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[RUGBYLIST] I: I: ITSLIA SCOZIA

Salvatore Messina totorugby a yahoo.it
Lun 24 Feb 2014 13:48:00 CET


Appunto... non siamo in grado di farlo...
Chi ha le capacità tecniche di fare tali valutazioni non ha potere politico e chi ha potere politico, pur avendo le capacità tecniche, lo utilizza per mantenerlo o aumentarlo.

In Italia lo sport, come tutto il resto d'altronde (per fortuna!), si basa sul volontariato o sulle sovvenzioni private. Lo stato è inesistente se non per garantire posti di lavoro e potere politico. Non esiste meritocrazia dopo la revisione culturale per cui chi è bravo "offusca" chi non lo è. E su questo la politica e la burocrazia (come la scuola) ci marciano.
In un periodo di nuova stabilizzazione economica e con lo spostamento dei centri economici in Europa e in oriente, l'apporto mecenatistico dei privati "locali" viene sempre più a mancare. Il volontariato per definizione non prevede selezione in base alle capacità. Rimangono i professionisti che si guardano bene dal perdere il posto di lavoro e seguono solo le direttive "nazionali" facendo il "compitino".

Un cane che si morde la coda... 
Con l'aggiunta di una totale incompetenza del movimento degli appassionati di rugby che poco sanno delle problematiche della base e delle competenze tecnico/atletiche richieste da questo sport. Da noi il rugby è visto più o meno come il wrestling: non interessa il risultato sportivo ma attira l'ambiente ludico/goliardico. Purtroppo su questo non si creano i presupposti per una critica costruttiva.

Se poi aggiungiamo un intero movimento mondiale in crisi con i campionati SANZAR stracolmi di campioni ma poveri d'ingaggi (e pubblico) con i giocatori in perenne dubbio se rimanere nel giro delle nazionali o emigrare, Premier e TOP14 che dominano a livello di budget ma non contribuiscono alla formazione dei giocatori e una ingessatura della diffusione del rugby per ovvie ragioni di potere politico/economico, possiamo farci un quadro delle difficoltà italiane di risalire il ranking.

Rendiamoci conto che se la Cina, gli USA, la Germania e la Russia si impegnassero veramente, nel giro di pochi anni spazzerebbero via le attuali potenze rugbystiche. Ma il rugby, fortunatamente, non piace. Troppo faticoso, troppo elitario e pericoloso al pari della boxe.

In questo momento iniziamo ad avvertire la controtendenza: sempre meno pubblico, sempre meno giocatori ed evidenti limiti strutturali nel percorso di formazione. Rimarremo nel 6 Nazioni (finché esisterà) perché escludere l'Italia significherebbe escludere prima Scozia, Galles e Irlanda. Cominceremo anche a vincere regolarmente perché noi difficilmente potremo peggiorare mentre le altre union sono al loro limite di sviluppo massimo.

In attesa di capire quale sarà la nuova struttura del rugby europeo...
 
Salvatore Messina



Il Lunedì 24 Febbraio 2014 12:56, Giovanni Ciraolo <jxcira a tin.it> ha scritto:
 
