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[RUGBYLIST] R: I: R: Re: R: SECONDO VOI

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Mar 10 Feb 2015 13:20:56 CET


Non so cosa si intende per “pecoroni” che vanno allo stadio. E’ evidente che una parte del pubblico dell’Olimpica non è competente in fatto di rugby ma poiché la frequenza allo stadio è diminuita (sabato scorso vi erano ampi vuoti nei distinti e non solo) noto che la percentuale di pubblico non digiuna di rugby tutto sommato cresce. Cresce moltissimo l’afflusso straniero. Molti sono semplicemente attirati dallo spettacolo e dal colpo d’occhio (strepitoso) dello stadio. Se l’Italia vince un match quasi sicuramente lo stadio si riempirà completamente. Avremo probabilmente più pubblico per Italia-Galles rispetto ad Italia-Irlanda: semplicemente perché si giocherà a marzo, e quindi senza freddo. Sabato scorso il tempo era veramente schifoso però la gente c’era e partecipe!   

g.ciraolo 

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di S. Olandese
Inviato: martedì 10 febbraio 2015 12:56
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] I: R: Re: R: SECONDO VOI

 

Buongiorno Salvatore

....."anche quei 4 pecoroni, che vanno all'olimpico a fare carnevale e bere birra"

un pò forte non ti pare? 

non discuto le tue osservazioni tecniche, che spesso condivido, ne l'analisi di quello che è stato fatto o di quello che "non" è stato fatto, ma stavolta con quella frase credo tu sia andato oltre dall'esprimere la propria opinione. 

Non per fare polemica solo perchè sia chiaro il tuo pensiero permettimi tre domande:

 

non vai all'olimpico?

non fai carnevale?

non bevi birra?

  

io non vado all'olimpico, solo perchè non posso.

faccio carnevale, graziaddio vivo in una città famosa per il suo Carnevale.

bevo birra, mia moglie a volte dice anche troppa

 


saluti
Salvatore Olandese

----- Original Message ----- 

From: Salvatore Messina <mailto:salva.messina a yahoo.it>  

To: rugbylist a rugbylist.it 

Sent: Tuesday, February 10, 2015 12:11 PM

Subject: [RUGBYLIST] I: R: Re: R: SECONDO VOI

 

Diciamo che non c'erano obbligatorietà per l'attività giovanile e le società che la facevano erano di alto livello nazionale, con tecnici molto competenti e con una selezione drastica dei profili giovanili che per capacità tecnico/atletiche/psicologiche non erano adatti per il rugby.

 

Poi in quegli anni l'Amatori Milano sponsorizzato mediolanum aveva un budget elevato e si poteva permettere i migliori atleti del panorama mondiale ed italiano in un periodo in cui il rugby era amatoriale ed i pochi soldi che giravano erano spesi bene su profili di tecnici e/o giocatori di comprovata capacità e non su raccomandazione e comprovata lealtà "politica".

 

In più la FIR non contava un bel nulla ed i 4 soldi rimediati con i tesseramenti bastavano appena per pagare gli stipendi di quattro gatti di dipendenti volenterosi.

 

L'errore del movimento è stato quello di aver "schifato" il 6 Nazioni e non aver capito la rivoluzione professionistica, che ha sconvolto sopratutto l'emisfero australe (i francesi erano già ricchi), lasciando tutto in mano a Dondi. Il quale non ha fatto altro che tirare acqua al suo mulino federale e per i club di serie A (e giù via a cascata) non c'è più stata trippa per gatti.

 

Adesso la situazione pare ribaltata, con una federazione che si scopre senza più spinta ed entusiasmo e quando finalmente anche quei 4 pecoroni, che vanno all'olimpico a fare carnevale e bere birra capiranno che tanto vale fare una scampagnata in collina che lo spettacolo è lo stesso, non andranno più allo stadio anche con i biglietti omaggio il castello di carte cadrà. 

 

Pensiamoci bene quando per investire in "immobili di pregio" ci verrà chiesto il nostro voto...

 

Se il rugby italiano si deve arrangiare che lo faccia da subito.... 

