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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 22 Mar 2010 15:56:54 CET


Dal gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

Il bilancio di un Sei Nazioni trasformatosi da sogno a incubo
Falliti due match, disciplina pessima, pack non più dominante

Italia dai due volti. Si salva la difesa il resto è delusione.

Ivan MALFATTO

Dottor Jekyll e mister Hyde. E’ stato un Rbs Sei Nazioni dai due volti
quello appena concluso dall’Italia.
      Un torneo dei record le prime tre partite. In undici edizioni al
traguardo parziale non si era mai arrivati così bene in fatto di mete
subite (3) e differenza punti (-29). L’Italia se l’è giocata con con
tutte le rivali. Ha incassato la solita onorevole sconfitta con
l’Irlanda. Ha battuto la Scozia evitando il Cucchiaio di legno. Non è
mai stata così vicina all'Inghilterra.
      Un torneo negativo le due partite conclusive. Tanto da passare
dal sogno del quarto posto (come nel 2007) all’incubo dell’ultimo
(ottava volta). Il ct Nick Mallett alla vigilia aveva fissato
l’obiettivo nel «contenere i passivi in 10-15 punti e provare a
vincere le partite alla portata». Con l’onorevole disfatta in Francia
(-26) e la resa incondizionata in Galles (-23) non l’ha centrato.
      Di record all’Italia alla fine è rimasto solo quello delle mete
subite. Solo dodici. Precedente primato le tredici del 2008, sempre
con Mallett ct. Perciò sarà tramandato come il Sei Nazioni della
difesa più ermetica. Emblema i 110 placcaggi anti Scozia. Poi però la
stessa difesa si è sciolta con la Francia e ha vacillato con il
Galles. Le squadre che ci hanno più sollecitato in fatto di attacco e
possesso. Sulla sua effettiva efficacia e sull’usura del gruppo sono
perciò piovuti interrogativi.
      «Lo spogliatoio al termine della partita contro i gallesi
sembrava un ospedale - ha confessato Mallett - Sono contento fosse
l’ultima partita, non vedo come avremo potuto farne un’altra». Oltre
ai tre giocatori ko alla vigilia (Masi, Derbyshire, Del Fava) e ai due
in campo (Canavosio, Canale), c’erano malconci Zanni, Bortolami,
Garcia, Gower e altri. Il beneficio tattico di schierare 12/15 della
stessa formazione per tutto il torneo è stato pagato caro dal punto di
vista fisico. Dimostrando come nelle competizione internazionali la
possibilità di disporre di una rosa allargata di atleti pari livello è
fondamentale. L’Italia non li ha. Spera di trovarne qualcuno in più
dal prossimo anno con le 22 partite di Celtic (più le 6 di Heineken)
che tutti gli azzurrabili giocheranno, aumentando la loro
competitività.
      Carente la disciplina. Quattro i cartellini gialli (Garcia 2,
Castrogiovanni, Mauro Bergamasco), il doppio di Scozia e Galles, il
quadruplo di Irlanda e Francia, nessuno per l’Inghilterra. Una squadra
già inferiore non può regalare 8’ di superiorità numerica in media a
partita.
      A livello collettivo è stato anche il Sei Nazioni della mischia
azzurra non più dominante come in passato, contraddicendo quanto visto
nei test autunnali. «Non perchè sia meno competitiva - si giustifica
Mallett - Ma perchè in chiusa gli arbitri hanno iniziato a fischiare
contro di noi proprio dopo i 10’ in cui abbiamo inchiodato la mischia
degli All Blacks a San Siro, ponendo l’attenzione soprattutto su
Castrogiovanni. Il maul l’abbiamo usato meno per scelta, perchè ora
gli arbitri guardano più i falli del portatore di palla che a quelli
del difensore. Perciò abbiamo optato per un gioco più vario, lo si è
visto da come sono nate le nostre mete». Nessuna dal pack, 4 su 5
realizzate dai trequarti.
      A livello individuale, le cinque nomination ai migliori vanno a
Mirco Bergamasco scopertosi calciatore più preciso di Jonny Wilkinson
(15 su 18, 83,33% contro 72,72%), Alessandro Zanni (buon sostituto di
Parisse), Craig Gower (la conferma), Quintin Geldenhuys (la scoperta)
e Pablo (purtroppo limitato dagli infortuni).
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COPPA ITALIA Al Benetton il derby-finale con il Petrarca

