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[RUGBYLIST] da rugby 1823

Piero Filotico pierofilotico a alice.it
Lun 9 Mar 2009 17:53:18 CET


Per come la vedo io, domani vado in un'enoteca e mando due
bottiglie di un vino eccellente al sig. Stephen Jones, insieme a
un biglietto di ringraziamento.
Servirà a poco (forse a niente), ma vuoi mettere la soddisfazione.
Piero


----- Original Message ----- 
From: "spidermax" <spidermax a wupsite.com>
To: <rugbylist a rugbylist.it>
Sent: Monday, March 09, 2009 4:32 PM
Subject: [RUGBYLIST] da rugby 1823


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a sua volta tratto dal Times

Che la stampa estera non sia mai stata buona con l'Italia
è una realtà che si ripete nel tempo. Che, però,
spesso i giornalisti stranieri abbiano il coraggio di
scrivere ciò che in Italia si pensa ma non si dice, è
altrettanto vero. In quest'ottica si deve leggere l'articolo
apparso nel fine settimana sul Times (non certo un giornale
di gossip...) a firma di Stephen Jones e che qui viene
riproposto tradotto in italiano. Senza giri di parola, senza
buonismi tipicamente italici, il famoso columnist britannico
sbatte in faccia all'Italia il fallimento dell'attuale
gestione. E non parla di Nick Mallett, ma punta il dito
contro Giancarlo Dondi e l'attuale gestione della
Federazione. Parole dure, durissime, ma che devono far
pensare. Perché, forse, il 22 marzo non dovrà essere
solo Mallett a venir messo in discussione, ma l'intero
sistema rugby italiano. Dove troppe persone (Dondi in
primis, ma non solo) fanno il bello e il cattivo tempo da
tanti, troppi anni.

The Times - Stephen Jones
"Per me è stato uno choc vedere l'Italia giocare in
questo periodo. Parte di me aveva sempre supposto che
avrebbe, anche se lentamente, progredito in modo continuo.
Finora, invece, non ha mosso le acque nel Sei Nazioni 2009 e
il risultato più degno di nota dell'Italia è stato
sicuramente quello di suscitare la derisione di tanti con la
scelta di dare al grande flanker Mauro Bergamasco la maglia
da mediano di mischia a Twickenham. Sembra in retromarcia,
con scarsissima capacità di realizzare punti e, senza le
rolling maul, nessun modo per attaccare (un'altra onta per
l'IRB, naturalmente).
Gli italiani non stanno scoprendo sufficienti giocatori
giovani, le loro squadre professionistiche vengono spogliate
da contratti esteri e pare che ora debbano mirare a mettere
in campo due selezioni per riempire i loro posti nella
Heineken Cup, per quanto ciò vada contro i miei istinti e
contro l'etica dello stesso torneo.
La settimana scorsa, il presidente della Federazione
italiana, Giancarlo Dondi, ha mandato messaggi di fiducia a
Nick Mallet, l'allenatore della squadra. Dondi? Chi è,
vi sento chiedere. Dondi (74 anni, ndr), tranquillo nel suo
modo d'essere e d'agire, è stato per anni l'Uomo del
rugby italiano. Tutti i suoi scodinzolanti cagnolini vi
diranno che lui è un genio, mentre un gran numero di
osservatori italiani e di ex grandi giocatori italiani
dicono che è lui il motivo per cui il rugby italiano è
in retromarcia, che è (Dondi non il movimento, ndr)
onnipotente e ignorante.
È facile ricordare un altro feudo nel rugby: il regno
durato decenni di Albert Ferrasse, presidente e padrone
supremo della federazione rugby francese. Un cenno o un
movimento del capo del brizzolato Ferrasse e il vostro
progresso o il vostro progetto era creato o condannato. Era
affascinante vederlo in azione e, molto prima della fine,
stomachevole. Era circondato da leccapiedi.
È ora che il regime di Dondi faccia fagotto. Forse non vi
interesseranno tanto gli intrighi interni del rugby
italiano, ma di certo vi piacerebbe vederli lottare per
conservare la propria credibilità nel mondo del rugby? È
ora che assuma il comando uno dei grandi, qualcuno come
Massimo Giovanelli, il geniale flanker. Una cosa sono i
begli abiti alla moda, signor Dondi. Essere al comando
troppo a lungo è un'altra cosa.
Oramai lei è inadatto alla sua posizione quanto il povero
Mauro Bergamasco a quella di mediano di mischia. Ma almeno
lui è stato rapidamente buttato fuori".
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