 

Salvatore Messina

 

----- Messaggio inoltrato -----
Da: Luca Oliva <lucaoliver63 a gmail.com>
A: rugbylist a rugbylist.it 
Inviato: Martedì 10 Febbraio 2015 11:12
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: Re: R: SECONDO VOI

 

I talenti erano nati e cresciuti all'interno di un sistema di reclutamento e formazione totalmente impostato e gestito dai club.
Milan e Treviso giocavano all'interno del campionato nazionale.

 

Il 08/02/2015 18:49, ilfalco7 ha scritto:

Negli anni 90 i giocatori giocavano nel campionato nazionale. Ma erano praticamente un franchigia milan e benetton che racchiudevano il 90% dei giocatori azzurri. È che cost aveva inventato un sistrma difensivo a lungo copiato e c erano un maggior numero di talenti. I dominguez troncon vaccari giovannelli gardner giacheri properzi checchinato etc oggi non ci sono.

Inoltre la mediana era se non la migliore tra le prime al mondo

 

 

Inviato da Samsung Mobile.

 

-------- Messaggio originale --------

Da: Luca Oliva 

Data:08/02/2015 13:57 (GMT+01:00) 

A: rugbylist a rugbylist.it 

Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: SECONDO VOI 

 

La scelta strategica che è stata fatta in questi anni è molto evidente.
Si è scelto di "costruire" il vertice, e di lì a cascata tutto il resto.
Si è partiti dalla squadra nazionale, cui è stato affidato prima un allenatore di grande professionalità arrivato dall'estero, poi uno staff altrettanto articolato e professionale. 
Poi ci è resi conto che il numero di atleti su cui lavorare era troppo limitato, e che era necessario allargare il bacino di atleti da cui attingere per costruire la squadra.
Allora sono state costituite le franchigie, drenando il campionato nazionale, per avere una base allargata (60-70 atleti) da cui "pescare" per effettuare le convocazioni, atleti che fossero allenati a competere in manifestazioni di ritmo ed intensità superiori.
Forse però due franchigie non bastano più, e qualcuno comincia a insinuare la necessità di una terza franchigia, per aumentare la base (ma forse bisognerebbe dire il "vertice") su cui lavorare.
Qualcun altro comincia a porsi però un interrogativo: ma questi 100-atleti-100 su cui lavorare da dove arrivano ? dai club ? dalle accademie ? qual è il sistema a cui pensiamo ?
Spingendo alle estreme conseguenze il paradigma finora impostato dovremmo pensare ad una serie di campionati giovanili, ma anche minori, totalmente gestiti dalla federazione, con l'unico scopo di allevare "in batteria" i futuri adepti della nazionale. 
Un rugby totalmente staccato dalla base, cioè ai club, cui forse verrebbe demandato l'organizzazione di tornei e competizioni nel più classico stile "rugby e salsicce". Un roots rugby, dunque, buono solo per allevare tifosi della nazionale, insomma gente da stadio e da audience televisiva.
E' un pò questo che tutti noi ci sentiamo.
Esiste un'alternativa ? Certo, è restituire centralità ai club, ridare loro risorse e fiducia nella capacità di "costruire" talenti in casa da affidare poi alla crescita nelle proprie accademie o in accademie di maggiore prestigio magari all'estero ("ogni club, un accademia", potrebbe essere lo slogan). 
Ritornare dunque ad un sistema che ha consentito comunque alla nazionale di sfornare da sempre "prestazioni onorevoli" contro le altre nazionali delle home unions e la Francia, anche prima che il confronto sistematico rendesse statisticamente più probabile questa eventualità e che ci ha consentito, in condizioni particolari, di avere una "generazione vincente", quella degli anni '90. Coloro infatti che citano gli sporadici successi della nostra nazionale e delle rappresentative giovanili negli ultimi anni non fanno altro che sottolineare il carattere episodico di tali risultati. Mai, e dico mai, negli ultimi 20 anni abbiamo avuto una generazione in grado di imporsi sui pari età delle altre nazioni europee, e dico soprattutto a livello giovanile dove non si dovrebbe ancora risentire del gap di preparazione con i campionati professionistici. 

Venendo al tuo quesito, Giandomenico, non mi sento di dire nè che siamo andati avanti nè che siamo andati indietro, semplicemente siamo rimasti al palo.

