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[RUGBYLIST] Viadana, un'altra onorevole sconfitta

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Sab 17 Nov 2007 18:32:28 CET


Cerco di capire cosa manca alle nostre squadre per poter uscire dal motivo 
della sconfitta onorevole. Occorre entrare nella logica della competizione 
sempre, e sottilneo il sempre, ad armi pari con gli avversari. A mio parere 
manca questo: 1) occorre far giocare i giovani italiani migliori al posto di 
stranieri giudicati, quasi  sempre a torto, superiori a loro o piu' 
affidabili. Avevo segnalato nei giorni scorsi Talotti e Benatti per il giro 
nazionale maggiore, mi fa piacere quel che riporta Riccardo da Glasgow. 
Constato senza addebitare colpe ad individui come tali giocatori non sono 
ancora nel grande giro azzurro, e soprattutto non vengono schierati come 
titolari fissi. Se ad un giovane non si da' piena ed incondizionata fiducia, 
preferendogli nelle occasioni critiche degli stranieri di medio livello, 
tutta la squadra rimarra' allineata ad un medio livello. I giovani 
rischieranno di non maturare, finendo per fragilizzarsi anche fisicamente. 
Come dicono gli inglesi, no pain, no gain!! 2) Perche' (vedi match Benetton 
con Perpignan e considerazioni di Franco) non riusciamo a trovare 
l'equilibrio tra fisicita' e tecnica? Alcuni dei nostri talenti migliori 
tecnicamente, penso a Semenzato come archetipo, non vengono sufficientemente 
responsabilizzati, mentre i giocatori piu' fisici (ad es.: certi avanti del 
Calvisano o Parma) non vengono aiutati a maturare tecnicamente. Non ci sono 
troppi stranieri in Italia! Ci sono troppi trainers 'frileux' (come 
direbbero in Francia) che non danno sufficiente fiducia ai nostri 
connazionali; ben vengano dunque gli stranieri se giocano prevalentemente da 
riserve di classe e maestri tecnici nell'ultima parte della loro carriera; 
diverso e' il discorso se gli stessi giocatori 'esteri' impediscono la 
maturazione dei nostri negli incontri di alto livello. 3) Infine, come si 
puo' tollerare che i nostri giocatori siano inferiori fisicamente alle 
squadre avversarie? Questo proprio non sta ne' in cielo ne' in terra! Lo 
sviluppo delle metodiche di allenamento e della medicina sportiva nel nostro 
paese e' di livello perlomeno pari agli altri paesi concorrenti. Urge un 
cambiamento a livello di grandi clubs ed una gestione piu' professionale del 
lavoro!
Giovanni

----- Original Message ----- 
From: "MELEGARI Riccardo" <riccardo.melegari a arix.it>
To: "Gaetano Palmiotto" <gaetano.palmiotto a fastwebnet.it>; 
<rugbylist-bounces a rugbylist.it>; <rugbylist a rugbylist.it>
Sent: Saturday, November 17, 2007 3:47 PM
Subject: R: [RUGBYLIST] Viadana, un'altra onorevole sconfitta


> Viadana si confronta a viso aperto con Glasgow, alla tredicesima stagione 
> in HK, e rimane assolutamente in partita fino a che sul 24 a 24 l'arbitro 
> gallese si inventa, cito il quotidiano locale. Scottsman ben due 
> cartellini gialli ed il Viadana subisce due mete di troppo per quel che si 
> e' visto in campo.per poi riportarsi sotto e costringere I Warriors nella 
> propria 22 negli ultimi dieci minuti per il 41 a 31 finale.
> Buona la prova dei giovani in campo Talotti, uscito poi per infortunio, 
> Redolfini Santamaria De Bonis e Cagna a cui aggiungerei anche  Persico per 
> la sua breve esperienza ad alto livello. Finisce 5 mt a 4 con qualcosa di 
> serio da recriminare da parte del Viadana. Un punto nella classifica non 
> ripaga il Viadana dell'ottimo lavoro della mischia, cambiata per 7/8 in 
> completo ossequio al turn over pensato da Love per il prosieguo ottimale 
> della stagione, rispetto al Biarritz con un'inedito Benatti a numero 8 
> ritornato ai livelli di forma della RWC 2003 dopo quasi 3 anni alle prese 
> con seri infortuni.. Pur ancora con grandi differenze di budget mettendo 
> le Coppe come obiettivo di crescita globale, i Clubs italiani partecipanti 
> tutti aggiungo purche' lo vogliano e con le rappresentative europee di 
> fascia media, possono ben figurare, ed in casa poter aspirare a qualcosa 
> in piu' Se invece si vogliono evitare infortuni e semplicemente fare onore 
> di firma per i contributi relativi forse non meritiamo l'opportunita' che 
> l'Europa ci offre.
