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[RUGBYLIST] R: la batosta dei "migliori"

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Mar 10 Giu 2014 14:54:57 CEST


Aspettando il tuo seguito....sono d'accordo con te sul contrasto tra clubs e federazioni e sul modo di superarlo (o di non superarlo) che diverge tra i diversi paesi. In Francia posso dire che il contrasto tra lega ed istanze federali esiste, come certamente tu sai, da molti anni, ed ancora non trova soluzioni. Il tempo a disposizione per i responsabili della nazionale di avere a sufficienza i giocatori convocati è veramente poco. In alcuni casi, pochissimo. E mi sembra d'altronde difficile chiedere di più ai clubs, che spesso hanno leaders mediatici superiori. A questo punto il CT in una nazionale conta, eccome. Quando c'è un CT che tende al dubbio, alla critica ed all'autocritica ed in generale al pensiero descrittivo rispetto allo stimolo delle emozioni di gioco come è il caso nella Nazionale francese attuale, ebbene è probabile che pure i giocatori sposino l'atteggiamento e si può verifcare che ad un match positivo successivo ad una analisi critica approfondita e ad un rimescolamento di giocatori e titolari ne segua un altro affontato con un certo vuoto ottimismo magari risultante in una disfatta. Tieni conto che nell'ultimo test con l'Australia i francesi accumulavano un passivo record fino agli ultimissimi minuti, quindi si può parlare di una disfatta completa con commenti unanimemente catastrofici. Questo fatto di alternare sconfitte senza scusanti (vedi nell'ultimo test della Francia: tutti i duelli perduti in un match etc..) a vittorie inattese, e magari immeritate, sono proprie della Francia (vedi l'ultima WRC) ma un pò anche dell'Italia. In generale siamo due paesi con un bagaglio tecnico-agonistico vicino anche se ovviamente il serbatoio talenti è molto diverso e non esistono (credo) due nazionali che giocando male possono permettersi di arrivare in una finale di coppa del mondo: forse al mondo ne esiste una sola, quella dei galletti!
Ho stima di Brunel. Ma visto che non abbiamo al momento una importante rosa di giocatori da plasmare, vedrei oggi più un organizzatore, un Berbizier II a completare Brunel.
Contrariamente ai francesi, noi per vincere dobbiamo giocare bene. E' questo un limite, non una risorsa.
g.ciraolo    
           
  ----- Original Message ----- 
  From: Salvatore Messina 
  To: rugbylist a rugbylist.it 
  Sent: Tuesday, June 10, 2014 12:41 PM
  Subject: Re: [RUGBYLIST] R: la batosta dei "migliori"


  Leggo e condivido molte argomentazioni che, tuttavia, sono espresse in maniera un po' disordinata. Vediamo di capirci meglio.


