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R: [RUGBYLIST] Italia - Australia

Gaetano Palmiotto gaetano.palmiotto a fastwebnet.it
Dom 9 Nov 2008 13:39:28 CET


Caro franco,
Perdonami ma l'organizzazione non è filata così liscia....
Noi e diverse altre società che si sono mosse in pullman, usciti a Padova Ovest alle 12:30, alle 14 eravamo ancora al casello; tutto bloccato, nessun vigile in vista, delirio totale.
Siamo scesi in autostrada, attraversato tangenziale con tanto di scavalco di guard-rail (avevamo anche un invalido con noi) e attraversamento di campi agricoli per arrivare allo stadio 10 minuti dall'inizio.
Ciliegina sulla torta in curva sud un solo cancello aperto con lunghissime code.... 
All'uscita altro attraversamento di campi e appuntamento col pullman in tangenziale....
Serve altro? 

-----Messaggio originale-----
Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di allrugby
Inviato: domenica 9 novembre 2008 11.13
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] Italia - Australia


Ecco quanto riportato oggi dalla Tribuna di Treviso sulla partita di ieri all'Euganeo. Prima, però vorrei fare un paio d'esternazioni:
1) all'Euganeo c'erano quasi 35000 persone e (problemi d'uscita a parte, anche dopo un'ora dalla fine della partita) quasi tutto è filato liscio. A Roma, per il VI Nazioni, c'è uno stadio che a malapena ospita 25000 spettatori. A parte le ovvie considerazioni economiche (10000 persone in meno per una media di 35 € a partita!) e di "visibilità diretta", qualcosa non quadra ...
2) Mortlock, come leggerete qui sotto, dice di "aver visto solo una meta splendida", (quella irregolare) senza nessun accenno al proprio fallo che l'ha, di fatto, consacrata: mi piacerebbe aver davanti il sig. Sterling Mortlock e di chiedergli quanta marmellata ha rubato da piccino, facendola franca, visto l'elevata onestà professionale evidenziata da adulto. Ma, ora eccovi gli articoli (per il Gazzettino ci "vediamo" nel pomeriggio). Ciao. Franco (TV)

Dopo mezz'ora di gioco Mirco Bergamasco va in meta. Lo stadio Euganeo diventa un solo altissimo urlo di gioia: l'Italia è viva

AUSTRALIA SPAVENTATA Azzurri vicini all'impresa Li ferma un errore arbitrale

 PADOVA. L'Italia ha provato a strappare il copione, l'Australia l'ha aiutata sprecando a rotta di collo tutte le linee di vantaggio guadagnate nel primo tempo e in parte nella ripresa e raccogliendo pochissimo (fra la prima meta di Turner e quella di Cooper è passata
un'ora) e con Giteau (entrato dalla panchina) incapace per una volta di far decollare la linea arretrata.  L'Italia - pur in un avvio stentato: 8 punti beccati in 8 minuti - ha capitalizzato con poche sortite in avanti, galleggiando nel risultato grazie al piede di Marcato (la scommessa vinta, a dispetto di quella persa con Masi apertura nel 6 Nazioni) affondando il colpo con Mirco Bergamasco, soffrendo però troppo in mischia al netto degli errori arbitrali.  Una difesa "monstre" (va detto: specie di un scintillante Mauro Bergamasco chirurgico nelle fughe degli avversari altrimenti destinate ad ingrossare lo score); Masi estremo ritrovato e uomo del match più per aver svegliato l'inerzia del gioco con un pazzo contropiede: iniziato cavalcando sulla fascia e finito calciando lungo in meta per Robertson (con aree regolari l'ala del Viadana sarebbe arrivata a schiacciare l'ovale); Marcato che ha scambiato maglia e ruolo con Masi, ha dimostrato cervello in regia, precisione nei calci e in crescita nel gioco: fortunato quando Giteau gli fa sbattere l'ovale addosso con un "grabber" che per poco ci porta dritti in meta, brillante alla mano nell'azione della meta del vantaggio.  Ci ha pensato l'arbitro Lawrence a dare una svolta al match in singoli episodi e nell'intepretazione delle fasi statiche. Qualche errore azzurro, il citato arbitraggio penalizzante, un piazzato di Orquera (sin lì perfetto) per il possibile decisivo 23-20 uscito di un capello nel clou del finale - quando da minuti gli Australiani stavano piantando le tende in difesa e con qualche dubbio in testa - ha impedito agli azzurri di uscire ieri dal campo almeno con un pari (14-14 prima, 20-20 per un quarto d'ora poi). E non dimenticando il citato vantaggio al 31' del primo tempo grazie alla meta numero 16 di Mirco Bergamasco (raggiunge così l'indimenticato Ivan Francescato) in un'azione da sogno per il "timing" di Marcato perfetto nel passare a Masi (il centro Tahu è andato a farfalle), e per la capacità dell'estremo azzurro di assorbire due avversari e liberare l'ala padovana per un breve scatto debordante in meta. Sia chiaro, si è perso, anche se la seconda meta oroverde grida vendetta.  L'Euganeo stipato come s'è visto solo ai concerti di Vasco Rossi, ha spinto gli azzurri di Mallett in un sogno iniziato con l'inno cantato dai trentamila a sovrastare la banda di Selvazzano, sino al più calcistico "tutto lo stadio" gridato al 70', un paio di minuti prima che Quade Cooper non spegnesse la magia.  L'Italia di Mallett si ferma a meno 10, come quella di Berbizier si fermò a meno 7. Ma se nel 2006 al Flaminio c'era un gruppo di wallabies ormai alla fine di un ciclo e azzurri non ancora convinti di poter graffiare gli allora vice-campioni del mondo, stavolta l'occasione persa è grossa.  Pur con otto cambi, la formazione di Robbie Deans ha il crisma di chi sta salendo ogni gerarchia e si candida a dominare la scena nei prossimi anni. Perdere così, nonostante le inaspettate difficoltà della nostra mischia, è un vero rammarico. Anche se il futuro appare ora migliore, la strada imboccata pare quella giusta.  Tutta la sceneggiatura della partita gira attorno a due parole: "pose" e "velo". L'ultima è quella che ha permesso al debuttante Cooper di trovarsi una strada spianata davanti, quando - sul 20-20 a 8' dal termine - capitan Mortlock ha sbattuto la porta in faccia a Parisse, permettendogli di segnare in mezzo pali.  L'arbitro Lawrence ha chiesto scusa: "Non ho visto" ha detto agli azzurri. Intanto la frittata era fatta. L'altra parola è quella che l'arbitro dice prima di "engage" e dà il via alla contesa fra le prime linee in mischia chiusa. Lawrence - si sapeva - quasi se la "mastica" e quindi bisognava metterci una pezza. Come pianificato da Robbie Deans. Si gioca anche con l'arbitro, nel bene e nel male. Ciò non toglie che il pack "aussie" abbia sempre anticipato Perugini, Ghiraldini e Nieto.  Nella ripresa Deans è corso ai ripari, il calore della Padova rugbistica stava aiutando a portare in porto la prima volta azzurra contro il mito. Argentina e Pacific Islanders sono avvisate, l'Australia non ci affronterà più coi rincalzi.
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 IL DOPOGARA / AUSTRALIA