I giocatori non fanno ciò 
che dice l'allenatore...o sono atleticamente insufficienti...o non capiscono 
l'allenatore...o scelgono di non seguirlo. A seconda delle ipotesi si licenzia o 
l'allenatore o il preparatore o i formatori o gli stessi giocatori! Si, ma 
siamo in grado di farlo? Siamo in grado di rendere il rugby 
(attraverso nostre scelte radicali di trasformazione) un'isola felice in un 
paese sportivo non competitivo?
Dei problemi di 
ottimizzazione atletica purtroppo riguardano non sono il rugby, ma l'intero 
sport italiano. Nelle olimpiadi invernali raccogliamo poco. Ancor meno nel 
settore leader dello sport, cioè l'atletica leggera. Perlomeno la Fidal sembra 
aver tratto le conseguenze dal disastro del 2013. La nostra Federugby 
invece sembra resistere a molte critiche anche 
talvolta costruttive: certo, in  molti c'è passione e 
abnegazione, ma le idee non sono chiarissime. Si ha fiducia che l'Italia 
venga trascinata verso l'alto coabitando con i paesi leader. In alcuni casi 
questo succede pure.
D'altra parte con chi 
dovremmo giocare, se non  con le attuali nazionali storiche del 
rugby? Vogliamo forse creare dei nuovi tornei di rugby latino? O di rugby 
dolomitico, dove poter sfruttare il nostro maggior fiato di alpinisti! Alla fine 
o mangi la minestra oppure......
Però è un momento molto 
difficile per lo sport italiano. Non so chi siano i responsabili di questo, 
ma mancano rodate realtà sistemiche di selezione nazionale. A mio 
parere c'è anche la scomparsa di alcune scuole, fatte di leaders entusiasti e di 
giocatori attenti (che pure esistono): si trasformano per adattamento strutture 
provinciali e localmente ci sono vivai, tradizione, spessore. Ma a livello 
nazionale c'è un'azione insufficiente (quando esiste) di molta nostra 
classe dirigente, tra l'altro troppo numerosa (non solo quella politica, anche 
quella aziendale che costeggia clubs e associazioni). Vi sono 
controprestazioni anche in discipline di squadra dove i tesserati sono 
centinaia di migliaia (5 o 6 volte la FIR).
Si rischia di diventare, 
anche nel rugby, un esercito di Franceschiello, perlopiù attivato da 
riservisti!
Queste difficoltà però non 
devono deprimere. E' nella difficoltà che si vedono le persone giuste e 
vere!
giov.        
----- Original Message ----- 
>From: Salvatore  Messina 
>To: rugbylist a rugbylist.it 
>Sent: Monday, February 24, 2014 8:14  AM
>Subject: [RUGBYLIST] I: ITSLIA  SCOZIA
>
>
>Se l'allenatore, che conosce vita morte e miracoli della sua  squadra, ha detto quello che ha detto, noi che ne siamo fuori non possiamo far  altro che accettare.
>
>
>Al  massimo possiamo solo considerare che i giocatori in campo NON fanno quello  che chiede l'allenatore e questo è un problema perché o lo fanno per  incapacità atletica o lo fanno per incomprensione delle consegne o lo fanno  per scelta. 
>
>
>Nel  primo caso significherebbe che il lavoro di preparazione atletica è sbagliato  o che molti giocatori non ce la fanno più a seguirlo. In questo caso si cambia  il preparatore o i giocatori.
>Nel  secondo caso significa che dal punto di vista delle capacità attitudinali  molti dei giocatori in campo non sono pronti per l'alto livello  internazionale. In questo caso si cambia chi li forma o si cambiano i  giocatori.
>Nell'ultimo  caso significa che il modo di gioco proposto dall'allenatore non è  accettato/gradito dai giocatori. In questo caso si cambia l'allenatore o i  giocatori che non gradiscono tale piano.
>
>
>Le  soluzioni ci sono... basta metterle in atto rapidamente e non quando i buoi  sono scappati...
>
>
>Abbiamo  PERSO con un Galles inguardabile, PERSO con una Francia che si è riposata nel  primo tempo in vista del Galles (con cui hanno PERSO) e PERSO con una Scozia  al minimo storico (se pensiamo alla tradizione alle spalle di quella  union).
>
>
>Qualcuno  mi dica dov'è il progresso... a parte il numero dei caps e dei placcaggi,  buoni solo per rivenderli in spot pubblicitari...
> 
>Salvatore Messina
>
>
>
>Il Domenica 23 Febbraio 2014 18:58,  Familiari Paolo <Paolo.Familiari a eni.com> ha scritto:
>
>Il problema rispetto alla Francia, che sta giocando molto male, è il  bacino dove attingere che è assolutamente diverso!
>Credo sinceramente che stiamo migliorando a livello tecnico e di  individualità singole anche rispetto allo scorso anno, quello che non accetto  (meglio dire non giustifico) è l'atteggiamento mentale che trovo  sbagliato! 
