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[RUGBYLIST] Notizie del lunedì

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Lun 8 Feb 2010 15:09:46 CET


Dal Gazzettino.
Ciao.
Franco (TV)

Bastareaud rientro esplosivo

La Francia espugna Murrayfield (9-18) senza brillare nel match
domenicale del Sei Nazioni. Protagonista il centro Mathieu Bastareaud
autore di due mete nella partita del rientro dopo il caso della finta
aggressione in Nuova Zelanda. Otto punti di piede portano la firma di
Parra. Per la Scozia 3 piazzati di Paterson schierato estremo.
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SEI NAZIONI Il presidente: «Ho visto molti tifosi delusi»
Dondi bacchetta l’Italia rinunciataria

SULLA CELTIC
«0ra abbiamo l’80% di chance di entrare nel torneo»

Ivan Malfatto

DUBLINO - Sulla partita con l’Irlanda: «È la prima del torneo, vediamo
le altre, ma mi aspettavo di più». Sul gioco di Nick Mallett:
«Dovremmo andare in campo ogni volta per giocarcerla, cercare di
vincere. Invece diamo l’impressione di farlo per cercare di pigliarne
il meno possibile». Sulla Celtic League: «Qui ho parlato con il
presidente del board John Hussey. Abbiamo l’80% di possibilità di
entrare, perché 8 squadre su 10 sono favorevoli (non le scozzesi).
Sono abbastanza fiducioso».
      È un Giancarlo Dondi che non risparmia commenti il giorno dopo
Irlanda-Italia. Debutto perdente (29-11) e parzialmente deludente
(siamo tornati alle onorevoli sconfitte) nell’11° Rbs Sei Nazioni
della storia azzurra. Il presidente della Fir non si tira indietro
nemmeno sul giudizio espresso dal capitano non giocatore Sergio
Parisse: con palloni così lenti, ha detto, contro di noi
difenderebbero bene anche Portogallo e Romania, non solo l’Irlanda.
«Parisse è molto attaccato alla maglia e vorrebbe sempre vedere la
squadra battersi per vincere, come me. Ha detto quello che pensa l’80%
dei tifosi».
      Tifosi che sono il vero patrimonio della Fir e di questa Italia,
che ha perso 44° match su 51 del torneo, ma non il loro entusiasmo.
Erano in 6 mila anche a Dublino. Hanno cantato l’inno nella ripresa,
quando gli azzurri hanno retto meglio il campo. Riempiranno domenica
il Flaminio con l’Inghilterra, come hanno fatto con i tre stadi dei
test autunnali (129mila spettatori).
      Per onorarli Dondi chiede più coraggio nelle scelte tecniche, di
gioco e nello spirito. «In aeroporto ne ho visto molti un po’ delusi -
conclude il presidente - Il rugby è uno sport di attacco, non di
difesa. Devi giocare la palla. La Scozia ieri ha perso con la Francia,
era nettamente più debole, ma ce l’ha messa tutta per vincere». E
chiude con un’osservazione tecnica: «Adottiamo un gioco di conquistare
del terreno, per andare nella metà campo avversaria a contendere lì
supremazia agli avversari. Ma se poi non sali, non fai pressing, sono
loro che vengono a giocare nella tua. E corri i rischi. Prendi un
calcio e una meta che non puoi regalare all’Irlanda, come il primo (su
Castrogiovanni) e la seconda (la touche corta) contro l’Irlanda».
Capito Mallett & C.?
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MISCHIA APERTA di Antonio Liviero

