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[RUGBYLIST] Notizie della domenica

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Dom 1 Mar 2009 22:30:28 CET


Dal Gazzettino e dalla Tribuna di Treviso.
Ciao.
Franco (TV)

Dal Gazzettino.

Edimburgo
      NOSTRO INVIATO
      Naufragio dell’Italia a Murrayfield nel terzo turno dell’Rbs Sei
Nazioni. La partita che doveva salvare il torneo azzurro si è rivelata
la più disastrosa. Un peccato per le migliaia di tifosi, molti veneti,
che hanno applaudito la squadra fino in fondo, e anche dopo. Quando è
andata a metà campo a ringraziarli mentre un streaker in kilt
attraversava il terreno. L’unico sorriso che il match è riuscito a
strappare agli italiani.
      L’elenco degli "orrori" azzurri messi insieme nel 26-6 è presto
fatto. Sconfitta con il peggior passivo in 10 anni di torneo con la
Scozia. Squadra fallosa e sterile, capace di produrre tonnellate di
"in avanti" e punizioni contro, ma nessuna meta. Minor numero di punti
segnati finora nel Sei Nazioni (11, 9, 6 la sequenza). Piano di gioco
inesistente, o quasi. Capacità di tenere viva la palla con i ricicli
nulla e punti d’incontro al rallentatore. Mischia triturata. Trequarti
inefficaci in attacco e crollati in difesa (le mete subite potevano
essere almeno quattro). Solo Parisse si è distinto per iniziativa, con
17 corse palla in mano e addirittura un drop. Ma un fuoriclasse non fa
primavera. E sull’Italia di Nick Mallett cala così il più freddo degli
inverni. Doveva essere il match della giubilazione del collega Frank
Hadden se avesse perso (tutti i giornali scozzesi lo davano per
scontato). Il ko e l’ormai probabile cucchiaio di legno potrebbe
invece rivelarsi il capolinea della sua esperienza azzurra. Come nel
2005 con una prestazione altrettanto deludente costò il posto a John
Kirwan.
      Eppure l’inizio sembrava promettente. Con la Scozia a perdere al
1’ una delle tante touche e a commettere fallo. Un auspicio, visto che
Parisse aveva detto: «Il match si deciderà sulla disciplina». Difatti
subito dopo partiva la raffica di falli (6 più 3 calci liberi) che
affonda l’Italia. Perugini non lascia il placcato a terra, 3-0.
Bortolami entra laterale sul punto d’incontro creato dal break di
Jacobsen (migliore dei suoi), 6-0. A piazzare è Paterson, cecchino
numero uno al mondo ma relegato in panchina, approfittando della
ferita sanguinante di Godman. Anche l’Italia cambia Garcia (groggy per
colpo in testa e finito all’ospedale), inserendo all’ala il baby
Bacchetti (2. cap) e spostando centro Bergamirco.
      L’Italia reagisce. L’annunciata alternanza McLean-Marcato in
cabina di regia si vede poco. L’australiano gioca meglio del padovano.
Trovando belle rasoiate tattiche come al 15’, quanto porta gli azzurri
a 5 metri, la Scozia pasticcia nella touche corta e l’Italia si trova
una ghiotta mischia a favore. Risultato? Perde la chiusa per fallo di
Perugini, che come un irriconoscibile Castrogiovanni patisce i rivali.
Ma non avevamo la prima linea più forte d’Europa? Al 22’ un intercetto
di Zanni su Southwell fa rivivere agli scozzesi gli spettri di due
anni fa. Il flanker è acciuffato a un passo dalla meta e della
piattaforma successiva nasce dai 22 il drop di Parisse. Miglior
azzurro insieme a Zanni (recordman di placcaggi con 13) e bravo anche
al piede.
      Il canovaccio dei falli però riprende. Con il rientrato Godman
che prima grazia l’Italia calciando fuori (23’ tenuto di Mc Lean), poi
la giustizia (30’, avanti volontario di Bergamauro su Blair). Siamo
sul 9-3 e arriva la mazzata. Su azione da touche in prima fase a metà
campo l’apertura trova l’incrocio interno con Morrison che superata la
linea di difesa azzurra lancia Danielli come una lama nel burro. È la
meta che decide il match.
      Nella ripresa nonostate un 73% di possesso azzurro nei primi 12’
e 4 falli scozzesi (capovolta la situazione disciplina), l’Italia
trova solo il calcio di McLean per tallonnaggio con la mano. È ancora
la Scozia invece a costruire una splendida meta su combinazione dei
fratelli Evans e Morrison, con Tom placcato sulla linea capace di un
delizioso riciclo per Gray. Oltre che vincere potrebbe dilagare. Ma al
23’ il tmo nega la meta a Danielli per avanti dopo fuga a seguito di
up and under (avanti su placcaggio di Mc Lean). Al 33’ è Dickinson a
commettere avanti su Godman lanciato oltre la difesa. Resta solo il
tempo per uno spunto al piede di Bergamauro, annullato in area dal
tocco di un rivale, e poi tutto finisce. Forse anche l’era dell’Italia
targata Nick Mallett.
      Ivan Malfatto
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BYE BYE

