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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì - 2

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Lun 21 Set 2009 22:43:42 CEST


Riporto l'articolo di Antonio Liviero dal Gazzettino di oggi. Come
sempre preciso e competente.
Ciao.
Franco (TV)

Il modello Sudafrica allarma gli esteti

Successo ineccepibile. Eppure criticatissimo. Il trionfo del Sudafrica
nel Tri Nations sta facendo suonare le sirene d’allarme di mezzo
mondo. Gli Springboks hanno alzato il livello dell’intensità fisica
come nessuno aveva osato fare prima. E su questo terreno sarà
difficilissimo rivaleggiare. Le accuse di utilizzare deliberatamente
un gioco al limite della brutalità e dell’intimidazione si sono levate
forti quest’estate durante il tour dei Lions. Burger ha rifilato una
"forchetta" a Fitzgerald dopo pochi minuti di partita ed è stato
squalificato per 8 settimane. Poi è toccato a Botha per una "pulizia"
troppo energica sul pilone Adam Jones che ci ha rimesso una spalla.
«Ho avuto paura di perdere gli occhi» si è lamentato il trequarti ala
irlandese dopo aver sentito le dita del flanker premere con
insistenza. Mentre il suo compagno Heaslip spiegava pubblicamente:
«L’aggressività e una certa intimidazione fisica fanno parte della
cultura sudafricana, e finchè nessuno gli dirà di fermarsi
continueranno».I sudafricani naturalmente non sono d’accordo. La loro
aggressività è naturale, dicono, appartiene a una antica scuola e
viene esercitata lecitamente. Tanto che i compagni di squadra di Botha
si sono addirittura presentati in campo con una fascetta al braccio
che invocava giustizia. Certo, chi è entrato al loro posto, come
Brussow, non si è mostrato più tenero. Il flanker dei Cheetahs si è
rivelato un cacciatore intrattabile di numeri 10, un campione nei
recuperi a terra e nel conquistare calci di punizione, tanto da
costringere la stella Burger alla panchina.A stracciarsi le vesti sono
stati anche i guru del gioco. Come Pierre Villepreux. Costretti ad
ammettere la terribile efficacia del Sudafrica, non hanno perso
l’occasione per segnalarne lo scarso spettacolo. Come tutte le
faccende estetiche, siamo nella sfera dell’opinabile. Però non c’è
dubbio che il modello tattico semplice e pragmatico del Sudafrica
fondato sulla trilogia classica difesa-conquista-gioco al piede abbia
inflitto un durissimo schiaffo agli stili creativi per eccellenza di
Nuova Zelanda e Australia, più inclini al movimento e alla ricerca
della lateralità del terreno con il gioco di passaggi. Certe obiezioni
però non rendono pieno merito al Sudafrica. Al suo mentale di ferro
nel combattimento (non è solo questione di muscoli). Alla sua
intelligenza tattica, pur dentro canoni semplificati. Alla capacità di
sfruttare più rapidamente di chiunque altro il ritorno alle vecchie
regole nel maul, alla perfezione collettiva nella salita della linea
di difesa, alla capacità di recuperare palloni a terra (mi dicono che
i giocatori di Sharks e Bulls pratichino judo tre volte alla settimana
per imparare a bloccare le braccia degli avversari e fargli lasciare
l’ovale). E l’astuzia nell’utilizzare il fattore François Steyn, cioè
i suoi calcioni da 60 metri, attirando gli All Blacks nella trappola
dei falli lontano dai pali?Nel parlare delle collisioni spinte ci si
dimentica poi di sottolineare il mix micidiale con tecnica e
destrezza. I neozelandesi e gli australiani si dimenticano anche di
essere stati proprio loro a spingere il rugby, con le nuove regole,
sulla china della fisicità esasperata. Finchè il saccheggio di Samoa,
Figi e Tonga garantisce un certo numero di Rambo nessun problema. Vi
aggiungono scuola e fantasia. Appena perdono qualche colosso e altri
hanno giocatori più grossi e svelti si lamentano. Vien da dire: gli
sta bene. Ma è davvero questo il rugby che vogliamo? Non vorrei che la
prossima tappa fosse quella di integrare gli allenamenti col karate
invece del judo.


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