>Giochiamo bene quando siamo sotto, giochiamo malissimo quando siamo  evidentemente superiori come ieri o come nei test match con squadre tipo Fiji  o Tonga!
>Siamo ancora in fase di crescita con ottimi giovani che spero non ci  illudano troppo!
>Sono deluso perché dopo 14 anni di 6 nazioni non mi aspettavo di vincere  tutte le partite ma di constatare un cambiamento mentale che non c'è stato,  mentre personalmente credo che a livello tecnico/fisico i miglioramenti siano  evidenti!
>Non trovo neppure ci siano problemi atletici, problemi che invece ho  visto in una Francia particolarmente stanca
>Ciao
>
>
>Paolo FAMILIARI
>Finance Manager
>Chef Département Finances
>
>eni gabon s.a.
>Siège social: Boulevard 
  du Bord de Mer
>B.P. : 7270 Libreville Gabon
>Email:paolo.familiari a eni.com
>Tél (Bur) : +241 01 79 45  00 Poste : 65 822
>Mobile (Bur) : +241 06 00 24 93
>
>Il giorno 23/feb/2014, alle ore 18:35, "Giovanni Ciraolo" 
  <jxcira a tin.it> ha scritto:
>
>
> 
>>Vedo in list opinioni come quella di  Gian Domenico, di Paolo e Fabio ispirate al pessimismo. Pessimismo sul  carattere e la lucidità dei nostri giocatori. Non è mia intenzione  criticare, anche se il carattere di noi italiani è sempre criticabile: ci  trasformiamo troppo spesso producendo risultati alterni. Ma vorrei  porre una domanda, aldilà della forza delle squadre in campo nel 6N. Non è che in questo 6 Nazioni chi vince è  semplicemente chi sbaglia di meno dell'avversario? Punteggi bassi tra le  squadre più in forma, vittorie realizzate con poche azioni determinanti,  difese che assediano l'attaccante. Mi sembra semplicemente che vince  chi sbaglia poco. Contro la Francia l'Inghilterra ha sbagliato di più pur  giocando meglio. Ed ha perso.
>>Sull'Italia vorrei dire solo una cosa. Il  carattere non mi sembra il punto fondamentale. Se non stai troppo bene e ti  tremano le gambe, secondo me non  c'è carattere che tenga. C'è un  problema atletico in questa squadra? A me sembra di sì. Ma un'altra cosa è  più importante di questo. A mio parere c'è stata una interruzione  nell'evoluzione del livello tecnico della squadra. Molti stranieri  sostengono che il match con la Scozia è stato equilibrato ma non dal  punto di vista tecnico. Nel passato siamo stati in procinto di uscire  dal 6 Nazioni e la giustificazione riguardava proprio la tecnica. Il  livello tecnico è una responsabilità solo di Brunel. Lo abbiamo assunto in  Italia per rafforzare la psicologia dei giocatori e l'assetto in campo. Ma  se la tecnica di gioco è insufficiente, non c'è psicologia e carattere che  tenga. Puoi essere anche Napoleone ma se i tuoi giocatori non  soddisfano quelle basi di gioco necessarie per
 vincere, perdi. Che  so io, falcate giuste per cambi di direzione rapida ed  anche gestione dello stile di corsa, annullamento dei riferimenti  degli avversari, sincronizzazione delle coppie in attacco. Un giocatore  internazionale, ed i nostri lo sono, deve fare queste cose alla  perfezione. Qui non c'è considerazione che tenga. E' vero quello che  dice Gian Domenico, cioè vi sono problemi gravi tra federazione e  clubs. Questi problemi però li ha anche la Francia e molto più  acutamente di noi e da molto tempo. Brunel deve poter disporre dei  suoi giocatori per periodi sufficienti e raddrizzare tecnicamente la  squadra. Senza difesa adeguata si perde, ma senza basilari elementi in  attacco non si vince!
>>giov.                      
>>----- Original Message ----- 
>>>From: Gian Domenico  Mazzocato 
>>>To: RUGBYLIST 
>>>Sent: Sunday, February 23, 2014 1:55  AM
>>>Subject: [RUGBYLIST] ITSLIA  SCOZIA
>>>
>>>
>>>Io non mi  capisco.
>>>ma prima di  buttarci in analisi tecniche vogliamo dire che la nostra nazionale ha  dimostrato di non avere nè personalità nè identità.
>>>E, mi piange  il cuore dirlo, forse non ha neanche l'orgoglio della propria immagine.  Castro se la spende negli spot televisivi e gli altri... meglio non  dire. Voglio dire: almeno Castro monetizza, gli altri neanche  quello.
>>>Se Brunel  dice che è la peggiore parita dell'Italia, vuol  dire che lui l'ha mandata in campo con la mente da resettare, con  l'atteggiamento sbagliato.
>>>Poi parliamo  di touche, di prima linea, di terza linea. Di capacità di leggere le fasi  di gioco.
>>>ma gestirle,  le fasi voglio dire, è compito della testa.
>>>gian doenico  mazzocato
>>> 
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