      Nelle cifre disastrose frutto di un gioco deludente, della
realtà italiana povera di talenti e di un commissario tecnico che non
ha più in pugno la situazione.
      Sembra lontano anni luce il Mallett I, andato in scena nel
torneo 2008. Appena arrivato il ct ha infilato quattro partite e mezzo
su cinque giocate alla pari contro le big. Vittoria sfiorata in
Irlanda, minor passivo di sempre con l’Inghilterra, successo
all’ultimo secondo con la Scozia, grazie a un drop di Andrea Marcato
spostato apertura in quel frangente decisivo, minor numero di mete
subite nella storia azzurra del Sei Nazioni (13). Non c’era più
Alessandro Troncon, leader dei due eccezionali successi del 2007, ma
la Nazionale sembrava non sentirne l’assenza. Aveva trovato
equilibrio, difesa ferrea e forze fresche. Sembrava potesse solo
progredire, tenuta per mano dal nuovo leader carismatico in panchina,
che dopo i fasti con Springboks (record di 17 vittorie consecutive) e
Stade Francais (2 scudetti) aveva portato la sua scienza rugbistica in
un Paese emergente.
      Invece dodici mesi dopo tutto questo non c’è più. Spazzato via
sotto i colpi dei rivali e delle cifre impietose. Il Mallett II
assomiglia a un’agonia, nonostante i giocatori a disposizione siano
gli stessi. Con il tecnico capace di appellarsi solo alla povertà del
movimento italiano che non produce talenti. Al basso livello del
campionato (anche ieri alle telecamere di La7, suscitando lo sdegno di
un presidente di club veneto) da sacrificare sull’altare della Celtic
League. Al fatto che l’Italia affronta solo avversarie più forti (la
Scozia proprio no) e perciò il bilancio di 2 vittorie e 10 sconfitte
del ct sudafricano in panchina è inevitabile.
      Tutto vero. Tutto sacrosanto. Ma vien da chiedersi: Mallett non
lo sapeva prima? Non sapeva che l’Italia del rugby non è il Sudafrica?
Se la risposta è sì non ha il diritto di affermare questo. Se la
risposta è no ha la colpa di non essersi informato. Qualunque sia, per
lui è una sentenza di condanna, certificata dai risultati e dalle
prestazioni del Sei Nazioni. Nessuno mette in dubbio che Nick sia un
grande tecnico, ma evidentemente non è quello adatto a guidare la
nostra Nazionale. Perciò bye bye mister Mallett, con immutata stima e
nessun rancore.
      I tempi del calcio vorrebbero che l’addio avvenisse subito.
Prima del match contro il Galles. Ma il presidente della Fir ha già
detto che eventualmente se ne parlerà solo a Sei Nazioni finito. Come
vogliono i tempi del rugby. La vera uscita in bellezza per tutti (Fir
e tecnico) è la finestra biennale del contratto che scade a giugno e
prevede la rescissione unilaterale senza penali. Salutato Mallett,
però, non avremo risolto nulla. I problemi della Nazionale e del rugby
italiano sono altri, ben più gravi e profondi dell’esonero di un ct.