La legge di Goosen

Roberto ROVERSI

ROVIGO - Il blasone delle protagoniste e la loro storica rivalità
sembrava promettere una finale di Coppa Italia con buoni contenuti
tecnici ed agonistici, invece Benetton Treviso e Petrarca Padova hanno
dato vita ad una sfida mediocre, infarcita di errori e di falli. Alla
fine il risultato ha premiato di misura i trevigiani, ai quali va
riconosciuto il merito di aver cercato con maggiore volontà un gioco
più manovriero. Dal canto suo il Petrarca Padova raramente si è mosso
dai binari di una gara impostata quasi tutta sul pack e sul gioco al
piede di Mercier, ma il maggior possesso esercitato dal Benetton
Treviso ha ridotto le potenzialità dei padovani. In una partita che ha
fatto lavorare molto l’arbitro, specialmente nelle mischie ordinate e
nei raggruppamenti, a decidere, nel bene e nel male, sono stati i
calciatori. Bene Goosen, specie quello del primo tempo, con tre centri
su quattro, male Mercier che ha fallito diverse opportunità
favorevoli, compresi due tentativi di drop.
      L’avvio di gara è tutto del Benetton Treviso che, dopo essere
passato in vantaggio al 3’ con un penalty di Goosen da 35 metri,
imposta una lunga azione a ridosso dei 22 del Petrarca con diversi
cambiamenti di fronte. Ma la difesa dei padovani fa per intero il suo
dovere non concedendo spazi per l’avanzamento. Al 17’ Faggiotto placca
alto Picone e Goosen realizza la punizione. Ancora un fallo del
Petrarca, questa volta in mischia ordinata con Ansell pescato in
fuorigioco, permette al Benetton Treviso, sempre con i piedi di
Goosen, di allungare. I bianconeri si fanno vedere raramente in
avanti, ma al 24’, dopo una bella iniziativa degli avanti, mettono
Mercier nella condizione di centrare i pali con un bel drop da 30
metri. La reazione del Benetton Treviso si fa sentire poco dopo la
mezz’ora con due azioni di Mulieri che viene fermato a pochi passi
dalla meta. Null’altro da segnalare fino alla fine del tempo.
      La ripresa inizia con un Petrarca più convinto e nel giro di un
paio di minuti i padovani confezionano due azioni molto pericolose.
Sul secondo affondo, nato da una partenza di Galatro da mischia
chiusa, ben sostenuta da Bezzati, si crea un raggruppamento a ridosso
della linea di meta trevigiana dove il più rapido e deciso è Repetto
che raccoglie l’ovale e si tuffa in meta. La trasformazione di
Mercier, che poteva valere il sorpasso, va fuori di poco. Si pensava
che la marcatura potesse sbloccare il match, ma così non è stato. Anzi
sono aumentati gli errori, compresi quelli dei calciatori (per il
Benetton Treviso hanno provato anche Marcato e Botes, ma senza
fortuna). Al 27’ il Petrarca ha l’occasione per passare in vantaggio,
ma il penalty di Mercier, da 25 metri, finisce sul palo. Nel finale il
Benetton Treviso pensa solo al mantenimento del possesso e l’ovale non
si allontana dal raggio d’azione del pack, protagonista principale
della vittoria dei campioni d’Italia.
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MISCHIA APERTA di Antonio LIVIERO

