Questo sito è dedicato alla rugbylist, un ritrovo "virtuale" dove si incontrano centinaia di appassionati di rugby.
 

[RUGBYLIST] Italia - Australia

allrugby allrugby a gmail.com
Dom 9 Nov 2008 11:12:36 CET


Ecco quanto riportato oggi dalla Tribuna di Treviso sulla partita di
ieri all'Euganeo.
Prima, però vorrei fare un paio d'esternazioni:
1) all'Euganeo c'erano quasi 35000 persone e (problemi d'uscita a
parte, anche dopo un'ora dalla fine della partita) quasi tutto è
filato liscio.
A Roma, per il VI Nazioni, c'è uno stadio che a malapena ospita 25000
spettatori. A parte le ovvie considerazioni economiche (10000 persone
in meno per una media di 35 € a partita!) e di "visibilità diretta",
qualcosa non quadra ...
2) Mortlock, come leggerete qui sotto, dice di "aver visto solo una
meta splendida", (quella irregolare) senza nessun accenno al proprio
fallo che l'ha, di fatto, consacrata: mi piacerebbe aver davanti il
sig. Sterling Mortlock e di chiedergli quanta marmellata ha rubato da
piccino, facendola franca, visto l'elevata onestà professionale
evidenziata da adulto.
Ma, ora eccovi gli articoli (per il Gazzettino ci "vediamo" nel pomeriggio).
Ciao.
Franco (TV)

Dopo mezz'ora di gioco Mirco Bergamasco va in meta. Lo stadio Euganeo
diventa un solo altissimo urlo di gioia: l'Italia è viva

AUSTRALIA SPAVENTATA Azzurri vicini all'impresa Li ferma un errore arbitrale

 PADOVA. L'Italia ha provato a strappare il copione, l'Australia l'ha
aiutata sprecando a rotta di collo tutte le linee di vantaggio
guadagnate nel primo tempo e in parte nella ripresa e raccogliendo
pochissimo (fra la prima meta di Turner e quella di Cooper è passata
un'ora) e con Giteau (entrato dalla panchina) incapace per una volta
di far decollare la linea arretrata.
 L'Italia - pur in un avvio stentato: 8 punti beccati in 8 minuti - ha
capitalizzato con poche sortite in avanti, galleggiando nel risultato
grazie al piede di Marcato (la scommessa vinta, a dispetto di quella
persa con Masi apertura nel 6 Nazioni) affondando il colpo con Mirco
Bergamasco, soffrendo però troppo in mischia al netto degli errori
arbitrali.
 Una difesa "monstre" (va detto: specie di un scintillante Mauro
Bergamasco chirurgico nelle fughe degli avversari altrimenti destinate
ad ingrossare lo score); Masi estremo ritrovato e uomo del match più
per aver svegliato l'inerzia del gioco con un pazzo contropiede:
iniziato cavalcando sulla fascia e finito calciando lungo in meta per
Robertson (con aree regolari l'ala del Viadana sarebbe arrivata a
schiacciare l'ovale); Marcato che ha scambiato maglia e ruolo con
Masi, ha dimostrato cervello in regia, precisione nei calci e in
crescita nel gioco: fortunato quando Giteau gli fa sbattere l'ovale
addosso con un "grabber" che per poco ci porta dritti in meta,
brillante alla mano nell'azione della meta del vantaggio.
 Ci ha pensato l'arbitro Lawrence a dare una svolta al match in
singoli episodi e nell'intepretazione delle fasi statiche. Qualche
errore azzurro, il citato arbitraggio penalizzante, un piazzato di
Orquera (sin lì perfetto) per il possibile decisivo 23-20 uscito di un
capello nel clou del finale - quando da minuti gli Australiani stavano
piantando le tende in difesa e con qualche dubbio in testa - ha
impedito agli azzurri di uscire ieri dal campo almeno con un pari
(14-14 prima, 20-20 per un quarto d'ora poi). E non dimenticando il
citato vantaggio al 31' del primo tempo grazie alla meta numero 16 di
Mirco Bergamasco (raggiunge così l'indimenticato Ivan Francescato) in
un'azione da sogno per il "timing" di Marcato perfetto nel passare a
Masi (il centro Tahu è andato a farfalle), e per la capacità
dell'estremo azzurro di assorbire due avversari e liberare l'ala
padovana per un breve scatto debordante in meta. Sia chiaro, si è
perso, anche se la seconda meta oroverde grida vendetta.
 L'Euganeo stipato come s'è visto solo ai concerti di Vasco Rossi, ha
spinto gli azzurri di Mallett in un sogno iniziato con l'inno cantato
dai trentamila a sovrastare la banda di Selvazzano, sino al più
calcistico "tutto lo stadio" gridato al 70', un paio di minuti prima
che Quade Cooper non spegnesse la magia.
 L'Italia di Mallett si ferma a meno 10, come quella di Berbizier si
fermò a meno 7. Ma se nel 2006 al Flaminio c'era un gruppo di
wallabies ormai alla fine di un ciclo e azzurri non ancora convinti di
poter graffiare gli allora vice-campioni del mondo, stavolta
l'occasione persa è grossa.
 Pur con otto cambi, la formazione di Robbie Deans ha il crisma di chi
sta salendo ogni gerarchia e si candida a dominare la scena nei
prossimi anni. Perdere così, nonostante le inaspettate difficoltà
della nostra mischia, è un vero rammarico. Anche se il futuro appare
ora migliore, la strada imboccata pare quella giusta.
 Tutta la sceneggiatura della partita gira attorno a due parole:
"pose" e "velo". L'ultima è quella che ha permesso al debuttante
Cooper di trovarsi una strada spianata davanti, quando - sul 20-20 a
8' dal termine - capitan Mortlock ha sbattuto la porta in faccia a
Parisse, permettendogli di segnare in mezzo pali.
 L'arbitro Lawrence ha chiesto scusa: "Non ho visto" ha detto agli
azzurri. Intanto la frittata era fatta. L'altra parola è quella che
l'arbitro dice prima di "engage" e dà il via alla contesa fra le prime
linee in mischia chiusa. Lawrence - si sapeva - quasi se la "mastica"
e quindi bisognava metterci una pezza. Come pianificato da Robbie
Deans. Si gioca anche con l'arbitro, nel bene e nel male. Ciò non
toglie che il pack "aussie" abbia sempre anticipato Perugini,
Ghiraldini e Nieto.
 Nella ripresa Deans è corso ai ripari, il calore della Padova
rugbistica stava aiutando a portare in porto la prima volta azzurra
contro il mito. Argentina e Pacific Islanders sono avvisate,
l'Australia non ci affronterà più coi rincalzi.
-----------------------------------------------------

