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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

allrugby allrugby a gmail.com
Lun 23 Nov 2009 22:17:58 CET


Dal Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

L’Italia contro il Sudafrica ha confermato di possedere
"un pack dell’altro mondo", arma per vincere sabato.

Azzurri, e adesso
con la mischia
stritolate Samoa!

Lo slogan è cambiato. Da "gli All Blacks della mischia siamo noi" a
"una mischia dell’altro mondo". La sostanza no. A Udine contro il
Sudafrica dominatore da due stagioni del rugby internazionale l’Italia
ha confermato di aver ritrovato il suo punto di forza da almeno un
decennio: la mischia.
      L’aveva perso l’anno scorso, durante i test e il Sei Nazioni,
per una serie di motivi. Le nuove regole (poi abolite) che
penalizzavano la maul. L’usura o la cattiva condizione fisica di
alcuni capisaldi del pack. Il pilone Martin Castrogiovanni su tutti,
che allora in giro per il campo sembrava un fantasma, oggi spinge,
placca, disturba, strattona e in due match con la sua esperienza (61
caps) ha demolito le due speranze dell’emisfero sud Waytt Crockett (2
caps) e Wian du Preez (esordiente). Il tentativo velleitario di fare
un gioco strutturato, aperto o comunque lontano dal pacchetto che
l’Italia purtroppo non sa fare (figuraccia sui Pacific Islanders
docet). Un ritrovato spirito di corpo e di gruppo, che nel disastroso
Sei Nazioni scorso non c’era stato.
      Aver ritrovato questa certezza ha permesso prima di mettere in
difficoltà gli All Blacks. Poi di reggere l’urto del Sudafrica. Le
regine dell’emisfero sud e del ranking mondiale, non due squadre
qualsiasi. Nazionali che pur giocando piene di rincalzi, badando più
agli esperimenti che alla prestazione, sfinite da una stagione
logorante, sono ancora fuori portata dell’Italia per una vittoria.
Come si è visto a Milano e Udine. Non sono però fuori portata di una
bella figura. Proprio questa grazie alla prestazione della mischia è
stata pienamente centrata dagli azzurri. Con due sconfitte per -14
(Nuova Zelanda) e -22 (Sudafrica) che senza misfatti arbitrali
(Dickinson), indisciplina (Favaro, ma non solo), errori nei calci
(Gower, McLean) e altre sbavature avrebbero potuto essere sotto i 10
punti di scarto. Ovvero l’obiettivo che aveva prefisso alla vigilia il
ct Nick Mallett.
      Ora contro Samoa, nell’ultimo test di sabato ad Ascoli,
l’obiettivo si alza. Non è fare bella figura, ma vincere. L’ha detto
alla vigilia e l’ha ripetuto al "Fiuli" il ct senza mezzi termine.
«Tutti si aspettano una vittoria, ma non sarà scontata» ha messo le
mani avanti capitan Sergio Parisse. Vero, anche perchè contro i
samoani l’Italia nei tre precedenti scontri diretti ci ha sempre
rimesso le penne. Ma la chiave per aprire la porta del successo c’è. È
proprio la mischia ordinata. Samoa vista contro la Francia non è
sembrata una squadra di rugby, ma una sgangherata compagnia circense.
Un po’ come Tonga che nel 2005 beccò 48-0 da noi a Prato. Stritolare i
suoi primi otto uomini, metterla in difficolta con un gioco ancorato
al pack in avanzamento e difendere contro le sue disordinate folate
offensive è un compito all’altezza di un’Italia con una "mischia
dell’altro mondo".
Ivan Malfatto
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IL SUCCESSO DI UDINE

