnata a Roma. Per motivi turistici, di distribuzione
geografica e di continuità con l’evento principe di questo sport, il
Sei Nazioni. Forza Italia per il momento sta alla finestra, anzi in
panchina nel gergo rugbistico. Ma un ex campione e suo esponente di
spicco in Friuli Venezia Giulia come Elio De Anna va in sostegno alle
tesi della Lega.
      Una bella mischia, non c’è che dire. Della quale sarà emozionate
vedere l’esito. Tenendo presente che potrebbe trasformarsi anche in
una mischia no contest. Visto che i dirigenti della Celtic League
potrebbero giudicare inadeguato il progetto italiano e rispedirlo al
mittente. O rinviare l’ingresso delle nostre squadre al torneo 2010/11
e non al prossimo, come vorrebbe la federazione. Che vede di buon
grado, comunque vada a finire, il dibattito. «Se l’interesse
scatenatosi intorno alla Celtic servirà a raccogliere finanziamenti
per il rugby non ho nulla in contrario - dichiara il presidente della
Fir Giancarlo Dondi - Abbiamo bisogno di appoggio politico da
qualunque parte venga per sostenere la svolta epocale che ha avuto il
nostro sport». Il riferimento è anche alla candidatura alla Coppa del
Mondo 2015. Per presentare la quale la Fir ha bisogno di una garanzia
di solvibilità (patronage è il termine tecnico) di 80 milioni di
sterline da parte del Governo italiano.
      Una svolta di popolarità e appeal tale che «lo stesso Umberto
Bossi mi ha detto: dedicati a questa cosa e falla con tutto l’impegno
possibile» confessa Fava. Al di là di suggestioni e facili battute
(che c’azzecca Roma con i celtici? Basta leggere i fumetti di Asterix
per capirlo...) il deputato viadanese, rugbista dall’età di 10 anni e
amico del dg Franco Tonni, una dei dirigenti più capaci in Italia,
porta avanti un ragionamento lucido. «Non si dice una bestialità -
afferma - quando si dice che il rugby si è sviluppato prevalentemente
sull’area lombardo-veneta. La politica si è posta il problema e la
Lega ha sposato questo sport ricco di valori, da Gobbo a Zaia, da
Stiffoni a Mara Bizzotto che mi telefona ogni giorno. Le uniche due
candidature vere presentate finora per la Celtic League sono quelle di
Treviso come club solitario e degli Aironi del Po come franchigia
(capofila Viadana unita a Gran Parma, Colorno, Mantova e forse Reggio
Emilia, ndr). Hanno il budget richiesto (8 milioni di euro), gli
sponsor (Benetton, Montepaschi), le strutture, le competenze, il
management, i requisiti chiesti dal board della Celtic e tutto ciò che
serve. La terza candidatura, di Roma, è effimera. Inventata all’ultimo
momento. Messa insieme tra due squadre di basso profilo nel Super 10
(Capitolina, Roma) e un’altra minore (Lazio). Senza budget, visto che
mette a bilancio un milione e mezzo dalla federazione per arrivare
agli otto previsti. Perchè bisognerebbe sceglierla?».
      Alemanno non ci sta e rivendica «un corretto e ragionevole
criterio di equa distribuzione delle due sedi di Celtic League, con
una al nord e una per il centro-sud, che non può non avere Roma come
epicentro. Le ragioni storiche, economiche, di appeal turistico, di
bacino sportivo e commerciale sono talmente ovvie che parrebbe inutile
sottolinearle». Roma in fatto di tradizioni, bisogna riconoscerlo, non
è certo seconda al Nord. Quando realtà come Rovigo, Padova e Treviso
nascevano là si vincevano già gli scudetti (1935), o si mandavano i
quattro fratelli Vinci contemporaneamente in maglia azzurra.
Aggiungiamo il fatto che Roma è sede della Fir, che da quando ospita
il Sei Nazioni è diventata strategica per ogni scelta federale e
vediamo che la forza della sua candidatura può davvero preoccupare i
padani.
      Ma proprio la sede di Fir e Sei Nazioni è visto invece come un
limite per la scelta da parte di De Anna, campione azzurro e della
Sanson Rovigo negli anni ’70, oggi assessore regionale allo Sport in
Friuli Venezia Giulia e presidente dei Dogi. La "nazionale" veneta dei
suoi tempi, che ora potrebbe trasformarsi in una franchigia e quindi
in una quarta potenziale candidata per un posto in Celtic. «Roma ha
già la Fir e il Sei Nazioni, sarebbe riduttivo portare là una squadra
di Celtic. Come sarebbe un errore non riconoscere al Nordest una
peculiarità in fatto di rugby, visti i quaranta scudetti conquistati
in 78 anni di storia del campionato (contro i cinque di Roma), i
giocatori che da sempre fornisce alla Nazionale (sette su 22 anche
nell’ultima partita in Scozia), la forza del vivaio, la tradizione, la
passione del pubblico, il tessuto di piccole società e grandi piazze
storiche. Per questo come Dogi abbiamo valutato l’idea di trasformare
la selezione, inattiva dagli anni ’90, in franchigia. Constatato che
Treviso vuole andare in Celtic da sola, abbiamo iniziato il discorso
per accorpare il resto del Nordest intorno all’asse delle tre società
di Super 10 Padova, Rovigo e Venezia». La forza per presentare un
candidatura di Celtic oggi non c’è. Ma non è detto che in futuro non
si possa trovare.
      In questo scenario fra il politico e lo sportivo, dove Asterix e
Obelix sono tornati a combattere i centurioni di Cesare, si deciderà
il futuro del rugby italiano. Se i celtici accoglieranno il nostro
progetto saranno gli Aironi del Po e il Benetton a volare oltremanica,
o solo una di loro insieme alla franchigia romana? Qualunque sia il
risultato c’è da farsi anche un’altra domanda. Al di là delle
polemiche e delle scelte, la rivoluzione Celtic è davvero la strada
giusta per fare crescere il rugby italiano? C’è una corrente di
pensiero, molto forte anche nel lombardo-veneto, per cui la risposta è
no. Ma assomiglia tanto al Pd, visto che non riesce a unirsi veramente
e fare sentire la sua voce...
      Ivan Malfatto


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