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[RUGBYLIST] R: R: R: quarti di finale pallavolo

paolo.valbusa a libero.it paolo.valbusa a libero.it
Lun 24 Apr 2017 08:48:40 CEST


Non ho niente da aggiungere a quanto detto da Luca e Luciano, solo vorrei aggiungere qualche numero che arriva direttamente dalla FIPAV (la Federvolley):
Con oltre 320.000 Atleti Tesserati, 5000 Società e circa 100.000 operatori tra
Dirigenti Allenatori, Arbitri e Segnapunti, la Fipav vanta un primato che l’ha
resa una delle più grandi organizzazioni pallavolistiche del mondo.
Inoltre, la Federazione può contare su atleti con un’età media estremamente giovane. Il 90% dei
tesserati, infatti, ha meno di 30 anni e, considerando solo la componente femminile – che rappresenta
la maggioranza dei tesserati totali –, oltre il 50% non ha più di 15 anni.
Circa 5000
Società di pallavolo
affiliate alla FIPAV
327.031
Atleti Tesserati FIPAV
F 243.073 - M 83958
17.529
Squadre che partecipano
ai Campionati federali
APPASSIONATI, PRATICANTI E PUBBLICO
1,8 milioni
Giovani appassionati di
Pallavolo compresi nella
fascia d’età 8 -14
4,3 milioni
Persone che
giocano a pallavolo
52.000
Media annua di spettatori
che segue le partite della
Nazionale dal vivo
990.000
Audience media
di Mondiali ed Europei
in Italia dal 1991 al 2006
Dirigenti 49.747 Tecnici 19.000 Arbitri 4.922.

Sono numeri che parlano da soli. Altri confronti credo poi non siano neppure proponibili: basti pensare solo a quello che ha vinto a livello mondiale la nazionale di Velasco (tutto a parte le Olimpiadi) e quello che (non) ha vinto la nostra nazionale.
Cari saluti a tutti,
Paolo


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----Messaggio originale----

Da: "mingottimaurizio a alice.it" <mingottimaurizio a alice.it>

Data: 24/04/2017 6.17

A: "rugbylist a rugbylist.it"<rugbylist a rugbylist.it>

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"... il rugby non sia proprio uno sport che piace agli italiani. Richiede troppe cose per la nostra "joie de vivre"."
Scolpirei nella pietra queste parole di Luciano. Forse tenerle sempre presenti ci aiuterebbe a capire tante cose del rugby italiano
Maurizio




----Messaggio originale----

Da: luciano37 a libero.it

Data: 22-apr-2017 18.18

A: "La mailing list del rugby italiano"<rugbylist a rugbylist.it>

Ogg: [RUGBYLIST] R:  quarti di finale pallavolo



Ciao Luca.
 Sacrosante considerazioni le tue. Purtroppo, secondo me, parlare di modelli di sviluppo ora, è tardi. L'occasione si è persa tra la fine dei Settanta e la metà degli Ottanta. Forse non li ricordi quegli anni. Da quelle "isole"  (Rovigo, Treviso, Padova, L'Aquila) si poteva partire.... Rileggendo ora il primo All Rugby e il successivo Mondo del Rugby, si ha l'impressione che ci fosse proprio della ciccia....
Comunque il tema è stimolante.

Per contribuire ti cito alcune cifre ricavate dall'annuario INA-Sport 1963, panoramica su tutti gli sport italiani sui dati CONI:

Calcio  federazione fondata 1898, tesserati  155.477
Basket, federazione  1921, tesserati  22.479
Volley, federazione 1946, tesserati  5.100
Rugby, federazione 1928, tesserati  4.398 
Baseball, federazione 1950, tesserati 1.900 