Il Nordest merita
un grande test l’anno

(im) E adesso qualcuno verrà ancora a dire che il Noredest, culla del
rugby italiano, non merita un grande test-match della nazionale ogni
autunno? Forse sì, com’è successo in questa corsa contro il tempo per
fare il tutto esaurito allo stadio Friuli (30.210 spettatori paganti,
incasso circa un milione di euro distribuito al 50% fra Rcs e Fir). Ma
i fatti continueranno a smentirlo. Dopo Padova con l’Australia (30mila
spettatori) e Udine con il Sudafrica c’è la dimostrazione che
quest’area geografica sa appassionarsi al rugby oltre le mode.
      Gli organizzatori friulani, pilotati dal trio Elio De Anna, Enzo
Cainero e Claudio Da Ponte, in un mese e mezzo hanno fatto quello che
la Rcs con la sua potenza di fuoco ha fatto in sei mesi per gli 80mila
di San Siro. Salvando la faccia anche alla Fir dopo la brutta figura
di Firenze (che ha rifiutato il test). «Il complimento più bello -
dice Cainero - è stata proprio la frase del presidente Giancarlo Dondi
al banchetto: non me l’aspettavo». Noi sì.
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Sabato atto finale con Samoa, per la seconda volta in Italia;
l’inedita Ascoli Piceno è la 36esima città ad ospitare gli azzurri.
Tre precedenti e 3 le sconfitte, 51 punti fatti e 102 subiti. Cinque
le mete azzurre contro le 12 subite.
      Amari i precedenti con Samoa, nel 1995 World Cup in Sud Africa:
l'Italia perde – male - 18 a 42, scoppia un pandemonio con corollario
di lite tra l'allenatore Coste e Marcello Cuttitta. Nel 2000 ad Apia,
Samoa demolisce 43 a 24 una fragile Italia dalla difesa approssimativa
e 5 debuttanti. Nel 2001 a L'Aquila con freddo polare - la Fontana
Luminosa era un blocco di ghiaccio - azzurri disastrosi, pur in
superiorità numerica per 49' sono inguardabili e perdono 9 a 17, che è
il migliore risultato della serie.
      Walter Pigatto
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Giampaolo Tassinari

Mentre gli Azzurri nei test autunnali si accontentano di limitare
danni e passivo contro gli squadroni dell’emisfero sud, c’è chi invece
non rinuncia a sognare sebbene sia alla pari qualitativamente con
l’Italia.
      Sabato, dopo 27 anni di digiuno, la Scozia è tornata al successo
contro l’Australia superata 9-8 al termine di una partita mozzafiato
con tanto di mancata trasformazione, allo scadere, della meta che
avrebbe significato il ribaltamento del risultato. Non sarebbe potuta
iniziare meglio la traiettoria dell’inglese Andy Robinson al timone
del sofferentissimo XV del Cardo, primo punto di riferimento
dell’Italrugby per evitare annualmente il Cucchiaio di legno nel Sei
Nazioni. Ma in Scozia, seppure da anni i ricambi generazionali non
siano all’altezza del gloriosissimo passato, sanno fare di necessità
virtù e il ricorso allo straniero è sempre meno alla moda. Chi gioca,
ancora prima che per il vil denaro, ha un’ulteriore ragione di dare il
101%: vestire con orgoglio la casacca del proprio paese di origine. La
Scozia che ha battuto una pur debilitata Australia è figlia del
quadriennio di gestione di Frank Hadden dove, a parte sconfiggere a St
Etienne l’Italia nel 2007, non ha mai combinato nulla di importante.
      A quei resti Robinson ha saputo inserire i nuovi volti
sperimentati in primavera alla Coppa delle Nazioni in Romania,
riuscendo ad appaiare giovani e meno giovani come un Godman in ascesa
ed un Paterson verso fine carriera senza preoccuparsi di limitare i
danni. L’importante è guardare avanti e con questa ritrovata fiducia
la Scozia si presenterà al via nel Sei Nazioni dove l’Italia spera di
partire con la vittoria su Samoa sabato ad Ascoli Piceno. Gli isolani
sabato sono stati travolti sotto sette mete transalpine da una Francia
molto solida in mischia, ordinata, ma anche lestissima nei punti di
incontro che hanno propiziato accelerazioni improvvise e devastanti. E
sabato a Marsiglia i ragazzi di Lièvremont, che ha richiamato
Ouedraogo, aspettano col coltello tra i denti gli All Blacks. Per non
limitare i danni. Ma per infliggergliene che di più non si può.
      Qualificazioni Rwc 2011: Stati Uniti-Uruguay 27-6 (andata
27-22), Eagles al mondiale nel girone dell’Italia. Altri risultati:
Giappone-Canada 27-6, Portogallo-Argentina “A” 13-24, Scozia “A”-Tonga
38-7.
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L’INTERVISTA

Zanni: «Dal Leonorso
a un metro dal paradiso
di fare meta ai Boks»

