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[RUGBYLIST] I: R: R: Re: R: Re: R: R: domanda

tizianotaccola1 a alice.it tizianotaccola1 a alice.it
Sab 10 Ott 2015 07:44:09 CEST



Sono considerazioni semi-filosofiche che rispetto, ci mancherebbe! Ma permettimi di farti notare, come dicevo nelle precedenti, che i campioni, perlomeno la maggioranza, preferiscono club che li pagano profumatamente e che lottino per i titoli nazionale ed europei.D'altronde sono dei professionisti ed è anche giusto che ragionino in virtù dei loro profitti. E sono questi club che hanno un seguito maggiore di pubblico sia da stadio che televisivo. Tutto sta nel decidere o nel scegliere in quale livello vogliamo stare, e quale filosofia vogliamoseguire.Se, però, vogliamo stare in vetta al Sei Nazioni, e quindi vogliamo essere performanti, non si può prescindere dalla mentalità professionistica,con tutto ciò che essa comporta. Che non sono solamente i giocatori-campioni, ma anche una gestione menageriale di alto livello professionistico,specie nei rapporti federazione-giocatori.Poi, chi ama giocare in provincia, perchè trova un ambiente non performante, fa delle scelte diverse.Un caro saluto da 14Cavallopazzo


----Messaggio originale----

Da: jxcira a tin.it

Data: 9-ott-2015 19.51

A: <rugbylist a rugbylist.it>

Ogg: [RUGBYLIST] R:  R: Re:  R: Re:  R: R: domanda









 

 
  
 
-->





Guarda che posti come Bristol, Perpignan, Exeter (e qui io ho
studiato anche d’estate) non sono costruiti sul dio denaro ….

Eppure ci si va a giocare volentieri. Anche nostri giocatori
affermati ci vanno. Una università tranquilla, un posto non dispersivo, una
buona tradizione rugbistica e culturale: perché rifiutare a priori cose del
genere rispetto alle località super?! Ad una certa età, la stabilità del propri
guadagni può essere ancora più importante del valore assoluto a breve termine
degli stessi … stante anche il fatto che l’orizzonte temporale della carriera
di un rugbista professionista si è molto ridotto, e la probabilità di infortuni
gravi in corso d’opera si è enormemente accresciuta.

Il nostro divino poeta diceva: fatti non foste per viver come
bruti (update: come poveracci tristi nelle mani del solo dio denaro) ma per
seguir virtute e conoscenza (cioè per essere anche e soprattutto uomini veri,
felici, sempre)! 

I guadagni in clubs molto impegnativi (che tu hai in mente) sono
altissimi solo per pochi; città come Parigi, Londra, Tolosa, Leicester sono
certamente attraenti, ma anche dispendiose e ti puoi sentire improvvisamente
solo nella folla. Qualcuno ogni tanto si prende anche una bella depressione
(fatti storici questi, non inventati). Non voglio dire che nelle grandi
località uno su mille ce la fa, ma non ne siamo poi tanto lontani!     

Cari saluti g.c.

 



Da:
rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per
conto di tizianotaccola1 a alice.it

Inviato: venerdì 9 ottobre 2015 17:38

A: rugbylist a rugbylist.it

Oggetto: [RUGBYLIST] R: Re: R: Re: R: R: domanda



 



No, i campioni se ne vanno dove ci sono i soldi. Compresi quelli italiani. E'
sempre stato così e sarà sempre così.



Noi italiani i camponi li abbiamo avuti, ma poi sono andati
all'estero dove si guadagnava di più. non ti faccio l'elenco





perchè li conosci meglio di me.





Un caro saluto da 14cavallo pazzo

----Messaggio originale----

Da: begione11 a yahoo.it

Data: 9-ott-2015 17.32

A: "tizianotaccola1 a alice.it"<tizianotaccola1 a alice.it>

Ogg: Re: [RUGBYLIST] R: Re: R: R: domanda





Scusa Tiziano ma i "lilleri" ai quali si riferiva tuo
nonno non sarebbe meglio spenderli per crearli i campioni, piuttosto che
"acquistarli"??