  FRANCIA
  Di giovani non è che non ce n'erano ma dobbiamo anche considerare che il mondiale è l'anno prossimo e per preparare una squadra che aspiri alla vittoria ci vuole tempo. Non basta saperli scegliere (avendone...) ma bisogna anche creare un amalgama tra giocatori che si trovano solo per pochi periodi all'anno e per il resto giocano in squadre diverse ed in competizione tra loro.
  La brutta prestazione, che tra l'altro prosegue il periodo di declino della nazionale francese, non c'entra nulla con questo. La Francia ha una scuola di rugby di alto livello ma per "arrivare" all'alto livello i giovani formati devono giocarci e farlo il prima possibile. Infatti il Toulon ci insegna che l'esperienza (sulla base di doti atletico/tecniche e mentali elevate) è fondamentale per raggiungere i traguardi più alti. I club (ma di riflesso tutto il movimento nazionale) aspirano al massimo e tra un buon giocatore giovane ed uno con più esperienza scelgono ovviamente il secondo. Certo che per un fuoriclasse giovane (Sexton) il posto c'è sempre. La competizione però non è più solo interna (campionato nazionale) dove "ogni scarrafone è bello a mamma sua", vale a dire dove l'ultima delle aperture mondiali può essere la migliore nazionale, ma anche europea. Ovvio che in questo caso i club comprano sul mercato internazionale. Di conseguenza, se tra Clermont, Racing, Castres e Toulon i piazzatori sono stranieri e la migliore apertura francese (nemmeno più giovanissima) ha praticamente fatto la stagione in tribuna (giustamente dietro a Wilkinson e Giteau), trovo difficile che, in una partita in cui l'avversario deve dimostrare di essere tornato ad altissimo livello ed a poche settimane dalla fine di un campionato estenuante (26 partite per chi non è arrivato ai play off più la Heineken Cup per alcune squadre), si potesse sperare in un risultato migliore. Tenuto anche conto che il livello tecnico/atletico degli australiani era decisamente superiore ai francesi (a parte Michalak, Fofana, Huget). Secondo me, poi, il problema principale dei transalpini è che sono anni che giocano con formazioni "sperimentali" ed in questo modo trovo impossibile creare una squadra (ci sono passati anche gli All Blacks con un turn-over esagerato della prima gestione Henry).
  A questo punto, dando anche un'occhiata ai giovani U20 inglesi, la domanda è: club o nazionale? I club forti realizzano introiti ingenti che finanziano tutto il movimento ma questi incassi sono dovuti alla presenza dei fuoriclasse che praticano un gioco spettacolare e vincente, fuoriclasse che però troppo spesso non possono giocare in nazionale. Una nazionale forte traina il movimento ma azzera i clubs e, di conseguenza, deve preoccuparsi anche e sopratutto di fare formazione. La Francia sta adottando un modello misto sbilanciato verso i clubs e la nazionale cala di livello. Gli inglesi altro modello misto ma sbilanciato verso la nazionale e, pur ottenendo mediamente di più, ancora non competono con gli australi. Il Galles è praticamente allo sbando e si mantiene solo grazie al miglior tecnico al mondo e ad una scuola di base di alta competenza tecnica, mentre l'Irlanda ha copiato il sistema neozelandese e, considerando le differenze etniche (struttura fisica degli "isolani"), è l'unica nazionale tecnicamente in grado di competere con la SANZAR.
  Personalmente ritengo che dopo la prossima RWC ci saranno ampi cambiamenti ed anche il rugby europeo (se non vorrà trovarsi schiacciato anche da Giappone, USA e Canada) si dovrà adattare al sistema a base provinciale. Le basi sono già state gettate: campionato unico europeo sulla falsariga del S16 australe con franchigie appartenenti a 3 conferences (4 inglesi, 4 francesi, 3 irlandesi, 2 gallesi, 1 scozzese e 1 italiana [forse]). Vale a dire la prossima Champions Cup trasformata a campionato regolare.
  Ormai, se si vuole mantenere la tradizione delle squadre nazionali, i campionati interni devono diventare sempre più delle palestre per i giovani, favorendo l'aggregazione fra i club e mettendo in secondo piano il risultato sportivo rispetto alla formazione. Questo fino al professionismo che oramai rimarrà confinato all'alto livello internazionale (seguendo un po' il sistema PRO USA).

  segue....


  Salvatore Messina



  Il Domenica 8 Giugno 2014 17:55, ilfalco7 <ilfalco7 a libero.it> ha scritto:






  Concordo.


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  -------- Messaggio originale --------
  Da: Giovanni Ciraolo 
  Data:07/06/2014 23:36 (GMT+01:00) 
  A: rugbylist a rugbylist.it 
  Oggetto: [RUGBYLIST] la batosta dei "migliori" 


  La formidabile batosta subita dalla Francia contro i Wallabies (23-50), con il rischio scongiurato solo in finis di incassare il record assoluto di passivo, mi fa pensare. Perché anche in questi test si fanno giocare molti giocatori tra i "migliori" della nazione? Un tempo la parola "migliore" aveva anche un significato politico ed indicava chi è insostituibile. Non capisco perché gli allenatori di oggi siano insensibili a mettere alla prova nuovi giocatori, magari anche i più forti fisicamente. Non si riesce più a vivere la propria età. Anche nel calcio Prandelli ha fatto giocare al massimo un elemento già affermato e confermato come Montolivo ed il risultato è che l'abbiamo perduto per il Mondiale. Siamo in una fase in cui non ci rendiamo più conto della positività della giovinezza ed anche dell'ingenuità che dovrebbe marcare gli anni verdi. Così è difficile studiare percorsi e metodi. Infatti si studiano recuperi più che lanci nella mischia! Ormai si vedono adolescenti dare delle lezioni di educazione sentimentale agli adulti. Peccato! 
  g.ciraolo

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