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R: I: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano

Giovanni Cardeti gcardeti a yahoo.it
Lun 5 Set 2011 18:10:18 CEST


Devo dire che invece trovo molto interessante la tua spiegazione:
 
1) I giocatori che ci hanno portato nel 6 nazioni sono Properzi, Orlandi, Sgorlon, Giovannelli, Francescato, Troncon, Bonomi, Vaccari, Bordon, Croci, Cristofoletto, Pedroni, Casellato, Checchinato, Moscardi, Arancio, Mazzariol, Roselli, Caione, De Carli, Gritti, Guidi, Manteri, Martin, Dallan I e II e tanti altri di cui non ricordo adesso il nome. 
A questi si aggiunsero alcuni oriundi di valore come Dominguez e Gardner.
Le teorie di Villepreux sul gioco di movimento, la ricerca di arrivare ad una via italiana per sviluppare il gioco del rugby, le conosco per vissuto visto che ho avuto la fortuna di essere allenato per 5 anni proprio da Franco Ascantini. Ti assicuro che è stata una folgorazione.
 
2) Villepreux ha creato il settore tecnico italiano in collaborazione proprio con Ascantini: tutti gli allenatori di una certa età (senza offesa) hanno risentito in maniera diretta o indiretta del loro modo di intendere il rugby, visto che sono stati da loro formati e sono passati attraverso i loro corsi d'aggiornamento.
 
3) In questo siamo d'accordo. Forse sei tu che non hai capito o io che non sono stato chiaro. La mia opinione è che l'allenatore della nazionale deve governare tutto l'alto livello. Non c'entra niente con la base. Ma deve diventare un Director of Rugby cioè mettere bocca su tutto quello che riguarda il livello apicale del rugby. Ormai fare solo il selezionatore è antistorico. Visto che ti piacciono tanto le altre Nazioni vorrei che Brunel diventasse il nostro Graham Henry. Pensi che lui non decida chi giochi o non giochi nel super 14 o nella NPC? E in che ruolo giochi? O quale giovane deve entrare nel rooster di qualche squadra? 
 
4) Sono in disaccordo sulla tua visione semplicistica riguardo all'entrata dell'Italia nel 6 nazioni ma è poco rilevante. A quei tempi la Nazionale maggiore era l'espressione di un movimento vivo che anche a livello giovanile si toglieva delle belle soddisfazioni.
 
5) Fai benissimo a portare avanti le tue idee nel tuo piccolo (lo faccio anche io) e chissà se mai un giorno tu possa realmente diventare il Director of Rugby dell'Italia. Te lo auguro!!!
 
Un saluto.
 
Giovanni
 


--- Lun 5/9/11, Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it> ha scritto:


Da: Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it>
Oggetto: Re: R: I: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano
A: "Giovanni Cardeti" <gcardeti a yahoo.it>
Data: Lunedì 5 settembre 2011, 16:50




Quindi?
Ripeto: probabilmente non hai capito il contenuto dei miei interventi.


Mi spiego (anche se non ti interessa):


1) Le teorie sviluppate dal francese sono state la base di una generazione di giocatori d'oro che ci ha portato con 1/100 delle risorse che abbiamo adesso dentro il 6 nazioni, meritandoselo nel campo e non per altri motivi.
 In che senso? Visto che l'80% dei giocatori della nazionale sono stati formati in giovanile all'estero (Dominguez, Cutitta, Stoica, Castrogiovanni, Parisse ecc ecc) che c'azzecca con le teorie di Villepreux? A proposito, quali sono?


2) Possiamo dire che Villepreux ha seminato (tra le altre cose creando un settore tecnico federale che contava personaggi di spicco quali Franco Ascantini ed altri signor allenatori)
Ok per Ascantini ma gli altri? Nomi? Generalizzare è troppo facile...



