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[RUGBYLIST] Italia - Australia

Maurizio mauri81 a libero.it
Dom 9 Nov 2008 13:48:50 CET


a me è capitato di avere il biglietto stampato con un settore che non 
esisteva e nessun cartello che mi indicasse dove entrare.

Dopo varie richieste di informaizoni, dopo aver girato mezza tribuna, mi 
sono trovato il posto da solo.
----- Original Message ----- 
From: "Gaetano Palmiotto" <gaetano.palmiotto a fastwebnet.it>
To: <rugbylist a rugbylist.it>
Sent: Sunday, November 09, 2008 1:39 PM
Subject: R: [RUGBYLIST] Italia - Australia


Caro franco,
Perdonami ma l'organizzazione non è filata così liscia....
Noi e diverse altre società che si sono mosse in pullman, usciti a Padova 
Ovest alle 12:30, alle 14 eravamo ancora al casello; tutto bloccato, nessun 
vigile in vista, delirio totale.
Siamo scesi in autostrada, attraversato tangenziale con tanto di scavalco di 
guard-rail (avevamo anche un invalido con noi) e attraversamento di campi 
agricoli per arrivare allo stadio 10 minuti dall'inizio.
Ciliegina sulla torta in curva sud un solo cancello aperto con lunghissime 
code....
All'uscita altro attraversamento di campi e appuntamento col pullman in 
tangenziale....
Serve altro?

-----Messaggio originale-----
Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] 
Per conto di allrugby
Inviato: domenica 9 novembre 2008 11.13
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] Italia - Australia


Ecco quanto riportato oggi dalla Tribuna di Treviso sulla partita di ieri 
all'Euganeo. Prima, però vorrei fare un paio d'esternazioni:
1) all'Euganeo c'erano quasi 35000 persone e (problemi d'uscita a parte, 
anche dopo un'ora dalla fine della partita) quasi tutto è filato liscio. A 
Roma, per il VI Nazioni, c'è uno stadio che a malapena ospita 25000 
spettatori. A parte le ovvie considerazioni economiche (10000 persone in 
meno per una media di 35 € a partita!) e di "visibilità diretta", qualcosa 
non quadra ...
2) Mortlock, come leggerete qui sotto, dice di "aver visto solo una meta 
splendida", (quella irregolare) senza nessun accenno al proprio fallo che 
l'ha, di fatto, consacrata: mi piacerebbe aver davanti il sig. Sterling 
Mortlock e di chiedergli quanta marmellata ha rubato da piccino, facendola 
franca, visto l'elevata onestà professionale evidenziata da adulto. Ma, ora 
eccovi gli articoli (per il Gazzettino ci "vediamo" nel pomeriggio). Ciao. 
Franco (TV)

Dopo mezz'ora di gioco Mirco Bergamasco va in meta. Lo stadio Euganeo 
diventa un solo altissimo urlo di gioia: l'Italia è viva