Deans: «Ho avuto paura di tornarmene a casa»

QUADE COOPER Ho visto lo spazio e mi sono buttato fino alla meta Intanto sentivo salire l'adrenalina

SIMONE VARROTO

 PADOVA. «Sì, per un istante ho temuto che sarei andato a casa». Sorride in sala stampa Robbie Deans, primo tecnico neozelandese a guidare gli Wallabies, parlando del pericolo scampato. Padova poteva davvero rivelarsi la trappola del tour 2008 dell'Australia, con l'Italia che ha sprecato due occasioni per il sorpasso a 5 dalla fine. E anche il pari non sarebbe stato lusinghiero per gli Wallabies.  «Abbiamo reagito nel momento decisivo - continua Deans - contrattaccando senza disunirci. Non scopro certo io le qualità degli Azzurri, già messe in mostra al Sei Nazioni». La firma sul test match dell'Euganeo l'ha messa il ventenne Quade Cooper, al debutto, che con il suo tecnico condivide i natali nella terra dei maori. Un talento dal sicuro avvenire. «E' stato meraviglioso, mi sento un privilegiato per essere entrato in campo a fianco di compagni di squadra eccezionali e aver dato il mio contributo per la vittoria - dichiara - Com'è nata la meta? Ho visto lo spazio e ho deciso d'istinto di buttarmi nel buco, sentendo l'adrenalina salire ad ogni passo e pestando più forte che potevo mentre la linea si avvicinava». Anche il capitano si leva il cappello di fronte alla prodezza di Cooper. «Ha fatto una meta fantastica, con tre cambi di passo a grande velocità» dichiara Stirling Mortlock che non ha voluto commentare circa le lamentele degli italiani per una trattenuta su Parisse. «Ho visto solo una meta splendida», ha ribadito. A rendere tutto il merito agli Azzurri è Phil Waugh, guerriero del combattimento in mischia. «Sapevamo che il loro punto forte era lì davanti e il lavoro fatto in queste settimane per contrastarli nelle mischie, in touche e nei raggruppamenti ha pagato». «Siamo fiduciosi per il resto del tour - ha concluso Deans - siamo un gruppo di 33 giocatori: ci sono degli infortuni, a Barnes e a Tahu, sui quali decideremo lunedì; altri giocatori rientrano da periodi in cui hanno giocato poco».
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IL DOPOGARA / ITALIA

Mallett pensa in positivo «Contento della difesa»

BORTOLAMI Per settanta minuti siamo stati alla pari Che soddisfazione giocare davanti a così tanta gente

