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[RUGBYLIST] Speciale VI Nazioni

allrugby allrugby a gmail.com
Ven 2 Feb 2007 14:18:48 CET


Copio ed incollo dal Gazzettino di oggi.
Ciao.
Franco (TV)

Parte domani l'8. edizione dell'Rbs Sei Nazioni. Il ct Berbizier: «Ora
le partite contro di noi per i rivali non sono più un riscaldamento»
Italia, dopo l'onore servono le vittorie
L'anno scorso gli azzurri hanno giocato per la prima volta alla pari
con tutti, stavolta bisogna concretizzare la crescita

Un'ora e mezza da grande slam. Più tutte le partite giocate alla pari.
Guardando dritto negli occhi gli avversari. Come mai era successo in
passato. Riparte da qui l'Rbs Sei Nazioni dell'Italia. Dalla
confortante impressione lasciata l'anno scorso dalla squadra di Pierre
Berbizier, confermata dai test autunnali.
Nelle torneo 2006 gli azzurri sono stati in vantaggio in tutte e
cinque le partite. Complessivamente 94 minuti su 400 giocati. Dagli
esaltanti 42' che hanno fatto tremare la Francia a Parigi, ai
deludenti 4' di Italia-Scozia al Flaminio, passando per i 27' della
grande illusione di Dublino, i 13' dello storico pareggio in Galles e
gli 8' della sfida ai campioni del mondo inglesi. Alla fine, però,
l'Italia si è trovata con un sacco pieno di vento in mano. Ovvero
senza una vittoria. Così i complimenti dei rivali, l'orgoglio per
avere dato filo da torcere a tutti, la considerazione dei club
stranieri che hanno fatto della Nazionale un supermarket e la
soddisfazione per aver evitato l'ennesimo cucchiaio di legno hanno
lasciato un po' l'amaro in bocca. «Per superare la soglia
dell'eccellenza nel torneo - aveva detto il presidente della Fir
Giancarlo Dondi - servono due successi». Purtroppo non sono venuti.

Il torneo 2007, nelle aspirazioni, dovrà perciò essere quello delle
vittorie. Una almeno, due se possibile. Per concretizzare il grande
lavoro fatto da Berbizier, che giustamente sottolinea: «Nel Sei
Nazioni le partite con l'Italia non sono più un riscaldamento per le
rivali». Per interrompere una striscia senza successi giunta a quota
12 (l'ultimo il 6 marzo 2004, Italia-Scozia 20-14). Per dare fiducia a
una squadra e un ambiente che non possono nutrirsi solo di onorevoli
sconfitte. Per trasformare il ritornello «stiamo crescendo», recitato
in tutte le salse e in tutte le interviste, in «siamo cresciuti». Per
fortificare la legittima ambizione di centrare, in settembre, la prima
qualificazione ai quarti in Coppa del Mondo. Per dare motivo ai 6000
tifosi annunciati a Edinburgo (ma per riempire il Flaminio domani si è
ricorsi a biglietti e pullman gratis per gli under 15) di raddoppiare
in futuro, propagando a macchia d'olio il fascino che ormai esercita
anche in Italia la leggenda-evento Sei Nazioni.

Il calendario giusto (tre partite in casa) per centrare l'attesa
vittoria stavolta c'è. Come ha ricordato Alessandro Troncon «due dei
nostri tre successi in otto stagioni li abbiamo ottenuti al primo
turno». Disputarlo quest'anno con la Francia, che fatica spesso
all'esordio e non ha mai brillato contro di noi, è una buona
opportunità. Nel 2. turno a Twickenham non avremo nulla da perdere
contro un'Inghilterra in difficoltà. La Scozia in trasferta (3. turno)
potevamo batterla già nel 2005. Le ultime due partite in casa, con un
Galles tornato alla nostra portata e un'Irlanda che se avrà già
fallito la corsa al Sei Nazioni potrebbe essere demotivata, sono
altrettanto abbordabili.

Anche la squadra dà speranze, se non garanzie, per centrare finalmente
una vittoria. I primi cinque uomini in mischia chiusa sono di livello
internazionale, con un ricambi all'altezza dei titolari. Aggiustando
la fase di conquista in touche, carente in autunno, possono
rivaleggiare o mettere sotto tutti. Lo stesso vale nei trequarti con
il trio Masi, Mirco Bergamasco, Canale. «Quando li avrò tutti a
disposizione giocheremo con tre centri» assicurava Berbizier alle
qualificazioni mondiali. E così sarà. Sarebbe autolesionista privarsi
di tanta classe e forza esplosiva. Se fra i due reparti forti la
cerniera mediana riuscirà a dare una direzione strategica
apprezzabile, grazie al ritorno di Troncon e a Scanavacca pronto a
salire sull'ultimo treno della carriera, l'Italia potrà a togliersi le
sue soddisfazioni.