 IL DOPOGARA / AUSTRALIA

Deans: «Ho avuto paura di tornarmene a casa»

QUADE COOPER Ho visto lo spazio e mi sono buttato fino alla meta
Intanto sentivo salire l'adrenalina

SIMONE VARROTO

 PADOVA. «Sì, per un istante ho temuto che sarei andato a casa».
Sorride in sala stampa Robbie Deans, primo tecnico neozelandese a
guidare gli Wallabies, parlando del pericolo scampato. Padova poteva
davvero rivelarsi la trappola del tour 2008 dell'Australia, con
l'Italia che ha sprecato due occasioni per il sorpasso a 5 dalla fine.
E anche il pari non sarebbe stato lusinghiero per gli Wallabies.
 «Abbiamo reagito nel momento decisivo - continua Deans -
contrattaccando senza disunirci. Non scopro certo io le qualità degli
Azzurri, già messe in mostra al Sei Nazioni». La firma sul test match
dell'Euganeo l'ha messa il ventenne Quade Cooper, al debutto, che con
il suo tecnico condivide i natali nella terra dei maori. Un talento
dal sicuro avvenire. «E' stato meraviglioso, mi sento un privilegiato
per essere entrato in campo a fianco di compagni di squadra
eccezionali e aver dato il mio contributo per la vittoria - dichiara -
Com'è nata la meta? Ho visto lo spazio e ho deciso d'istinto di
buttarmi nel buco, sentendo l'adrenalina salire ad ogni passo e
pestando più forte che potevo mentre la linea si avvicinava». Anche il
capitano si leva il cappello di fronte alla prodezza di Cooper. «Ha
fatto una meta fantastica, con tre cambi di passo a grande velocità»
dichiara Stirling Mortlock che non ha voluto commentare circa le
lamentele degli italiani per una trattenuta su Parisse. «Ho visto solo
una meta splendida», ha ribadito. A rendere tutto il merito agli
Azzurri è Phil Waugh, guerriero del combattimento in mischia.
«Sapevamo che il loro punto forte era lì davanti e il lavoro fatto in
queste settimane per contrastarli nelle mischie, in touche e nei
raggruppamenti ha pagato». «Siamo fiduciosi per il resto del tour - ha
concluso Deans - siamo un gruppo di 33 giocatori: ci sono degli
infortuni, a Barnes e a Tahu, sui quali decideremo lunedì; altri
giocatori rientrano da periodi in cui hanno giocato poco».
 -----------------------------------------------------------

IL DOPOGARA / ITALIA

Mallett pensa in positivo «Contento della difesa»

BORTOLAMI Per settanta minuti siamo stati alla pari Che soddisfazione
giocare davanti a così tanta gente