 PADOVA. Pare una caduta di stile parlar male dell'arbitro, ma per quanti sforzi abbiano fatto Mallett e Parisse - ct e capitano - sempre lì si cadeva: un "blocco" di Mortlock sul capitano azzurro per impedirgli di stendere Cooper, libero così di segnare e spegnere i trentamila dell'Euganeo. Ed è solo l'episodio letale. Poi c'è un'intera partita passata a non fischiare gli anticipi che il pack australiano si concedeva in mischia, e gli "sbordi" continui nel corridoio della touche da parte dei saltatori ospiti costati subito una rissa fra Bortolami e il collega McMeniman, e fra i due tallonatori Ghiraldini e Moore.  Mallett è di una diplomazia unica: «Spero in un miglior video arbitraggio in alcune situazioni in futuro». «Non mi piace parlar male dell'arbitro - ha aggiunto Parisse, fresco di rinnovo di contratto con lo Stade Français che ha dovuto aumentargli l'ingaggio per non perderlo - ma il blocco è stato evidente per me. Certo voglio proprio rivederlo al video. È stata una buona partita fra due buone squadre».  Mallett torna sulla mediana per elogiare Marcato (che ha conquistato un Dondi raggiante «Finalmente abbiamo un'apertura»): «Andrea - ha detto il ct - si trova in un buon momento e per essere la prima volta che gioca con Canavosio, sono contento. Anche Luciano Orquera quando è entrato ha fatto il suo».  Però abbiamo visto una mischia in sofferenza e per contro l'entrata di Giteau non ha fatto decollare i tre-quarti australiani, se l'aspettava? «Le mischie chiuse non hanno funzionato a dovere, certo. L'Australia è cresciuta tanto, l'abbiamo vista nel Tri Nations. Sapevamo come avrebbero giocato. Giteau non ha cambiato il nostro atteggiamento in difesa rispetto a Barnes. Sono veramente contento di come è andata la difesa».  Andrea Marcato, assieme a Masi e ai Bergamasco è fra i più gettonati. Sa di aver centrato la prestazione e di essersi fatto notare pure nei placcaggi, nonostante il match sia finito su quel colpo ricevuto all'anca scontrandosi in volo con Barnes. Ancora un drop per lui, dopo quello vincente contro la Scozia, ma mister ghiaccio confessa: «Il drop è l'unico gesto che non programmo, vado d'istinto. Forse quello con la Scozia era suggerito dalla posizione, ma oggi ho deciso lì per lì».  Chiediamo lumi a Bortolami su rissa e dintorni: «Un arbitro decisamente non all'altezza. In mischia lasciava anticipare, in touche avevamo i saltatori sempre nel corridoio. Ci ha veramente penalizzati. Comunque siamo stati 70 minuti alla pari. La mia partita? Sono soddisfatto, soprattutto davanti a così tanta gente». (f.z.)
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 LA PARTITA DEI TRENTAMILA

L'inno nazionale cantato dallo stadio E anche il sindaco urla «Italia Italia»

 PADOVA. Un Euganeo così non si era mai visto. Per numero di spettatori, clima di festa dentro e fuori lo stadio, mescolanza di colori e accenti, sintonia nel cantare l'Inno e nello spingere gli Azzurri verso l'impresa. Uno spettacolo magnifico, un mare blu chiazzato di giallo, che ha incantato i quasi 32mila presenti e che certo non sarà sfuggito al presidente della Federazione rugby Giancarlo Dondi. La febbre da rugby - padovana, veneta, italiana - ha contagiato Padova a tal punto che a metà secondo tempo, dopo il pareggio dell'Italia sul 20-20, l'Euganeo intero ha intonato il classico «Tutto lo stadio».  Rugbisti osservanti e «profani calciofili» hanno unito le forze, stuzzicati dal profumo di una vittoria impronosticabile e dalla splendida atmosfera di condivisione, senza barriere né tornelli. E ci sta anche l'abbraccio a quelli in maglia gialla, e perfino dopo la meta di Cooper. Scene di ordinaria sportività. Per non parlare del dopo partita (al village allestito per il terzo tempo) in cui sono stati venduti 4.500 litri di birra; e le tante persone con cui fare baldoria. Alcuni burloni hanno spinto questo gemellaggio internazionale fino alla riproposizione di passaggi, rimesse laterali e carrettini di qua e di là del bancone delle birre. La grande giornata del rugby si è aperta con le partite dei piccoli under 11 di Petrarca, Cus, Vasugana e Roccia Rubano, che hanno mostrato ai primi spettatori l'abc del rugby: corsa, astuzia, gioco di squadra, rispetto delle regole. Man mano che lo stadio si riempiva, sono saliti al cielo gli echi dei tamburi degli sbandieratori di Monselice che hanno dato vita a un corteo in abiti medievali mentre le due squadre si ricaldavano tra gli applausi, con picchi di entusiasmo per i cinque padovani. E poi gli inni da brividi. Quando la banda civica di Selvazzano ha intonato l'«Inno di Mameli», 30mila persone hanno cantato all'unisono. Un coro potente e ben scandito, che è ritornato varie volte a farsi sentire durante il match. Impressionante l'effetto sonoro alla meta di Mirco Bergamasco. Poi tanti «Italia Italia», scanditi anche dal sindaco Flavio Zanonato in tribuna d'onore. A fine partita è un tripudio per gli Azzurri circondati da ragazzini e reccattapalle. (s.var.)




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