Fondamentale sarà essere sempre al 100\%, per cogliere ogni
opportunità lasciata da rivali comunque più forti. E anche tale
approccio non dovrebbe essere più un problema. Con 14 convocati su 24
che giocano in club esteri l'inferiorità psicologica, il basso ritmo
di gioco, la desuetudine all'alto livello e alla vittoria sono un
retaggio del passato. Ai giocatori ora non resta che vincere, anche
con l'Italia.

Ivan Malfatto
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 L'ANALISI DEL GIOCO
Ma per sognare la grande impresa ci manca sempre una meta
di Antonio Liviero

Evento sportivo, storia e magia. Colori e profumi. Persino le
sfumature prevalenti del cielo: da quello livido di Edimburgo, al
grigio di Londra, all'azzurro di Roma. E poi i canti e le birre. La
fraternità tra le tifoserie. Il Sei Nazioni è certamente tutto questo,
anche se per noi italiani lo è un po' meno.
Siamo entrati da otto anni ma non abbiamo ancora in repertorio un
canto in aggiunta all'inno di Mameli, regolarmente accompagnato da
festosi battimani come fosse una marcetta circense, con tanto di
po-ro-pom po-ro-pom laddove lo spartito imporrebbe raccoglimento.
Nulla a che vedere con l'intensità commovente dei gallesi, l'orgoglio
degli scozzesi, la baldanza francese o l'albagia inglese. E per essere
la patria del bel canto questa sarebbe una sfida da vincere alla
svelta. Eppoi le delizie delle grappa non sono state ancora elevate
alla dignità di whisky e cognac. Né si è saputo proporre qualche
ghiottoneria tipica della nostra tradizione gastronomica sulle
bancarelle che circondano lo stadio Flaminio il giorno della festa. Ma
affinchè il Sei Nazioni diventi anche in Italia un fenomeno sociale,
capace di muovere multitudini dalle valli del Nord e di sedurre la
distratta Capitale, è tempo di mettere nel sacco qualche vittoria in
più.Un guaio, perchè scarseggiano in numero i giocatori di talento.
Anche se bisogna ammettere che quei pochi sono davvero buoni,
addirittura cardini dei club più forti d'Europa. Come Nieto,
Castrogiovanni e Bortolami in Inghilterra; Perugini, i fratelli
Bergamasco, Parisse, Canale, e Masi, stelle del campionato francese.
Inoltre c'è un citì, Pierre Berbizier, che ha capito di non poter
prescindere da un rugby semplice, realista, concreto: conquista
solida, occupazione del campo col gioco al piede per non spendere
troppe energie in usuranti serie di raggruppamenti, una difesa
ermetica.

Ora la mischia c'è. Abbiamo un pacchetto più potente di quelli di
Scozia, Galles e Irlanda, anche per loro limiti evidenti in questo
reparto. Secondo Laurent Seigne, tecnico del Castres e luminare della
mischia, i nostri piloni sono addirittura più forti di quelli
francesi. E in touche, se si lavora sodo, se si rinnovano le
combinazioni per non renderle prevedibili, i blocchi di salto sono
all'altezza dei migliori.

I problemi vengono dopo la conquista. Riguardano le gestione di quelle
pepite lavorate dagli avanti. A cominciare dalle scelte dei mediani,
dalla loro lettura tattica della partita, non sempre coerente con le
situazioni. Per l'inizio del torneo Berbzier si affida alla coppia del
Calvisano, Griffen-Scanavacca, confortato dai test-match di novembre
nei quali l'apertura rodigina è parsa più viva e rapida di Pez. Oltre
che meno titubante in difesa. Ma è certo che, forse già nel secondo
tempo di sabato, giocherà la carta del vecchietto Troncon, l'uomo dei
grandi trionfi azzurri. Anche se in Francia gioca a singhiozzo si
punta sul carisma, il carattere, il fosforo del mediano di mischia
trevigiano.

