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[RUGBYLIST] Celtic League - Articolo di V. Vecchiarelli

Gian-Maria Tani GianMaria.Tani a poste.it
Lun 5 Ott 2009 14:31:38 CEST


ListNon so se qualcuno l'abbia già fatto; in ogni caso inoltro l'articolo di 
Valerio Vecchiarelli comparso sabato scorso sul "Corriere della Sera".

Gian-Maria

ROMA - Il dietrofront arri-
va all'ora di pranzo, la decisio-
ne è irrevocabile e la svolta sto-
rica del rugby italiano che dal
prossimo anno vedrà due sue
rappresentanti misurarsi nella
Magners Celtic League, il cam-
pionato professionistico che si
gioca tra squadre gallesi, scoz-
zesi e irlandesi, cambia i con-
notati scelti con voto a scruti-
nio segreto dal Consiglio fede-
rale il 18 luglio.
Allora furono gli Aironi del
Po (con base a Viadana) e i Pra-
etorians Roma a essere indica-
ti per lo sbarco nel mondo dei
celti, con una decisione che fe-
ce gridare allo scandalo per-
ché appiedata rimase la Benet-
ton Treviso e con lei tutto il Ve-
neto, da sempre la culla del
rugby italiano. Per due mesi il
piccolo mondo dei campanili
e delle scelte mai facili non ha
fatto che discutere, la Lega
Nord ha tuonato contro l'in-
gordigia di «Roma ladrona», i
club veneti hanno addirittura
minacciato una scissione, an-
nunciando la creazione di un
comitato autonomo per la ge-
stione delle cose di rugby.
A mettere una pietra tomba-
le sulle illazioni ha pensato ie-
ri il Consiglio federale dopo
aver ascoltato le relazioni del-
le commissioni (tecnica ed
economica) istituite per valu-
tare la reale consistenza delle
perché una fetta della torta
(circa 1,5 milioni) era stata
messa insieme considerando
le buone intenzioni di Comu-
ne, Provincia e Regione che
avevano fatto arrivare alla Fe-
derugby lettere di impegno a
sostegno dell'iniziativa. Ma si
sa che alla fine tutto dovrà es-
sere valutato dai bacchettoni
del Board celtico e per loro
una promessa del sindaco di
Roma, Gianni Alemanno, o la
buona parola del presidente
del Lazio, Piero Marrazzo, val-
gono come una meta segnata
dopo un passaggio in avanti:
nulla. E così, senza nero su
bianco, per non fare figuracce
poi di fronte ai celti, si è deci-
so di escludere la candidatura
dei Praetorians, riportando a
galla quella di Treviso. Il che
equivale a dire che il rugby ita-
liano di vertice sarà confinato
a nord del Po come tradizione
vuole, per la felicità della Lega
Nord e l'immediata reazione
sdegnata del Palazzo romano.
Un coro di proteste si è alzato
dalle stanze del potere capitoli-
no, con Alessandro Cochi, de-
legato allo Sport del Comune
di Roma, che parla di offesa a
tutto lo sport del Centrosud,
ventilando l'ipotesi di ridiscu-
tere la destinazione dello sta-
dio Flaminio a casa del rugby.
Sull'altra sponda parla di
giornata storica per lo sport il
ministro dell'Agricoltura Luca
Zaia (Lega Nord), trevigiano
doc e sostenitore della tesi per
cui non esiste rugby italiano
senza coinvolgimento del Vene-
to: «Dalla Federugby arriva un
grande insegnamento: saper
tornare sui proprio passi quan-
do si è commesso un errore».
Dopo i fiumi di parole, ora
si deve passare ai fatti. Treviso
dovrà presentare in fretta le
sue garanzie economiche (e
non dovrebbe avere proble-
mi) e aderire al protocollo tec-
nico imposto dalla Fir in cui è
previsto che allenatore, gene-
ral manager, medico e fisiote-
rapista della franchigia siano
indicati dalla stessa federazio-
ne. E qui il campanile potreb-
be riprendere a suonare, per-
ché nel rugby è difficile dimen-
ticare il particolare in nome
del bene comune. Se così fos-
se la federazione ha annuncia-
to di poter mettere in piedi in
modo autonomo una franchi-
gia propria. Si sconfina nella
fantasia, ma se la squadra fede-
rale avesse base a Roma? L'ulti-
ma decisione è attesa tra un
mese, quando si dovrà andare
a bussare ai celti con le idee
chiare, i conti in banca garanti-
ti e garanzie tecniche tutte da
inventare.
Valerio Vecchiarelli 



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