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Re: I: R: I: [RUGBYLIST] Re:Obbligatorietà e campionati"minori"

Luqa lvfi67 a tiscali.it
Gio 3 Mar 2011 12:19:49 CET


Hai citato 4 rugbisti di cui uno dei tempi "passati".

Quelli nei quali era ancora normale che i quattordicenni andassero a lavorare in cava.

E la questione non è dei campioni:

se davvero è un campione già formato, a 18-19 anni il giocatore può competere a livello seniores (del resto può anche andare a farsi accoppare in guerra).

Il problema è , lo ripeto, una questione di "tutti" e di "quanti".

Tutti gli atleti a 17 anni non sono maturi per un livello seniores. Gli diciamo che si devono fermare sino a che non sono cresciuti? Gli diciamo "coraggio vai a fatti stroncare dalle vecchie carogne"?  In effetti il "nuota o affoga" è un metodo diffuso sin dall'antichità, quantomeno dai tempi della toga purpurea.

Singolare però, che quasi tutte le discipline sportive di squadra (calcio, pallavolo,pallacanestro, ecc. ) abbiano campionati Juniores (U18 o U19).

Supponendo poi di mandare tutti i 17 enni che escono dalla giovanile a far parte del variegato mondo seniores, si pone comunque il problema del dove , perché o entrano in una squadra seniores e i posti diventano 22 per i 22 vecchi di prima e i 22 pischelli di ora, o si formano di nuovo le seconde, o si formano delle gemmazioni.

Oppure si prepensionano i "vecchi", ovvero anziché creare un campionato U18 e un Seniores, si codifica un seniores e un veterani per i giocatori Over30 che sono automaticamente esclusi (salvo 4-5  fuoriquota "usato di qualità") dal campionato seniores.

potrebbe essere un idea, un bel campionato veterani "vecchie carogne" per coloro che abbiano tra i 30 e i 45, prima di passare alla categoria "Ruderi" per gli over 45.

Opzioni perseguibili peraltro.

 

Quella invece sul "non professionismo " di alcune realtà non la capisco ( o è meglio che non la capisca): ci sono zone d'Italia dove il rugby è diffuso e ci sonosquadre professionali, ci sono zone dove è diffuso e non ci sonoperò squadre professionali, e cisono zone dove non è diffuso e le poche società sono non professionali. Professionale sta per "di livello tecnico di eccellenza".

Non mi pare di consocere zone dirugby dove nasce una società ed è già di suo formata da esperti e preparatissimi tecnici. Soprattutto senza la presenza di soldini che li remunerino.

Ergo, a Siena non possono essere professionali. Fanno minirugby per attirare appassionati e praticanti, cercano di formare le giovani per formare giocatori al livello chepossono formare, se arriva unobravo lo consigliano o lo aiutano per cercare una sistemazione in un posto dove si gioca ad un livello più alto.

se arriverà uno "sponsor" contantisoldi, potrannoanche mettere sotto contratto deitecnici migliori, magari neozelandesi, inglesi, francesi o semplicemente veneti o parmigiani .

Per ora fanno cosme possono. Magari si può consigliare loro di investire in seminari di tecnici (e consigli sono bene accetti) e settimane studio di gruppo con altre società.

Saluti

Luqa



----Messaggio originale----
Da: totorugby a yahoo.it
Data: 03/03/2011 0.10
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: I: R: I: [RUGBYLIST] Re:Obbligatorietà e campionati"minori"





Parisse, esordio in nazionale a 19 anni.
Troncon, esordio in A a 18 anni.
Francescato, esordio in A a 19 anni.
Quaglio, esordio in A a 16 anni.
Panatta, a 20 anni vince i campionati italiani assoluti.
Tomba, a 18 anni vince la prima gara italiana contro atleti di A.
Rivera, esordio in A a 16 anni.
Mazzola, esordio in A a 18 anni.
Chechi, olimpiadi a 18 anni.
Ferrari, argento a 16 anni ai campionati europei.
 
Diciamo una mano con molte dita...
Questo solo citando i più famosi che mi vengono in mente ma se guardiamo la maggior parte degli atleti di alto livello ha iniziato molto presto nelle massime serie. Basta fare una semplice ricerca...
 
Con questo non voglio dire che chi inizia presto diventa un campione ma che i campioni hanno iniziato presto!
 
Se poi consideriamo che stiamo parlando di esordire in C a 17/18 anni........
 
 PEACE &amp; LOVE &amp; PLAY RUGBY 



Salvatore Messina 




----- Messaggio inoltrato -----
Da: VolpeFast <volpe_angelo a fastwebnet.it>
A: rugbylist a rugbylist.it
Inviato: Mer 2 marzo 2011, 18:42:12
Oggetto: R: I: [RUGBYLIST] Re:Obbligatorietà e campionati"minori"

Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
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Ma per favore…….. possibile che pur di avere ragione e brillare per “originalità” a tutti i costi si dicano e scrivano tante corbellerie??? Da quando pochi singoli casi tutti da dimostrare ed elencabili sulle dita di una mano (???) fanno scuola ed è motivo sufficiente per generalizzare e pontificare? Tutti fenomeni?
 
