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[RUGBYLIST] R: R: R: R: mi dispiace ma a me l'Italia non convince e non piace

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Mar 13 Ott 2015 22:31:56 CEST


I club argentini sono certamente un esempio di propaganda e moltiplicazione del rugby, ma sono mai esistite cose del genere in Italia? Possono esistere forme di autogestione nei club italiani? Non svicoliamo. Da una parte diciamo (mi associo) che i club dovrebbero prendere in mano il proprio futuro, e dall’altra si accusa la federazione perché non li aiuta a non farlo (cioè non li aiuta a restare dipendenti come oggi)!

Mi sono chiesto perché in Italia c’è tutto questo astio verso i poteri federali. In pratica c’è anche in diversi ambienti una irritazione irrefrenabile verso il Presidente Gavazzi. Quando io non so quasi niente di una persona, come è il caso di Gavazzi, di solito guardo il curriculum. Capisco che possa essere considerato retrogrado in un’epoca di social media, ma questo è vero fino a un certo punto, perché i curriculum su alcuni media vengono pubblicati eccome! Ora il curriculum di Gavazzi è di tutto rispetto, perché partendo da una origine assai umile ha messo in piedi un’azienda rilevante di alta tecnologia completamente dal nulla; vorrei vedere quanti abbiano fatto altrettanto e vorrei vedere se il loro papino non abbia pagato loro le tasse universitarie o comunque non li abbia aiutati e bene aiutati quando erano giovanotti. Il rugby di Gavazzi sarà pure contadino e taglierà le frittate, come dicono certi notabili che guardano le cose in sedia a sdraio, ma scusatemi: forse il rugby di Jean Prat usciva dalle lezioni di Sartre alla Sorbona? Non mi risulta, il padre di Jean Prat vendeva il suo campo per costruire un abbozzo di stadio a Lourdes! Ma poi ogni rugby nazionale ha il suo modello. Certi puristi crepuscolari (soprattutto a Venezia) di fronte ad un problema difficile dicono “se nun se po nun se po” (mi scuso per gli accenti), ebbene che io sappia a Brescia (terra di Gavazzi) i problemi di solito si risolvono, e finché non si risolvono si lavora continuamente per affrontarli.

Che la nazionale di rugby non piaccia e non convinca è una cosa normalissima: devo dire che per quanto mi riguarda il gioco che io cerco ed amo l’ho trovato in brevi sprazzi più contro la Francia che non nelle partite andate meglio come punteggio (e lo ribadisco: l’arbitro di Francia-Italia Joubert aveva un debito inconscio che tutti sappiamo verso la Francia con la finale WRC 2011); quello che invece non approvo è il solito fatto italiano di aspettare che il frutto cada sempre maturo dall’alto. Contano nel rugby prevalentemente i soldi e quindi orrida federazione ‘sciur patrun da li bodi bodi bianchi fora li palanchi fora li palanchi’? Qui gli argomenti di Luciano Ravagnani secondo me andrebbero integrati. Il top del rugby più che dal dio denaro deriva (mi pare, almeno in storia me la cavavo) dall’impero britannico e dalle sue ex-colonie divenute (fino a un certo punto) indipendenti. L’Argentina non è una ex-colonia ed è arrivata dopo. Ma in Argentina c’era Bergoglio e c’era la solidarietà e ancora oggi c’è il crowdfunding e con questo sistema ormai si raccolgono risorse enormi e forse superiori a quelle bancarie. In Italia quando si tratta di mettere mano al portafoglio i mugugni dalla foce del Po si avvertono fino a Marsala (e Garibaldi continuamente piange a Caprera).

