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[RUGBYLIST] IL FISICO E LE NUOVE REGOLE

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Gio 1 Nov 2007 14:43:39 CET


La fantasia nel rugby va bene, ma non basta, secondo me, per creare uno stile ed una tecnica. Per creare uno stile nazionale ci vogliono anni di duro lavoro, e tanti tentativi non sempre coronati da successo. In Italia, non abbiamo una vasta base di praticanti, ne' veri centri di eccellenza, salvo qualche caso frutto di iniziative personali o di un certo contorno storico-ambientale. Manca una vera scuola di rugby italiana, con testi, indirizzi, attenzione continua prestata dai praticanti. Avere uno stadio a mezzo servizio come il Flaminio, un cantiere sempre aperto, non favorisce (a mio avviso) l'emergere di una vera scuola nazionale. L'Italia avrebbe forse bisogno di un vero centro nazionale, base tecnica riconosciuta da tutti, con tanto di stadio collegato, di piena proprieta' federale, e dotato di ogni servizio per gli italiani e gli stranieri. Il rugby italiano attualmente non e' visibile se non per conoscenze personali, entusiasmi locali ovvero iniziative di prestigio. In alternativa ad un centro nazionale, si possono sviluppare diverse basi locali e regionali di aggregazione, con opportuni incentivi federali che preferirei erogati con la tecnica dell'imposta negativa, cioe' piu' risorse hai e meno tesserati riesci a sviluppare, meno incentivi avrai, e viceversa, cioe' meno risorse hai e piu' tesserati sviluppi, piu' incentivi ottieni. 
Non si puo' avere la botte federale piena e le 'consorti' locali ubriache. O si sceglie di creare, con l'aiuto anche dell'IRB e di centri esteri, un centro tecnico nazionale completo, con tanto di scuola simile a Coverciano per il calcio, e che irradi nuove conoscenze ed esperienze, oppure si sceglie la strada (forse piu' naturale) della federazione diffusa nel territorio, con vari centri di eccellenza che sviluppano quanto gia' esiste da noi, e non e' poco. In effetti il rugby italiano, ricordiamolo, e' emerso in pochi anni, mentre quello francese ha impiegato decenni per fare lo stesso cammino. 
Le due strade di sviluppo, quella centralistica e quella locale, non mi sembrano compatibili con sessantamila tesserati a disposizione. Ce ne vorrebbero almeno 200mila, come nel basket o pallavolo. Loro (federbasket, federvolley etc...)si possono permettere di lavorare su varie vie contemporaneamente, perche' gli impianti sono tanti e diffusi ovunque. L'Italia del rugby attualmente ha una medicina sportiva ed una preparazione fisica di alto livello basata sul centro nazionale, con poche coperture anche assicurative per i dilettanti, e con un gioco della palla ovale praticato invece in tante periferie tra loro scollegate. Poche aggregazioni esistono a livello regionale. Il prossimo Presidente federale dovra' sviluppare, secondo me, quanto Dondi ha fatto ed anche bene a livello internazionale, ma dovra' pure destinare le risorse locali in modo correlato per supportare le attuali iniziative. Troppi progetti giacciono attualmente nei cassetti federali dello stadio olimpico. Prima di attirare giocatori stranieri (e' facile fare questo, l'Italia fa sempre gola), e' forse necessario fidelizzare tecnici anche di altre nazioni vicine. Nick Mallet puo' fare un forte lavoro in tal senso. Se non gli mettono...troppi bastoni tra le ruote. Scusate la lunghezza della mail, buone feste a tutti.
Giovanni    
  ----- Original Message ----- 
  From: Pier Luigi Maciocia 
  To: 'Piero Filotico' ; 'A Zibana' ; 'cavallopazzo' ; 'rugbylist' 
  Sent: Thursday, November 01, 2007 1:20 PM
  Subject: R: [RUGBYLIST] IL FISICO E LE NUOVE REGOLE


  ...bravo, sono d'accordo.
  plm





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  Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Piero Filotico
  Inviato: giovedì 1 novembre 2007 12.18
  A: 'A Zibana'; 'cavallopazzo'; 'rugbylist'
  Oggetto: R: [RUGBYLIST] IL FISICO E LE NUOVE REGOLE


  D'accordo, ma rincorrere soltanto tecnica e fisicita' esasperata (soprattutto quest'ultima), ci porta ad essere gli eterni inseguitori e non accelera il salto, ne' di qualita' e tantomeno nel ranking. Perche' nel frattempo gli altri fanno lo stesso. Per non parlare poi delle sorprese (Argentina, Fiji) e delle emergenti (Romania, Canada, Georgia, Portogallo), che stanno facendo le stesse cose.  E non sono invasi da questa incomprensibile febbre degli stranieri a tutti i costi.

