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[RUGBYLIST] R: LUTTI, TRAUMI E CARRIERE FINITE

luciano37 a libero.it luciano37 a libero.it
Dom 19 Ago 2018 22:09:20 CEST


Caro Giovanni,
scusa se ti rispondo così tardi. Le tue considerazioni mi trovano d'accordo. Quello che continua a stupirmi è come noi del rugby (ma è un difetto italiano) arriviamo sempre in ritardo. Che sia un ponte che crolla o i classici buoi che fuggono dalla stalla...
Per me il rugby (l'ho anche scritto) è arrivato alla fine, nel senso che non ha più niente da dire, quando Sexton ha segnato il drop alla Francia, dopo 42 fasi di gioco senza nessun avanzamento, nello scorso Sei Nazioni.
Il discorso è complesso, forse noioso e non è detto sia condivisibile. Resta il fatto che personalmente non riesco più a vedere una partita di rugby di una categoria superiore al campionato di serie C. Il rugby non ci perde molto e io sono sereno.
Un saluto cordiale
Luciano
t  
> Il 16 agosto 2018 alle 18.41 Giovanni Ciraolo via Rugbylist <rugbylist a rugbylist.it> ha scritto:
> 
> 
> Caro Luciano, sono problemi gravissimi quelli della salute degli atleti ma mi chiedo se non siano in buona parte dovuti anche all'intensificazione dei motivi economici che "ruotano" intorno all'agonismo di oggi. Il numero di match giocati oggigiorno per ogni stagione è stato moltiplicato per un fattore forse sconosciuto. Più match e più velocità di gioco di per sé causa una crescita degli incidenti. Inoltre il tipo di vita condotto oggi dai giovani aumenta la vulnerabilità ambientale rispetto a trent'anni fa. Ne derivano conseguenze incalcolabili per l'integrità fisica e psichica dei giovani. Tutte le visite militari, finché c'era la leva, dimostravano che la fragilità dei giovani era sempre in aumento. A questo fattore di base si aggiungono gli enormi surplus di potenze e di impatto richieste dal gioco di oggi. Finché si trattava di fare evolvere la medicina dello sport in modo tale da migliorare le prestazioni degli atleti (vedi caso Moser), questo si poteva fare e si è fatto. Ma oggi la situazione è cambiata quantitativamente e qualitativamente in maniera incontrollabile. Chi può resistere alla diffusione di alcune sostanze stimolanti del potere muscolare e cardiaco? Secondo alcune inchieste, esse sono assunte anche da piloti d'aereo! Guardate ad alcune delle ultime catastrofi: sono quasi tutte causate da un fattore umano manipolato ed amplificato!
> Ieri, se un atleta si faceva male, iniziava una prospettiva prevedibile e stabile di recupero e non cessava la speranza di ritrovarsi in squadra entro tempi ragionevoli e sicuri. Oggi, questa speranza di recupero è incrinata dal fatto che si chiedono agli atleti dei sacrifici mostruosi prospettando guadagni economici anch'essi spropositati. E se le squadre di élite hanno grandi mezzi e li possono utilizzare per garantirsi un rendimento adeguato degli atleti, al contrario nelle serie anche di poco inferiori la competizione non regge allo stesso livello, e vi sono grandi discrepanze e disuguaglianze di preparazione fisica e psichica tra atleti ed ambienti diversi. Ergo, più incidenti. Certo, una evoluzione dei regolamenti potrebbe favorire un certo ridimensionamento dei rischi nelle serie minori. Forse anche lo stile arbitrale potrebbe influire sulla velocità del gioco in alcune fasi e quindi sul rischio di interventi deprecabili. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un aumento della velocità di ogni attività nello sport e nella vita comune. Più velocità significa più fragilità anche psichica. E' quasi sempre così, lo si vede dall'esperienza comune più che dalle inchieste.