Il trionfo francese e il Grande slam dei fondamentali

Celebrare il nono Grande slam della Francia con un Borgogna di classe,
come ho visto fare l’altra sera nel terzo tempo, mi sembra esagerato
rispetto al sofferto successo sull’Inghilterra. Un meno nobile Merlot,
robusto ed elegante, dai tannini pronunciati, un po’ ruvido al palato,
probabilmente si accosterebbe meglio al gioco francese. Basi solide,
ben strutturato attorno alle fasi di conquista. Specie la mischia. Mas
pilone destro, premiato con il "Talent d’or" di migliore in campo, è
l’icona del match. Emblematica la sua faccia tesa e tragica negli
attimi che precedevano l’ingaggio con il dirimpettaio Payne. A
sinistra della prima linea il giovave Domingo, rivelazione del Torneo,
e al centro l’affidabile Servat: un incubo per il pacchetto bianco che
nel ribollente Stade de France ha fatto la fine della zolletta di
zucchero nella tazza di tè. Non è dunque un caso che molte delle mete
di questo Sei Nazioni siano fiorite proprio su lanci da mischia
chiusa.
      E poi la difesa: cuore, coraggio, lucidità. Capitola all’inizio
su un seducente movimento ispirato da Flood a favore di Foden inserito
sulla fascia. Un po’ più intraprendenti gli inglesi. Addirittura
furiosi nei primi 20’. Ma la diga blu alla fine ha vinto sul fiume.
Recuperando palloni preziosi. In questo settore il simbolo è
Dusautoir, il capitano nero, che placca e ribalta Moody, il capitano
bianco. Oltre al carattere, la difesa nel corso delle 5 partite ha
mostrato un’organizzazione avanzata, alternando vari sistemi di
opposizione: rovesciata, scivolata, in pressione.
      C’è anche molto gioco al piede in questo slam. Quella di
Lièvremont è la squadra che ha occupato di più, e meglio, il campo.
Dopo la meta inglese, che aveva risposto al drop di Trinh Duc, è stato
il monologo di Parra dalla piazzola, spesso sotto il diluvio, a
muovere il punteggio: 12-7 alla pausa. Nell’ultimo quarto Wilkinson,
da poco entrato, ha messo tra i pali una punizione difficile. E la
partita è rimasta sul filo fino al termine.
      Grigia a Edimburgo contro una Scozia scriteriata, la Francia ha
sfoderato la partita perfetta con l’Irlanda. Una prova di grande
equilibrio tattico, non priva di ambiziosi movimenti offensivi, con
l’imprinting dell’asteoride Bastareaud al centro della linea. Quindi
la decisiva lezione di realismo a Cardiff con due mete di intercetto.
In fanfara con l’Italia, vabbè. Ma si trattava di una partita dal
divario marcato.
      A conti fatti, due bei match e tre brutti. Non che i francesi
difettino di classe e iniziativa. E’ che lo spettacolo dipende da
troppe variabili, non tutte legate alla qualità dei giocatori. Il
pragmatismo invece non è mai mancato quest’anno, contrariamente al
passato. Con la concretezza e l’equilibrio, dopo i troppi esperimenti
offensivi, è arrivato il Grande slam che mancava dal 2004.
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CIFRE AZZURRE