L’insostenibile lentezza dei sostegni nel ripiazzamento

A Dublino domina il verde. Dal prato fiabesco del Croke Park al
frenetico movimento delle maglie irlandesi. E poi l’Italia,
praticamente al verde in fatto di gioco.
      Siamo stati grandi fino all’inno di Mameli. Sugli spalti seimila
tifosi pieni di orgoglio e di speranza. Un coro commovente, persino
baciato dal sole. E una gagliarda esecuzione della banda. Poi la
squadra azzurra ha fatto seguire dieci minuti determinati a caccia di
calci piazzati. Ma l’indisciplina l’ha fatta da padrona. Così ad
essere penalizzati nella fasi a terra sono stati prima Del Fava, poi
McLean. In dieci minuti zero punti. Mentre gli irlandesi appena hanno
messo piede nella nostra metacampo ne hanno subito raccolti 3 con
O’Gara. La capacità di sfruttare i momenti favorevoli è una qualità
delle grandi squadre. L’Italia non l’ha mai avuta. Ricordo le
lamentazioni di Berbizier. I suoi pugni rabbiosi sul banchetto della
tribuna per le occasione sprecate. Certo sarebbe eccessivo dire che
l’Italia abbia perso per questo. Perché dopo la scioccante meta di
Heaslip al 14’, Ghirardini e compagni di occasioni non ne hanno
proprio costruite, essendo la meta di Robertson più il segno della
caparbietà individuale che della reazione collettiva.
      Il gioco semplice ed essenziale di Mallett non ha dunque
funzionato. Avvio di partita a parte, l’occupazione del campo è stata
poco efficace. I calci tattici non hanno mostrato i necessari
progressi. Le intenzioni, persino eccessive, ci sono. La qualità dei
gesti individuali e collettivi no. Poche le touche trovate, gli
avanzamenti importanti, zero i palloni aerei recuperati. Sugli scambi
al piede siamo stati spesso ricacciati indietro.
      Nelle rimesse laterali un disastro. Non solo per i palloni
rubati ma per la pressione che gli irlandesi hanno messo su tutti gli
altri. È così venuta a mancare la base principale per innescare il
maul, nostro principale mezzo offensivo prima che ne fosse autorizzato
il crollo. Ma ora che il divieto è stato ripristinato gli azzurri non
sembrano più in grado di approfittarne. Un solo raggruppamento
penetrante in 80 minuti. Niente, davvero.
      L’Italia è poi venuta sorprendentemente meno anche nelle
sequenze di raggruppamenti a corto raggio. In quel "travail de sape"
che erode con pazienza il muro difensivo e il terreno. Erano le fasi
che nel disegno tattico del citì avrebbero dovuto portarci i calci di
punizione e i punti. Ma il disordine e la lentezza del ripiazzamento
offensivo dei sostegni le hanno private del ritmo e della dinamica di
avanzamento necessarie. Spesso la liberazione della palla veniva
ritardata proprio perché l’attacco non era ancora riposizionato. E
quando si formava un blocco di sostegno per una nuova fase a raso
della ruck, la difesa irlandese era già perfettamente schierata. È per
questo che la sconfitta di Dublino spaventa: sono evaporate le basi
minime del gioco.
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La splendida atmosfera sportiva di Mogliano non aiuta gli azzurri che
avevano chiuso in vantaggio i primi 40’
Crolla nella ripresa una fiacca Italia A

Alberto Duprè

L'Italia A perde nettamente contro gli England Saxons dopo aver chiuso
in vantaggio il primo tempo grazie alla meta di Canavosio. Nella
ripresa però sono usciti alla distanza i bianchi d'oltremanica che
hanno fatto prevalere la maggiore fisicità ribaltando il risultato.
      Splendida l'atmosfera prima del match con un gruppo di ragazzini
che canta gli inni nazionali e con gli oltre 3000 tifosi in tribuna
che applaudono e cantano l'inno di Mameli.
      Partono bene gli azzurri che prendono subito in mano la partita
andando vicino alla meta per due volte nel primo quarto d'ora. All'11
Sepe buca la difesa inglese e poi passa a Vosawai che viene placcato
quando ormai sentiva profumo di meta. Al 13' calcetto a seguire di
Sepe per Andrea Pratichetti che supera il primo sbarramento difensivo
ma trova semaforo rosso ad un metro dalla linea dei sogni.
      Al terzo tentativo arriva la marcatura al termine di una
splendida azione corale. Buso parte in velocità e serve Orquera bravo
a dare l'ovale di prima a Pablo Canavosio che resiste ad un tentativo
di placcaggio e schiaccia in meta fra il tripudio del pubblico
moglianese. Orquera prova la trasformazione dalla zona destra ma il
tiro è impreciso e termina largo.
      Al 26' l'Italia attacca ancora e sfiora la seconda meta. Pace è
bravo ad intercettare un alleggerimento sbagliato dagli England Saxon
e si involta verso l'area ma viene bloccato a pochi centimetri dalla
linea di meta.
      Nel finale di tempo i bianchi di coach Lancaster si fanno
finalmente vedere in attacco. Al 39' la mischia ospite sembra riuscire
ad avere la meglio ma un "in avanti" vanifica tutto. Al 41' il
trevigiano Simone Favaro è costretto ad uscire zoppicante lasciando il
posto a Silvio Orlando del Benetton. Nei 3' di recupero la mischia
italiana si difende in trincea e il calcio a liberare di Orquera
chiude la prima frazione.
      Al 3' della ripresa sono ancora gli azzurri a farsi pericolosi
con Andrea Pratichetti che si tuffa per schiacciare in meta, ma viene
anticipato dal calcetto di un avversario che si rifugia in touche. Al
9' gli inglesi sbloccano il tabellino con il calcio piazzato di
Geraghty che centra i pali. Al 14' Dellapè si becca un discutibile
cartellino giallo e da un'altra opportunità dalla piazzola a Geraghty
che però questa volta fallisce. Al 19' però il vantaggio ospite arriva
puntuale grazie alla meta di Benjamin che trova un varco fra la difesa
azzurra. Geraghty trasforma e si va sul 5 a 10.
      La pressione inglese è ora fortissima e al 27' arriva la meta
tecnica trasformata da Goode. La difesa italiana difende con le unghie
ma al 37' capitola di nuovo con la meta dello sgusciante Goode. In
pieno recupera trova gloria anche Strettle che entra tra le maglie
sfilacciate della difesa dell'Italia e schiaccia in meta. Godde
trasforma ancora siglando il 31-5 finale.
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RugbyCoppa Italia