Sono dolori anche nelle costruzioni offensive. Si supera di rado la
prima linea di difesa e sui placcaggi subiti non si riesce a passare
la palla (off load). La conservazione è lacunosa. Nelle ruck la
liberazione è lenta e gli azzurri si trovano a giocare seconde fasi di
fronte a difese ben ripiazzate. In queste condizioni è dura filare in
meta col gioco alla mano. Gli attacchi sono prevedibili. E la
questione non è marginale. Perchè in media l'Italia segna tra i 12 e
18 punti a partita, mentre per avere la ragionevole speranza di
vincere ne servono una decina in più. Ci mancano insomma una meta
trasformata (5 quelle segnate nello scorso torneo) e un calcio.

Vista la natura dei problemi, le soluzioni offensive andrebbero
piuttosto ricercate in una ottimizzazione dei nostri punti forti e in
qualche meta a zero passaggi. Ad esempio col maul da touche: scelta
alla base dell'unica grande impresa finora compiuta nell'era
Berbizier, quella in Argentina, poi inspiegabilmente accantonata.
Oppure con il gioco al piede a beneficio dei centri o dell'ala per
superare barriere sempre più ermetiche. A ben guardare un contributo
si potrebbe chiedere anche alla difesa: finora si è limitata a fermare
gli uomini. E non è poco. Ma potrebbe cominciare a recuperare qualche
pallone da riciclare immediatamente in attacco. E puntare su qualche
intercetto con un pressing più organizzato e puntuale. Tutte soluzioni
che, alternate alle azioni alla mano, servirebbero a creare un minimo
di incertezza nelle difese.

Insomma, soddisfare per intero la formula delle due D (disciplina e
difesa) e a metà quella delle due C (conquista sì, conservazione no)
potrebbe anche bastare. A condizione che poi di C se ne trovi
un'altra. Che a che fare con la fortuna.
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RITORNA DENIS DALLAN, SCANAVACCA TITOLARE, MASI ALL'ALA TRONCON IN
PANCHINA, NIENTE DUELLO CON MIGNONI


Annunciata la formazione dell'Italia che affronterà la Francia. In
panchina Troncon, rientra Denis Dallan all'ala dove è dirottato anche
Masi, Scanavacca titolare , De Marigny estremo e Parisse numero otto.
IL XV - Roland De Marigny (9 caps); Denis Dallan (40), Gonzalo Canale
(27), Mirco Bergamasco (37), Andrea Masi (28); Andrea Scanavacca (7),
Paul Griffen (30); Sergio Parisse (37), Mauro Bergamasco (54), Josh
Sole (14); Marco Bortolami (54, cap), Santiago Dellapé (38); Carlos
Nieto (16), Fabio Ongaro (44), Salvatore Perugini (37). A
disposizione: Carlo Festuccia (31), Andrea Lo Cicero (60), Martin
Castrogiovanni (40), Roberto Mandelli (5), Alessandro Troncon (90),
Ramiro Pez (32), Kaine Robertson (14).

ITALIA A - Stasera alle 21 a Exeter l'Italia A del tecnico Marzio
Zanato affronta gli England Saxon, 2. rappresentativa britannica. Il
XV: Cagnoni; Pratichetti, Pozzebon, Galante, De Jager; Orquera,
Mazzantini; Padrò, Birchall, Dal Maso; Del Fava, Reato; Staibano,
Ghiraldini, Aguero.
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 IL LIBRO
Quel 16 gennaio a Parigi, come a una tesi di laurea

Coppa Latina di buoni risultati (edizione 1998, Francia, ndr), anche
se il presidente Giancarlo Dondi accetta malvolentieri un pareggio con
i Pumas, lo dice a George Coste e le vetrate della sala stampa dello
stadio Beguere di Lourdes, tremano forse ancora per le grida di Coste
che minaccia di andarsene.
Ma Dondi lo conosce bene e se a Bologna pochi giorni dopo il Sud
Africa vince 62-31, ultima maglia azzurra di Ivan Francescato, con una
dimostrazione lampante che il gioco dell'Italia, soprattutto in
difesa, è stato analizzato e sezionato, nella stessa Bologna prima di
Natale crolla l'Irlanda (37-22) e sul finire di gennaio 1998 a Treviso
anche la Scozia cade sotto i colpi azzurri (25-21), sicuramente in una
delle più avvincenti partite mai giocate da Giovanelli e compagni.