Mirco alle spalle di Dominguez
e Pez tra i marcatori del Torneo

(W.P.) L’Italia è ultima per l’ottava volta. È la squadra che concesso
più punizioni (60), e anche più gialli (4); dopo 7 anni virtuosi siamo
tornati all’indisciplina dei primi anni nel torneo.
      Mallet ha usato 26 atleti, solo nel 2006 di meno: i 24 di
Berbizier. Un debuttante assoluto: Bocchino e 6 già capped hanno
provato l’atmosfera del torneo: Aguero, Derbyshire, Geldenhuys, Gower,
Tebaldi e Vosawai. Mete segnate: 5, meglio delle 2 del 2009 ma è un
dato ancora drammatico. Mete subite: 12, migliorato il record del 2008
(13).
      Mauro Bergamasco: 84 cap è ora secondo dietro a Troncon nelle
presenze. Mirco Bergamasco e Perugini guidano le presenze nel torneo
con 41, li tallona Bortolami a 40. Mirco sale al 6° posto dei
marcatori assoluti (134) e al 3° nel torneo (76) dietro Dominguez 162
e Pez 113. Gli azzurri con più partite consecutive al momento sono:
Perugini 19, Mc Lean e Zanni a 17.
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Ieri Galles-Italia donne 15-19, due mete di Severin e una di Veronese.
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SUPER DIECI Il capitano sabato in campo per la sfida contro il Gran Parma

Casinò, torna Candiago

Il Casinò di Venezia inaugura la settimana forse più importante
dell'intera stagione, quella che lo porterà alla sfida contro
l'avversario diretto del Gran Parma, sabato prossimo alle ore 15 allo
stadio 25 aprile della cittadina emiliana. In gioco c'è la salvezza
nel campionato di Super Dieci, anche se sia il presidente Pipitone che
l'allenatore Canale concordano nel dire che «la gara a Parma non è per
noi decisiva, anche se davvero molto importante». Il Casinò ha svolto
l'altro ieri un allenamento congiunto con i cugini del San Marco
Mogliano, dove ha provato gli schemi da adottare sabato prossimo in
gara, con particolare attenzione ai meccanismi difensivi. A livello di
formazione, è previsto il rientro del capitano Edoardo Candiago fuori
per infortunio dal 30 agosto del 2009, già visto in panchina
nell'ultima prova di Coppa Italia contro l'Mps Viadana e ormai
completamente recuperato. Niente da fare invece per il cugino Vittorio
Candiago, impiegato nel ruolo di trequarti e bloccato da uno strappo
muscolare di due centimetri che ne rinvia il rientro alla gara contro
l'Aquila. Di questi ultimi giorni è infine la notizia dell'atteso
recupero di Manuel Dallan, un altro trequarti fuori da quattro mesi a
causa di un trauma cervicale. Dallan dopo una lunga riabilitazione ha
ripreso a allenarsi con i compagni di squadra, tanto da essere pronto
per un vicino impiego in un match ufficiale. La gara di sabato
prossimo a Parma è valida come terza giornata di ritorno del
campionato di Super Dieci, alla ripresa dopo la pausa dettata del Sei
Nazioni, che si protrarrà sempre di sabato fino all'otto maggio
finalmente senza pause o interruzioni.
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RUGBY I sogni dei bianconeri si sono infranti sul tiro del capitano
quando il punteggio era 9-8
per la Benetton. Pasquale Presutti: «Due punizioni inesistenti e il
Treviso si è portato sul 6-0»