Ad un metro dal paradiso. Così si è sentito il flanker azzurro
Alessandro Zanni, quando a metà del primo tempo si è involato, davanti
alla gente della sua città, verso la linea di meta dei campioni del
mondo. «In quel momento - conferma - non sono stato lucido, perchè ci
tenevo tantissisimo a realizzare una meta contro gli Springboks
davanti alle persone che mi sono più care. Pensavo di farcela a
raggiungere la linea, mentre avrei dovuto passare la palla a Mirco
Bergamasco, che mi era venuto in sostegno. Invece ho perso gli appoggi
facendo mancare per colpa mia una grossa opportunità alla squadra».
      - Soddisfatto dell'accoglienza di Udine?
      «Nella mia città il rugby non è molto seguito, ma vedere lo
stadio pieno mi ha riempito di gioia. L'incitamento non è mai mancato,
e molto ci è servita la spinta del pubblico nella fase del primo tempo
in cui li abbiamo messi in difficoltà».
      - A bordo campo c'erano i ragazzini della Leonorso...
      «Quando sono uscito dal tunnel li ho visti non ho potuto non
ripensare a quando ero uno di loro e desideravo vestire l'azzurro. Ora
mi rendo conto di rappresentare un punto di riferimento, e voglio dire
loro di impegnarsi sempre al massimo e di continuare a divertirsi
senza smettere di inseguire il sogno. Il mio si è avverato».
      - Cosa vi è mancato contro il Sudafrica?
      «Direi nente, perchè tutti ci siamo espressi al 110%. Abbiamo
pagato a caro prezzo l'espulsione iniziale di Favaro che ci è costata
lo svantaggio di 12 punti, ma poi ci siamo ripresi bene ed abbiamo
fatto vedere cosa possiamo fare».
      - Il vostro punto di forza resta la mischia...
      «Il nostro pacchetto è di assoluto livello mondiale, e gli
stessi sudafricani lo hanno riconosciuto. Stavolta vorrei però
sottolineare anche la buona prestazione dei trequarti, che ci hanno
permesso qualche variazione anche nel gioco offensivo».
      - Cosa vi sta trasmettendo Nick Mallet?
      «Sicurezza nei nostri mezzi. Da quando è arrivato i nostri
progressi sono stati costanti, e la partita con i campioni del mondo
la ha dimostrato. Dobbiamo ancora evitare di commettere errori, perchè
a questi livelli si viene subito puniti e rimediare diventa poi
difficile».
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(im) Saverio Girotto, speaker rodigino della nazionale, in fatto di
caccia ai cimeli rugbistici è più efficace di Heinrich Brossow come
cacciatori di palloni. Al termine di Italia-Sudafrica ad Udine è
riuscito a farsi regalare la maglia nientemeno che da Victor Matfield,
signore delle touche e giocatore simbolo degli Springboks. Non una
maglia qualsiasi, ma quella dove c’è ricamata sopra la dedica per il
suo 90° cap internazionale. Non è andata male neanche a Mirco
Bergamsco, che a fine match ha scambiato la sua maglia con Brian
Habana.
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NAZIONALE Gonzalo Garcia è stato uno dei protagonisti
della gara contro il Sudafrica segnando anche una meta