Sono due vittorie pesanti, che cadono al punto giusto: poco prima e
poco dopo dell'evento che è destinato a cambiare il volto al rugby
italiano. La decisione di dare vita al Sei Nazioni, con l'Italia.

Lo ha deciso il Comitato del Cinque Nazioni a Parigi, solo otto giorni
prima, il 16 gennaio. Il Comitato ha fatto l'esame a Dondi, che ha
presentato un dossier sul rugby italiano confezionato tra Natale e
l'Epifania, l'ha fatto uscire dalla sala dell'incontro, poi l'ha
richiamato per congratularsi. Sì, proprio come accade per una laurea.
Laurea all'Italia a partire dal 2000.

I "professori" inglesi si riservano il giudizio, che arriverà a metà
febbraio (dopo che gli Azzurri hanno ha sfiorato la vittoria - 23-20 -
contro il Galles a Llanelli), ma un fatto è certo: l'Italia ha vinto,
la Nazionale di Coste ha vinto, Dondi ha vinto. E adesso? Adesso
bisogna prepararsi al Sei Nazioni, due anni passano in fretta, e al
tempo stesso puntare alla qualificazione per i mondiali 1999.
L'accelerazione è inevitabile. Il mondo del rugby "cade" sull'Italia
che quasi non sa capacitarsi di tanto interesse.

Aveva ragione Dondi: «Il Sei Nazioni è un punto d'avvio non un traguardo».
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I NUMERI
Tre cucchiai di legno e tre vittorie

IL TORNEO
ALBO D'ORO -34 vittorie Inghilterra e Galles, 23 Scozia e Francia, 18
Irlanda, 0 Italia. In solitario 25 vittorie Inghilterra, 23 Galles, 14
Scozia e Francia, 10 Irlanda, 0 Italia. Da quando è Sei Nazioni (2000)
3 vittorie Francia, Ingnilterra, 1 Galles

GRANDE SLAM -12 volte Inghilterra, 9 Galles, 8 Francia, 3 Scozia, 1
Irlanda, 0 Italia.

TRIPLA CORONA -23 volte Inghilterra, 18 Galles, 10 Scozia, 8 Irlanda.

CUCCHIAIO DI LEGNO -Irlanda e Scozia 11 volte, Francia 9, Inghilterra
6, Galles e Italia 3.

RECORD INDIVIDUALI -Presenze Gibson (Irlanda) 56; punti N. Jenkins
(Galles) 436; mete I.S.Smith (Scozia) 24; trasformazioni Wilkinson
(Inghilterra) 74; calci N. Jenkins (Galles) 93; drop Andrew
(Inghilterra) e Lescarbura (Fra) 9.

PUNTEGGIO PIÙ ALTO -Inghilterra-Italia 80-23 (scarto +57); scarto in
trasferta Galles-Francia 0-51 (+51).
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GLI AZZURRI
IL BILANCIO -L'Italia ...

 GLI AZZURRI
IL BILANCIO -L'Italia nel Sei Nazioni ha giocato 35 partite mettendo
insieme 3 vittorie (Scozia 2, Galles), un pareggio (Galles) e 31
sconfitte.

LE PRESENZE -Sono 84 i giocatori italiani che finora hanno giocato il
Sei Nazioni. Il recordman di presenze è Aaron Persico con 29, seguito
da Alessandro Stoica 28, Andrea Lo Cicero 26, Marco Bortolami e Denis
Dallan 23, Mauro Bergamasco e Alessandro Troncon 22, Mirco Bergamasco
e Salvatore Perugini 21, Santiago Dellapè 20.

MARCATORI -Diego Dominguez (14 presenze) comanda con 162 punti davanti
a Ramiro Pez (13) con 85, Roland De Marigy (8) con 38 e Mirco
Bergamasco con 30.

METAMAN -Il migliore è Mirco Bergamasco a quota 6, seguono Carlo
Checchina (16 presenze) a 4, Mauro Bergamasco, Giampiero De Carli (12)
e Alessandro Troncon 3.

(dati archivio Walter Pigatto)
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Una favorita, l'Irlanda, due cantieri ...


