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[RUGBYLIST] Le questioni aperte nella Magners (dal blog)

allrugby allrugby a gmail.com
Mer 10 Mar 2010 22:02:59 CET


Premessa: gira voce che per convincere gli scozzesi a firmare per
l’ingresso delle italiane, quelli del Board della Magners abbiano loro
detto che, comunque, avrebbero fatto una Celtic a 10 squadre: ma con
le italiane al posto delle scozzesi. A quel punto, lo scozzese di
turno è scattato come un felino e ha firmato senz’altri mugugni.

La questione economica; che non è più una questione aperta, bensì un
prezzo che si è dovuto pagare per aderire alla manifestazione. Per i
prossimi quattro anni, le “franchigie” italiane non percepiranno un
centesimo sugli introiti della Magners; le uniche entrate saranno
costituite dai diritti televisivi (per i quali, comunque, non è stato
ancora firmato il contratto), che dovrebbero aggirarsi intorno a
1.800.000,00 euro, dai contributi elargiti dalla FIR per gli atleti di
interesse nazionale e dai proventi dell’Heineken Cup (circa
2.000.000,00 di euro). La FIR non percepirà nemmeno un centesimo.
Voci di corridoio, quindi non controllabili, dicono che Viadana
avrebbe, per adesso, qualche problema economico.

Dondi è inamovibile sul numero massimo di stranieri che ogni
franchigia potrà ingaggiare (5) e di professionisti ingaggiabili (36).
Con questa premessa, dato che la Magners non ha interruzioni (salvo
che per la Heineken), chi andrà in campo con le franchigie quando i
vari atleti di interesse nazionale saranno impegnati, per esempio, nel
Sei Nazioni, o nei test novembrini?
Per porre riparo a questo, le altre federazioni celtiche alzeranno il
nemero dei tesserati da 36 a 41/44 (ecco anche un perchè dei 3 mln di
euro richiesti in più all’Italia). Noi no.
Quindi, ogni franchigia impegnata nella Magners, giocherà come minimo
22 partite, senza contare le semifinali a gara unica e la finale.  Poi
ci sono almeno altre 6 gare di Heineken Cup. Infine,all’incirca altre
10 partite della Nazionale. Totale minimo di gare uguale a 38: il turn
over è d’obbligo, ma ci vuole la possibilità di aumentare il materiale
umano adatto ad effettuarlo.

Altra questione: quale potrà essere la “percentuale” di intromissione
della FIR sulle scelte che le due franchigie dovranno gioco forza
operare, in tutti i campi?

Poi, quel che resta del movimento italiano, già oggi alla canna del
gas per le “non scelte” e l’immobilismo dei vertici della federazione,
che energia potrà trarre da questo avvenimento per cercare di ridare
“linfa vitale” alle piazze storiche di tutto il rugby nostrano
(Padova, Rovigo, L'Aquila, Catania, ecc.), In questo senso dovrà
operare la FIR, se lascerà da parte quell’abulìa politica che l’ha
portata a gettare alle ortiche dieci anni di Sei Nazioni,
compiacendosi solo di sè stessa e scavando un profondo solco tra le
aspettative ed i risultati reali. Come? Organizzando i campionati
italiani in modo che i vivai riescano a sfornare quei campioni, che al
nostro lontano orizzonte ancora non compaiono, per andare a rimpolpare
franchigie e nazionale.
E qui comincia il difficile, dato che se la FIR continuerà a gestire
(?) il rugby italiano come ha fatto fin’ora, saranno soltanto altri
anni perduti ed ulteriori figuracce e fallimenti.

Ciao.
Franco (TV)


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