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[RUGBYLIST] R: SECONDO VOI

Luca Oliva lucaoliver63 a gmail.com
Dom 8 Feb 2015 13:57:01 CET


La scelta strategica che è stata fatta in questi anni è molto evidente.
Si è scelto di "costruire" il vertice, e di lì a cascata tutto il resto.
Si è partiti dalla squadra nazionale, cui è stato affidato prima un 
allenatore di grande professionalità arrivato dall'estero, poi uno staff 
altrettanto articolato e professionale.
Poi ci è resi conto che il numero di atleti su cui lavorare era troppo 
limitato, e che era necessario allargare il bacino di atleti da cui 
attingere per costruire la squadra.
Allora sono state costituite le franchigie, drenando il campionato 
nazionale, per avere una base allargata (60-70 atleti) da cui "pescare" 
per effettuare le convocazioni, atleti che fossero allenati a competere 
in manifestazioni di ritmo ed intensità superiori.
Forse però due franchigie non bastano più, e qualcuno comincia a 
insinuare la necessità di una terza franchigia, per aumentare la base 
(ma forse bisognerebbe dire il "vertice") su cui lavorare.
Qualcun altro comincia a porsi però un interrogativo: ma questi 
100-atleti-100 su cui lavorare da dove arrivano ? dai club ? dalle 
accademie ? qual è il sistema a cui pensiamo ?
Spingendo alle estreme conseguenze il paradigma finora impostato 
dovremmo pensare ad una serie di campionati giovanili, ma anche minori, 
totalmente gestiti dalla federazione, con l'unico scopo di allevare "in 
batteria" i futuri adepti della nazionale.
Un rugby totalmente staccato dalla base, cioè ai club, cui forse 
verrebbe demandato l'organizzazione di tornei e competizioni nel più 
classico stile "rugby e salsicce". Un roots rugby, dunque, buono solo 
per allevare tifosi della nazionale, insomma gente da stadio e da 
audience televisiva.
E' un pò questo che tutti noi ci sentiamo.
Esiste un'alternativa ? Certo, è restituire centralità ai club, ridare 
loro risorse e fiducia nella capacità di "costruire" talenti in casa da 
affidare poi alla crescita nelle proprie accademie o in accademie di 
maggiore prestigio magari all'estero ("ogni club, un accademia", 
potrebbe essere lo slogan).
Ritornare dunque ad un sistema che ha consentito comunque alla nazionale 
di sfornare da sempre "prestazioni onorevoli" contro le altre nazionali 
delle home unions e la Francia, anche prima che il confronto sistematico 
rendesse statisticamente più probabile questa eventualità e che ci ha 
consentito, in condizioni particolari, di avere una "generazione 
vincente", quella degli anni '90. Coloro infatti che citano gli 
sporadici successi della nostra nazionale e delle rappresentative 
giovanili negli ultimi anni non fanno altro che sottolineare il 
carattere episodico di tali risultati. Mai, e dico mai, negli ultimi 20 
anni abbiamo avuto una generazione in grado di imporsi sui pari età 
delle altre nazioni europee, e dico soprattutto a livello giovanile dove 
non si dovrebbe ancora risentire del gap di preparazione con i 
campionati professionistici.

Venendo al tuo quesito, Giandomenico, non mi sento di dire nè che siamo 
andati avanti nè che siamo andati indietro, semplicemente siamo rimasti 
al palo.

E questo, lo ribadisco, a prescindere dal risultato della partita di 
ieri che, rivista oggi, evidenzia come alcune scelte diverse a livello 
di formazione avrebbero reso l'esito più incerto e la competizione meno 
frustrante. Ma parliamo sempre di "vertice", dunque, e lì sta l'errore.