E questo, lo ribadisco, a prescindere dal risultato della partita di ieri che, rivista oggi, evidenzia come alcune scelte diverse a livello di formazione avrebbero reso l'esito più incerto e la competizione meno frustrante. Ma parliamo sempre di "vertice", dunque, e lì sta l'errore.

Ciao.
Luca 

Il 08/02/2015 12:17, Gian Domenico Mazzocato ha scritto:

Non spacchiamo il capello.
Facciamoci domande semplici.

1)     Questa squadra ha una “idea” di gioco dentro? Ancora più in generale ha un’anima? È gruppo?

2)   Ha un progetto?

3)    In 15 anni siamo cresciuti o andati indietro?

4)   Che cosa abbiamo alle spalle di questi? Il rugby delle accademie?

 

Io vedo buio che di più non si può

gian domenico m

 

 

vieni a trovarmi nel mio sito
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Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Luca Oliva
Inviato: domenica 8 febbraio 2015 10.32
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] SECONDO VOI

 

Nello specifico della partita, abbiamo "sgomberato" i punti d'incontro per avere più difensori nello spazio, in questo modo abbiamo lasciato l'iniziativa all'Irlanda nel gioco aperto. Non avendo avuto una mischia preponderante e essendo stati surclassati in touche, questo praticamente ha voluto dire non avere palloni da giocare per tutta la partita.

Questa è una scelta precisa dello staff tecnico che può essere cambiata già dalla prossima partita con l'Inghilterra: mettere uno o due grilli-talpa in più nei punti di break-down per contestare il possesso e recuperare palloni. Questo comporta naturalmente di "perdere" 1-2 uomini fuori, ed è una scelta che è già stata scartata dal ns staff per avere più efficacia difensiva. Staremo a vedere ...

 

In generale, il ns rimane un movimento in grado di produrre alcuni buoni giocatori che giocano all'estero, ma non un quantitativo sufficiente per competere ad alto livello. In questo senso, le sconfitte più gravi non sono quelle della prima squadra, che possono essere "drogate" dal lavoro su un gruppo super-professionalizzato, ma quelle delle rappresentative giovanili. La sconfitta 40-13 della nazionale Under 20 nel pantano di Biella è molto più indicativa. È lì che meglio si apprezzano le differenze a livello di costruzione e di formazione dei giocatori.  

 

In sintesi, il livello del ns movimento attuale NON È da top ten mondiale. Dovremmo prima di tutto rendercene conto, e fare un bagno di umiltà. Dopo di che, forse, si può ripartire. 

 

Ciao.

Luca Oliva

 

Il domenica 8 febbraio 2015, Giovanni Sonego <giovanni a sonego.net> ha scritto:

Giovanni Ciraolo ha scritto il 07/02/2015 alle 21:50:

Chi potrebbe lavorare sul dettaglio a mio parere è l’ex-superiore di Brunel, cioè Bernard Laporte. Più si va avanti e più mi convinco che uno come lui potrebbe riorganizzare il nostro rugby.


E' proprio qui che ti voglio. Un buon allenatore di nazionale può rinnovare il gioco, portare idee e far ottenere dei risultati alla nazionale, ma non può riorganizzare il nostro rugby. Io sono sempre piu' convinto che la nazionale sia rappresentativa del movimento rugbyistico di un determinato paese. Nazioni che hanno un rugby forte, producono nazionali forti. Nazioni che hanno un movimento debole, producono nazionali deboli. Il nostro movimento rugbyistico forte non è di sicuro, se comparato con quello delle nazionali al vertice mondiale. E infatti le nostre nazionali fanno cagare. 

Cercare l'allenatore risolutore di tutti i problemi, il mago che con un colpo di bacchetta e uno di culo fa vincere un gruppo di professionisti che giocano all'estero puo' contribuire a dare un po' di diffusione mediatica. E' proprio questo il principio su cui mi sembra storicamente ispirata la gestione della federazione. Cerchiamo di ottenere i risultati della nazionale e sull'onda dell'entusiasmo arriveranno un sacco di praticanti e costruiremo un movimento solido. Bella genialata. Sono 15 anni e i risultati sono quelli che sono. Sarebbe anche ora che qualcuno se ne rendesse conto e che si cominciasse a rivedere questo approccio fallimentare.

(Ecco cosa intendevo affermare dicendo che anche Brunel è incolpevole)

Ciao
Giovanni Sonego





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