Potrai trovare facilmente i tesserati attuali dei suddetti sport e fare le dovute comparazioni. Certo, anche il rugby è cresciuto; ora ci sono squadre in tutta Italia, ma la frenata c'è stata soprattutto nelle "isole"  e lo sviluppo non ha toccato seriamente le città grandi o medie. E quante sono le società di serie C che sono più "terzotempiste" che da competizione seria.
Io resto sbalordito quando vedo Ruggero Rizzi fondare una squadra a Tortona, una bella cittadina. Ma sai dove giocano i Lions Tortona?. In un paesino che si chiama Alluvioni Cambiò (vedi su Google), perchè solo lì hanno trovato un campo da non rovinare ai calciatori..
Ora, che si giochi a rugby ad Alluvioni Cambiò è come se ci fosse una squadra a Pila di Porto Tolle, cioè una cosa "gallese, esaltante. Ma che passione vuoi far nascere in luoghi simili? se la nazionale non vince mai? se ll paesotto più vicino che fa l'Eccellenza è a 100 e passa chilometri? se gli allenamenti di sera si fanno a volte alla luce dei fari delle auto?
Mi viene più facile pensare che oltre all'occasione persa negli anni citati (tutta da dimsotrare, peraltro) il rugby non sia proprio uno sport che piace agli italiani. Richiede troppe cose per la nostra "joie de vivre".
Scusa del "casino".
Un abbraccio
Luciano
PS. Il volley fa 8 pagine di Gazzetta da quando sono cominciati i play off maschili e femminili. Lì ci sono sponsor che rispondono  e "pagano" le pagine. Nei primi Anni 80 (presidente Invernici)  il rugby aveva comprato 4 colonne settimanali al martedì sulla Gazzetta, seconda pagina. Le ho curate io per qualche mese, era un bel notiziario, poteva essere utile. Poi sono mancati i soldi, gli altri quotidiani sportivi hanno protestato in Fir  e "oscurato" il poco di rugby che pubblicavano. Così tutto è finito.... Questa era (è) l'Italia del rugby. 


ggio originale----

Da: "Luca Oliver" <lucaoliver63 a gmail.com>

Data: 21/04/2017 21.10

A: <rugbylist a rugbylist.it>

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A proposito di localismo,
          nei quarti di finale del campionato italiano di pallavolo sono rappresentate:
            Monza, Trento, Verona, Perugia, Vibo Valentia, Civitanova,
            Modena e Piacenza.
    
Provincia sì, ma
              non frazione.
    
La Gazzetta dello Sport oggi ha dedicato 8 (otto) pagine ai
      playoffs del campionato italiano di pallavolo. 

    
    
Questo mi ha fatto per l'ennesima volta riflettere sul modello di
      sviluppo che abbiamo scelto: nazionale, franchigie, campionato di
      eccellenza, serie A, B, C, ecc. e mi sono chiesto: che livello di
      "passione" riesce a muovere un movimento di questo tipo ?
      Pochissimo, giusto in occasione delle partite della Nazionale, e
      anche qui in diminuzione. Franchigie ed eccellenza sono viste da
      poche centinaia (solo in rari casi, migliaia) di appassionati. E'
      il modello giusto ? Perchè non riusciamo a fare crescere la
      passione rugbystica in aree geograficamente e numericamente
      maggiori ? Perchè non riusciamo ad imporre un modello di
      competizione che riesca a coinvolgere - sull'esempio della
      pallavolo, ma anche del basket - zone comunque provinciali, ma più
      ricche, del nsotro territorio ?
    
I progetti vanno giudicati sul lungo termine, in base ad un
      rapport costi/benefici e non è detto che tutti i progetti - pur
      validi in partenza - reggano la prova delle verifiche. Questo
      modello ha avuto tutto il tempo necessario a dimostrare la propria
      validità: è corretto insistere in questa direzione ? Sono ancora
      possibili - e sufficienti ... - correzioni in corsa ? O è
      necessaria un inversione di rotta, e l'elaborazione di un nuovo
      modello di sviluppo ?

    
    
Credo sia questo che ci si dovrebbe chiedere là dove si valutano
      le sorti future del nostro rugby. 

    
    
Ciao a tutti. 

    
    
Luca 

    
  













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