> giovanni ciraolo        
> 
> -----Messaggio originale-----
> Da: Rugbylist [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di luciano37--- via Rugbylist
> Inviato: giovedì 16 agosto 2018 13:48
> A: rugbylist a rugbylist.it; paolo.valbusa a libero.it
> Oggetto: Re: [RUGBYLIST] LUTTI, TRAUMI E CARRIERE FINITE
> 
>  Nel numero di agosto 2003, cioè quindici  anni or sono, l'allora attiva "La Meta magazine" con articoli di Gianluca  Barca, Luca Oliva e del sottoscritto poneva l'accento sulla degenerazione dell'atletismo nel rugby e sui pericoli conseguenti e lanciava la proposta di un rugby a categorie di peso. Qualche tentativo - non certo per la nostra proposta, ma perchè il problema esisteva - credo sia stato fatto in qqualche paese asiatico  (Thailandia in testa). La "Gazzetta" è arrivata in ritardo, vorrei dire "come sempre",, almeno per quanto riguarda il rugby  
> 
> Un saluto alla rugbylist
> 
> Luciano Ravagnani
> 
> > 
> >     Il 16 agosto 2018 alle 11.08 poldorugby via Rugbylist <rugbylist a rugbylist.it> ha scritto:
> > 
> >     Lutti, traumi e carriere finite è il titolo di un bell'articolo della Gazzetta che parla, numeri alla mano, di come il rugby stia diventando uno sport sempre più pericoloso. E se introducessimo le categorie di peso come in altre discipline sportive? Che so: un 3/4 non più di 80 kg; un pilone non più di 110. Scherzo, ovviamente, ma non credo che basti abbassare la linea di placcaggio (dalle spalle alle ascelle, figuriamoci) per invertire una tendenza che rischia di distruggere il rugby.
> > 
> >     Un caro saluto accaldato dalla Destra Piave,
> > 
> >     Paolo
> > 
> >     questo il link
> > 
> >     https://www.gazzetta.it/Rugby/14-08-2018/rugby-morti-traumi-carriere-finite-gioco-rischio-barbini-atleti-esauriti-290175971653.shtml
> > 
> >     Questo messaggio non impegna in alcun caso il mittente e
> >     contiene informazioni appartenenti allo stesso, che potrebbero
> > 
> >     essere di natura confidenziale e/o riservata, esclusivamente diretta al destinatario sopra indicato. Qualora Lei non sia il destinatario indicato, Le comunichiamo con la
> > 
> >     presente che sono severamente proibite la revisione, divulgazione,
> > 
> >     rivelazione, copia, ritrasmissione di questo messaggio nonché ogni azione
> > 
> >     correlata al contenuto dello stesso. E' in qualsiasi caso vietata la divulgazione di questo messaggio, senza la previa autorizzazione del mittente, anche da parte del destinatario.
> >     Se ha ricevuto questo messaggio per errore, Voglia cortesemente eliminarlo dal suo archivio e darcene comunicazione via e-mail. Grazie
> > 
> >     Lutti, traumi e carriere finite è il titolo di un bell'articolo della
> >     Gazzetta che parla, numeri alla mano, di come il rugby stia diventando
> >     uno sport sempre più pericoloso. E se introducessimo le categorie di
> >     peso come in altre discipline sportive? Che so: un 3/4 non più di 80
> >     kg; un pilone non più di 110. Scherzo, ovviamente, ma non credo che
> >     basti abbassare la linea di placcaggio (dalle spalle alle ascelle,
> >     figuriamoci) per invertire una tendenza che rischia di distruggere il
> >     rugby.
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> >     Un caro saluto accaldato dalla Destra Piave,
> > 
> >     Paolo
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> >     questo il link
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> >     https://www.gazzetta.it/Rugby/14-08-2018/rugby-morti-traumi-carriere-fi
> >     nite-gioco-rischio-barbini-atleti-esauriti-290175971653.shtml
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> >     presente che sono severamente proibite la revisione, divulgazione,
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