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[RUGBYLIST] tesserati FIR

Avv. Gianni Gallina avvocati a studiogallina.net
Lun 4 Gen 2010 18:13:35 CET


Sul Gazzettino Brunello dice oggi quello che si sarebbe dovuto dire da tempo: i numeri proclamati e sbandierati in tema di tesseramenti sono un indicatore fallace.
E' necessario, infatti, distinguere tra i tesserati che realmente praticano il Rugby e quelli che occasionalmente partecipano ad eventi (specie a livello scolastico) sporadici ed occasionali.
La maggior parte di questi ultimi non contunua a svolgere attività, e viene rimpiazzata l'anno successivo da altri che, a loro volta, smetteranno dopo qualche breve esperienza.
Il problema, dunque, non sta nel "reclutare", ma nel "mantenere".
E per mantenere, cosa si può fare, se non far sì che gli aspiranti rugbystici trovino società adeguatamente attrezzate ad accoglierli, educarli, formarli.
Società che prestino la massima attenzione al settore giovanile, attrezzandosi con tecnici e strutture all'altezza, che portino avanti i ragazzi di categoria in categoria, sino al livello "seniores", dando a tutti la possibilità di giocare con regolarità. Solo da una base solida e non "ballerina" sarà possibile trarre i futuri giocatori,  alcuni dei quali emergeranno sino ai massimi loivelli, altri giocheranno a livelli più modesti, altri, infine, potranno diventare educatori, allenatori, dirigenti, arbitri.
Un tempo esitevano Società ben note per la qualità e la quantità del loro settore giovanile.
Ora, alcune di queste "piccole" realtà hanno chiuso, altre boccheggiano. Ma senza queste modeste ed oscure realtà non si costituisce una base.
Ben vengano gli squadroni, ben venga una Nazionale -finalmente- vincente: tutto ciò serve a dare visibilità al nostro sport. 
Ma non dimentichiamo chi lavora umilmente e oscuramente, sacrificando tempo, denaro, energie, coltivando l'humus dal quale possa nascere una generazione di giocatori in grado di affrontare da pari a pari il massimo livello (Celtic) e le altre realtà del Sei Nazioni, senza necessità di "impianti" o "trapianti".
E non dimenticare vuol dire, cara F.I.R., aiutare e supportare quelle "piccole realtà" di cui parlavo.
Aiutarle e supportarle, sia sul piano tecnico che sul piano economico.
Ho sempre pensato, e continuo ostinatamente a pensarlo, che ogni Società e la FIR stessa dovrebbero investire le migliori risorse nel settore giovanile.
Non facendolo, dovremo andare a cercare all'estero quello che non avremo prodotto in casa, come oggi si fa.
Con quale futuro? A che pro rimanere nel Sei Nazioni?
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