Alberto Zuccato

I sogni del Petrarca si infrangono al 29' del secondo tempo, quando
sul punteggio di 9-8 per la Benetton - che rimarrà tale al termine
della partita - Ludovic Mercier centra in pieno il palo su calcio di
punizione. La Coppa Italia va quindi a Treviso, ma le recriminazioni
in casa bianconera sono tante, con un uomo nel mirino: l'arbitro Mauro
Dordolo.
      «Sono orgoglioso di come questo Petrarca ha giocato la finale -
dice il presidente Enrico Toffano - . L'arbitro, purtroppo, non è
stato all'altezza. Quindi, rimane il rimpianto».
      A chi chiede a Pasquale Presutti se il momento chiave
dell'incontro sia stato quello del palo colpito da Mercier, il tecnico
bianconero risponde così: «No. I momenti chiave sono stati due: le
punizioni contro che Dordolo ci ha fischiato all'inizio e che hanno
consentito a Treviso di portarsi sul 6-0. Due punizioni inesistenti,
soprattutto la prima. Ha detto che Bertetti ha placcato alto. Se così
fosse stato, avrebbe dovuto mostrargli il cartellino giallo, cosa che
non ha fatto. Così come l'arbitro non ha mai fischiato un fuorigioco
alla Benetton. Possibile?».
      Ma al di là dell'arbitraggio?
      «È stata una partita molto equilibrata che la mia squadra ha
giocato alla pari con la Benetton. Sono molto dispiaciuto per come è
finita per i ragazzi, che si meritavano la soddisfazione di vincere la
Coppa Italia. Nel primo tempo siamo stati messi un pò in difficoltà,
ma nella ripresa, anche quando siamo stati in inferiorità numerica per
l'espulsione di Acuna, abbiamo fatto meglio noi, mettendoci il giusto
piglio. Peccato non sia bastato. Il rammarico è davvero grande».
      Sul discorso di quel palo, parliamo con Mercier.
      «Ho calciato bene, sono stato solo sfortunato; del resto anche
la Benetton ha fallito un paio di calci non troppo difficili. Dispiace
perchè abbiamo fatto una bella partita e vincere questa Coppa avrebbe
rappresentato una grossa iniezione di fiducia, in particolare per i
più giovani».
      «Scoccia tremendamente perdere di un solo punto - continua il
capitano del Petrarca - ma consola il fatto di avere giocato alla pari
con una grande avversaria come la Benetton, dimostrando per l'ennesima
volta di avere cuore e coraggio. Se poi penso all’arbitraggio che
abbiamo avuto...».
      Tutti contro con Dordolo?
      «Non si può certo dire abbia diretto bene. Ha mostrato il
cartellino giallo ad Acuna per placcaggio in ritardo, ma l'azione del
mio compagno era stata regolare. Ci ha danneggiato anche in altre
occasioni, ma è inutile continuare a parlarne».
      Già: inutile. Meglio archiviare la Coppa e rituffarsi nel clima
campionato. Sabato a L'Aquila il Petrarca ha una partita fondamentale.
L'augurio è che non rimangano scorie.
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Il Benetton conquista la coccarda nella finale di Rovigo battendo il
Petrarca grazie alla prova balistica di Marius.

Goosen regala il secondo trofeo

Roberto Roversi 2

La quarta Coppa Italia conquistata del Benetton Treviso, il secondo
trofeo stagionale dopo la Supercoppa, è arrivata al termine di una
partita non brillantissima, caratterizzata più dagli errori e dai
falli che dal bel gioco. Ma il successo biancoverde non fa una grinza,
perché è stata quella che con maggiore convinzione ha cercato di far
muovere il pallone negli spazi allargati. Il Petrarca Padova ha
puntato quasi tutto sulla solidità del suo pack e sulla saggezza
tattica del gioco al piede di Mercier, ma il grande possesso del
Benetton ha costretto i padovani a giocare spesso nella propria metà
campo.
      Fin dalle prime battute i trevigiani hanno cercato di dare
velocità alle proprie azioni e al 3’ si sono portati in vantaggio con
un piazzato di Goosen. Due minuti più tardi il Benetton Treviso
attacca cambiando fronte più volte, ma non riesce a trovare il varco
per l’avanzamento nonostante i tentativi di Williams e Mulieri. È
sempre la squadra biancoverde a condurre il gioco, anche se le sue
azioni faticano ad arrivare vicino alla meta padovana.
      Per muovere il risultato il Benetton Treviso si affida ai piedi
di Goosen che al 18’ e al 21’ va ancora a bersaglio dalla piazzola. La
replica del Petrarca si concretizza al 24’ con un bel drop di Mercier
in una delle rare puntate offensive dei padovani, che soffrono
parecchio nelle fasi statiche. Prima della fine del tempo, in due
azioni ravvicinate, si mette in luce Mulieri che viene fermato a pochi
passi dalla meta.
      Il Benetton, pur faticando, sembra avere il controllo della
gara, ma in avvio di ripresa il Petrarca trova la meta con Repetto,
abile nel raccogliere e schiacciare oltre linea un pallone portato
avanti da Galatro e Bezzati. Trovando grandi problemi nell’impostare
il gioco, sia Treviso che il Petrarca si affidano ai loro calciatori,
ma la vena di questi ultimi non è delle migliori. Sbaglia Goosen al
7’, lo imita Mercier poco dopo e al 18’ anche Marcato mette fuori da
posizione non impossibile. L’apertura francese dei padovani potrebbe
portare in vantaggio la sua squadra al 27’, ma il tentativo da 25
metri finisce contro il palo.
      Lo scampato pericolo spinge il Benetton Treviso a spostare in
avanti il proprio gioco approfittando della stanchezza del pack
bianconero. Al 38’ anche Botes prova a cercare la via dei pali, ma
inutilmente. Nei minuti di recupero la mischia trevigiana punta tutto
sul possesso prolungato e lo fa con buona organizzazione fino al
fischio di Dordolo che sancisce la conquista della Coppa Italia, un
trofeo che mancava nell’albo d’oro del Benetton Treviso dal 2005.
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SMITH, TECNICO BIANCOVERDE