AUSTRALIA SPAVENTATA Azzurri vicini all'impresa Li ferma un errore arbitrale

 PADOVA. L'Italia ha provato a strappare il copione, l'Australia l'ha 
aiutata sprecando a rotta di collo tutte le linee di vantaggio guadagnate 
nel primo tempo e in parte nella ripresa e raccogliendo pochissimo (fra la 
prima meta di Turner e quella di Cooper è passata
un'ora) e con Giteau (entrato dalla panchina) incapace per una volta di far 
decollare la linea arretrata.  L'Italia - pur in un avvio stentato: 8 punti 
beccati in 8 minuti - ha capitalizzato con poche sortite in avanti, 
galleggiando nel risultato grazie al piede di Marcato (la scommessa vinta, a 
dispetto di quella persa con Masi apertura nel 6 Nazioni) affondando il 
colpo con Mirco Bergamasco, soffrendo però troppo in mischia al netto degli 
errori arbitrali.  Una difesa "monstre" (va detto: specie di un scintillante 
Mauro Bergamasco chirurgico nelle fughe degli avversari altrimenti destinate 
ad ingrossare lo score); Masi estremo ritrovato e uomo del match più per 
aver svegliato l'inerzia del gioco con un pazzo contropiede: iniziato 
cavalcando sulla fascia e finito calciando lungo in meta per Robertson (con 
aree regolari l'ala del Viadana sarebbe arrivata a schiacciare l'ovale); 
Marcato che ha scambiato maglia e ruolo con Masi, ha dimostrato cervello in 
regia, precisione nei calci e in crescita nel gioco: fortunato quando Giteau 
gli fa sbattere l'ovale addosso con un "grabber" che per poco ci porta 
dritti in meta, brillante alla mano nell'azione della meta del vantaggio. 
Ci ha pensato l'arbitro Lawrence a dare una svolta al match in singoli 
episodi e nell'intepretazione delle fasi statiche. Qualche errore azzurro, 
il citato arbitraggio penalizzante, un piazzato di Orquera (sin lì perfetto) 
per il possibile decisivo 23-20 uscito di un capello nel clou del finale - 
quando da minuti gli Australiani stavano piantando le tende in difesa e con 
qualche dubbio in testa - ha impedito agli azzurri di uscire ieri dal campo 
almeno con un pari (14-14 prima, 20-20 per un quarto d'ora poi). E non 
dimenticando il citato vantaggio al 31' del primo tempo grazie alla meta 
numero 16 di Mirco Bergamasco (raggiunge così l'indimenticato Ivan 
Francescato) in un'azione da sogno per il "timing" di Marcato perfetto nel 
passare a Masi (il centro Tahu è andato a farfalle), e per la capacità 
dell'estremo azzurro di assorbire due avversari e liberare l'ala padovana 
per un breve scatto debordante in meta. Sia chiaro, si è perso, anche se la 
seconda meta oroverde grida vendetta.  L'Euganeo stipato come s'è visto solo 
ai concerti di Vasco Rossi, ha spinto gli azzurri di Mallett in un sogno 
iniziato con l'inno cantato dai trentamila a sovrastare la banda di 
Selvazzano, sino al più calcistico "tutto lo stadio" gridato al 70', un paio 
di minuti prima che Quade Cooper non spegnesse la magia.  L'Italia di 
Mallett si ferma a meno 10, come quella di Berbizier si fermò a meno 7. Ma 
se nel 2006 al Flaminio c'era un gruppo di wallabies ormai alla fine di un 
ciclo e azzurri non ancora convinti di poter graffiare gli allora 
vice-campioni del mondo, stavolta l'occasione persa è grossa.  Pur con otto 
cambi, la formazione di Robbie Deans ha il crisma di chi sta salendo ogni 
gerarchia e si candida a dominare la scena nei prossimi anni. Perdere così, 
nonostante le inaspettate difficoltà della nostra mischia, è un vero 
rammarico. Anche se il futuro appare ora migliore, la strada imboccata pare 
quella giusta.  Tutta la sceneggiatura della partita gira attorno a due 
parole: "pose" e "velo". L'ultima è quella che ha permesso al debuttante 
Cooper di trovarsi una strada spianata davanti, quando - sul 20-20 a 8' dal 
termine - capitan Mortlock ha sbattuto la porta in faccia a Parisse, 
permettendogli di segnare in mezzo pali.  L'arbitro Lawrence ha chiesto 
scusa: "Non ho visto" ha detto agli azzurri. Intanto la frittata era fatta. 
L'altra parola è quella che l'arbitro dice prima di "engage" e dà il via 
alla contesa fra le prime linee in mischia chiusa. Lawrence - si sapeva - 
quasi se la "mastica" e quindi bisognava metterci una pezza. Come 
pianificato da Robbie Deans. Si gioca anche con l'arbitro, nel bene e nel 
male. Ciò non toglie che il pack "aussie" abbia sempre anticipato Perugini, 
Ghiraldini e Nieto.  Nella ripresa Deans è corso ai ripari, il calore della 
Padova rugbistica stava aiutando a portare in porto la prima volta azzurra 
contro il mito. Argentina e Pacific Islanders sono avvisate, l'Australia non 
ci affronterà più coi rincalzi.
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 IL DOPOGARA / AUSTRALIA

Deans: «Ho avuto paura di tornarmene a casa»

QUADE COOPER Ho visto lo spazio e mi sono buttato fino alla meta Intanto 
sentivo salire l'adrenalina

