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[RUGBYLIST] R: I: R: R: R: R: Malagò e la scuola

ilfalco7 ilfalco7 a libero.it
Lun 4 Ago 2014 09:30:21 CEST


Mi spiace ma i numeri sono diversi. Dipende da che tipo di lavoro fai.


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<div>-------- Messaggio originale --------</div><div>Da: Salvatore Messina <totorugby a yahoo.it> </div><div>Data:04/08/2014  08:02  (GMT+01:00) </div><div>A: rugbylist a rugbylist.it </div><div>Oggetto: [RUGBYLIST] I:  R:  R:  R:  R:  Malagò e la scuola </div><div>
</div>Probabilmente, nonostante le tante condivisioni, nessuno ha letto bene il messaggio di Luciano. In pratica dice che i numeri dei ragazzi che passano al rugby sono così bassi che QUALSIASI tipo di intervento venga fatto oggi nelle scuole ha solo una minima influenza nel movimento generale. Su una classe di 20 bambini solo 1 arriva a giocare a rugby (e può anche essere femmina)!

I campionati studenteschi servono solo a fare numeri perché i ragazzi vi partecipano perché in parte “obbligati” dalla scuola e in parte perché è un’attività diversa. Finita la scuola solo quel 3% farà rugby agonistico presso il club. E qui entrerà anche in gioco la capacità di allenare dei vari “volontari” ed il livello di rugby che riusciranno a trasmettere.
La Francia sta vivendo gli stessi nostri problemi. Ancora più drammaticamente perché il loro livello era notevolmente superiore al nostro e il loro campionato è il più seguito e più ricco del mondo. Il divario con il mondo anglosassone (Argentina segue il modello scolastico inglese/USA e Giappone pure) diventa sempre più ampio ed appare incolmabile. Nel sistema scolastico anglosassone lo sport agonistico fa parte delle materie di insegnamento al pari di matematica e storia.

Spesso chi inizia a fare “interventi nelle scuole” viene illuso dall’effetto novità: i numeri sembrano molto più alti ma questo deriva unicamente dal fatto che la prima volta si recuperano i ragazzi non “reclutati” prima. Poi si continua con la media di 4/5 ragazzi ogni 100 “lavorati”. Tenendo conto di tutta l’attività di promozione, aggiunta al lavoro nelle scuole, sono le classiche annate che rimpinguano le varie Under. Numeri sufficienti per chi inizia con l’U8, assolutamente “inutili” per chi inizia con l’U14.

Tutto da rifare?

Assolutamente sì…
 
Salvatore Messina




Il Domenica 3 Agosto 2014 19:57, ilfalco7 <ilfalco7 a libero.it> ha scritto:


Ho insegnato a scuola privata x fortuna xche potevo farlo alla materna ed elementari ma facevo attività motoria e propedeuca all acrobatica. Poi ho cominciato ad insegnare a scuola giochi con la palla per migliorare le capscita cordinative indirizzandole al rugby nel doposcuola. La naturale evoluzione è stato poi di portarli su un campo per fare il vero rugby. Nella scuola si puo fare tutto non il vero rugby ma si può introdurre. Ovvio meglio è ai piu piccoli. Ma quello che è fondamentale è avere le idee chiare su quello che si vuole e su questo sviluppare un progetto. Posso dire con l esperienza di tanti anni che purtroppo per cosa fare nella scuola e come coniugare scuola e club questo progetto non c è.  Non c è nella fir ma non c è nei club e non c è in chi di occupa di rugby. In tutti questi anni quasi nessuno con cui mi sono confrontato ha un idea chiara delle linee guida. E se qualcuno ce l ha ha difficoltà a farlo applicare nel club e anche nella scuola. La mancanza di risorse concorre rendere difficile il dedicarsi al mondo della scuola.