«Ha prevalso la squadra più esperta»

Alice Sponton

SMITH, TECNICO BIANCOVERDE

«Vincere è sempre positivo, qualsiasi sia la posta in palio - commenta
Franco Smith - Sono soddisfatto per il gioco: i ragazzi hanno lavorato
bene sia in attacco che in difesa, soprattutto nella delicata fase
finale durante la quale hanno mantenuto il possesso della palla per
quasi 3’. Non abbiamo concesso grandi occasioni da meta al Petrarca,
anche se credo che avremmo potuto essere più precisi in alcune
occasioni: abbiamo corso quando non dovevamo e sprecato tre o quattro
possibilità di segnare perdendo l’opportunità di realizzare un
punteggio più alto. Alla fine, credo che la differenza l’abbia fatta
anche la maggior esperienza nel disputare gare importanti. Mi
complimento con i ragazzi, sono stati bravi nonostante mancassero
molti giocatori titolari da quelli impegnati con la Nazionale ai
numerosi infortunati».
      Dall’altra parte Pasquale Presutti, allenatore del Petrarca,
afferma: «Non siamo stati sovrastati da Treviso, abbiamo messo in
campo un gioco simile, disputando una gara quasi alla pari. Abbiamo
sofferto in mischia chiusa e in qualche occasione in mischia ordinata
e in touche, commesso errori dalla piazzola. Fermare Goosen, inoltre,
non era facile. Siamo stati sfortunati, ma i giocatori hanno dato
tutto ciò che potevano».
      Nota polemica, infine, per la direzione di gara: «Se c’è una
squadra che deve recriminare su qualche decisione arbitrale, quella è
il Petrarca. Non abbiamo certo perso per colpa delle decisioni del
direttore,ma in una finale avrei preferito maggiore attenzione da
parte di aveva il compito di giudicare i fatti in campo».
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 IL MOTIVO: POCHI I RODIGINI
      (R.R.) La finale di Coppa Italia tra Benetton Treviso e Petrarca
Padova ha fatto riscontrare un buon successo di pubblico. Le presenze
al Battaglini, infatti, hanno sfiorato le tremila unità. Delle due
tifoserie quella che ha risposto in maggior numero al richiamo di
questo evento è stata probabilmente quella padovana, se non altro per
una questione di distanza. Sicuramente più colorita e rumorosa, anche
perché alla fine è arrivato il successo della loro squadra, è stata,
invece, la rappresentanza dei tifosi della Marca, arrivati al
Battaglini con maglie e bandiere, forse meglio organizzati rispetto ai
sostenitori padovani, giunti a Rovigo alla spicciolata e per loro
conto. Un buon contributo al colpo d’occhio delle tribune del
Battaglini lo hanno dato anche i giocatori, i tecnici, i dirigenti e i
sostenitori del Torneo Enrico Suriani, svoltosi sul campo della Monti.
Non molto consistente, invece, è stata la partecipazione del pubblico
rodigino. Forse non sapendo per chi tifare, fors’anche delusi, gli
appassionati rossoblù hanno scelto altri modi per trascorrere il
pomeriggio.
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LA FINALE AL BATTAGLINI Rammarico di Susanna Vecchi per l’uscita della FemiCz