3) Io continuo a ritenere che la soluzione sia quella di affidare l'alto livello all'allenatore della nazionale (che logicamente farà affidamento su altre persone ma sotto la sua diretta responsabilità), in maniera tale che il percorso decisionale sia sempre chiaro e trasparente.
E' colpa di Mallet se in Italia non abbiamo un'apertura?

Quindi concordi con me che il tecnico della nazionale non può fare nulla nella formazione di base di un giocatore ma il compito deve essere svolto da una scuola di rugby ben strutturata.
Un tecnico di una nazionale ha già il suo bel da fare per gestire l'alto livello internazionale: minutaggio dei giocatori, infortuni, piani di gioco, analisi degli avversari, organizzazione del piano allenamenti, rapporti con i collaboratori, rapporti con i media, visione degli atleti emergenti, aggiornamento professionale ecc ecc

Queste sono le prime incombenze che mi vengono in mente ma già danno l'idea del complesso lavoro di un tecnico nazionale. E' impensabile che possa, con speranza di ottenere risultati validi, occuparsi di tutto il movimento. Anche se solo a livello di organizzazione generale.
Il suo compito si esaurisce nell'indicazione delle linee guida e dei target tecnici di riferimento.
Anche perché, come detto spesso, il futuro n. 10 si costruisce a partire da un bambino di 6/8 anni. Per esempio se non è ambidestro a quella età è già dura che diventi un Daniel Carter... 




Il rugby italiano deve l'ingresso al 6N principalmente a 3 fattori:
1- gli allenatori delle giovanili di Padova e L'Aquila;
2-  l'organizzazione dirigenziale di Treviso;
3- i danè del berlusca che hanno permesso di mettere insieme praticamente una nazionale che si giocava un campionato permettendo ai giocatori di trovare l'affiatamento necessario (PRO12 ante litteram).


Poi sai... queste sono le mie idee sul problema e sulle soluzioni. Non è detto che siano quelle giuste. Come però hai ben detto tu sicuramente la FIR non si farà influenzare dalle mie opinioni (ne siamo proprio sicuri? ). Sicuramente nel mio piccolo le metto in pratica.




PEACE & LOVE & PLAY RUGBY


Salvatore Messina




Da: Giovanni Cardeti <gcardeti a yahoo.it>
A: rugbylist a rugbylist.it
Inviato: Lunedì 5 Settembre 2011 14:57
Oggetto: Re: R: I: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano

Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
__________________________________________





















































































































Puoi continuare a darmi del tu anche se non siamo d'accordo o se non ci capiamo.
Siamo in una list in cui si parla di rugby e in cui ognuno, nel massimo rispetto delle opinioni altrui anche quando non condivisibili o comprensibili, esprime le proprie idee.
Tanto non penso che la Federazione o chi per loro si faccia influenzare da quello che pensi tu o da quello che penso io o qualcun'altro, per cui alla fine non guasterebbe mai un pò di autoironia e di prendersi un pochino meno sul serio.
Quanto alla tua risposta dalle mie parti (cfr. Toscana) si direbbe: "Ma 'ndo vai?" risposta "Son cipolle...."
E a quanto mi risulta neanche la Nuova Zelanda applica le teorie di Villepreux.
Un saluto.
Giovanni 

--- Lun 5/9/11, Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it> ha scritto:


Da: Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it>
Oggetto: Re: R: I: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano
A: "Giovanni Cardeti" <gcardeti a yahoo.it>
Data: Lunedì 5 settembre 2011, 13:14




Si rilegga per cortesia quello che ho scritto.
Probabilmente non ha capito bene.....


P.S. Non sapevo che in Argentina e Sud Africa venissero applicate le teorie di Villepreux nel minirugby; ne che Ascantini lavorasse per le giovanili di quelle union.
 