SIMONE VARROTO

 PADOVA. «Sì, per un istante ho temuto che sarei andato a casa». Sorride in 
sala stampa Robbie Deans, primo tecnico neozelandese a guidare gli 
Wallabies, parlando del pericolo scampato. Padova poteva davvero rivelarsi 
la trappola del tour 2008 dell'Australia, con l'Italia che ha sprecato due 
occasioni per il sorpasso a 5 dalla fine. E anche il pari non sarebbe stato 
lusinghiero per gli Wallabies.  «Abbiamo reagito nel momento decisivo - 
continua Deans - contrattaccando senza disunirci. Non scopro certo io le 
qualità degli Azzurri, già messe in mostra al Sei Nazioni». La firma sul 
test match dell'Euganeo l'ha messa il ventenne Quade Cooper, al debutto, che 
con il suo tecnico condivide i natali nella terra dei maori. Un talento dal 
sicuro avvenire. «E' stato meraviglioso, mi sento un privilegiato per essere 
entrato in campo a fianco di compagni di squadra eccezionali e aver dato il 
mio contributo per la vittoria - dichiara - Com'è nata la meta? Ho visto lo 
spazio e ho deciso d'istinto di buttarmi nel buco, sentendo l'adrenalina 
salire ad ogni passo e pestando più forte che potevo mentre la linea si 
avvicinava». Anche il capitano si leva il cappello di fronte alla prodezza 
di Cooper. «Ha fatto una meta fantastica, con tre cambi di passo a grande 
velocità» dichiara Stirling Mortlock che non ha voluto commentare circa le 
lamentele degli italiani per una trattenuta su Parisse. «Ho visto solo una 
meta splendida», ha ribadito. A rendere tutto il merito agli Azzurri è Phil 
Waugh, guerriero del combattimento in mischia. «Sapevamo che il loro punto 
forte era lì davanti e il lavoro fatto in queste settimane per contrastarli 
nelle mischie, in touche e nei raggruppamenti ha pagato». «Siamo fiduciosi 
per il resto del tour - ha concluso Deans - siamo un gruppo di 33 giocatori: 
ci sono degli infortuni, a Barnes e a Tahu, sui quali decideremo lunedì; 
altri giocatori rientrano da periodi in cui hanno giocato poco».
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IL DOPOGARA / ITALIA

Mallett pensa in positivo «Contento della difesa»

BORTOLAMI Per settanta minuti siamo stati alla pari Che soddisfazione 
giocare davanti a così tanta gente

 PADOVA. Pare una caduta di stile parlar male dell'arbitro, ma per quanti 
sforzi abbiano fatto Mallett e Parisse - ct e capitano - sempre lì si 
cadeva: un "blocco" di Mortlock sul capitano azzurro per impedirgli di 
stendere Cooper, libero così di segnare e spegnere i trentamila 
dell'Euganeo. Ed è solo l'episodio letale. Poi c'è un'intera partita passata 
a non fischiare gli anticipi che il pack australiano si concedeva in 
mischia, e gli "sbordi" continui nel corridoio della touche da parte dei 
saltatori ospiti costati subito una rissa fra Bortolami e il collega 
McMeniman, e fra i due tallonatori Ghiraldini e Moore.  Mallett è di una 
diplomazia unica: «Spero in un miglior video arbitraggio in alcune 
situazioni in futuro». «Non mi piace parlar male dell'arbitro - ha aggiunto 
Parisse, fresco di rinnovo di contratto con lo Stade Français che ha dovuto 
aumentargli l'ingaggio per non perderlo - ma il blocco è stato evidente per 
me. Certo voglio proprio rivederlo al video. È stata una buona partita fra 
due buone squadre».  Mallett torna sulla mediana per elogiare Marcato (che 
ha conquistato un Dondi raggiante «Finalmente abbiamo un'apertura»): 
«Andrea - ha detto il ct - si trova in un buon momento e per essere la prima 
volta che gioca con Canavosio, sono contento. Anche Luciano Orquera quando è 
entrato ha fatto il suo».  Però abbiamo visto una mischia in sofferenza e 
per contro l'entrata di Giteau non ha fatto decollare i tre-quarti 
australiani, se l'aspettava? «Le mischie chiuse non hanno funzionato a 
dovere, certo. L'Australia è cresciuta tanto, l'abbiamo vista nel Tri 
Nations. Sapevamo come avrebbero giocato. Giteau non ha cambiato il nostro 
atteggiamento in difesa rispetto a Barnes. Sono veramente contento di come è 
andata la difesa».  Andrea Marcato, assieme a Masi e ai Bergamasco è fra i 
più gettonati. Sa di aver centrato la prestazione e di essersi fatto notare 
pure nei placcaggi, nonostante il match sia finito su quel colpo ricevuto 
all'anca scontrandosi in volo con Barnes. Ancora un drop per lui, dopo 
quello vincente contro la Scozia, ma mister ghiaccio confessa: «Il drop è 
l'unico gesto che non programmo, vado d'istinto. Forse quello con la Scozia 
era suggerito dalla posizione, ma oggi ho deciso lì per lì».  Chiediamo lumi 
a Bortolami su rissa e dintorni: «Un arbitro decisamente non all'altezza. In 
mischia lasciava anticipare, in touche avevamo i saltatori sempre nel 
corridoio. Ci ha veramente penalizzati. Comunque siamo stati 70 minuti alla 
pari. La mia partita? Sono soddisfatto, soprattutto davanti a così tanta 
gente». (f.z.)
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 LA PARTITA DEI TRENTAMILA