Speriamo che tutti si mettano davvero intorno a un tavolo per
risolverli.
      I. M.
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Edimburgo
      NOSTRO INVIATO
      «Un esonero di Nick Mallett? Non se ne parla nemmeno. Faremo i
conti a fine torneo». La frase più attesa nel dopo Scozia-Italia è del
presidente Giancarlo Dondi. Andatosene con la faccia rabbuiata come
quindici giorni fa al Flaminio, dopo il ko con la Irlanda. Ma mentre
lì aveva scaricato le responsabilità solo sui giocatori, stavolta ha
fatto capire che una riflessione sulla permanenza del ct ci sarà. E a
cucchiaio di legno in mano (se come vogliono i pronostici arriverà)
potrebbe non essere indolore.
      Sul tema lo stesso Mallett è stato punzecchiato in conferenza
stampa da un giornalista. La risposta è stata irritata: «Se vuoi
trovare un altro allenatore vai a cercarlo. Hai fatto la stessa
domanda dopo la sconfitta con i Pacific Islanders e non mi piace
sentirla». Irritazione che segue la stizza del giorno prima al quesito
su Marcato estremo («Vedrai domani!»), che dal ct riceve una solenne
bocciatura come mediano d’apertura: «A questi livelli devi giocare con
un numero 10 di grande presenza fisica. Luke Mc Lean è la migliore
apertura oggi in Italia, possiamo andare avanti con lui. Andrea
Marcato da estremo ha avuto problemi nelle accelerazioni, ma ha già
disputato cinque partite nel ruolo. Dell’argomento, comunque, non
voglio più parlare!». Sembra proprio di capire che dopo i 3 test
autunnali e i 28’ di Twickenham l’avventura di Marcato con il numero
10 azzurro sulle spalle sia già finita. Almeno Andrea Masi di match ne
aveva giocati cinque.
      Mallett poi se la prende con l’arbitro. Come nella miglior
tradizione calcistica. Pur premettendo che «non mi piace farlo a
caldo, senza aver prima rivisto il match al video». Ma le bordate a
mister Nigel Owens, famoso per il suo outing sull’omosessualità
raccontato in un libro, arrivano lo stesso: «I falli fischiati contro
Perugini, Bortolami e Mauro Bergamasco nel primo tempo, che hanno
determinato 9 punti della Scozia, non c’erano. L’ho detto anche ai
ragazzi negli spogliatoi».
      Bergamauro conferma: «I nostri falli non c’erano assolutamente.
Quello di Perugini l’ho visto bene, ero dalla sua parte, e nel mio
caso ho cercato di chiudere il placcaggio, non di fare avanti
volontario».
      Capitan Sergio Parisse analizza la pessima prestazione del
pacchetto di mischia. «Non è la stessa mischia vista l’anno scorso,
anche se i giocatori sono gli stessi. Alcuni di loro non sono al top
della forma, non riescono più a imporsi sugli avversari. E’ un
problema mentale e fisico, condizionato pure dalla brutta prestazione
contro l’Irlanda. Sono fiducioso che nelle prossime due partite
miglioremo».
      I.M.