 PADOVA. Pare una caduta di stile parlar male dell'arbitro, ma per
quanti sforzi abbiano fatto Mallett e Parisse - ct e capitano - sempre
lì si cadeva: un "blocco" di Mortlock sul capitano azzurro per
impedirgli di stendere Cooper, libero così di segnare e spegnere i
trentamila dell'Euganeo. Ed è solo l'episodio letale. Poi c'è
un'intera partita passata a non fischiare gli anticipi che il pack
australiano si concedeva in mischia, e gli "sbordi" continui nel
corridoio della touche da parte dei saltatori ospiti costati subito
una rissa fra Bortolami e il collega McMeniman, e fra i due
tallonatori Ghiraldini e Moore.
 Mallett è di una diplomazia unica: «Spero in un miglior video
arbitraggio in alcune situazioni in futuro». «Non mi piace parlar male
dell'arbitro - ha aggiunto Parisse, fresco di rinnovo di contratto con
lo Stade Français che ha dovuto aumentargli l'ingaggio per non
perderlo - ma il blocco è stato evidente per me. Certo voglio proprio
rivederlo al video. È stata una buona partita fra due buone squadre».
 Mallett torna sulla mediana per elogiare Marcato (che ha conquistato
un Dondi raggiante «Finalmente abbiamo un'apertura»): «Andrea - ha
detto il ct - si trova in un buon momento e per essere la prima volta
che gioca con Canavosio, sono contento. Anche Luciano Orquera quando è
entrato ha fatto il suo».
 Però abbiamo visto una mischia in sofferenza e per contro l'entrata
di Giteau non ha fatto decollare i tre-quarti australiani, se
l'aspettava? «Le mischie chiuse non hanno funzionato a dovere, certo.
L'Australia è cresciuta tanto, l'abbiamo vista nel Tri Nations.
Sapevamo come avrebbero giocato. Giteau non ha cambiato il nostro
atteggiamento in difesa rispetto a Barnes. Sono veramente contento di
come è andata la difesa».
 Andrea Marcato, assieme a Masi e ai Bergamasco è fra i più gettonati.
Sa di aver centrato la prestazione e di essersi fatto notare pure nei
placcaggi, nonostante il match sia finito su quel colpo ricevuto
all'anca scontrandosi in volo con Barnes. Ancora un drop per lui, dopo
quello vincente contro la Scozia, ma mister ghiaccio confessa: «Il
drop è l'unico gesto che non programmo, vado d'istinto. Forse quello
con la Scozia era suggerito dalla posizione, ma oggi ho deciso lì per
lì».
 Chiediamo lumi a Bortolami su rissa e dintorni: «Un arbitro
decisamente non all'altezza. In mischia lasciava anticipare, in touche
avevamo i saltatori sempre nel corridoio. Ci ha veramente penalizzati.
Comunque siamo stati 70 minuti alla pari. La mia partita? Sono
soddisfatto, soprattutto davanti a così tanta gente». (f.z.)
-----------------------------------------------------------

 LA PARTITA DEI TRENTAMILA

L'inno nazionale cantato dallo stadio E anche il sindaco urla «Italia Italia»

 PADOVA. Un Euganeo così non si era mai visto. Per numero di
spettatori, clima di festa dentro e fuori lo stadio, mescolanza di
colori e accenti, sintonia nel cantare l'Inno e nello spingere gli
Azzurri verso l'impresa. Uno spettacolo magnifico, un mare blu
chiazzato di giallo, che ha incantato i quasi 32mila presenti e che
certo non sarà sfuggito al presidente della Federazione rugby
Giancarlo Dondi. La febbre da rugby - padovana, veneta, italiana - ha
contagiato Padova a tal punto che a metà secondo tempo, dopo il
pareggio dell'Italia sul 20-20, l'Euganeo intero ha intonato il
classico «Tutto lo stadio».
 Rugbisti osservanti e «profani calciofili» hanno unito le forze,
stuzzicati dal profumo di una vittoria impronosticabile e dalla
splendida atmosfera di condivisione, senza barriere né tornelli. E ci
sta anche l'abbraccio a quelli in maglia gialla, e perfino dopo la
meta di Cooper. Scene di ordinaria sportività. Per non parlare del
dopo partita (al village allestito per il terzo tempo) in cui sono
stati venduti 4.500 litri di birra; e le tante persone con cui fare
baldoria. Alcuni burloni hanno spinto questo gemellaggio
internazionale fino alla riproposizione di passaggi, rimesse laterali
e carrettini di qua e di là del bancone delle birre. La grande
giornata del rugby si è aperta con le partite dei piccoli under 11 di
Petrarca, Cus, Vasugana e Roccia Rubano, che hanno mostrato ai primi
spettatori l'abc del rugby: corsa, astuzia, gioco di squadra, rispetto
delle regole. Man mano che lo stadio si riempiva, sono saliti al cielo
gli echi dei tamburi degli sbandieratori di Monselice che hanno dato
vita a un corteo in abiti medievali mentre le due squadre si
ricaldavano tra gli applausi, con picchi di entusiasmo per i cinque
padovani. E poi gli inni da brividi. Quando la banda civica di
Selvazzano ha intonato l'«Inno di Mameli», 30mila persone hanno
cantato all'unisono. Un coro potente e ben scandito, che è ritornato
varie volte a farsi sentire durante il match. Impressionante l'effetto
sonoro alla meta di Mirco Bergamasco. Poi tanti «Italia Italia»,
scanditi anche dal sindaco Flavio Zanonato in tribuna d'onore. A fine
partita è un tripudio per gli Azzurri circondati da ragazzini e
reccattapalle. (s.var.)



Maggiori informazioni sulla lista Rugbylist