PEACE & LOVE & PLAY RUGBY


Salvatore Messina




Da: Giovanni Cardeti <gcardeti a yahoo.it>
A: Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it>
Inviato: Lunedì 5 Settembre 2011 13:00
Oggetto: R: I: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano







Io firmerei per un paio di altri GRAVISSIMI errori come quello di Villepreux.
Le teorie sviluppate dal francese sono state la base di una generazione di giocatori d'oro che ci ha portato con 1/100 delle risorse che abbiamo adesso dentro il 6 nazioni, meritandoselo nel campo e non per altri motivi. 
Possiamo dire che Villepreux ha seminato (tra le altre cose creando un settore tecnico federale che contava personaggi di spicco quali Franco Ascantini ed altri signor allenatori), Fourcade e Coste nel corso degli anni hanno raccolto.
Io continuo a ritenere che la soluzione sia quella di affidare l'alto livello all'allenatore della nazionale (che logicamente farà affidamento su altre persone ma sotto la sua diretta responsabilità), in maniera tale che il percorso decisionale sia sempre chiaro e trasparente.
Qualsiasi sistema qualità prevede chi fa cosa. Nell'Italia rugbystica non si riesce a capire quali siano i ruoli, quali siano le competenze, di chi è la responsabilità se avviene quella cosa o quell'altra.
E' colpa di Mallet se in Italia non abbiamo un'apertura? 
Se Mallet avesse gestito per quattro anni l'alto livello, mettendo bocca nella gestione dei giocatori di alto livello o giovani di buone speranze all'interno delle franchige, nella gestione dei giovani all'interno delle accademie, sicuramente oggi potremmo dire che è colpa sua.
Giovanni.

 

--- Lun 5/9/11, Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it> ha scritto:


Da: Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it>
Oggetto: I: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano
A: "rugbylist a rugbylist.it" <rugbylist a rugbylist.it>
Data: Lunedì 5 settembre 2011, 11:01


Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
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Assolutamente no!


Evitiamo di fare lo stesso GRAVISSIMO errore fatto con Villpreux per cui le "teorie" di un tecnico vennero prese per oro colato e bibbia dei successivi 20 anni (ancora adesso) facendo morire la qualità dei nostri ragazzi. Senza alcuna critica o revisione da parte del centro studi (a parte negli ultimi anni....).


Tutto il sistema formativo deve essere costituito: didattica e pubblicazioni a livello universitario, centro di formazione permanente, corsi allenatori (federali e non) seri e formativi con verifiche costanti sul campo, elaborazione di una scuola di rugby basata sulle caratteristiche dei giocatori e dell'ambiente italiani ecc ecc


Il tecnico della nazionale maggiore deve rimanere un selezionatore. Al massimo dare le indicazioni degli obbiettivi quadriennali da raggiungere sulle performances della nazionale. 
 
PEACE & LOVE & PLAY RUGBY


Salvatore Messina


----- Messaggio inoltrato -----
Da: Giovanni Cardeti <gcardeti a yahoo.it>
A: rugbylist a rugbylist.it
Inviato: Lunedì 5 Settembre 2011 10:14
Oggetto: R: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano

Squadre e aziende di rugby in Italia - http://www.coobiz.it/it/aziende/trova/1?q=rugby
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Le cose dette nell'intervista sono di una banalità estrema, probabilmente ha sbagliato i tempi ma quello che ha detto è la pura e semplice verità. Cosa a cui non siamo abituati.
Piuttosto secondo la mia opinione diventa decisivo nel quadriennio Brunel un cambio di rotta da parte della Federazione.
Bisogna uscire dall'equivoco di questi ultimi anni in cui l'allenatore della Nazionale è esclusivamente un selezionatore ed avere il coraggio di affidare a Brunel non solo la guida della Nazionale, ma di tutto l'alto livello (gestione rapporti con le franchigie riguardo alla gestione dei giocatori di interesse nazionale, rapporti con le accademie federali, organizzazione campionati apicali, rapporti con le nazionali giovanili e chi più ne ha più ne metta).
L'allenatore della nazionale deve dare l'impronta a tutto il movimento (nessuno si ricorda di Villepreux?), poi se fa bene lo riconfermiamo, se fa male lo mandiamo a casa.
In questa maniera invece non si capisce mai di chi sia la colpa di qualsiasi cosa succeda.
E negli equivoci da sempre ci sguazzano un sacco di persone incompetenti.
Giovanni
 
