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[RUGBYLIST] LA DIAGNOSI DI LIVIERO

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 17 Nov 2008 22:55:53 CET


Si potrebbe anche dire che le nuove regole (possibilità di abbattere
il maul) hanno ridotto ulteriormente la capacità dell'Italia di
sfruttare la sua arma migliore: la mischia. Oggi, se una squadra
potesse essere composta, tanto per fare dei nomi da 3/4 tipo
O'Driscoll, Williams, il compianto Ivan Francescato, ecc., che erano
(e sono) in grado di raddrizzare la corsa prendendo spesso la linea
del vantaggio, unitamente ad un sostegno "fisico" e puntuale, avrebbe
buon gioco sull'avversario. Capacità tecniche ed intelligenza tattica
sarebbero, comunque, indispensabili. Teniamo anche presente che il
fuori gioco dei 3/4, a mio avviso, non è più oggetto di molta
attenzione da parte degli arbitri, e questo favorisce le difese
montanti.
La partenza dei difensori è sovente anticipata, precludendo aperture
efficaci degli attaccanti. Da questo derivano i continui
"autoscontri", prerogativa non certamente del tutto condivisibile del
rugby attuale, al quale toglie spettacolarità.
Probabilmente (ma c'è la volontà e, soprattutto, il "permesso" delle
potenze australi?), ponendo regole che modificassero la posizione
della linea dei 3/4, arretrandola maggiormente rispetto al
raggruppamento, si potrebbe ricominciare a vedere un rugby più
spettacolare.
Anche il ripristino della regola sul maul, a mio parere, darebbe la
possibilità di dotare di un'arma in più anche chi non dispone di una
"cavalleria leggera" all'altezza (Italia docet!).
Ciao.
Franco Meneghin