Al dodicesimo test match con la maglia della Nazionale italiana,
Gonzalo Garcia ha coronato il sogno della meta.
      Da questa estate centro del Benetton, Garcia ha segnato sabato a
Udine una meta molto bella, oltretutto la soddisfazione è lievitata
perché segnata contro i Campioni del Mondo del Sudafrica. «Una
bellissima meta – ammette il centro italo-argentino – Penso abbiano
visto tutti come è stata realizzata. Avevamo lavorato tanto in
allenamento per preparare quella giocata, finalmente ce l’abbiamo
fatta. Purtroppo, però, quella marcatura non è bastata per vincere».
      - Ad un certo punto avete creduto nella possibilità di poter
centrare l’impresa?
      «Sì, certamente. La possibilità c’era, purtroppo nel secondo
tempo abbiamo commesso due-tre errori in fase difensiva e il Sudafrica
ne ha subito approfittato per trasformare in mete quelle opportunità.
Sono cose che possono anche capitare, ma sicuramente dovremo lavorare
sodo perché non succedano ancora certi episodi. Comunque, abbiamo
dimostrato di potercela giocare contro queste squadre, l’avevamo fatto
contro gli All Blacks, l’abbiamo confermato contro il Sudafrica. Non è
più l’Italia che subiva passivi pesanti contro certe squadre, è
un’Italia che tiene e si toglie anche delle belle soddisfazioni».
      - Adesso sotto con le Samoa…
      «Sarà una partita durissima, perché quella samoana è una squadra
molto forte e soprattutto molto fisica. Dovremo assolutamente vincere
e se avremo la stessa tenacia e la stessa attitudine dimostrate contro
la Nuova Zelanda e il Sudafrica, penso potremo centrare un buon
risultato. Delle tre partite di questo mese è quella più alla nostra
portata e non dovremo assolutamente lasciarcela sfuggire. Se contro la
Nuova Zelanda e il Sudafrica abbiamo ottenuto dei buoni risultati, ma
siamo usciti dal campo sconfitti, contro Samoa dovremo portare a casa
a tutti i costi il risultato positivo».
      - Hai giocato con Sgarbi al centro, come in Heineken Cup e come
contro Viadana: potrà essere la nuova coppia di centri anche nel
futuro azzurro?
      «Perché no? Noi due ci troviamo molto bene quando giochiamo
assieme: abbiamo fatto coppia nelle partite più importanti giocate con
il Benetton – conclude Garcia – quindi perché non potrebbe essere lo
stesso anche in Nazionale?»
Ennio Grosso
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(e.g.) Sono 15 i trevigiani (o militanti nelle file del Benetton) ad
aver giocato nell’ultimo fine settimana tra Nazionale Maggiore e
Nazionale A.
      Un apporto importante tant’è che le due mete, una della
Nazionale Maggiore e l’altra della Nazionale A, portano la firma di
Gonzalo Garcia, centro del Benetton, e di Paolo Buso, trevigiano in
forza alla Futura Park Roma (nella foto).
      Chiusa la parentesi della Nazionale A, rimane ancora il test
match contro le Samoa di sabato ad Ascoli Piceno della Nazionale
Maggiore, prima di concludere i test autunnali. Poi di azzurro se ne
riparlerà da febbraio con la disputa del Sei Nazioni.
      Ieri, intanto, il ct azzurro Nick Mallett ha diramato la nuova
lista dei 30 giocatori che domani si ridurrà a 24. Tra questi i
giocatori del Benetton sono 10: Tommaso Benvenuti (esordiente),
Lorenzo Cittadini (1 cap), Gonzalo Garcia (12 caps), Leonardo
Ghiraldini (24 caps), Luke McLean (13 caps), Antonio Pavanello (4
caps), Simon Picone (19 caps), Ignacio Fernandez Rouyet (6 caps),
Alberto Sgarbi (5 caps), Alessandro Zanni (36 caps).
      Inoltre, il trevigiano Simone Favaro (4 caps) attualmente in
forza al Rugby Parma.
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L’EVENTO DEL RUGBY Ha colpito tutti l’educazione degli spettatori

Sfida vinta, si punta al bis

Cainero: «Speriamo di far valere il diritto di credito conquistato»

SUCCESSO Lo stadio "formato famiglia" ha fatto il pienone per
l’incontro di rugby. E ora il Friuli punta a "bissare" l’esperienza.
Enzo Cainero dice: «Abbiamo un diritto di credito che speriamo di
poter esercitare in futuro».

      EDUCAZIONE A colpire tutti è stato il clima inedito che si
respirava allo stadio. A conferma dell’educazione degli spettatori,
c’è il dato della raccolta dei rifiuti. Nonostante le cifre da record
di scarti prodotti (80 quintali contro i 20 di una partita normale),
come nota la Net, «c’era meno sporcizia per terra». La Polizia
municipale ha individuato due venditori abusivi fuori dallo stadio,
sequestrando la merce.
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Camilla De Mori