 
 

Lun 5/9/11, Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it> ha scritto:


Da: Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it>
Oggetto: I: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano
A: "rugbylist a rugbylist.it" <rugbylist a rugbylist.it>
Data: Lunedì 5 settembre 2011, 09:12


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La cosa preoccupante è che ha ragione al 100%.............
 
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Salvatore Messina


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Da: VolpeFast <volpe_angelo a fastwebnet.it>
A: list <rugbylist a rugbylist.it>
Inviato: Sabato 3 Settembre 2011 20:26
Oggetto: [RUGBYLIST] Mallett, analisi impietosa del rugby italiano

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L’intervista che non ti aspetti dal CT della nazionale alla vigilia dei mondiali. Spara a zero su alcuni giocatori. Ha scelto il peggior momento per togliersi i sassolini dalla scarpa. Immagino che avrà una pessima influenza sull’umore della squadra e in particolare dei giocatori presi di mira. Non saranno certamente dei campioni internazionali ma come si fa a esprimersi in questo modo a pochi giorni dall’inizio? Come tatto e tempismo Mallett è a zero.
 

 
Mallett boccia l'Italia
«Ho numeri 10 di scarto»
(do.e.) Avrebbe voluto allenare l'Italia
ancora per un paio d'anni, invece a fine
Mondiale dovrà lasciare il posto a Jacques
Brunel. Forse per questo Nick Mallett,
sbarcato ieri a Nelson con i suoi (ancora
per poco) azzurri, dice quello che pensa
senza preoccuparsi delle conseguenze.
A planetrugby.com, per esempio,
ha confidato di considerarsi un uomo
fortunato. Nel farlo, però, ha ridotto
malissimo il rugby tricolore. «In Italia
non ho molto credito, visto che non mi
hanno rinnovato il contratto. Ma sono
comunque fortunato perché allenare
la nazionale non mi ha rovinato la
reputazione. Ho ricevuto molte proposte
di lavoro, l'ultima dal Tolone. Ho detto
no perché adesso penso alla Coppa del
Mondo, ma a giugno tornerò in Francia
o in Inghilterra». Poi l'affondo: «In Italia
non esiste un mediano d'apertura in
grado di giocare in una prima divisione
intemazionale. Orquera è al Brive, ma è
seconda o terza scelta, Bocchino è stato
tagliato dagli Aironi. Questi sono i miei
numeri io in Nuova Zelanda. Neppure
Figi, Samoa o Giappone hanno queste
difficoltà, e prima di trovare Semenzato e
Gori non avevo un numero 9. Per questo
dico che allenare l'Italia è una sfida
enorme e molto rischiosa».
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L’intervista che non ti aspetti dal CT della nazionale alla vigilia dei mondiali. Spara a zero su alcuni giocatori. Ha scelto il peggior momento per togliersi i sassolini dalla scarpa. Immagino che avrà una pessima influenza sull’umore della squadra e in particolare dei giocatori presi di mira. Non saranno certamente dei campioni internazionali ma come si fa a esprimersi in questo modo a pochi giorni dall’inizio? Come tatto e tempismo Mallett è a zero.
 