 

Giovanni Ciraolo 

      

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Luca Oliva
Inviato: martedì 13 ottobre 2015 10:19
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: R: R: mi dispiace ma a me l'Italia non convince e non piace

 

Sì certo Paolo, sono d'accordo con te.
Quando dico: "chiariamo quello che è il nostro livello effettivo, evitiamo illusioni ed abbagli, buoni esclusivamente per marketing ed interessi personali" , intendo proprio questo.
Il movimento va rifondato dalle radici, dal rugby di base, dal settore propaganda e dai campionati giovanili, ridando centralità ai club e limitando l'ingerenza della struttura federale.
Oggi non possiamo non notare come l'organizzazione messa in piedi dalla Federazione si sovrapponga e talvolta si sostituisca ai club. 
Questo può anche andare bene in situazioni in cui la povertà di risorse rende i club impotenti a svolgere attività di reclutamento e sviluppo, ma là dove i club sono "virtuosi", vanno lasciati fare, perchè nulla come un club vincente può essere di promozione e sviluppo sul proprio territorio. 
AI club vanno ridate risorse da impiegare nella formazione dei tecnici, nell'attività di promozione e reclutamento sul territorio (scuole, oratori, iniziative promozionali) per ricreare quella rete di club che è stato il segreto del successo del rugby italiano negli anni 70-80. 
Ma scusate, si parla tanto di Argentina, ma qual è il "segreto" dell'Argentina ? I capitali ? Le risorse ? No sono i club ... I club argentini sono potentissimi, ricchi di iscritti, di iniziative ... Sono spesso polisportive in cui, a fianco del rugby, si praticano altri sport ...
Sono i club, spesso di tradizione centenaria, l'anima, la spina dorsale del rugby argentino ... I club garantiscono quella base di praticanti e quella formazione tecnica di base su cui poi la UAR attiva i propri meccanismi di selezione.
In Italia invece i club, anche quelli di maggiore tradizione, languono tra mancanza di risorse e assenza di sponsor, trovandosi talvolta la concorrenza in casa da parte della Federazione stessa.
Non entro nel merito di come potrebbero essere liberate risorse per i club, perchè credo che sia sotto gli occhi di tutti.
Non sono stato inizialmente oppositore dell'avventura celtica, anzi la potevo anche vedere con simpatia e con favore. Visto come si è evoluto un progetto che doveva inzialmente essere basato sull'iniziativa privata e che ora assorbe 8 mln € del bilancio federale, sono tornato ad essere un fiero sostenitore del campionato domestico.
In fondo il modello NBA del basket potrebbe essere un modello vincente anche nel rugby. Nel rugby di NBA ne abbiamo almeno tre, e sono per giunta in Europa: la Premiership, il Top 14 e la stessa PRO12.
Prepariamo bene i nostri giovani, portiamoli in un campionato nazionale di livello e quando vediamo che il loro percorso di crescita raggiunge il limite, li mandiamo in Europa a completare la formazione nelle "Università" del Rugby (scritto con la maiuscola). 
Poi li raccogliamo per il 6 Nazioni e vedrete che i risultati saranno sicuramente più soddisfacenti per noi "tifosi".
Sono disfattista ? No, realista. 

Ciao.
Luca Oliva

Il 13/10/2015 04:50, Familiari Paolo ha scritto:

Luca, il problema è proprio questo, ci dovremmo accontentare di essere i primi della seconda fascia? 

Quali sono i progressi fatti in questi ultimi 10 anni? Quali sono i risultati ottenuti a parte la nazionale che ribadisco è al di sotto delle aspettative precedenti e per precedenti mi riferisco a 10 anni fa?

 

Vediamo cosa hanno fatto i nostri cugini argentini in questi ultimi 10 anni e con molti meno soldi .....

 

Non è paragonabile, credo anche tu sia d'accordo.

 

Io ho vissuto il rugby in serie A ad inizio degli anni 90 e pertanto ho vissuto il periodo in cui i miglioramenti del movimento erano sotto gli occhi di tutti, il momento in cui stavamo affacciandoci al grande rugby fino all'ingresso nel VI nazioni!

 

Ora vedo ogni tanto partite del campionato di eccellenza e mi sembra la serie A2 del passato, così non possiamo avere futuro e le accademie si stanno rilevando un piccolo fallimento considerando poi quello che recentemente ho letto su Scanna!!!!

 

Rimarremo sempre così fino a quando continueremo a vedere il bicchiere mezzo pieno, sembra quasi che se qualcuno critica il movimento o la nazionale sia un TRADITORE ed alcuni della list intervengono dicendo comunque FORZA ITALIA, continuiamo a sostenerla etc...

 

Mi ricorda un po' l'ipocrisia che spesso abbiamo sugli africani, sui neri etc....