Lo stadio "formato famiglia" visto durante l’incontro Italia-Sudafrica
è piaciuto a tutti. E gli spalti gremiti dalla prima all’ultima fila
hanno fatto inneggiare al successo. Per non parlare dei guadagni
dell’indotto. E ora, a Udine c’è tanta voglia di "bis". L’assessore
regionale De Anna non ha fatto mistero di puntare ad avere l’Argentina
in Friuli.
      Enzo Cainero, per ora, si gode il risultato di quella che
ritiene «una sfida vinta». «È andata meglio di ogni previsione - dice
-. Non ho mai visto lo stadio così pieno. Anche il presidente di
Federugby Dondi ha detto a De Anna e a me: "Non me l’aspettavo così".
Abbiamo cercato questa partita, abbiamo promesso uno stadio semi-pieno
e siamo riusciti ad averlo pieno. Credo che sia nato un diritto di
credito, che speriamo di poter esercitare in futuro per avere un’altra
partita. L’Argentina? Di certo lavoreremo perché questo evento non sia
un fatto solo episodico. Tutto il mondo economico, dai commercianti
agli albergatori, è stato entusiasta». Anche il presidente della
Regione Tondo non ha nascosto la sua soddisfazione e, sul blog, ha
detto di sperare che «oltre alla partita ci possa essere un secondo
incontro fra campioni del mondo in occasione dei Mondiali di calcio»
del 2010 in Sudafrica. L’assessore allo Sport del Comune Kristian
Franzil nota: «Lo stadio così pieno non l’avevo mai visto, neanche
l’anno scorso per la partita della Nazionale di calcio. La prova che
non occorre che ci sia il calcio per fare un grande evento. E poi
c’era un clima di assoluta serenità durante il match. Un’altra partita
a Udine? Non è facile. Intanto spero che il fatto di aver avuto un
evento così e di avere una società di rugby in serie A spinga sempre
più persone ad avvicinarsi a questo sport».
      Del «clima» diverso che c’era allo stadio parla anche la
maggiore educazione nel buttare via i rifiuti: la maggior parte
sceglieva il cassonetto e non il marciapiede. Da Net fanno sapere che
«le persone sono state più educate, c’era meno sporco per terra. Negli
stand abbiamo trovato gli scarti tutti accatastati». Complice il terzo
tempo, però, i rifiuti erano comunque tantissimi: «Abbiamo raccolto 80
quintali, contro i 15-20 che di solito raccogliamo dopo una normale
partita di calcio. Hanno lavorato 16 persone, con 3 spazzatrici, dalle
5 alle 8.30. Dalle 3 alle 5 di mattina ci siamo occupati anche
dell’area del luna-park, dove sono stati raccolti 15 quintali di
materiale. La Polizia municipale ha impegnato 23 persone più altre
dieci unità. Come spiega il comandante Giovanni Colloredo, sono stati
compiuti «due sequestri amministrativi per commercio abusivo», fra i
venditori di gadget fuori dallo stadio.
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 Casinò di Venezia entrato ormai sotto la gestione del nuovo tecnico
Alejandro Canale, in queste tre settimane di pausa agonistica che sono
servite anche per “sgomberare” l'infermeria, in vista della ripresa
del campionato di Super Dieci in programma sabato 28 novembre con il
terribile Casinò-Benetton.
      Dai giorni scorsi hanno ripreso ad allenarsi regolarmente tre
elementi davvero importanti per il gioco dei veneziani, due “veterani”
come la terza linea Willem Wium e il trequarti-centro Manuel Dallan, e
il più giovane estremo Garth Ziegler alla sua seconda stagione con il
Casinò. I tre rientranti dovrebbero dunque farcela per il derby contro
i biancoverdi trevisiani, la prima volta con Canale in panchina in una
gara di campionato, visto che dopo l'esonero di Innocenti il posto era
stato occupato temporaneamente dall'assistente Marcuglia, promosso a
capo allenatore nella gara di Prato contro la Consiag.
      In settimana Canale ha già avuto modo di “assaggiare” la tenuta
della sua nuova squadra in una “simulazione agonistica”, svoltasi
martedì 17 nel campo interno di via Monte Cervino contro il Marchiol
Mogliano, la compagine “cugina” di serie A1, guidata dall'ex tecnico
veneziano Eugenio Eugenio.
      Come già sperimentato in un'iniziativa analoga in ottobre, le
due società hanno tenuto una sessione congiunta di allenamento, alla
quale è seguita appunto una prova amichevole “regolare”, seppure per
una durata ridotta di trenta minuti.
      Un'opportunità per verificare alla prova del campo i nuovi
insegnamenti di Alejandro Canale, che durante questi giorni ha
concentrato le attenzioni in particolare sui meccanismi difensivi, la
rimessa laterale e la mischia chiusa, un momento del gioco conosciuto
fino nei minimi dettagli dal tecnico vincitore di un campionato
nazionale argentino con La Tablada.
      Michele Salin


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