 
  
Mallett boccia l'Italia 
«Ho numeri 10 di scarto» 
(do.e.) Avrebbe voluto allenare l'Italia 
ancora per un paio d'anni, invece a fine 
Mondiale dovrà lasciare il posto a Jacques 
Brunel. Forse per questo Nick Mallett, 
sbarcato ieri a Nelson con i suoi (ancora 
per poco) azzurri, dice quello che pensa 
senza preoccuparsi delle conseguenze. 
A planetrugby.com, per esempio, 
ha confidato di considerarsi un uomo 
fortunato. Nel farlo, però, ha ridotto 
malissimo il rugby tricolore. «In Italia 
non ho molto credito, visto che non mi 
hanno rinnovato il contratto. Ma sono 
comunque fortunato perché allenare 
la nazionale non mi ha rovinato la 
reputazione. Ho ricevuto molte proposte 
di lavoro, l'ultima dal Tolone. Ho detto 
no perché adesso penso alla Coppa del 
Mondo, ma a giugno tornerò in Francia 
o in Inghilterra». Poi l'affondo: «In Italia 
non esiste un mediano d'apertura in 
grado di giocare in una prima divisione 
intemazionale. Orquera è al Brive, ma è 
seconda o terza scelta, Bocchino è stato 
tagliato dagli Aironi. Questi sono i miei 
numeri io in Nuova Zelanda. Neppure 
Figi, Samoa o Giappone hanno queste 
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Bisogna uscire dall'equivoco di questi ultimi anni in cui l'allenatore della Nazionale è esclusivamente un selezionatore ed avere il coraggio di affidare a Brunel non solo la guida della Nazionale, ma di tutto l'alto livello (gestione rapporti con le franchigie riguardo alla gestione dei giocatori di interesse nazionale, rapporti con le accademie federali, organizzazione campionati apicali, rapporti con le nazionali giovanili e chi più ne ha più ne metta).
L'allenatore della nazionale deve dare l'impronta a tutto il movimento (nessuno si ricorda di Villepreux?), poi se fa bene lo riconfermiamo, se fa male lo mandiamo a casa.
In questa maniera invece non si capisce mai di chi sia la colpa di qualsiasi cosa succeda.
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Data: Lunedì 5 settembre 2011, 09:12


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Mallett boccia l'Italia
«Ho numeri 10 di scarto»
(do.e.) Avrebbe voluto allenare l'Italia
ancora per un paio d'anni, invece a fine
Mondiale dovrà lasciare il posto a Jacques
Brunel. Forse per questo Nick Mallett,
sbarcato ieri a Nelson con i suoi (ancora
per poco) azzurri, dice quello che pensa
senza preoccuparsi delle conseguenze.
A planetrugby.com, per esempio,
ha confidato di considerarsi un uomo
fortunato. Nel farlo, però, ha ridotto
malissimo il rugby tricolore. «In Italia
non ho molto credito, visto che non mi
hanno rinnovato il contratto. Ma sono
comunque fortunato perché allenare
la nazionale non mi ha rovinato la
reputazione. Ho ricevuto molte proposte
di lavoro, l'ultima dal Tolone. Ho detto
no perché adesso penso alla Coppa del
Mondo, ma a giugno tornerò in Francia
o in Inghilterra». Poi l'affondo: «In Italia
non esiste un mediano d'apertura in
grado di giocare in una prima divisione
intemazionale. Orquera è al Brive, ma è
seconda o terza scelta, Bocchino è stato
tagliato dagli Aironi. Questi sono i miei
numeri io in Nuova Zelanda. Neppure
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(do.e.) Avrebbe voluto allenare l'Italia 
ancora per un paio d'anni, invece a fine 
Mondiale dovrà lasciare il posto a Jacques 
Brunel. Forse per questo Nick Mallett, 
sbarcato ieri a Nelson con i suoi (ancora 
per poco) azzurri, dice quello che pensa 
senza preoccuparsi delle conseguenze. 
A planetrugby.com, per esempio, 
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fortunato. Nel farlo, però, ha ridotto 
malissimo il rugby tricolore. «In Italia 
non ho molto credito, visto che non mi 
hanno rinnovato il contratto. Ma sono 
comunque fortunato perché allenare 
la nazionale non mi ha rovinato la 
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no perché adesso penso alla Coppa del 
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