Già al 25’ risultato al sicuro e col bonus, ma per il resto
il XV biancoverde ha mostrato limiti di concentrazione

Benetton gioca mezzora e domina il Gran Parma

PARMA - Esordio vittorioso (10-38) ma ci si poteva aspettare qualcosa
in più dal Benetton all'esordio in Coppa Italia. La rosa a
disposizione di Smith è certamente adeguata per sopportare anche
l'emorragia di atleti chiamati in questo periodo con le nazionali
azzurre e quindi le aspettative della società saranno giustamente
orientate verso il massimo risultato anche in questa manifestazione.
Le 6 mete con le quali i biancoverdi hanno liquidato il Magnetofield
Gran, però, non devono ingannare, perché la squadra per lunghi tratti
è ha giocato con sufficienza e scarsa concentrazione. La Coppa Italia
certo non porta gli stimoli di un Super 10, ma la serie di palloni
caduti o passati a nessuno e le superiorità numeriche non sfruttate
devono far riflettere anche alla luce delle ultime e non proprio
brillanti prestazioni. Per guardare il bicchiere mezzo pieno basta
comunque considerare che malgrado quello che si è detto questa squadra
continua a vincere quando non addirittura ad infliggere passivi
pesanti come quello di ieri a spese del Magnetofield Gran.
      Una prima frazione di gara in cui il Benetton ha rapidamente
messo al sicuro il risultato, con il punto di bonus che è stato
raggiunto già al 25', ma con il pacchetto che ha faticato non poco a
mettersi in sintonia con le interpretazioni arbitrali. Una scarsa
disciplina alla quale si è aggiunta con il passare dei minuti una
preoccupante imprecisione nella trasmissione del pallone. Certamente
le attenuanti non mancano.
      L'avversario non era forse il più indicato per esprimersi al
massimo della concentrazione; l'apparente facilità nel superare la
difesa parmense con il gioco al largo può aver anche contribuito a
creare questo clima da «allenamento controllato». La difesa al
contrario non ha risentito di questi fattori, ed i tentativi del Gran
di affacciarsi nei ventidue degli ospiti, tutti esclusivamente nella
seconda frazione di gioco, sono andati ad infrangersi con i meccanismi
ben registrati del reparto arretrato del Benetton. Unico neo la meta
arrivata sul finire della gara per un malinteso fra Botes e la terza
centro da una mischia ordinata a proprio favore.
      Il pacchetto biancoverde vince il pallone, la terza linea alza
la palla per...nessuno ed allora il pallone viene catturato dal
flanker avversario che si proietta in meta. Classico errore di
comunicazione di chi sta giocando con sufficienza. Dalla parte delle
notizie positive, comunque, il più che meritato il titolo di Man of
the Match assegnato a Dion Kingi, ma subito alla sua ruota può essere
collocato Botes, che ha dettato i ritmi all'attacco dei suoi, anche
se, come detto, banali errori hanno impedito di finalizzare tutte le
occasioni create.
      Se si aggiunge il fatto che Brendan Williams è apparso ormai ben
avviato sulla strada per la forma migliore, si può per una volta
sorvolare sugli errori commessi.
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Il Petrarca reagisce e sferra il colpo del ko