Perché ogni tanto non tornare con i piedi sulla terra e osservare un po’ di buon senso?
 
Angelo
 
 


Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Salvatore Messina
Inviato: mercoledì 2 marzo 2011 12:59
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: I: I: [RUGBYLIST] Re:Obbligatorietà e campionati"minori"
 


Sono tutte balle!

Un ragazzo di 17 anni è un uomo fatto e finito dal punto di vista fisico.

In 1a squadra ho 2 diciassettenni che probabilmente l'anno prossimo giocheranno in B. Ho allenato un U18 che l'anno successivo ha giocato in B, l'anno dopo in A2 ed adesso in A1. Ho allenato Stoica che a 17 anni dava del filo da torcere a seniores (per usare un eufemismo).

Io stesso a 14 anni mi allenavo alla pari con i giocatori della prima squadra ed a 18 sono diventato titolare.

 

Per giocare a rugby a 17 anni sei già pronto. Sopratutto se giochi nei 3/4!!!!!!!!!!! Al massimo devi mettere su un po' di muscoli se giochi in mischia. 

E poi ci lamentiamo che gli italiani sono lenti.... Per forza, li facciamo giocare a 24/25 anni!!!!

 

Un giocatore di rugby ha il suo punto di massimo rendimento atletico a 26 anni circa. Dopo deve solo riuscire a mantenersi a quei livelli, se è un bravo atleta.

Se cominciamo a considerare i giocatori dai 21 in su i risultati sono quelli che abbiamo visto sabato scorso con il Galles...
 

Certo che se il nostro target sono i diciassettenni playstation dipendenti, hai ragione ma da questi tirare fuori un giocatore di alto livello è impossibile.

Infatti ci dobbiamo rivolgere all'estero, dove non si fanno queste menate.

 

Per quanto riguarda la progressione didattica negli altri paesi i dati che citiamo sono del rugby scolastico che viene praticato da tutti, anche da chi gioca a ping pong....

 

Settimana scorsa a Calvisano Richard Skelly (Coach Development e RDO della federazione NZ) ha spiegato che da loro, per risolvere i problemi di infortuni sui placcaggi, stanno facendo dei corsi per "non farsi placcare".

Il motivo è perché gli isolani vanno a sbattere per gusto.

Non vorrei che però in Italia nascesse una corrente di pensiero che elimini il placcaggio perché troppo pericoloso.

Utilizzare soluzioni fuori dal contesto originario è assolutamente sbagliato.

 

 
PEACE &amp; LOVE &amp; PLAY RUGBY

Salvatore Messina

 

 

----- Messaggio inoltrato -----
Da: Giorgio Betteto <giorgioxt a email.it>
A: rugbylist rugbylist <rugbylist a rugbylist.it>
Inviato: Mer 2 marzo 2011, 12:30:08
Oggetto: Re: I: [RUGBYLIST] Re:Obbligatorietà e campionati"minori"

Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
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Ciao da Giorgio

Salvatore Messina wrote:
> Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
> __________________________________________
>    
> 
> Dal punto di vista esclusivamente tecnico, l'U18 è *_totalmente inutile_*.
> Dopo l'U16 un ragazzo o gioca a pari livello con un seniores di 25 anni o è meglio rimanga a casa con la playstation..... Se non ce la fa sarà buono solo per il birra&amp;salsiccia (dopo molta birra e molta salsiccia).
> <mailto:antoncino a alice.it>
Direi senza remore che è una grossa stupidaggine .... come se nelle nazioni più avanti a noi rugbysticamente non esistessero campionati giovanili, espoirs, SA schools, etc etc.

Un ragazzo di 17 anni è un ragazzo ... non ha la forza e la resistenza di un 25 enne, non ne ha l'esperienza;  facendo così finisce con farsi male e imparare poco; perchè non saprà mai se i limiti che trova sono dovuti alla differenza di età od alle sue capacità.

Nello specifico poi, sarebbe da incoscienti schierare una prima linea di 17enni contro dei senior...

L'unico modo (guarda caso usato dappertutto tranne che da noi) per fare crescere i giovani non è quello di buttarli al macello, ma di farli giocare il più possibile ed al livello più alto possibile; campionati competitivi , organizzati in gironi meritocratici , magari senza playoff, in modo da insegnare che ogni partita ed ogni punto è importante,

E si deve anche pensae che togliendo annate giovanili... allontaniamo ragazzi dal nostro sport, perchè non è possibile aumentare a dismisura le squadre senior per accogliere i 17 e 18enni...che finirebbero a fare panchina o tribuna, a meno di non anticipare la fine vita sportiva a 35 anni..
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