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-------- Messaggio originale --------
Da: luciano37 a libero.it
Data:03/08/2014 18:01 (GMT+01:00)
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] R: R: R: Malagò e la scuola

Condivido Giorgio, eccome. E non da ora.
 Esperienza personale: quando anni fa, molti anni fa purtroppo, andavo in vacanza con figlio piccolo al seguito, il problema era non far annoiare il bambino durante le soste. Nel bagagliaio un pallone da rugby ed era fatta. E non c'era ancora il Sei Nazioni e la tv globale! 
 Un giorno, sul prato della Basilica del Macereto, nelle Marche, mio figlio, avvicinandosi col pallone a un gruppo di bambini, ebbe dapprima curiosità poi  un successo enorme. Dopo pochi minuti tutti amici e tutti a giocare. Ho ancora una foto: 17 bambini. E intanto i genitori facevano conoscenza, Il che non guasta mai, e apprendevano che il rugby non era quello dei film americani.
Se si può fare nei prati, sì, penso si possa fare anche a scuola, anche con numeri ristretti....
L. Rav.. . 

----Messaggio originale----
Da: gima_g a libero.it
Data: 03/08/2014 15.21
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] R:  R: Malagò e la scuola

Se volete fare un processo agli insegnanti mi ritiro in buon ordine,  se invece volete provare a discutere di lanciare il Rugby nella scuola italiana dobbiamo parlare realisticamente.
Se andiamo in una qualunque scuola italiana dalle elementari alle superiori e mettiamo in mano un pallone da rugby ai bambini/ragazzi questi si divertiranno molto più che provando qualsiasi altro sport !!!!!
IMPOSSIBILE CHE NON CONDIVIDIATE
Allora creiamo le strutture con del personale adatto per fare ciò, dalla presentazione del progetto al Direttore didattico ai tecnici preparati che affianchino maestri/insegnanti ed il risultato arriverà in poco tempo.
Poi ...... vedi puntate precedenti

un abbraccio a tutti

Giorgio

----Messaggio originale----
Da: jeppo678 a virgilio.it
Data: 03/08/2014 10.26
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] R: Malagò e la scuola

Visitando molte scuole in tutte le parti d'Italia è molto raro vedere un insegnante di Educazione Fisica indossa una tuta, e in realtà di insegnare tecniche e abilità. Jeans, caffè e giornale sono all'ordine del giorno, comprese le conversazioni su imminente pensionamento e 'non vedo l'ora'.
I giovani possono scegliere di non partecipare in attività motoria a tutte le età, senza motivo particolare. Alcuni prendono parte senza cambiare i loro vestiti, ma sono dotate di spray deodoranti per dopo. Ci sono poche altre materie scolastiche che possono scegliere di partecipare (religione?).
La gente va in palestra, ma si lamentano che non possono parcheggiare abbastanza vicino, o che devono salire le scale per raggiungere la palestra. Portano cmq. le ultime mode nell'abbigliamento palestra.
 