COPPA ITALIA Assalto all’arma bianca dei bianconeri allo stadio Tre
Fontane dopo il vantaggio della Roma
Presutti: «A questo torneo ci teniamo, non è un mistero. Vittoria dal
valore doppio, per classifica e morale»

MARCATORI: pt 13’ cp Skeen, 34’ meta Costa Repetto tr Mercier; st 6’
cp Skeen, 10’ meta Mercier tr Mercier, 20’ cp Skeen, 33’ meta Vannini
tr Skeen, 36’ meta Costa Repetto tr Mercier.
      FUTURA ROMA: Bernardi; (st 9’ L. Falsaperla); Manozzi (pt 24’ M.
Falsaperla), Rainreri, Gauthier, Reid; Skeen, Vannini; Saccardo,
Giusti (st 25’ Aldridge), Persico; Boscolo, German; Paoletti (pt 2’
Patrizi), Martino (st 1’ Rowson), Vigne Donati. All. Pratichetti.
      PETRARCA: Spragg; Borgato, Bertetti, Ambrosio, Innocenti;
Mercier, Billot; Padrò, Galatro, Bezzati; Cavalieri (st 19’ Gastaldi),
Fletcher; Sclosa (st 7’ Chistolini), Marchetto (st 7’ Gatto), Costa
Repetto. All. Presutti.
      ARBITRO: Castagnoli di Livorno
      NOTE: pt 3-7. Calci: Skeen 4/4, Mercier 3/4.

Guido Lo Giudice

Quando Mercier al 23’ della ripresa ha sbagliato un facile calcio di
punizione in mezzo ai pali che avrebbe creato un break importante per
il Petrarca, a Presutti sono corsi i brividi per la schiena. Manco a
farlo apposta dieci minuti dopo, al culmine di una serie di assalti,
Vannini bucava in mezzo ai pali e la Roma si trovava per la prima
volta in vantaggio 16-14, nella prima giornata di Coppa Italia.
C’erano le premesse per essere arrabbiati di brutto. Rabbia ed
orgoglio che venivano scaricati nel migliore dei modi dai patavini.
Ovale al centro, pronti via, ed erano tre minuti di assalti all’arma
bianca che la Roma non sapeva come arginare, con avversari che
sbucavano a mille all’ora da ogni parte. L’ultimo, Costa Repetto
trasformato in imprendibile tre quarti, lui pilone lottatore, trovava
il varco giusto per andare in meta e Mercier si faceva perdonare
l’errore, l’unico della partita, trasformando la meta da posizione
angolatissima.
      Questa è la vittoria del Petrarca. Si dice che ai punti aveva
fatto meglio la Roma, tutto senno del poi. Contano i fatti. Futura
brava e generosa, è vero, ma anche ingenua e improduttiva, Padova,
cinica e pratica quanto serve nel rugby per dare sostanza al gioco. Ha
tenuto, sofferto, reagito e quando è stato il momento giusto ha
piazzato il colpo del ko.
      Presutti alla fine era giustamente soddisfatto, mentre
riabbracciava qualche vecchio amico, come Ambrogio Bona, ex pilone
azzurro: «Sì a questa Coppa ci teniamo, non ne ho fatto mistero e lo
confermo apertamente; vogliamo andare avanti, poi sarà quel che sarà,
obiettivo la finale. Perciò la vittoria su un campo difficile come il
Tre Fontane ha valore doppio, serve alla classifica e al morale dei
ragazzi tutti bravi, perché non è stata una partita né facile né
semplice, e questo accresce i nostri meriti».
      Giustamente orgoglioso quindi tecnico e giocatori con Bertetti a
prendere in giro Costa Repetto: «Questo ci vuole fregare il posto fra
i tre quarti, ma deve correre di più, altrimenti lo rispediamo a fare
il suo mestiere». Che poi non è niente male, chiedere ai piloni romani
quanto hanno sofferto per tenerlo a bada.
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