L'inno nazionale cantato dallo stadio E anche il sindaco urla «Italia 
Italia»

 PADOVA. Un Euganeo così non si era mai visto. Per numero di spettatori, 
clima di festa dentro e fuori lo stadio, mescolanza di colori e accenti, 
sintonia nel cantare l'Inno e nello spingere gli Azzurri verso l'impresa. 
Uno spettacolo magnifico, un mare blu chiazzato di giallo, che ha incantato 
i quasi 32mila presenti e che certo non sarà sfuggito al presidente della 
Federazione rugby Giancarlo Dondi. La febbre da rugby - padovana, veneta, 
italiana - ha contagiato Padova a tal punto che a metà secondo tempo, dopo 
il pareggio dell'Italia sul 20-20, l'Euganeo intero ha intonato il classico 
«Tutto lo stadio».  Rugbisti osservanti e «profani calciofili» hanno unito 
le forze, stuzzicati dal profumo di una vittoria impronosticabile e dalla 
splendida atmosfera di condivisione, senza barriere né tornelli. E ci sta 
anche l'abbraccio a quelli in maglia gialla, e perfino dopo la meta di 
Cooper. Scene di ordinaria sportività. Per non parlare del dopo partita (al 
village allestito per il terzo tempo) in cui sono stati venduti 4.500 litri 
di birra; e le tante persone con cui fare baldoria. Alcuni burloni hanno 
spinto questo gemellaggio internazionale fino alla riproposizione di 
passaggi, rimesse laterali e carrettini di qua e di là del bancone delle 
birre. La grande giornata del rugby si è aperta con le partite dei piccoli 
under 11 di Petrarca, Cus, Vasugana e Roccia Rubano, che hanno mostrato ai 
primi spettatori l'abc del rugby: corsa, astuzia, gioco di squadra, rispetto 
delle regole. Man mano che lo stadio si riempiva, sono saliti al cielo gli 
echi dei tamburi degli sbandieratori di Monselice che hanno dato vita a un 
corteo in abiti medievali mentre le due squadre si ricaldavano tra gli 
applausi, con picchi di entusiasmo per i cinque padovani. E poi gli inni da 
brividi. Quando la banda civica di Selvazzano ha intonato l'«Inno di 
Mameli», 30mila persone hanno cantato all'unisono. Un coro potente e ben 
scandito, che è ritornato varie volte a farsi sentire durante il match. 
Impressionante l'effetto sonoro alla meta di Mirco Bergamasco. Poi tanti 
«Italia Italia», scanditi anche dal sindaco Flavio Zanonato in tribuna 
d'onore. A fine partita è un tripudio per gli Azzurri circondati da 
ragazzini e reccattapalle. (s.var.)




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