Luciano fa giustamente notare le statistiche relative alla  partecipazione, e questo; in qualche modo; in grado di spiegare le cifre basse. Egli ha tuttavia chiesto la domanda migliore; quanti insegnanti/allenatori/educatori sono preparati per insegnare l'attività di qualità nelle scuole? Vorrei chiedere; Quanti club in realtà monitorare il progresso e lo sviluppo delle loro allenatori, e offrono percorsi di miglioramento? Qui abbiamo poi una anomalia; molte persone con tempo per visitare le scuole e insegnare lo sport sono anche disoccupati. Possano essere invitato a partecipare ad un aggiornamento tecnico ogni due anni per mantenere  la loro tessera F.I.R.. Questo spesso può essere lontano 100 km., e la spesa può essere proibitivo.
Troppi club; e cito per esperienza diretta; vedano i loro allenatori Mini Rugby come babysitter. Se l'allenatore è assente allora chiunque farà; un paio di giocatori Under 16; un genitore ecc. Un presidente di club mi ha chiesto perché era necessario per gli allenatori di essere qualificati e  perché avevano bisogno di frequentare corsi di aggiornamento. "Loro sanno come  giocare il rugby; hanno giocato per 15 anni in C1, sanno come allenare ... ".
I club in zone di rugby stabiliti non hanno alcun problema con il loro reclutamento, e sono aiutati da finanziamenti F.I.R. per premiare 2 x Under 14 ecc. Forse questi premi dovrebbero invece essere assegnati ai club che stanno effettivamente cercando duramente per avere uno Under 14, ma lotta perché mancanza di risorse; non può ottenere uno sponsor per pagare la benzina dell'educatore, ecc.
Nell'ambiente federale sembra che la direzione in alto (la testa del pesce) può cambiare, così come lo strato successivo di gestione. La  gestione attuale rapporti coi club non cambia mai però; è completamente indipendente dalla dirigenza, e chiede semplicemente la gestione superiore a ratificare i loro piani. Questo significa che i dipendenti sono 'auto-eletto', non vi è concorrenza per posti di lavoro regionali, selezionando semplicemente un lavoro per l'uomo, non l'uomo migliore per il lavoro. Non stupisce quindi che le cose non cambiano mai, solo il volume di ciecamente dire 'sì'.
Jeppo
 
-----Messaggio originale-----
From: piero filotico
Sent: Sunday, August 03, 2014 1:03 AM
To: rugbylist a rugbylist.it
Subject: [RUGBYLIST] R: Malagò e la scuola
 
Caro Luciano, secondo me hai ragione da vendere e per questo mi fa infuriare
il tempo e i soldi persi stupidamente fin dal primo 6 Nazioni che tanti
entusiasmi fece nascere. Se si fosse cominciato allora a lavorare su un
progetto serio, quanti bambini di quegli anni avremmo oggi sui campi? E
quale sarebbe stato lo sviluppo geometrico del proselitismo? E chissà che
qualche altro talento non fosse già pronto?
Ora tocca ricominciare daccapo, ma non mi pare che l'attuale vertice sia
molto diverso da quello dondiano.
 
-----Messaggio originale-----
Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it]
Per conto di luciano37 a libero.it
Inviato: sabato 2 agosto 2014 18:53
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] Malagò e la scuola
 
Cari amici di rugbylist,
ho letto e continuo a leggere con grande interesse il dibattito in List sul
rugby e la scuola, che va avanti da parecchi giorni e desideravo mettere nel
discorso il problema demografico, che - se non mi sono perso qualcosa - non
mi pare sia stato mai citato.
Assodato che tutti gli sport puntano sulla scuola, non è importante - è una
domanda, non una critica - nella scelta e/o nello sviluppo di un  progetto,
anche il numero a disposizione dei potenziali educatori dei futuri
rugbisti?.
Cito a memoria ma mi pare che, dati Istat, i nati in Italia (Paese a
crescita
zero) nel 2013 siano stati poco più di 510 mila, grosso modo metà maschi e
metà femmine.
Sempre nel dibattito scuola-sport (che non è, quindi, solo del rugby) ho
letto poco tempo fa che il calcio, che ha 13 volte i tesserati del rugby,
attirerebbe almeno il 50 per cento dei bambini orientati allo sport, seguito
da volley, basket e nuoto. Se la stima è concreta, fatti - anche
all'ingrosso - i dovuti conti e senza trascurare tutti gli altri sport non
citati (arti marziali, tennis, ciclismo ecc.) il rugby avrebbe a
disposizione forse 10-15 mila bambini  all'anno, femminucce comprese, sui
quali "operare". Ma proprio Malagò ha detto che in Italia circa il 40  per
cento non fa nessuno sport. La cifra si riduce ulteriormente e il lavoro mi
pare diventi veramente improbo per l'organizzazione del nostro rugby. Un
bambino al rugby può equivalere alla scoperta di un tesoro? .
Se la mia osservazione è proprio fuori tema, scusate l'intrusione Luciano
Ravagnani
 
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