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Re: [RUGBYLIST] Notizie del giovedý sera

Luigi Bocchino giggibocchino a yahoo.it
Ven 6 Mar 2009 13:24:19 CET


A Viterbo non li abbiamo mai fatti entrare.




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Da: Luca <luca.oliva a katamail.com>
A: rugbylist a rugbylist.it
Inviato: Venerdì 6 marzo 2009, 12:19:01
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] Notizie del giovedý sera

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Se proprio vogliamo buttarla in politica, i celti entrarono anche a Roma (sacco di Roma, 390 a.c.), per non parlare degli insediamenti piceni. ;-) 

Ciao.
Luca

allrugby ha scritto: 
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Qualcuno, lass¨, forse mi ha ascoltato.
Dal Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

A breve la decisione di gallesi, irlandesi e scozzesi sullÆingresso di
selezioni italiane. Candidati Treviso, Viadana-Parma e i club romani.
Il tentativo dei Dogi

Lega celtica di rugby, mischia nel centrodestra

Il Nord contro Roma: ½I due posti spettano a squadre nostre╗. Alemanno
insorge: non si pu‗ escludere la capitale

(Segue dalla prima pagina) VEDERE IL MIO POST DI PRIMA!!!

      La provocazione circola in questi giorni nel mondo politico e
ovale, visto quanto sta succedendo per la scelta delle squadre
italiane che dovranno partecipare alla Celtic League. Il campionato di
Scozia, Galles e Irlanda al quale sono state ammesse due nostre
franchige, se il progetto e le garanzie presentate dalla Fir
(federugby) verrÓ accettato dai dirigenti celtici entro fine marzo.
Una rivoluzione epocale per questo sport in Italia. Che ha lÆobiettivo
di portarlo allo stesso livello degli altri tre Paesi celtici,
migliorando la qualitÓ dei giocatori messi a disposizione della
Nazionale.
      La Lega Nord con il deputato Gianni Fava, ex presidente del
Viadana Rugby, si Þ messa in testa che le due formazioni devono venire
dalla Padania. Un poÆ per la suggestione del nome appiccicato al
torneo, Lega Celtica. Tanto perchÞ ritiene che il vero cuore del
movimento sia qui. Con otto squadre su dieci nel massimo campionato,
pi¨ tradizione, scudetti e competenze da vendere. Alleanza Nazionale
con il sindaco Gianni Alemanno ritiene invece che una squadra deve
essere assegnata a Roma. Per motivi turistici, di distribuzione
geografica e di continuitÓ con lÆevento principe di questo sport, il
Sei Nazioni. Forza Italia per il momento sta alla finestra, anzi in
panchina nel gergo rugbistico. Ma un ex campione e suo esponente di
spicco in Friuli Venezia Giulia come Elio De Anna va in sostegno alle
tesi della Lega.
      Una bella mischia, non cÆÞ che dire. Della quale sarÓ emozionate
vedere lÆesito. Tenendo presente che potrebbe trasformarsi anche in
una mischia no contest. Visto che i dirigenti della Celtic League
potrebbero giudicare inadeguato il progetto italiano e rispedirlo al
mittente. O rinviare lÆingresso delle nostre squadre al torneo 2010/11
e non al prossimo, come vorrebbe la federazione. Che vede di buon
grado, comunque vada a finire, il dibattito. ½Se lÆinteresse
scatenatosi intorno alla Celtic servirÓ a raccogliere finanziamenti
per il rugby non ho nulla in contrario - dichiara il presidente della
Fir Giancarlo Dondi - Abbiamo bisogno di appoggio politico da
qualunque parte venga per sostenere la svolta epocale che ha avuto il
nostro sport╗. Il riferimento Þ anche alla candidatura alla Coppa del
Mondo 2015. Per presentare la quale la Fir ha bisogno di una garanzia
di solvibilitÓ (patronage Þ il termine tecnico) di 80 milioni di
sterline da parte del Governo italiano.
      Una svolta di popolaritÓ e appeal tale che ½lo stesso Umberto
Bossi mi ha detto: dedicati a questa cosa e falla con tutto lÆimpegno
possibile╗ confessa Fava. Al di lÓ di suggestioni e facili battute
(che cÆazzecca Roma con i celtici? Basta leggere i fumetti di Asterix
per capirlo...) il deputato viadanese, rugbista dallÆetÓ di 10 anni e
amico del dg Franco Tonni, una dei dirigenti pi¨ capaci in Italia,