 





romano



 



 











Il Venerdì 9 Ottobre 2015 16:35,
"tizianotaccola1 a alice.it"
<tizianotaccola1 a alice.it>
ha scritto:



 







Poichè vedo che l'oggetto della mail rimane : "domanda", cercherò di
farne una molto semplice: in Italia c'è spazio



per il rugby professionistico? Forse più che spazio dovevo
chiedere: ci sono le risorse economiche per il rugby professionistico?





Per quel che ne capisco io ci sono le risorse per un rugby di
basso livello. In Eccellenza sono poche le squadre che possono





permettersi di pagare tutta la rosa dei giocatori facendo sì che
questi giocatori non abbiano bisogno di avere attività remunerative





e che possano allenarsi a tempo pieno, mattina e pomeriggio
comprese le lezioni teoriche, per 5 giorni la settimana.





Le società di Eccellenza difficilmente riescono ad avere bilanci
in attivo, vuoi perchè il numero degli spettatori è basso, 





vuoi perchè gli sponsor non elargiscono denari oltre una certa
cifra. Il dito nella piaga ce l'ha messo ultimamente Cavinato





quando afferma che l'unica squadra paragonabile al professionismo
sono le Fiamme Oro. I suoi giocatori possono allenarsi





quotidianamente mattina e pomeriggio poichè sono dei poliziotti
che fanno parte del "gruppo" sportivo e godono di una certa autonomia





rispetto al corpo vero e proprio di polizia. 





Detto questo appare evidente che gli stranieri, che le nostre
società di Eccellenza possono permettersi, sono del livello pari alle
disponibilità economiche.





I giocatori stranieri offrono alle squadre in cui militano le loro
qualità tecniche ed atletiche innalzando notevolmente il potenziale della
squadra.





Da noi non verranno certamente dei Giteau, degli Armitage, dei
Wilckinson, dei Botha ecc. ecc... Non ce lo possiamo permettere in termini di
soldi.





Parliamo di professionismo. Io credo che se una società rugbystica
italiana potesse disporre del budget di cui ha la disponibilità il Tolone, o il
Clérmont 





oppure il Paris di Parisse, in pochi anni potrebbe certamente
competere con queste squadre.





Inoltre i nostri più bravi giocatori sono attratti dai contratti
che vengono proposti loro in paesi dove il rugby è seguito da milioni di
persone e dove





gli stadi sono pieni e dove gli sponsor sborsano cifre che in
Italia manco ci immaginiamo. Se ne vanno giustamente a guadagnare di più: sono
dei professionisti.





Preso atto che in Italia non ci sono soldi sufficienti a mantenere
i campioni, si è cercato di creare almeno due squadre con dei veri giocatori
professionisti.





Le Zebre e la Benetton Treviso. La prima è una franchigia
federale, la seconda è finanziata (adesso in parte) dallo sponsor. Ma non hanno
certo il





budget delle squadre francesi o inglesi. Però hanno molto di più
delle squadre di Eccellenza. 





Io sono convinto che da questa realtà di risorse inferiori
rispetto alle, anche, altre squadre del PRO12, determini il fatto che gli
stranieri, i quali





dovrebbero elevare il tasso tecnico delle
due squadre italiane che possiamo attirare, sono di livello inferiore, ed i
giocatori italiani più di tanto,





pertanto, non possano crescere.





Non a caso tutti i campionati
PRO12  negli ultimi anni  le vedono militare in fondo alla
classifica. E pertanto appare logico che se i nostri giocatori sono ultimi





in classifica nel PRO12
saranno ultimi anche nel 6 Nazioni. Noi siamo entrati nel PRO12 proprio per
cercare di elevare i nostri giocatori a dei





livelli di ritmo e di tenuta
fisica e di tecnica al cospetto delle squadre celtiche, al fine di garantire
giocatori ad una Nazionale di livello 





accettabile che militi nel
6Nazioni con dignità. 