  Anche forzare i giovani talenti fino al punto di snaturarne le naturali tendenze, invece di assecondarle e farle diventare i punti di forza del singolo, l'elemento di distinzione, non mi sembra il massimo: puo' valere per la massa, per l'atleta di medio livello, ma per il vero talento puo' solo essere negativo. Faccio una domanda: se oggi si presentasse sul campo un giovane Ivan Francescato, quale sarebbe il percorso che gli verrebbe preparato ? 

  Il punto esiziale circa il futuro del rugby italiano, giocato da italiani, consiste nella tua splendida conclusione, che condivido totalmente e riporto per intero:

   

  "A noi non manca certo la fantasia per crearci un nostro rugby".

  Piero

   

   


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  Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di A Zibana
  Inviato: giovedì 1 novembre 2007 11.16
  A: cavallopazzo; rugbylist
  Oggetto: Re: [RUGBYLIST] IL FISICO E LE NUOVE REGOLE

   

  Il Rugby Italiano per non perdere le posizioni conquistate a livello mondiale e sperare di migliorare il Ranking deve adeguarsi alle esigenze del rugby moderno che richiede fisicità esasperata e tecnica adeguata.

  Penso non sia facile coniugare le due cose e quindi trovo giusto gli sforzi della Federazione per migliorare il livello dei giocatori secondo le  esigenze del rugby attuale. 

  Certamente la presenza di tanti stranieri nel nostro campionato non facilita la cosa. Tanti giovani decidono di smettere quando non trovano spazio nei club di appartenenza. Ero a Parma sabato scorso e fra i 44 giocatori scesi in campo vi era un solo parmigiano.

  Bisogna saper adeguere le esigenze del rugby moderno al materiale a disposizione. 

  Pretendere da giovanissimi un comportamento da professionisti é, a mio avviso, sbagliato e si corre il rischio di perdere per strada tanti talenti.

  Dovremmo avere un rugby all'italiana come esiste quello tipico del Sud Africa, della Nuova Zelanda, della Francia e della Australia. 

  Pretebdere che un italiano abbia la mentalità di un Neo Zelandese é a dir poco assurdo.

  Nick Mallet ha esperienza per trovare un giusto equilibrio sempre che lo si lasci lavorare..

  A noi non manca certo la fantasia per crearci un nostro rugby.

   

  Antonio

    ----- Original Message ----- 

    From: cavallopazzo 

    To: rugbylist 

    Sent: Wednesday, October 31, 2007 9:06 AM

    Subject: [RUGBYLIST] IL FISICO E LE NUOVE REGOLE

     

    Leggo con preoccupazione condivisa la direzione presa anche dal rugby italiano che giocoforza si deve mettere in scia alle tendenze mondiali per quanto riguarda il progetto altezza e di conseguenza la stazza fisica dei giocatori. Se a ciò si aggiunge il discorso dei tecnici federali che sembra snaturino le tendenze naturali dei giovani per imporre principi omologati di gioco chiuso, debbo dire che tutto ciò si allontana di gran lunga all'essenza del rugby educativo come io l'ho sempre concepito. Ma posso anche essermi sempre sbagliato: non ho la presunzione di imporre un qualunque modello.

    Leggo ed ascolto nel panorama internazionale di una commissione dell'international Board che ha il compito di studiare la situazione attuale del rugby e quindi di proporre regole nuove e/o modifiche alle attuali per rendere il nostro sport maggiormente spettacolare e con situazioni che favoriscano il gioco aperto e quindi la possibilità di segnare più mete. Questo in parole povere. Su questo argomento, che credo molto importante, a parte qualche battuta non ho letto granchè in list: sarebbe interessante sentire l'opinione della list stessa, che sovente è pronta a portare critiche ben poche volte costruttive ed a tutto raggio. Per primo scaglio una pietruzza nello stagno:

    Se si rendesse obbligatorio il placcaggio dell'avversario solo dalla cintola in giù, vietando ovviamente il placcaggio al petto che oggi va per la maggiore perchè consente di chiudere l'azione avversaria, che effetto potrebbe avere sul gioco?

    Bene, l'ho detta! Era tanto che mi frullava per il capo. Mi piacerebbe tornare a vedere le partite degli anni "70, quando nel 5 nazioni imperava il Galles di Wlilliams ( il mitico estremo che inventò l'inserimento dopo il 1° centro)  e Garreth Edward ed anche di Barry John ( che apertura favolosa!). Solo per citarne alcuni di quella meravigliosa squadra.

    Un caro saluto da Cavallo Pazzo.



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