«Potevamo esserci noi»

«Credo che Rovigo abbia fatto una bella figura». Susanna Vecchi,
presidente della Femi Cz Rovigo e del comitato organizzatore della
finale di Coppa Italia, commenta con soddisfazione i complimenti
ricevuti. «Mi hanno fatto piacere le parole di ringraziamento dei
dirigenti federali e dei presidenti del Benetton Treviso e del
Petrarca. Da parte mia voglio complimentarmi con tutti coloro che
hanno contribuito alla buona riuscita di questo evento».
      L’occasione di questa finale tutta veneta sembrava potesse
offrire anche l’opportunità di riunire le quattro squadre della
regione che militano nel Super 10 per discutere della Celtic League e
della riforma dei campionati. Invece, al di là degli incontri
istituzionali che avvengono in queste circostanze, non c’è stato
nessun colloquio. «Ho visto i presidenti di Treviso e Petrarca prima
della partita e poi basta – spiega Susanna Vecchi, che, invece, di
Celtic e di riforma del campionato vorrebbe discutere al più presto –
A questo punto penso che il nostro interlocutore principale debba
diventare la federazione».
      Tra le righe, ma non troppo, il massimo dirigente rossoblù fa
capire che si sarebbe aspettato un comportamento diverso dal Benetton
Treviso che sembra intenzionato a non cercare troppe alleanze nella
sua avventura in Celtic League. Visto il livello non eccelso della
sfida tra Treviso e Petrarca, in casa rodigina c’è il rammarico per
aver mancato di pochissimo la qualificazione alla finale. «Con le
squadre viste oggi – commenta la Vecchi – avremmo potuto benissimo
giocarcela anche noi. Purtroppo abbiamo sprecato una grande occasione
nella semifinale con il Petrarca».
      Sabato prossimo riparte il Super 10 e la Femi Cz Rovigo non può
più concedersi passi falsi. «non possiamo più sbagliare – dice Susanna
Vecchi – Il clima mi sembra buono e mi aspetto una squadra molto
motivata. I ragazzi devono dimostrare quanto valgono e dare il massimo
in campo. Al Battaglini non deve passare nessuno e per fare questo
serve una squadra combattiva. I buoni risultati in campo possono
aiutare molto la società fuori dal campo».
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La Club House di Viale della Costituzione ha riaperto i battenti. Come
annunciato a gran voce della dirigenza rossoblù nei giorni scorsi, a
gestire l’apertura in occasione del torneo giovanile e della finale di
Coppa Italia tra Petrarca e Benetton, il diesse della Femi Cz Rugby
Rovigo Andrea Scanavacca insieme all’amico Stefano Prearo. «Finalmente
si cercherà di far tornare la casetta il centro di ritrovo e il punto
di riferimento per gli appassionati della palla ovale e non – ha detto
“Pepe” Scanavacca –. Ringrazio tutti quelli che oggi hanno collaborato
e partecipato a questa speciale apertura». La Club House, in funzione
per l’intera giornata, ha ospitato il terzo tempo tra le due squadre
al termine della finalissima vinta dai bianco-verdi. Nelle prossime
settimane saranno definiti orari di apertura, gestione ed
organizzazione perché i locali della casetta possano tornare a
respirare aria di rugby dopo la chiusura, che pareva definitiva,
avvenuta lo scorso 18 settembre.
      A.S.


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