 

Mi viene spesso da ridere quando nel calcio parlano di razzismo se offendono Balotelli!!!

È razzista chi pensa questo perché è concentrato solo nel proteggere un qualcuno che alla fine ritiene inferiore, in caso contrario direbbe semplicemente: è un coglione che la gente non sopporta a prescindere!!!

 

Bene, se noi difendiamo la nazionale solo per proteggere le ns speranze di vederla al tavolo dei grandi sbagliamo perché alla fine solo le critiche costruttive permettono un miglioramento del movimento!!

 

Scusate per l'email leggermente lunga

Un abbraccio a tutti voi

Paolo

 

Paolo FAMILIARI
Finance Manager 

eni china





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Il giorno 12 ott 2015, alle ore 22:37, Luca Oliva <lucaoliver63 a gmail.com> ha scritto:

Vorrei riportare la discussione sui dati. 
Purtroppo ho visto la partita dell'Italia di domenica solamente all'inizio (i primi 10 minuti del primo tempo, comunque buoni) e dal 10' del secondo tempo alla fine (i peggiori).
Ho visto pertanto integralmente il recupero della Romania, con le tre mete realizzate.
Resto però al punteggio finale: 32-22, e ad una sensazione: risultato mai in discussione, per rimarcare questo: l'Italia ha confermato la distanza con le nazionali che la seguono nel ranking, ma non ha ancora il passo delle nazionali del tier 1. Occupa con sicurezza la zona di mezzo tra tier 1 e tier 2 e mi piacerebbe vedere come potrebbe finire una sfida con Giappone, Tonga, Georgia e Samoa, che sono le nazionali con le quali a mio parere l'Italia oggi deve confrontarsi. 
Riporto le parole dell'articolo di Ivan Malfatto sul Gazzettino di stamani: "Il ricambio c'è. Perlomeno per battere Romania, Canada e rivali di secondo livello. L'incognita è vedere se la nuova generazione riuscirà a vincere, almeno sporadicamente come la precedente, anche con le rivali del primo livello". 
Quanto ripeto da tempo, chiariamo quello che è il nostro livello effettivo, evitiamo illusioni ed abbagli, buoni esclusivamente per marketing ed interessi personali.

Concludo però tornando alla domanda lanciata qualche giorno fa in list da Luciano (Ravagnani), che mi perdonerà la citazione indebita: "Nel caso, apparentemente remoto, che dovesse invece andare male con la Romania e ci si dovesse perciò qualificare in altro modo, c'è qualche amico della List che "vede" qualcosa di positivo in questa prospettiva?"
Visto il tono di alcuni commenti raccolti subito dopo il match, la vera domanda avrebbe potuto essere: "Nel caso, apparentemente remoto, che dovesse andare bene con la Romania ... c'è qualche amico della List che "vede" qualcosa di positivo in questa prospettiva?"
Vi lascio naturalmente con un sorriso ... :-) 

Ciao a tutti.
Luca 

Il 12/10/2015 15:17, Giovanni Ciraolo ha scritto:

Svegliarsi, sempre, certamente. Ma non sono le scosse che determinano i cambiamenti! Nel campo sportivo chi vuole innovare deve proporre delle specifiche e dei modelli tecnici sempre più chiari ed accettabili da tutti, e se una minoranza innovativa vuol diventare maggioranza, la prima cosa che deve fare è di non apparire presuntuosa e di non chiamare allo scontro. Il rugby Under in Italia vale poco? Nella U20 siamo più o meno a livello Samoa: qualcuno potrà dire che è un livello bassissimo perché la nostra posizione in classifica nell’ultimo anno non è né migliorata né peggiorata, ma allora con questi criteri assurdi perché non affermare (come peraltro molti fanno) che gli psichiatri sono tutti pazzi semplicemente perché curano i pazzi! 

Siamo parenti poveri del rugby e del resto anche un certo rugby epico è alle nostre spalle? Ho letto il bellissimo testo di Rino Francescato … ma io sarei più prudente perché nel 2008 il sistema super liberista delle grandi imprese e banche mondiali sembrava (come il super rugby aggressivo e trionfante) definitivo, modernissimo, progressivo ed imbattibile ed è stato invece salvato solo per un pelo e solo dal … capitalismo di stato, cioè esattamente dal suo opposto di sinistra!