> Scusate la lunghezza dalla piovosa GlasgoW. Siamo sulla via di ritorno se 
> gentilmente qualcuno aggiorna sulle altre italiane, ringrazio 
> anticipatamente.
> Riccardo Melegari
> -----Original Message-----
> From: "Gaetano Palmiotto" <gaetano.palmiotto a fastwebnet.it>
>
> Date: Fri, 16 Nov 2007 22:30:54
> To:<rugbylist a rugbylist.it>
> Subject: [RUGBYLIST] Viadana, un'altra onorevole sconfitta
>
>
> Finisce 41-31 per Glasgow una gara che ha visto il Viadana partire 
> fortissimo: meta di Pedersen tr. da Howarth al 4'.
>
> Glasgow reagiva e prima O'hare, poi Parks e Morrison segnavano tre mete 
> trasformate; nel mezzo un cp di Parks: al 23' 24-7. Sul finire del tempo 
> seconda meta per Pedersen tr da Howarth e si chiudeva 24-14.
>
> Nella ripresa Viadana partiva ancora alla grande: prima un cp di Howarth, 
> poi una meta trasformata di Birchall riportavano il Viadana sul 24-24.
>
> Partita equilibrata fino al 60' quando Pinder e Barclay assestano un 
> uno-due micidiale con cp del solito Parks in mezzo: 41-24.
>
> Chiude in crescedno Viadana che all'80' segna la meta del bonus con 
> Bortolussi e guadagna il primo meritato punto.
>
> Peccato che 5 minuti di follia nel primo e 5 nel secono siano costati ben 
> 28 punti. Sicuramente c'è da lavorare su alcune cose, ma quest'anno non ci 
> sono disfatte e credo che Viadana in casa sarà ostica per tutti-
>
>
> ----- Original Message ----- 
> From: Alberto Bertolazzi <mailto:a.bertolazzi a whitestar.it>
> To: rugbylist a rugbylist.it <mailto:rugbylist a rugbylist.it>
> Sent: Friday, November 16, 2007 5:35 PM
> Subject: [RUGBYLIST] il boom del rugby
>
> Ecco una notizia da commentare. Sarà esagerazione giornalistica, un fuoco 
> di paglia o quello che volete, ma la sensazione che qualcosa attorno al 
> rugby sta cambiando ce l'ho da quando l'Italia è entrata nel 6Nazioni. 
> Probabilmente è grazie alla tv, eppure quando parlo di rugby mi sembra di 
> essere meno solo di dieci anni fa. Ecco l'articolo, l'ha pubblicato il 
> Corriere della Sera oggi.
>
>
> ROMA – A volte basta un prato. Prendete Corviale. Bistrattata periferia di 
> Roma. Eco-mostri e campi verdi, in un mix inusuale e sconcertante. E un 
> campo da rugby, tra abnormi palazzoni di cemento armato. Dopo vent’anni di 
> battaglie, arrabbiature e delusioni, Salvatore Gallo ha ottenuto quel 
> campo, verde di prato e con tanto di illuminazione artificiale e tribune, 
> per la sua squadra, il Villa Pamphili Rugby.
>
> RIQUALIFICARE CON LO SPORT – Da quando il Comune, anche per riqualificare 
> il quartiere, ha affidato le chiavi dell’impianto alla società (era il 25 
> giugno scorso, con cerimonia alla presenza del sindaco Veltroni e di 
> Andrea Lo Cicero, pilone azzurro e beniamino degli appassionati) nel 
> quartiere si respira un’aria diversa. Le iscrizioni al club, in poche 
> settimane, sono esplose, con un boom che ha dell’incredibile tra i 
> giovanissimi. Ecco i numeri: nelle giovanili, dall’Under 7 all’Under 13, i 
> tesserati sono passati da 40 a 300 (!); per la prima volta nella storia 
> del club sono state organizzate le squadre Under 15, 17e 19; in prima 
> squadra, che milita in serie C, i tesserati sono triplicati (e il Villa 
> Pamphili, in classifica, oggi lotta con le prime).