Una favorita, l'Irlanda, due cantieri aperti in vista dei Mondiali,
Francia e Inghilterra, una Scozia mai doma e un Galles possibile
outsider. Questo il quadro delle rivali azzurre.
IRLANDA -Ora o mai più. Se la Coppa del Mondo è fuori portata, la
vittoria nel "Campionato" è un traguardo tanto sospirato (l'ultima
nell'85) quanto verosimile. Da centrare ora che la Francia ha la testa
ai Mondiali, l'Inghilterra è in ambasce e la generazione dei fenomeni
(O'Gara, O'Driscoll, Stringer, D'Arcy) ha raggiunto l'apogeo.
L'Irlanda gode del favore del calendario (Francia e Inghilterra in
casa) e dei pronostici. Il successo sfiorato con gli All Blacks in
giugno e le vittorie su Sud Africa e Australia in novembre hanno
confermato lo stato di grazia. L'anno scorso la Francia le sfilò la
vittoria per differenza punti, stavolta per i Verdi di Eddie
O'Sullivan ci sono tutte le condizioni addirittura per uno storico
Grande Slam. La mischia ricalca quella del Munster, campione d'Europa,
con Paul O'Connell a giganteggiare in touche. In mediana Stringer e
O'Gara giocano assieme dalle elementari. Dietro infuriano l'estro e le
gambe di un O'Driscoll sempre più leader e di altri talentuosi come
D'Arcy, il giovane Trimble, gli esperti Murphy ed Hickie. Unico
assente di peso l'ala Horgan.

INGHILTERRA -I Bianchi del neo ct Brian Asthon e del neo capitano Phil
Vickery si affidano al ritorno di Jonny Wilkinson come ci si
aggrapperebbe alle reliquie di un santo. Aspettando Jonny, novello
Godot, l'Inghilterra ha vinto solo 12 test su 30 negli ultimi 38 mesi.
Ma l'inserimento nel XV anti-Scozia della 27enne apertura hanno
lasciato perplesso più di qualcuno. L'impressione è che l'Inghilterra
non sappia più a che santo votarsi per uscire dalla crisi. Wilko è
stato chiamato in nazionale (53. cap) dopo aver giocato solo scampoli
nelle ultime 12 settimane (appena 50' di Premiership). Poco per un Sei
Nazioni da protagonista.

FRANCIA -Anche per i Coqs del contestato Bernard Laporte (lo stesso
Berbizier non gli risparmia stoccate) il principale nodo è l'apertura.
Fuori per infortunio Michalack, troppo acerbo il talento Beauxis, si
punta su Skrela, almeno nel primo turno. Numero 9 ci sarà invece
Mignoni, essendo indisponibile Elissalde. Per tutto il torneo sarà
assente il capitano Pelous; la fascia è stata affidata all'altro
inossidabile Ibanez. Da seguire il rientro di Chabal, numero 8
irradiddio in Premiership con il Sale.GALLES -Tutto da decifrare. Dopo
un novembre senza infamia nè lode, il team di Gareth Jenkins può
essere la mina vagante. Leader in campo sarà l'estremo Gareth Thomas,
capopopolo carismatico e fumantino. A guidare la mischia Dwayne Peel,
miglior numero 9 del torneo 2006. Con il folletto Shane Williams e
Mark Jones non al top molto ci si aspetta dal giovane trequarti centro
James Hook.

SCOZIA -Guai a dare per morti gli scozzesi. Il ct Frank Hadden dovrà
fare a meno del capitano Jason White, in forse anche per il Mondiale,
e di altri sei elementi. Lo skipper sarà Chris Patterson. Con Cusiter,
richiamato anzitempo, e Parks in mediana la concretezza dell'attacco
sarà affidata alle soluzioni dell'ala Lamont. Pur in difficoltà
(novembre deludente) la Scozia ha dimostrato la propensione a portare
a casa le partite più incerte ed equilibrate, grazie alla buona
organizzazione difensiva e al killing instinct. Francia ed
Inghilterra, beffate l'anno scorso, ne sanno qualcosa. L'Italia è
avvisata.Piergiorgio Grizzo
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Sarà presentato oggi a Roma "Storia ...

 Sarà presentato oggi a Roma "Storia del rugby mondiale dalle origini
a oggi" (Sep Editrice, pp. 392, 35 euro), edizione aggiornata del
libro di Luciano Ravagnani e Pierluigi Fadda pubblicato nel '92,
"bibbia" di questo sport, che si avvale delle statistiche di Walter
Pigatto. Ne è stata realizzata anche una tiratura limitata con la
storia del rugby friuliano e del suo più grande campione, Elio De
Anna. Proponiamo il capitolo della storica ammissione dell'Italia al
Sei Nazioni.



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