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[RUGBYLIST] I: R: La morte ovale

tonotto a libero.it tonotto a libero.it
Ven 21 Dic 2018 13:55:59 CET


   Scusa jepson, quando parli di tecnico regionale, ti riferisci al vostro
   di zona o ad una metodologia diffusa? Xchè ti assicuro che in
   piemonte, la sicurezza (in tutte le fasi di gioco) è tenuta in forte
   considerazione (sin nel tracciamento delle aree di lavoro). Inoltre
   l'obbiettivo è la continuità diretta quindi, evitare l'impatto
   frontale e soprattutto evitare la palla cuscinetti (contraria alla
   continuità ed al rugby "palla libera").
   Giá che scrivo dico la mia sulla sicurezza. Si puó lavorare sulle
   regole, ma noi tecnici potremmo smettere di mandare il "bimbobomba" a
   sbattere nela propaganda (nel breve sicurezza x gli altri, nel lungo
   sicurezza x lui.
   Spero di esser stato chiaro.
   Buon natale a tutti
   Inviato dal mio dispositivo Huawei

   -------- Messaggio originale --------
   Oggetto: [RUGBYLIST] R: La morte ovale
   Da: Andrew via Rugbylist
   A: rugbylist a rugbylist.it
   CC:

     Sono convinto che in Italia non si attribuisca sufficiente
     importanza all'insegnamento di posizioni corporee sicure in
     contatto. Se facciamo il confronto tra allenamento per il
     sollevamento pesi e le aree di contatto del rugby, allora la
     priorità per chiunque stia imparando a sollevare pesi è imparare e
     usare il corretto posizionamento del corpo per sollevare in
     sicurezza. Quando poi trasferiamo questo a contatto in rugby, per
     certi aspetti stiamo sollevando pesi ma in orizzontale.
     La filosofia in contatto promossa dal tecnico regionale è che il
     giovane giocatore entri in contatto con la palla, combatta per
     continuare ad avanzare, spesso troppo alto e con la palla come
     cuscino di protezione. Quando poi rallenta, il supporto deve
     organizzare qualcosa. Questo: per me; è la differenza tra dama e
     scacchi. In una partita dama si reagisce semplicemente, nell'altra
     si tenta di pianificare diverse mosse in avanti.
     Al livello Under 14, la mischia simbolica non richiede posizioni
     corporee efficienti in quanto passive.
     All'improvviso, i giocatori di livello Under 16 devono
     immediatamente imparare le posizioni efficaci del corpo in tempo per
     la loro mischia contestata. Molto da imparare in un periodo molto
     breve.
     La mia soluzione sarebbe che gli allenatori devono completare un
     modulo di "posizione del corpo in contatto" per ottenere il loro
     tesserino. Il docente a sua volta deve essere qualificato per
     condurre questo elemento. In R.F.U., come ufficiali addetti allo
     sviluppo allenatori, siamo stati obbligati a frequentare un corso di
     British Weightlifting Association e superare l'esame.
     Trasferisci la biomeccanica appresa ai giocatori in tenera età .
     Rendi la sicurezza in contatto la priorità .
     Jeppo
     -----Messaggio originale-----
     Da: Rugbylist Per conto di anna maria via Rugbylist
     Inviato: venerdì 21 dicembre 2018 12:28
     A: tizianotaccola1--- via Rugbylist
     Oggetto: Re: [RUGBYLIST] La morte ovale
     Credo che per evitare avvenimenti luttuosi come quelli citati da
     Lorenzo Calamai, la risposta non possa essere che il rugby-touch
     sino a l'under 17 compresa con la mischia no-contest per tutti e due
     i generi.
     r.r.
     Il giovedì 20 dicembre 2018, 10:39:50 CET, tizianotaccola1--- via
     Rugbylist ha scritto:
     In seguito a diversi incidenti mortali avvenuti nel nostro mondo
     copio
     ed incollo un interessante articolo di
     Lorenzo Calamai pubblicato su On Rugby.it
     Francia: tre morti in sette mesi sui campi da rugby, occhi puntati
     sulla palla ovale
     Tre giovani stroncati da incidenti di gioco: il rugby è cambiato,
     e
     World Rugby deve agire subito
     âMia moglie è incinta. Avremo un maschio, ma non penso che lo
     spingerò a giocare a rugby quando crescerà â ha detto Nick
     Abendanon,
     estremo del Clermont, a LâEquipe.
     Sono passate quattro mesi da quella dichiarazione: erano i tempi
     immediatamente successivi alla morte di Louis Fajfrowski, 21 anni,
     deceduto negli spogliatoi di Aurillac in una amichevole
     pre-campionato
     dopo essere stato colpito da un attacco di cuore causato da un
     placcaggio. Quella di Fajfrowski era la seconda morte di un giovane
     rugbista in Francia nel giro di poco tempo: in maggio Adrien
     Descrulhes
     era stato trovato senza vita nel suo letto, per unâemoraggia