Ciao.
Luca

Il 08/02/2015 12:17, Gian Domenico Mazzocato ha scritto:
>
> *Non spacchiamo il capello.
> Facciamoci domande semplici.*
>
> *1)**Questa squadra ha una “idea” di gioco dentro? Ancora più in 
> generale ha un’anima? È gruppo?*
>
> *2)**Ha un progetto?*
>
> *3)**In 15 anni siamo cresciuti o andati indietro?*
>
> *4)**Che cosa abbiamo alle spalle di questi? Il rugby delle accademie?*
>
> **
>
> *Io vedo buio che di più non si può*
>
> *gian domenico m*
>
> **
>
> **
>
> *vieni a trovarmi nel mio sito**
> **http://www.giandomenicomazzocato.it/**
> **i miei libri, le conferenze, **
> **i miei diari di viaggio,**
> **gli appuntamenti e tanto altro*
>
> *scrivimi**
> **giandoscriba a giandomenicomazzocato.it* 
> <mailto:giandoscriba a giandomenicomazzocato.it>*
> **------------------------------------------*
>
> **
>
> *Da:*rugbylist-bounces a rugbylist.it 
> [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] *Per conto di *Luca Oliva
> *Inviato:* domenica 8 febbraio 2015 10.32
> *A:* rugbylist a rugbylist.it
> *Oggetto:* Re: [RUGBYLIST] SECONDO VOI
>
> Nello specifico della partita, abbiamo "sgomberato" i punti d'incontro 
> per avere più difensori nello spazio, in questo modo abbiamo lasciato 
> l'iniziativa all'Irlanda nel gioco aperto. Non avendo avuto una 
> mischia preponderante e essendo stati surclassati in touche, questo 
> praticamente ha voluto dire non avere palloni da giocare per tutta la 
> partita.
>
> Questa è una scelta precisa dello staff tecnico che può essere 
> cambiata già dalla prossima partita con l'Inghilterra: mettere uno o 
> due grilli-talpa in più nei punti di break-down per contestare il 
> possesso e recuperare palloni. Questo comporta naturalmente di 
> "perdere" 1-2 uomini fuori, ed è una scelta che è già stata 
> scartata dal ns staff per avere più efficacia difensiva. Staremo a 
> vedere ...
>
> In generale, il ns rimane un movimento in grado di produrre alcuni 
> buoni giocatori che giocano all'estero, ma non un quantitativo 
> sufficiente per competere ad alto livello. In questo senso, le 
> sconfitte più gravi non sono quelle della prima squadra, che possono 
> essere "drogate" dal lavoro su un gruppo super-professionalizzato, ma 
> quelle delle rappresentative giovanili. La sconfitta 40-13 della 
> nazionale Under 20 nel pantano di Biella è molto più indicativa. È lì 
> che meglio si apprezzano le differenze a livello di costruzione e di 
> formazione dei giocatori.
>
> In sintesi, il livello del ns movimento attuale NON È da top 
> ten mondiale. Dovremmo prima di tutto rendercene conto, e fare un 
> bagno di umiltà. Dopo di che, forse, si può ripartire.
>
> Ciao.
>
> Luca Oliva
>
> Il domenica 8 febbraio 2015, Giovanni Sonego <giovanni a sonego.net 
> <mailto:giovanni a sonego.net>> ha scritto:
>
> Giovanni Ciraolo ha scritto il 07/02/2015 alle 21:50:
>
>     Chi potrebbe lavorare sul dettaglio a mio parere è l’ex-superiore
>     di Brunel, cioè Bernard Laporte. Più si va avanti e più mi
>     convinco che uno come lui potrebbe riorganizzare il nostro rugby.
>
>
> E' proprio qui che ti voglio. Un buon allenatore di nazionale può 
> rinnovare il gioco, portare idee e far ottenere dei risultati alla 
> nazionale, ma non può riorganizzare il nostro rugby. Io sono sempre 
> piu' convinto che la nazionale sia rappresentativa del movimento 
> rugbyistico di un determinato paese. Nazioni che hanno un rugby forte, 
> producono nazionali forti. Nazioni che hanno un movimento debole, 
> producono nazionali deboli. Il nostro movimento rugbyistico forte non 
> è di sicuro, se comparato con quello delle nazionali al vertice 
> mondiale. E infatti le nostre nazionali fanno cagare.
>
> Cercare l'allenatore risolutore di tutti i problemi, il mago che con 
> un colpo di bacchetta e uno di culo fa vincere un gruppo di 
> professionisti che giocano all'estero puo' contribuire a dare un po' 
> di diffusione mediatica. E' proprio questo il principio su cui mi 
> sembra storicamente ispirata la gestione della federazione. Cerchiamo 
> di ottenere i risultati della nazionale e sull'onda dell'entusiasmo 
> arriveranno un sacco di praticanti e costruiremo un movimento solido. 
> Bella genialata. Sono 15 anni e i risultati sono quelli che sono. 
> Sarebbe anche ora che qualcuno se ne rendesse conto e che si 
> cominciasse a rivedere questo approccio fallimentare.
>
> (Ecco cosa intendevo affermare dicendo che anche Brunel è incolpevole)
>
> Ciao
> Giovanni Sonego
>
>
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