Il 17 novembre 2008 21.39, Giovanni Ciraolo <jxcira a tin.it> ha scritto:
> Ci sono molte cose giuste nel pezzo di Liviero ed altre da discutere. Giusta
> l'osservazione sull'asse di gioco che manca nella nostra
> nazionale. Discutibile mi sembra invece la sottovalutazione del ruolo del
> mediano in attacco: l'apertura crea le opzioni attraendo avversari ma, una
> volta che questo accade, come con Cipriani nel match con l'Australia di
> sabato scorso, occorrono compagni che finiscano l'azione. Liviero ha ragione
> a mio parere nell'indicare nel gioco di piede il mezzo oggi più
> redditizio per invertire la pressione avversaria, e lo stesso Marcato
> dispone di buone qualità nei calci, ma la domanda è: pur con calci tattici
> ed avanzamenti efficaci, dove sono i 'finitori' dell'azione nella nostra
> nazionale? E come possono i nostri giocatori gestire meglio le loro energie
> che attualmente sono disperse, disordinate, soffocate dalla mancanza di
> sostegni? La disciplina è essenziale nel rugby. Mi sembra che Liviero
> sottovaluti questo tema, che ha natura mentale prima ancora che tattica. Se
> davvero bastasse un semplice rovesciamento di cultura tattica a lanciare la
> nazionale, mi sembrerebbe sorprendente che i nostri tecnici non lo abbiano
> già introdotto. In realtà, nei nostri giocatori, specie il backrow, mi
> sembra ci sia una carenza congenita di disciplina fisica e tecnica. I nostri
> giocatori non sono 'composed' come direbbero gli inglesi e non sanno
> proteggere bene la palla e quindi accorciano il raggio della loro azione e
> vanificano spesso una buona capacità di conquista. Se tu non sei capace di
> devastare il gioco avversario portando palla, nessuna tattica ti può
> salvare. Nessun avanzamento o piazzamento può sostituire la velocità (anche
> di piede) in uscita dai raggruppamenti e la visione di gioco al largo.  I
> giovani inglesi sabato scorso sono incorsi negli stessi difetti dei nostri.
> I nostri giocatori (maturi) hanno forse gli stessi difetti e qualità di un
> giovane di una nazionale più blasonata!
> Giovis
>
> ----- Original Message -----
> From: Angelo Volpe @fast
> To: RUGBYLIST
> Sent: Monday, November 17, 2008 7:21 PM
> Subject: Re: [RUGBYLIST] LA DIAGNOSI DI LIVIERO
> Non c'è la firma, ma mi pare che l'articolo di Antonio Liviero del
> Gazzettino lo abbia già riportato Franco nella sua mail odierna "Notizie del
> lunedi".
> Comunque sia, eccolo di nuovo:
>
> Gioco dentro la difesa Il perchè di un limite
> Forse sarà perchè all'Olimpico di Torino siamo abituati ad ammirare le magie
> di Del Piero. O più realisticamente perchè l'Argentina ha dato una spietata
> lezione di difesa e pressione. Fatto sta che il palcoscenico di Pinturicchio
> ha messo a nudo la drammatica crisi creativa dell'Italia del rugby. Il
> malanno è cronico. Le azioni dei trequarti azzurri da tempo si svolgono con
> passaggi davanti alla difesa. Purtroppo non basta più per arrivare in meta.
> È necessario attaccare l'asse profondo. I tecnici lo chiamano gioco dentro
> la difesa. L'Italia quasi mai arriva a farlo. È raro vedere un azzurro
> rompere la linea di opposizione e sul placcaggio riuscire a liberare braccia
> e palla rimanendo in piedi. Quanti break e off load si sono contati contro
> l'Argentina e l'Australia? E nello scorso Sei Nazioni? Pochissimi.
>
> La questione è complessa. E non dipende dalla vena dei singoli. Da fase
> statica conta la manovra davanti alla difesa: la qualità del possesso, la
> velocità, il ritmo e in eguale misura il piazzamento e il movimento senza
> palla per disorganizzare i difensori, attirarli in una zona e sguarnire
> quella in cui si è deciso di sferrare l'attacco. Tutto questo l'Italia lo fa
> piuttosto male pur disponendo di una buona conquista. Una volta dentro la
> difesa diventano decisivi il sostegno e il lavoro di pulizia sui punti
> d'incontro. I sostegni dovrebbero anticipare l'azione nella zona
> prestabilita e consentire una liberazione della palla in un paio di secondi,
> prima cioè che la difesa possa ripiazzarsi. La realtà è ben diversa: nel
> gioco dinamico i palloni dell'Italia sono quasi tutti a liberazione
> ritardata. Non sono estranee a queste difficoltà organizzative carenze di
> tecnica individuale. Gli attacchi in seconda e terza fase, ad esempio,
> richiedono che avanti e trequarti giochino mescolati tra loro in maniera
> intercambiabile. I "gormiti" della mischia azzurra appartengono al popolo
> del metallo, dispongono di una potenza e una tecnica collettiva tra le più
> temibili al mondo. Ma certo molti di loro hanno limiti nella gestualità e
> nella corsa.
>
> Per tutti questi motivi un salto di qualità nelle costruzioni offensive
> sembra riguardare più il domani che l'oggi. A breve è più saggio
> concentrarsi sulla "trilogia classica": conquista, difesa e gioco al piede.
> E sulla gestione tattica. Contro i Pumas l'Italia pensava, non senza
> fondamento, di muovere la palla per cercare di evitare la sfida e l'usura
> fisica. Ma l'aggressività e l'organizzazione difensiva degli argentini non
> ha fatto che trasferire la pressione nella zona di placcaggio. Insistendo in
> simili condizioni a muovere la palla sull'asse laterale l'Italia ha concesso
> fette di campo importanti e calci di punizione. Occorreva uscire da questa
> morsa invertendo la pressione. I manuali in casi del genere indicano due
> soluzioni: gioco al piede e, se possibile, avanzamento del pacchetto o ai
> suoi lati. Si sarebbero dovuti alternare di più e meglio i calci tattici.
> Così come, visto l'esito del confronto tra gli avanti, non sarebbe stata
> insensata la ricerca di soluzioni nel piccolo perimetro.
>
> Di tutto questo poco o nulla si può addebitare a Marcato, in pratica alla
> seconda partita in nazionale da apertura. Anche perchè molto dipende dalle
> opzioni che un mediano si trova a disposizione per attaccare. E l'Italia,
> tramontato il maul a causa delle nuove regole che ne consentono il crollo,
> deve trovare nuovi mezzi per giungere alla meta.
>
> ----- Original Message -----
> From: GIAN DOMENICO MAZZOCATO
> To: RUGBYLIST
> Sent: Monday, November 17, 2008 7:00 PM
> Subject: [RUGBYLIST] LA DIAGNOSI DI LIVIERO
> Forse mi è sfuggito.
> Stamattina il collega e amico Toni Liviero ha tracciato sul Gazzettino una
> diagnosi magistrale della partita con l'Argentina.
> Qualcuno l'ha riprodotta? Non mi pare. Chiedo scusa, io non ho purtoppo il
> tempo di copiarla (come di questi giorni nemmeno ho avuto il tempo di
> seguire tutte le diverse voci degli amici della list, che mi accantono per
> leggerle nei prossimi giorni). Lasciatemi anzi un secondo di dimensione
> personale: un bacio a mio figlio che facendo le acrobazie con MiSky mi ha
> registrato tutti i test match. Dico tutti. Che il buon dio benedica il mio
> Guido.
> Ma ripeto: vale la pena di fermarsi un attimo sul pezzo di Liviero.
> un abbraccio a tutti
> gian domenico mazzocato
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