Diffido sempre di chi vuol cambiare il mondo con una mano o con un dito (faccio una eccezione per quello di Michelangelo): prima di cambiare gli altri, si è in grado di cambiare sé stessi? Prima di dire che nel mondo c’è una imbattibile modernità di manager pronti a rendere i rugbisti (non italiani) una macchina di soldi, guardo sempre alla condizione umana: i manager del futuro senza curriculum li metterei solo a raschiare i barili di fagioli. E forse nemmeno quello.      

Non servono le scosse. In un terremoto finché dominano le scosse non ci sono veri programmi, c’è angoscia. Non vedo perché iniettare angoscia nel nostro rugby, 4 anni fa per certi versi (aldilà delle nostre illusioni tecniche di allora) eravamo messi anche peggio di ora e siamo stati sbattuti fuori dagli irlandesi in ben altro modo. Siamo in un periodo di difficile transizione e ci sono ancora degli ingenui che gridano che in 20 anni si possono raggiungere le culture anglosassoni del rugby. Ragazzi mi siete simpatici, ma prenderete legnate tutta la vita! Sicuramente serve un profondo miglioramento nel modo con cui vengono gestiti e sviluppati i giocatori (partendo da professionisti veri e non da gente infarinata) ed è indispensabile una minore approssimazione nell’insegnare i fondamentali nelle varie scuole. Secondo me alcuni vogliono migliorare il rugby isolatamente dagli altri sport, e penso sia un errore nella fase attuale (il Giappone non è assolutamente cresciuto in questo modo). Ma anche in Francia c’è una crisi, la si leggeva ieri chiarissima negli occhi dei suoi giocatori, soprattutto Bastareaud. Segnalo con l’occasione che nel territorio esagonale d’oltralpe ci sono più buchi regionali di rugby che non in Italia. Il calcio attira, il rugby deve convincere. Questo dappertutto. Sono sempre delle minoranze ad accendere (e tenere accesa) la miccia ovale. Talvolta poi la minoranza sembra diventare forte nell’opinione pubblica. Per periodi molto limitati. Perché nessuno ti può imporre una passione. Si cresce solo con chi ha voglia di crescere!

g. ciraolo         

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Gian Domenico Mazzocato
Inviato: lunedì 12 ottobre 2015 10:46
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] R: R: mi dispiace ma a me l'Italia non convince e non piace

 

Con franchezza.

SVEGLIA!!!!!SVEGLIA!!!!!!!!!!!!
Come si fa a disquisire su motivazioni tecniche quando il problema (e il dramma) è un altro?

Abissalmente più di fondo, più di radice.
Quello di restituire identità ad una nazionale la cui crisi (di identità, appunto, ormai perdurante) è specchio e conseguenza della crisi del sistema rugby Italia e dell’intero movimento.

Tradotto significa leadership, crescita tecnica, allargamento reale della base, riscoperta del territorio (dove sono finite Sicilia e Sardegna?), restituzione di autonomia agli arbitri nella stagione in cui producono gioielli come Mitrea e Blessano.

Tradotto significa: abbiamo dirigenti all’altezza? Vogliamo entrare in una visione manageriale del nostro sport?

Poi, che Parisse sia al capolinea o no, conta un piffero.

È il vuoto che ha dietro che spaventa.

Gian domenico mazzocato

 

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Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di tizianotaccola1 a alice.it
Inviato: lunedì 12 ottobre 2015 09:48
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] R: mi dispiace ma a me l'Italia non convince e non piace

 

Abbiamo chiuso la nostra partecipazione al mondiale con quella classifica che ci aspettavamo.

Devo dire che questo non vale per tutte le squadre che hanno partecipato fino ad oggi al mondiale.

Prima di tutte l'Inghilterra, a seguire il Sudafrica e in misura minore anche la Francia.

L'Irlanda, che era stata designata come nostra antagonista al traguardo della qualificazione, ha sfoderato

una magnifica prestazione contro i galletti, battuti nel secondo tempo da una immensa marea verde.

