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[RUGBYLIST] R: R: Re: R: Re: R: R: domanda

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Ven 9 Ott 2015 19:51:21 CEST


Guarda che posti come Bristol, Perpignan, Exeter (e qui io ho studiato anche d’estate) non sono costruiti sul dio denaro ….

Eppure ci si va a giocare volentieri. Anche nostri giocatori affermati ci vanno. Una università tranquilla, un posto non dispersivo, una buona tradizione rugbistica e culturale: perché rifiutare a priori cose del genere rispetto alle località super?! Ad una certa età, la stabilità del propri guadagni può essere ancora più importante del valore assoluto a breve termine degli stessi … stante anche il fatto che l’orizzonte temporale della carriera di un rugbista professionista si è molto ridotto, e la probabilità di infortuni gravi in corso d’opera si è enormemente accresciuta.

Il nostro divino poeta diceva: fatti non foste per viver come bruti (update: come poveracci tristi nelle mani del solo dio denaro) ma per seguir virtute e conoscenza (cioè per essere anche e soprattutto uomini veri, felici, sempre)! 

I guadagni in clubs molto impegnativi (che tu hai in mente) sono altissimi solo per pochi; città come Parigi, Londra, Tolosa, Leicester sono certamente attraenti, ma anche dispendiose e ti puoi sentire improvvisamente solo nella folla. Qualcuno ogni tanto si prende anche una bella depressione (fatti storici questi, non inventati). Non voglio dire che nelle grandi località uno su mille ce la fa, ma non ne siamo poi tanto lontani!     

Cari saluti g.c.

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di tizianotaccola1 a alice.it
Inviato: venerdì 9 ottobre 2015 17:38
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] R: Re: R: Re: R: R: domanda

 


No, i campioni se ne vanno dove ci sono i soldi. Compresi quelli italiani. E' sempre stato così e sarà sempre così.

Noi italiani i camponi li abbiamo avuti, ma poi sono andati all'estero dove si guadagnava di più. non ti faccio l'elenco

perchè li conosci meglio di me.

Un caro saluto da 14cavallo pazzo

----Messaggio originale----
Da: begione11 a yahoo.it
Data: 9-ott-2015 17.32
A: "tizianotaccola1 a alice.it"<tizianotaccola1 a alice.it>
Ogg: Re: [RUGBYLIST] R: Re: R: R: domanda

Scusa Tiziano ma i "lilleri" ai quali si riferiva tuo nonno non sarebbe meglio spenderli per crearli i campioni, piuttosto che "acquistarli"??

 

romano

 

 

Il Venerdì 9 Ottobre 2015 16:35, "tizianotaccola1 a alice.it" <tizianotaccola1 a alice.it> ha scritto:

 


Poichè vedo che l'oggetto della mail rimane : "domanda", cercherò di farne una molto semplice: in Italia c'è spazio

per il rugby professionistico? Forse più che spazio dovevo chiedere: ci sono le risorse economiche per il rugby professionistico?

Per quel che ne capisco io ci sono le risorse per un rugby di basso livello. In Eccellenza sono poche le squadre che possono

permettersi di pagare tutta la rosa dei giocatori facendo sì che questi giocatori non abbiano bisogno di avere attività remunerative

e che possano allenarsi a tempo pieno, mattina e pomeriggio comprese le lezioni teoriche, per 5 giorni la settimana.

Le società di Eccellenza difficilmente riescono ad avere bilanci in attivo, vuoi perchè il numero degli spettatori è basso, 

vuoi perchè gli sponsor non elargiscono denari oltre una certa cifra. Il dito nella piaga ce l'ha messo ultimamente Cavinato

quando afferma che l'unica squadra paragonabile al professionismo sono le Fiamme Oro. I suoi giocatori possono allenarsi

quotidianamente mattina e pomeriggio poichè sono dei poliziotti che fanno parte del "gruppo" sportivo e godono di una certa autonomia

rispetto al corpo vero e proprio di polizia. 

Detto questo appare evidente che gli stranieri, che le nostre società di Eccellenza possono permettersi, sono del livello pari alle disponibilità economiche.

I giocatori stranieri offrono alle squadre in cui militano le loro qualità tecniche ed atletiche innalzando notevolmente il potenziale della squadra.

Da noi non verranno certamente dei Giteau, degli Armitage, dei Wilckinson, dei Botha ecc. ecc... Non ce lo possiamo permettere in termini di soldi.

Parliamo di professionismo. Io credo che se una società rugbystica italiana potesse disporre del budget di cui ha la disponibilità il Tolone, o il Clérmont 

oppure il Paris di Parisse, in pochi anni potrebbe certamente competere con queste squadre.

Inoltre i nostri più bravi giocatori sono attratti dai contratti che vengono proposti loro in paesi dove il rugby è seguito da milioni di persone e dove

gli stadi sono pieni e dove gli sponsor sborsano cifre che in Italia manco ci immaginiamo. Se ne vanno giustamente a guadagnare di più: sono dei professionisti.

