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[RUGBYLIST] follow the money

luciano37 a libero.it luciano37 a libero.it
Mar 13 Ott 2015 19:17:46 CEST


Quando si parla di rugby internazionale e di eventi connessi, di nazioni guida e di modelli di sviluppo (interessanti le puntualizzazioni di Luca Oliva) la strada del dibattito è unica e obbligata: follow the money, segui i soldi.
 Il rugby di alto livello è ormai questo. 
 La stessa suddivisione in Tier 1 ,2 e3 è fondata sui soldi e sulle capacità di "farli". Per cui il pericolo che l'Italia perda il Sei Nazioni proprio non esiste, come molti amici della List hanno già scritto.
L'Italia è fra le 10 del Tier 1 indipendentemente dal ranking, perché nel Tieri 1 sono le quattro del Four Nations e le 6 del Sei Nazioni. Inchiavardate e protette da elementi economici: diritti tv, spettatori, sponsor, impianti, qualità dei servizi, promozione, immagine, numero di abitanti (sicuramente si  vende di più un certo prodotto in Italia che in Georgia) e anche (seppure non esplicito) qualità della vita. Giovanni Ciraolo avrà certamente argomenti in proposito.
Il Tier 1 significa soldi, business, grandi eventi, tornei-cassaforte, base solida per i grandi tour sia in entrata che in uscita .  

Il rugby è forse l'unico sport nel quale i primi dieci Paesi-guida (Tier 1), più o meno gli stessi del ranking (eccezione Italia che lascia il posto al Giappone, già destinato comunque a entrare nel Tier 1), sono anche ai primi posti nella graduatoria mondiale del cosidetto "Indice di sviluppo umano" (l'ISU oppure l'HDI degli economisti), in soldoni della qualità della vita.
 Dall'Australia (2. posto), all'Argentina (45 esimo posto), ci sono tutti, ad eccezione del Sudafrica, che vive una particolare situazione come è a tutti noto.  L'Italia è 25 esima in graduatoria. I Paesi del Pacfico sfiorano il 100esimo posto, la Georgia è al 72.esimo. Si può affermare che il rugby che conta è sport di chi se la passa discretamente? Si può.
E allora "World Rugby" si adegua. Follow the money, appunto.

Nel Tier 2 ci sono attualmente 12-13 Paesi (alcuni di ricchissimo  PIL, come Usa, Canada, Giappone, Russia...), i quali, anche per posizione geografica, sono spesso (non sempre) coinvolti nei Grandi Tour. Quindi con sviluppo monitorato a non trascurabili aiuti tecnici ed economici, che comunque non bastano per il salto di qualità..

Poi viene il Tier 3, quelli del "development", centinaia, anche questi suddivisi in categorie "di interesse e aiuto"..

Non voglio tediare gli amici della List con altre precisazioni (spesso contorte), ma la sostanza - che molti membri del direttivo di World Rugby non faticano ad ammettere - , la sostanza dunque è che per avere aiuti consistenti è necessario entrare nel grande giro, ma per entrare nel grande giro c'è bisogno di aiuti, come lamentano soprattutto i poverissimi Paesi del Pacifico. Insomma il cane che cerca di mordersi la coda, un paradosso innegabile.

Senza tenere conto che le grandi decisioni della "World Rugby" vengono prese con il voto di otto Paesi privilegiati che ne hanno due a testa  (8 su 16 dalle sole Isole Britanniche!!!), mentre Italia, Giappone, Argentina e Canada dispongono di un voto soltanto  e tutto il resto del mondo ovale è rappresentato da un voto per ciascuna delle aree geografiche  (il che porta, a esempio, che i 39 paesi africani di World Rugby dispongono di un solo voto, a parte i 2 del Sudafrica).
Ho cercato di farla breve (e chiedo scusa se non ci sono riuscito) per accennare appena alla complessità e ai limiti del mondo ovale.
Saluti a tutti
Luciano Ravagnani
PS. Un esempio del "sottile" lavoro di World Rugby è dato dal calendario della World Cup e dal tabellone della fase finale. Si pensi se l'Inghilterra (hanno sbagliato le previsioni!) non fosse andata "in vacca". Ora sarebbe al posto dell'Australia contro la Scozia e poi Irlanda o Argentina, mentre nella parte opposta del tabellone si farebbero guerra Nuova Zelanda, Sudafrica, Australia appunto e Francia. Il Galles ha rovinato tutto. Il mio "tifo" è assicurato.  
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