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[RUGBYLIST] La rabbia senza l'orgoglio

Alberto Soave alberto.soave a gmail.com
Gio 31 Ott 2013 14:52:13 CET


Questa mattina, sfogliando Repubblica, nelle pagine dello sport nazionale
trovo un articolo sul rugby:

*Vergogna rugby giovani
insulti a disabile: radiato*

Fra me e me penso che sia vergognoso,
- in primo luogo, insultare un disabile, anzi, insultare chiunque per una
ragione tutto sommato futile come una partita;
- in secondo luogo: che è un peccato che del nostro sport si parli solo per
la nazionale o in occasioni come queste. Ci vedo un fondo di malignità, un
tentativo di riabilitare il calcio dicendo "tanto sono tutti uguali":
- infine che, a prescindere da tutto il resto, la Federazione abbia fatto
benissimo a radiare il colpevole, dando un segnale molto forte e che, tutto
sommato, è bene che si sappia che nel rugby non si usa il guanto di velluto
nei confronti di chi sbaglia.

Poi, leggendo l'articolo - diciamo così - mi sono arrabbiato. Nell'Amatori
Genova ho iniziato, poi, una decina di anni dopo, vi ho concluso la mia
umile "carriera" rugbistica, giocando sempre in prima linea, giocando per
tre o quattro anni col personaggio citato.
A proposito del nostro, spiace anche che abbia buttato via almeno vent'anni
di lavoro col rugby giovanile, finendo fra l'altro nel reportage di Marco
Paolini dedicato al rugby su La7. Però, se a cinquant'anni suonati non si
riesce ad avere il controllo dei propri nervi e dei propri comportamenti è
meglio starsene a casa e non svolgere un ruolo che è bel oltre che
sportivo, perché chi si occupa delle giovanili è anche e soprattutto un
educatore.

Per completezza, trascrivo l'articolo.

Alberto

PS: non credo che la giornalista sia del mestiere, perché c'è qualche
imprecisione, ad esempio sul terzo tempo.

*Vergogna rugby giovani
insulti a disabile: radiato*
di *Alessandra Retico*
*
*
Una domenica d'aprile su un campo di rugby. E' il terzo tempo, quello nel
quale bisognerebbe stringersi comunque la mano. Chi gioca con l'ovale lo
sa, è la prima regola che insegnano ai ragazzini. Gli adulti però
dimenticano: si è appena conclusa la gara under 20 tra gli Amatori rugby di
Genova contro Province dell'Ovest, franchigia tra Imperia e Sanremo.
Massimo Rattazzi, presidente della società genovese, fa il guardialinee
quella domenica: allo scadere assegnano una meta ai suoi (il match finisce
15-14), lui è euforico: «In finale andiamo noi, ve lo abbiamo messo nel
c...». Per spiegare meglio, esorta gli avversari. «Andate a spingere la
carrozzella con il vostro presidente». Parla di Massimo Poggio, presidente
delle Province dell'Ovest, che ha un figlio paraplegico. Poggio sporge
denuncia. La commissione giudicante della Federazione rugby esamina il
caso, fa le sue indagini, ascolta testimoni e alla fine decide, proprio
pochi giorni fa, con una sentenza firmata dal procuratore Fabio Pennisi:
Rattazzi, insegnante di scuola media, oltre che presidente sportivo, viene
radiato, Genova penalizzata con 1500 euro di multa. L'altro quotidiano
razzismo, non solo nel calcio, ma nello sport di ogni famiglia. Il rugby ha
oltre 100mila tesserati, anche se non va in copertina. Massimo Rattazzi
l'aveva già fatto: all'andata di under 14 tra Genova e Province dell'Ovest,
il 2 dicembre 2012, aveva insultato il padre di un ragazzo dicendogli
«tornatene a casa, romano». Un'abitudine all'intolleranza, secondo il
giudice sportivo, oltre che «gravissima violazione dei principi di
educazione, rispetto e solidarietà sociale da osservarsi nei confronti di
qualsiasi persona, tanto più se portatore di gravi handicap psico-fisici o
se suo familiare, e dei principi cardine dello sport». Da ricordare, ogni
domenica e ogni giorno, a tutto campo.
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