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[RUGBYLIST] Cannavò

Pastonesi Marco MPastonesi a rcs.it
Lun 23 Feb 2009 20:39:53 CET


Al giornale, da direttore, arrivava alle dieci di mattina, fra i primi, e se ne andava a mezzanotte.
Al giornale, da direttore, veniva in giacca e cravatta, sempre, il sabato in maglione.
Al giornale è sempre stato il Direttore anche quando non lo era più.
Quasi tutti lo chiamavano Direttore, qualcuno lo chiamava Candido, Enrica Speroni lo chiamava Dire, quasi tutti gli davano del tu, qualcuno non ci riusciva e gli dava del lei, ma a lui dava fastidio.
Lo potevi abbracciare.
Gli potevi presentare moglie e figli, ci teneva.
Viola ha detto: "Non l'ho mai conosciuto, ma è come se l'avessi sempre conosciuto".
In macchina leggeva i giornali, poi si addormentava, anche solo cinque minuti, ma quei cinque minuti lo ricaricavano.
Ristorante, trattoria, osteria, pizzeria, bar: potendo, meglio la trattoria.
Appena seduto a tavola, faceva fuori i grissini.
Cominciava con l'acqua minerale, vino un bicchiere, non di più.
Un'arancia non la rifiutava mai. Mai. A qualsiasi ora. Gli ricordava la Sicilia.
Si sporcava facilmente camicia e anche cravatta.
Al Giro ci fermavamo a fare la pipì, insieme, contro un albero, o contro un muro, un po' come fanno i corridori quando non vanno di fretta.
Al Giro veniva nella redazione della Gazzetta, tirava fuori il computer, e scriveva.
Sentiva il bisogno di scrivere. Più che piacere, era urgenza. Roba che veniva da dentro.
Era un passaporto universale.
Preferiva una come Maurizia Cacciatori (la pallavolista) o una come Margherita Granbassi (la fiorettista), e ti credo, belle come il sole. Ma sapeva coltivare la passione anche per una come Giusy Malato (la pallanotista) o una come Chiara Rosa (la pesista), che sanno di Mediterraneo.
Un giorno è venuta in redazione Manuela Grillo, atletica, velocità, 100 e 200: brillante, e bella, dentro, fuori, tutto, tutta. E voleva vedere Cannavò, diceva che Cannavò era speciale, era unico, era Cannavò. L'abbiamo guidata da lui, invidiosissimi.
Anche Diana Bianchedi, scherma, fioretto, olimpionica, diceva che Cannavò era speciale, era unico, era Cannavò. Non c'era bisogno di guidarla da Cannavò, ci andava da sola. Invidiosissimi.
Un giorno è venuta in redazione Marisa Muzio, azzurra e olimpica di nuoto, poi psicologa dello sport. Voleva parlare con Cannavò. E' entrata nella sua stanza, e la porta era sempre aperta. Emozionata. Tanto che con un gesto maldestro ha fatto cadere un portapenne pieno di penne e pennarelli e anche matite. Allora si è messa in ginocchio a raccogliere penne e pennarelli e anche matite, e Cannavò anche lui. E a quel punto è entrata una segretaria, e li ha trovati così. Perché la porta era sempre aperta.
Non sapevamo per quale squadra di calcio facesse il tifo.
Faceva il tifo per tutti, per tutte, soprattutto per gli italiani e le italiane.
Quando l'Italia del rugby perdeva, ci guardava e ci diceva: "Ma che minchia".
Amava lo sport.


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