     cerebrale
     riconducibile ad un colpo subito sul campo. Il diciassettenne era
     stato
     vittima di una concussion nella partita disputata il giorno
     precedente.
     Questo fine settimana, il rugby ha pianto la morte di Nicolas
     Chauvin,
     giovane promessa del rugby parigino stroncato da un attacco cardiaco
     conseguente alla rottura di una vertebra cervicale in un placcaggio.
     Si
     tratta della terza vittima negli ultimi sette mesi, in Francia, per
     conseguenze dovute al gioco della palla ovale.
     Intanto, nel resto del mondo altre fatalità accadono: in Canada
     Brodie
     McCarthy, un ragazzo di diciotto anni, è morto a maggio in uno
     scontro
     di gioco mentre vestiva la maglia del suo college, in Sudafrica un
     uomo
     di 31 anni, Kyle Barnes, in tour con il suo club statunitense, è
     deceduto dopo aver subito un colpo alla testa in uno scontro di
     gioco.
     E in Italia Rebecca Braglia [1]è morta a maggio per le conseguenze
     di
     un placcaggio.
     Troppe le vittime per continuare a pensare che siano tutte dovute ad
     incidenti, anche se Brett Gosper, il CEO di World Rugby, si è
     affrettato a definirli così, intervenendo ad una trasmissione
     televisiva francese per sottolineare la rarità statistica del
     verificarsi di tali tragedie.
     La federazione internazionale, dâaltronde, ci sta mettendo impegno:
     sono innegabili le azioni di World Rugby per migliorare la
     deterrenza
     del gioco pericoloso attraverso sanzioni più pesanti, tutto il
     lavoro
     di prevenzione e riconoscimento della concussion, i programmi di
     formazione sulla salute dei giocatori e anche la sperimentazione di
     nuove regole sullâaltezza del placcaggio. Tutte azioni fatte per
     incrementare la sicurezza di chi gioca a rugby, senza snaturare il
     gioco.
     Potrebbe però non essere abbastanza: è indicativo che tutte le
     vittime di rugby che abbiamo ricordato arrivino da un contesto non
     professionistico, ma intermedio. Il giocatore di rugby di alto
     livello
     oggi deve subire grandissimi impatti, ci sono rischi e pericoli, ma
     si
     tratta della figura meglio preparata fisicamente e tecnicamente per
     affrontarli.
     Se guardiamo ai tre casi francesi, invece, vediamo tre giovani alle
     prese con un rugby dove ci sono tantissime differenze fisiche, con
     un
     alcune caratteristiche del gioco âdei grandiâ, tanti impatti
     violenti
     ripetuti, ma con una preparazione mediamente inferiore.
     âPer come è strutturato adesso [in Francia], il rugby non è
     adatto a
     un ragazzino di 15 anniâ ha dichiarato Jean Chazal, neurochirurgo
     che
     fa parte dellâequipe medica del Clermont e che cerca di far sentire
     la
     propria voce nel mondo del rugby francese.
     Secondo Chazal ci sono troppi rischi, i corpi dei ragazzi non sono
     ancora definitivamente sviluppati, e forse il rugby giovanile
     dovrebbe
     dividere i giocatori per categorie di peso, come gli sport di
     combattimento.
     In Francia anche il ministro dello sport Roxana Maracineanu è
     intervenuto sullâargomento, dopo la morte di Nicolas Chauvin,
     facendo
     pressioni sulla federazione francese per prendere dei provvedimenti
     in
     merito.
     Eâ un dibattito triste e che nessuno ha il piacere di fare. Il
     mondo
     del rugby è da una parte spaventato, dallâaltra preoccupato di
     non
     perdere la faccia che ha faticosamente lavorato per costruirsi di
     fronte al popolo di padri e madri che sono felici di mandare i
     propri
     figli a giocare. Eâ un dibattito necessario per garantire un futuro
     a
     questo sport che è cresciuto, sotto tutti i punti di vista, e
     rischia
     di andare fuori strada se le redini non saranno tenute ben salde.
     Il gioco del rugby è cambiato: giocatori sempre più grandi
     fisicamente, ritmi elevati, e un numero sempre crescente di impatti.
     Il
     tutto in un contesto in cui si gioca sempre di più, a tutti i
     livelli.
     Quando LâEquipe ha scritto che âil rugby uccideâ, non è stato
     per un
     attacco frontale, ma un grido dâallarme perché tutto il mondo
     ovale
     affronti con coraggio la questione, e passi allâazione per porre
     rimedi. Non solo in Francia.
     Lorenzo Calamai
     References
     1.
     https://www.onrugby.it/2018/05/02/e-morta-rebecca-braglia-la-ragazza
     -ricoverata-per-un-trauma-cranico-dopo-uno-scontro-di-gioco/


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