> EFFETTO CAPITALE – Un caso? Per niente. La moltiplicazione dei rugbisti in 
> erba – facilitata, nel caso del Villa Pamphili, dal campo da gestire in 
> proprio – è una costante del movimento: lo stesso boom si registra anche 
> all’AlmavivA Capitolina, in zona Tor di Quinto, alla Rugby Roma, alla 
> Lazio. Per non dire della zona dei Castelli, tradizionale zona di 
> reclutamento per il rugby. «E’ l’effetto della popolarità che ha raggiunto 
> questo sport - spiega Alessandro Di Leo, dirigente-giocatore del Villa 
> Pamphili - ma anche della crisi del calcio, che non insegna più niente. 
> Invece sul campo da rugby i valori ci sono ancora. Qui si insegna lo 
> spirito di squadra e il rispetto dell’avversario». E capita anche che 
> giochino uno affianco all’altro, i figli del «Serpentone» (l'obbrobrio di 
> cemento di cui sopra) e quelli delle zone residenziali del quartiere. 
> Borghesia e popolino, come ai tempi del decollo di questo gioco, nella 
> Gran Bretagna dell’Ottocento, post rivoluzione industriale.
> ISCRIZIONI A PIOGGIA - E a Milano? Il discorso non cambia: iscrizioni a 
> pioggia. I tesserati sono passati da 5779 nel 2004 a quasi 10mila. «A 
> settembre sono arrivati tra i 50 e i 60 nuovi tesserati, tra mini rugby e 
> giovanili – spiega Stefano Curioni della Asr Milano, storica società della 
> zona Lambrate – Rispetto alla scorsa stagione c’è il 50% di ragazzi in 
> più». Gli Under 7 sono passati da 10 a 20; gli Under 9 da 15 a 30; nell’Under 
> 11 siamo stati costretti ad attrezzare tre quadre. «Il risultato – spiega 
> Curioni – è che noi Old, ovvero noi rugbisti di 40 e più anni, siamo stati 
> costretti a cercarci un altro campo per allenarci». Da notare che, 
> malgrado tutta questa gioventù che preme ai cancelli, ora che giocare a 
> rugby è finalmente diventato di moda, gli anziani dell’Asr non ne vogliono 
> sapere di appendere gli scarpini al chiodo. E la sera sono più di 45 a 
> faticare sul campo. E c’è altro: «Il buon momento del rugby – dice 
> Curioni, che è anche professore associato all’Università Bocconi - lo 
> misuriamo anche dall’attenzione degli sponsor. Quando sentono parlare di 
> rugby ci ascoltano. Un po’ di tempo fa non perdevano tempo». Tutti segnali 
> eloquenti, ancora di più perché Roma e Milano non sono i serbatoi naturali 
> per il rugby, molto più popolare, in Italia, in Veneto e Abruzzo.
> LA PROFEZIA – Insomma, a giudicare dai numeri, non sembra lontano quel 
> giorno profetizzato da John Kirwan, ex All blacks e fino a due anni fa 
> allenatore della nazionale azzurra: «La più bella vittoria l'avremo 
> ottenuta quando le mamme italiane spingeranno i loro figli a giocare al 
> rugby se vorranno che crescano bene, abbiano dei valori, conoscano il 
> rispetto, la disciplina e la capacità di soffrire. Questo è uno sport che 
> allena alla vita». La federazione, alla fine della scorsa stagione, indicò 
> già un primo grande balzo: da 47 mila tesserati in pochi mesi si era 
> passati a 62 mila. Un incremento di oltre il 30%. E il bello deve ancora 
> venire, visto che quei dati sono relativi al giugno scorso, prima dell’ondata 
> di settembre-ottobre (non a caso nel periodo in cui in Francia ci si 
> sfidava per la Coppa del Mondo).
> IL FANGO E LA GLORIA – Ma di chi è il merito dell’esplosione del rugby? 
> Curioni è convinto che gran parte del sostegno arrivi della nazionale, che 
> ha fatto a volte molto bene (Sei Nazioni), altre meno (Mondiali), ma che è 
> andata in tv con regolarità, mostrando la bellezza del gioco. E merito lo 
> hanno anche i giocatori più forti, diventati testimonial della pubblicità 
> e personaggi tra i giovanissimi. E la crisi del calcio? «Beh, sì. 
> Dipenderà anche da quello. La cosa che notiamo è che molte famiglie 
> preferiscono mandare i figli a giocare a rugby piuttosto che a calcio». 
> Meglio il fango e qualche livido (da mostrare con orgoglio ai compagni di 
> scuola, tra l’altro) della sconfortante aggressività che ruota attorno al 
> pallone. Quello rotondo.
> Paolo Ligammari
> 16 novembre 2007
>
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