      NAZIONALI MINORI - A Dundee nel Sei Nazioni under 20
Scozia-Italia 14-10 (tutti i punti del trevigiano Benvenuti), a
Edimburgo fra le donne Scozia-Italia 13-10 (m. Stefan, 1 tf e 1 cp V.
Schiavon).
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Dalla Tribuna di Treviso

  Il segno della disfatta: Gray va in meta mentre Bortolami finisce
gambe all’aria insieme all’Italia del traballante Mallett

DISASTRO ITALIA La Scozia ci strapazza Azzurri sotto shock

DALL’INVIATO FABRIZIO ZUPO

 EDIMBURGO. Parisse droppa e segna come un’apertura, calcia le
penaltouche, porta palla in avanti 17 volte (quando Taylor il mediano
scozzese chiude a quota 9): la partita mostruosa del capitano di
un’Italia che non c’è più.
 E se la difesa torna in cattedra (9 le punizioni concesse, due le
touche perse, 18 e 6 le cifre con l’Irlanda) è sempre l’attacco che
manca. Sterile: una meta in tre turni, e 12 quelle subite, 26 punti
fatti 100 incassati. E pure la difesa non è senza sbavi, come
accredita invece il ct Hadden all’Italia, che vincendo ha salvato la
panchina lasciando il cerino in mano a Mallett. Basta pensare alla
prima meta di Danielli prima della pausa: buco in prima fase, con un
semplice incrocio di Blair per il centro Morrison e palla all’ala
chiusa. Roba da andare subito a farsi la doccia, come ha svelato Zanni
(primo nella classifica dei tackle con 13 placcaggi). Restiamo in
piedi per un drop di Parisse stile Zinzan Broke (mitico numero 8 dai
piedi buoni), ma subito dopo aver sprecato. Perché in attacco, quando
l’Italia ci prova (tre le occasioni limpide) pecca di di sfortuna.
Neppure gli “intercetti” e i “rimbalzi amici” che condirono la grande
vittoria del 2007 e così mal apprezzati dal ct Mallett, ci sorridono:
al 20’ proprio Zanni si trova la palla in mano per un errore di Blair.
La fuga dura 30 metri, quando il mediano va a riprenderselo. Da quel
mucchio esce la palla che serve al capitano per centrare la porta e
accorciare lo score sul 6-3. La Scozia ci ridà venti punti di scarto,
quelli che aveva beccato dagli azzurri due anni fa sempre al
Murrayfield. Il 26-6 di ieri è il terzo risultato a doppia cifra in
questo torneo. Mallett, sempre più vacillante, è passato da un Sei
Nazioni con i minimi scarti a quello con i massimi, come al’esordio
nel 2000. E il XV del cardo nell’ultimo lustro quando non ha perso non
mai vinto oltre il break.
 L’altro spunto lo trova Gonzalo Canale trovando una smagliatura nella
difesa a bordo touche, che sfuma a 5 metri dalla meta. E nella ripresa
quando Mauro Bergamasco prova un calcio a seguire, imposta la fuga per
andare a raccogliere l’ovale, ma viene tradito da un rimbalzo che lo
consegna alla difesa.
 E nella giornata no, gira tutto storto: come Paterson mister 100% al
piede, che entra in campo per sostituire provvisoriamente Goodman e,
in 10 minuti segna due calci, mentre il “titolare” ne sbaglia due. Di
episodi si tratta, anche se nel campo opposto, le stesse opportunità
sono diventate mete o sempre punti. E si poteva rischiare anche un
passivo più clamoroso. Succede alla mezzora della ripresa, quando Gray
riceve e segna dopo una rasoiata nella difesa azzurra effettuata dai
fratelli Evans (Max centro e Thom ala). Si riparte da centro campo e
venti secondi dopo Danielli è di nuovo in meta grazie ad un intercetto
e fuga sul lungo linea: McLean battuto allo sprint trova il modo di
recuperare e schiacciare a terra l’avversario. Danielli avanza di
centimetri e sembra toccare in meta. Owens chiede la moviola e quel
tocco invece è un “in avanti”. Si riparte dalla mischia, ma gli
sviluppi sono ancora scozzesi e si chiudono con tre punti al piede del
solito Paterson. È il momento di massima confusione, con gli schemi
saltati, Parisse che calcia, le scelte di Mallett di far rientrare
Marcato, Griffen e McLean che si scambiano in mediana, la bocciatura
del numero 9 per tentare con Canavosio. C’è da dire infine che pure la
gestione di Owens è un ingrediente della sconfitta. L’unico neo, ma
non deve essere alibi alla sconfitta. A senso unico i fischi in
mischia, con Castrogiovanni a soffrire e Perugini a non capire: «Mi ha
fischiato perché diceva che facevo crollare il pilone e, poi, al
contrario, anche quando mi sono alzato perché il pilone cadeva. Strano
che poi su una mischia a 5 metri, con noi che li spostiamo di metri,
sia l’arbitro a far finire l’azione».
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Mallett (per ora) non si tocca