porta avanti un ragionamento lucido. ½Non si dice una bestialitÓ -
afferma - quando si dice che il rugby si Þ sviluppato prevalentemente
sullÆarea lombardo-veneta. La politica si Þ posta il problema e la
Lega ha sposato questo sport ricco di valori, da Gobbo a Zaia, da
Stiffoni a Mara Bizzotto che mi telefona ogni giorno. Le uniche due
candidature vere presentate finora per la Celtic League sono quelle di
Treviso come club solitario e degli Aironi del Po come franchigia
(capofila Viadana unita a Gran Parma, Colorno, Mantova e forse Reggio
Emilia, ndr). Hanno il budget richiesto (8 milioni di euro), gli
sponsor (Benetton, Montepaschi), le strutture, le competenze, il
management, i requisiti chiesti dal board della Celtic e tutto ci‗ che
serve. La terza candidatura, di Roma, Þ effimera. Inventata allÆultimo
momento. Messa insieme tra due squadre di basso profilo nel Super 10
(Capitolina, Roma) e unÆaltra minore (Lazio). Senza budget, visto che
mette a bilancio un milione e mezzo dalla federazione per arrivare
agli otto previsti. PerchÞ bisognerebbe sceglierla?╗.
      Alemanno non ci sta e rivendica ½un corretto e ragionevole
criterio di equa distribuzione delle due sedi di Celtic League, con
una al nord e una per il centro-sud, che non pu‗ non avere Roma come
epicentro. Le ragioni storiche, economiche, di appeal turistico, di
bacino sportivo e commerciale sono talmente ovvie che parrebbe inutile
sottolinearle╗. Roma in fatto di tradizioni, bisogna riconoscerlo, non
Þ certo seconda al Nord. Quando realtÓ come Rovigo, Padova e Treviso
nascevano lÓ si vincevano giÓ gli scudetti (1935), o si mandavano i
quattro fratelli Vinci contemporaneamente in maglia azzurra.
Aggiungiamo il fatto che Roma Þ sede della Fir, che da quando ospita
il Sei Nazioni Þ diventata strategica per ogni scelta federale e
vediamo che la forza della sua candidatura pu‗ davvero preoccupare i
padani.
      Ma proprio la sede di Fir e Sei Nazioni Þ visto invece come un
limite per la scelta da parte di De Anna, campione azzurro e della
Sanson Rovigo negli anni Æ70, oggi assessore regionale allo Sport in
Friuli Venezia Giulia e presidente dei Dogi. La "nazionale" veneta dei
suoi tempi, che ora potrebbe trasformarsi in una franchigia e quindi
in una quarta potenziale candidata per un posto in Celtic. ½Roma ha
giÓ la Fir e il Sei Nazioni, sarebbe riduttivo portare lÓ una squadra
di Celtic. Come sarebbe un errore non riconoscere al Nordest una
peculiaritÓ in fatto di rugby, visti i quaranta scudetti conquistati
in 78 anni di storia del campionato (contro i cinque di Roma), i
giocatori che da sempre fornisce alla Nazionale (sette su 22 anche
nellÆultima partita in Scozia), la forza del vivaio, la tradizione, la
passione del pubblico, il tessuto di piccole societÓ e grandi piazze
storiche. Per questo come Dogi abbiamo valutato lÆidea di trasformare
la selezione, inattiva dagli anni Æ90, in franchigia. Constatato che
Treviso vuole andare in Celtic da sola, abbiamo iniziato il discorso
per accorpare il resto del Nordest intorno allÆasse delle tre societÓ
di Super 10 Padova, Rovigo e Venezia╗. La forza per presentare un
candidatura di Celtic oggi non cÆÞ. Ma non Þ detto che in futuro non
si possa trovare.
      In questo scenario fra il politico e lo sportivo, dove Asterix e
Obelix sono tornati a combattere i centurioni di Cesare, si deciderÓ
il futuro del rugby italiano. Se i celtici accoglieranno il nostro
progetto saranno gli Aironi del Po e il Benetton a volare oltremanica,
o solo una di loro insieme alla franchigia romana? Qualunque sia il
risultato cÆÞ da farsi anche unÆaltra domanda. Al di lÓ delle
polemiche e delle scelte, la rivoluzione Celtic Þ davvero la strada
giusta per fare crescere il rugby italiano? CÆÞ una corrente di
pensiero, molto forte anche nel lombardo-veneto, per cui la risposta Þ
no. Ma assomiglia tanto al Pd, visto che non riesce a unirsi veramente
e fare sentire la sua voce...
      Ivan Malfatto
  

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