Preso atto che in Italia non ci sono soldi sufficienti a mantenere i campioni, si è cercato di creare almeno due squadre con dei veri giocatori professionisti.

Le Zebre e la Benetton Treviso. La prima è una franchigia federale, la seconda è finanziata (adesso in parte) dallo sponsor. Ma non hanno certo il

budget delle squadre francesi o inglesi. Però hanno molto di più delle squadre di Eccellenza. 

Io sono convinto che da questa realtà di risorse inferiori rispetto alle, anche, altre squadre del PRO12, determini il fatto che gli stranieri, i quali

dovrebbero elevare il tasso tecnico delle due squadre italiane che possiamo attirare, sono di livello inferiore, ed i giocatori italiani più di tanto,

pertanto, non possano crescere.

Non a caso tutti i campionati PRO12  negli ultimi anni  le vedono militare in fondo alla classifica. E pertanto appare logico che se i nostri giocatori sono ultimi

in classifica nel PRO12 saranno ultimi anche nel 6 Nazioni. Noi siamo entrati nel PRO12 proprio per cercare di elevare i nostri giocatori a dei

livelli di ritmo e di tenuta fisica e di tecnica al cospetto delle squadre celtiche, al fine di garantire giocatori ad una Nazionale di livello 

accettabile che militi nel 6Nazioni con dignità. 

Detto questo ed accettato questi miei pensieri, poichè qualcuno in list ha adombrato l'eventualità che la Romania domenica ci batta, conquistando da subito

il diritto a partecipare ai prossimi Mondiali, da cui deriverebbe una pretesa rumena di giocare lei il 6Nazioni ( a torto o a ragione) al nostro posto,

a queste considerazioni ipotetiche ho risposto che se uscissimo mai dal 6 Nazioni potrebbe essere la fine del professionismo vero. Esagerando ho

insinuato un ritorno al rugby panino e frittata, quello dei miei tempi. Che non è da condannare, perbacco! Però è un rugby diverso.

Non mi dite che quando si guarda in televisione una partita del campionato francese e la si paragona ad una partita di Eccellenza,

non ci sia una bella differenza. Se vogliamo fare parte di quei paesi che hanno una organizzazione rugbystica professionistica non

possiamo fare a meno della PRO12. Almeno allo stato attuale. Sono convinto che in Italia non ci sono sponsor (=soldi) sufficienti

per mantenere 10 squadre veramente professionistiche che danno vita al campionato Eccellenza. 

Nel professionismo è soprattutto questioni di soldi, in tutti gli sport. Chi paga di più ha i migliori campioni.

Quello che dice Giovanni e cioè:

"  Come dire, siccome non siamo capaci di creare in Italia un campionato di alto livello, facciamo in modo di avere un paio di "supersquadre" che partecipano a questo "campionato" internazionale, così ci illudiamo di avere un movimento di alto livello. Ma così riveliamo soltanto la nostra incapacità."

lo condivido, è vero. Il fatto è che non siamo capaci perchè non ci sono i soldi. Il movimento rugbystico del livello dell'Eccellenza non attira gli spettatori, figuriamoci gli sponsor.

Diceva mio nonno: senza lilleri, non si lallera!

Scusate se sono stato prolisso, ma volevo chiarire bene il mio pensiero a Giovanni, soprattutto per la stima che gli porto.

Un caro saluto da 14Cavallopazzo

 

 

 

 

 

----Messaggio originale----
Da: giovanni a sonego.net
Data: 9-ott-2015 11.17
A: <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: Re: [RUGBYLIST] R: R: domanda

tizianotaccola1 a alice.it ha scritto il 07/10/2015 alle 21:05:

Se usciamo dal Sei Nazioni, per il nostro rugby è davvero finita. 

Usciremo dalla PRO 12 e torneremo in pochi anni al rugby panino e frittata.


A parte il fatto che non vedo la relazione tra i due eventi (uscita dal sei nazioni e dalla pro12, intendo).
A parte il fatto che non vedo neppure la necessita' di partecipare al pro12 per ottenere l'alto livello. Anzi, per me la PRO12, è un po' un ripiego. Come dire, siccome non siamo capaci di creare in Italia un campionato di alto livello, facciamo in modo di avere un paio di "supersquadre" che partecipano a questo "campionato" internazionale, così ci illudiamo di avere un movimento di alto livello. Ma così riveliamo soltanto la nostra incapacità. E' il campionato nazionale il vero motore e indicatore del livello in cui si trova uno sport. Se non abbiamo un campionato di alto livello, è solo perché il livello nostro rugby è livello basso. Punto. Per migliorarlo dobbiamo, è necessario, è indispensabile, passare per il miglioramento del campionato nazionale, dell'organizzazione di promozioni e retrocessioni (meritocrazia?). Il PRO12 è un tampone. In Italia è pure un tampone malfatto.

Comunque, a parte queste considerazioni, a me il rugby panino e frittata piace molto.

Ciao
Giovanni Sonego

 


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