Parisse ammette: «Questo è il nostro livello»

EDIMBURGO. Mallett parla poco e sfugge alla domanda sulle possibili
dimissioni. In soccorso gli arriva il presidente Dondi: «Un esonero?
Non se ne parla nemmeno», ma poi aggiunge: «Facciamo i conti a fine
torneo». Galles e Francia dopo la perfomance vista venerdì, non sono
le squadre in questo momento migliori da affrontare per risollevare le
azioni di Mallett e le sorti degli azzurri. Ma fino al 21 marzo è il
sudafricano il ct della Nazionale. Per contro tira un sospiro di
sollievo Frank Hadden, ct scozzese, che se avesse perso la terza
partita in tre anni contro gli azzurri, avrebbe visto certificato il
suo licenziamento.
 «Certo ho visto una squadra troppo nervosa - ha continuato Dondi -
contro una Scozia più forte nell’uomo contro uomo. In questo 6 Nazioni
siamo partiti male, ci manca un po’ di tranquillità».
 Mallett difende i suoi specie da sviste arbitrali, soprattutto in
mischia: «Non mi va di parlare di Owens senza aver rivisto la partita.
Ma è impossibile, ad esempio, che Perugini sia stato stappato: la
mischia che spinge non va verso l’alto. E il fallo di Mauro era solo
la chiusura di un placcaggio». Mallett maldigerisce le critiche
ricevute in conferenza stampa, e la ciambella di salvataggio gli
arriva dal capitano Parisse: «Non è Nick che va in campo - ha detto -
siamo noi. Quindi sullo sfruttare o meno gli off load (i ricicli)
tutto quello che ci insegna, siamo noi a doverlo mettere in pratica.
Siamo onesti: questo è il nostro livello. Se il pubblico fischia, se
piovono critiche arrabbiate, pensate a noi in che stato d’animo siamo.
Credete che non ci mortifichi? Abbiamo avuto tre occasioni: con
Canale, con Zanni e con Mauro e per un rimbalzo strano o per altro
sono sfumate. Sono 21 punti lasciati per strada. Non siamo giocatori
di grandissima qualità, non riusciamo a fare certi gesti tecnici, come
gli off load, come li vedete fare dalle squadre dell’emisfero sud. È
questa la realtà». Anche Zanni resta sul tema: «Non è possibile
beccare una meta in prima fase - ha detto il flanker - in un match di
questo livello. E questo ci ha tagliato le gambe, credetemi. La
differenza con la Scozia? Siamo andati anche noi più volte nei
ventidue come loro. Sono che noi non conretizziamo mai. (f.z.)
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Detto al volo

Imbarazzo e rabbia. Imbarazzo per l’intervista rilasciata da Mallett a
La7, a fine gara: purtroppo l’Italia possiede pochi giocatori di
livello internazionale, il nostro livello è questo. Se il ct è
convinto di non poter fare di meglio, col materiale umano a
disposizione, può sempre accomodarsi sul primo volo per Johannesburg.
Non credo lascerà eccessivi rimpianti.
 Rabbia per l’atteggiamento della Fir. Nel nostro orticello ovale
stanno consumando tempo e risorse in sterili polemiche
sull’opportunità di schierare tre superteam italiani nella Celtic
League. E intanto spediscono in giro per il mondo una nazionale
penosa, per gioco e risultati. E’ il risultato, purtroppo annunciato,
di una ottusa strategia federale. Sorvoliamo sulla debâcle dei test
match, dimentichiamo l’exploit di Mauro Bergamasco mediano di mischia,
cancelliamo pure l’assurdità di certe scelte nelle linee arretrate. Il
problema vero, reale, concreto di questa Italia è l’assenza di gioco.
Nel 2009 non si va da nessuna parte, palla in mano e dentro a testa
bassa. Trequarti fantasma, sostegno inesistente, ormai stecchiamo
anche nei fondamentali. Per favore, o per pietà: cambiamo strada.
Riccardo Roccato


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