Detto questo ed accettato
questi miei pensieri, poichè qualcuno in list ha adombrato l'eventualità che la
Romania domenica ci batta, conquistando da subito





il diritto a partecipare ai
prossimi Mondiali, da cui deriverebbe una pretesa rumena di giocare lei il
6Nazioni ( a torto o a ragione) al nostro posto,





a queste considerazioni
ipotetiche ho risposto che se uscissimo mai dal 6 Nazioni potrebbe essere la
fine del professionismo vero. Esagerando ho





insinuato un ritorno al rugby
panino e frittata, quello dei miei tempi. Che non è da condannare, perbacco!
Però è un rugby diverso.





Non mi dite che quando si
guarda in televisione una partita del campionato francese e la si paragona ad
una partita di Eccellenza,





non ci sia una bella differenza. Se vogliamo fare parte di quei
paesi che hanno una organizzazione rugbystica professionistica non





possiamo fare a meno della PRO12. Almeno allo stato attuale. Sono
convinto che in Italia non ci sono sponsor (=soldi) sufficienti





per mantenere 10 squadre veramente professionistiche che danno
vita al campionato Eccellenza. 





Nel professionismo è soprattutto questioni di soldi, in tutti gli
sport. Chi paga di più ha i migliori campioni.





Quello che dice Giovanni e cioè:





"  Come dire, siccome non siamo capaci di creare in Italia un campionato
di alto livello, facciamo in modo di avere un paio di "supersquadre"
che partecipano a questo "campionato" internazionale, così ci
illudiamo di avere un movimento di alto livello. Ma così riveliamo soltanto la
nostra incapacità."





lo condivido, è vero. Il
fatto è che non siamo capaci perchè non ci sono i soldi. Il movimento
rugbystico del livello dell'Eccellenza non attira gli spettatori, figuriamoci
gli sponsor.





Diceva mio nonno: senza
lilleri, non si lallera!





Scusate se sono stato prolisso, ma volevo chiarire bene il mio
pensiero a Giovanni, soprattutto per la stima che gli porto.





Un caro saluto da 14Cavallopazzo





 





 





 





 







 

----Messaggio
originale----

Da: giovanni a sonego.net

Data: 9-ott-2015 11.17

A: <rugbylist a rugbylist.it>

Ogg: Re: [RUGBYLIST] R: R: domanda



tizianotaccola1 a alice.it
ha scritto il 07/10/2015 alle 21:05:





Se usciamo dal Sei Nazioni, per il nostro rugby è davvero finita. 



Usciremo dalla PRO 12 e torneremo in pochi anni al rugby panino e
frittata.







A parte il fatto che non vedo la relazione tra i due eventi (uscita dal sei
nazioni e dalla pro12, intendo).

A parte il fatto che non vedo neppure la necessita' di partecipare al pro12 per
ottenere l'alto livello. Anzi, per me la PRO12, è un po' un ripiego. Come dire,
siccome non siamo capaci di creare in Italia un campionato di alto livello,
facciamo in modo di avere un paio di "supersquadre" che partecipano a
questo "campionato" internazionale, così ci illudiamo di avere un
movimento di alto livello. Ma così riveliamo soltanto la nostra incapacità. E'
il campionato nazionale il vero motore e indicatore del livello in cui si trova
uno sport. Se non abbiamo un campionato di alto livello, è solo perché il
livello nostro rugby è livello basso. Punto. Per migliorarlo dobbiamo, è
necessario, è indispensabile, passare per il miglioramento del campionato
nazionale, dell'organizzazione di promozioni e retrocessioni (meritocrazia?).
Il PRO12 è un tampone. In Italia è pure un tampone malfatto.



Comunque, a parte queste considerazioni, a me il rugby panino e frittata piace
molto.



Ciao

Giovanni Sonego



 







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