Una Francia, caparbia, forte in tutti i reparti, che ha lottato fino all'ultimo contro una squadra che del

possesso e del volume di gioco ha fatto la sua arma vincente. I galletti hanno forse sprecato un paio di calci

di punizione, forse tre (non scordiamo il palo), hanno rubato qualche touche, ma poi nel gioco aperto sono stati battuti 

dagli irlandesi, specie nelle ruks, come ammesso dallo stesso Saint-André.

 Vittoria strameritata per O'Connel e compagni, che hanno sostituito dei campioni come Sexton 

e lo stesso capitano con altrettanti campioni che non hanno certo fatto rimpiangere i titolari.

La partita Irlanda-Argentina sarà di quelle da non perdere assolutamente: va guardata!

Tornando agli azzurri va detto che il primo tempo è stato giocato con impegno, concentrazione,

acume tattico e peccato per qualche sbavatura che ci ha impedito un paio di segnature pesanti.

Bene la nostra mischia che ci ha regalato i soliti calci di punizione e occorre tener conto che il 

pacchetto rumeno è stato dato con circa 50 kg di scarto, superiore al nostro. Un po' confusionario Benvenuti nel 

secondo tempo, dove si è fatto portare via l'ovale qualche volta di troppo. I rumeni, come contro gli USA,

hanno reagito veementemente nell'ultima mezz'ora, complice anche la girandola delle sostituzioni, a mio avviso alcune

affrettate ed altre non azzeccate, oltre ad un rilassamento generale. Avrei fatto restare ancora qualche minuto Manici e McLean. Intanto il

tallonatore avrebbe avuto il tempo per alcuni lanci e per amalgamare meglio i due piloni appena entrati, e 

Palazzani messo subito alla mischia avrebbe fatto una figuraccia in meno. Quando Brunel se ne è accorto

(della difficoltà di Palazzani ad estremo) ha mandato in quel ruolo un'apertura (quasi esordiente) che non

avevamo mai visto nella veste di "arrière". Incomprensibile! Il francese già era stato criticato per aver lasciato Mauro in tribuna

e credo che abbia toccato il fondo con queste cervellotiche sostituzioni. Peccato perchè Jacques lascia l'Italia nel peggiore dei modi.

In questi ultimi venti minuti del mondiale si è rimangiato tutto quello che ha predicato per 4 anni.

Tant'è! Adesso occorre voltare pagina e ricominciare a pensare al prossimo 6 Nazioni che , a scanso di equivoci, gli

azzurri hanno dimostrato di meritare. Vedremo chi verrà chiamato per portare avanti l'Italrugby. Fino ai prossimi

test ( quando ci saranno?) seguirò le formazioni della Guinness. 

Un caro saluto da 14Cavallopazzo

 

 

----Messaggio originale----
Da: Paolo.Familiari a eni.com
Data: 12-ott-2015 3.57
A:  <mailto:rugbylist a rugbylist.it> "rugbylist a rugbylist.it" <mailto:rugbylist a rugbylist.it> <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] mi dispiace ma a me l'Italia non convince e non piace

Mi dispiace andare forse controcorrente ma ieri ci siamo trovati di fronte una squadra alquanto mediocre che ci ha lasciato spazio alle facili illusioni.

Mi dispiace ancora di più constatare che del professionismo abbiamo acquisito i valori più beceri e vergognosi.

Come ha scritto Massimo (Giovannelli, il vero capitano visto degli ultimi 30 anni) non convocare per scelta tecnica Bergamasco alla sua ultima partita in Nazionale è stato ridicolo, ci stiamo appiattendo come il calcio dove conta di più la forma che la sostanza!!!!!!

 

Grande Giovannelli, un amico fuori e dentro il campo.

 

Paolo

 

 

 

 

 

From: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] On Behalf Of Giovanni Ciraolo
Sent: Monday, October 12, 2015 4:45 AM
To: rugbylist a rugbylist.it
Subject: [RUGBYLIST] la guerra del tifo è finita

 

La domanda che mi pongo è: come ha fatto questa Italia, tutto sommato produttiva nel suo gioco anche oggi contro la Romania, battuta con il minimo sforzo, a perdere 32-10 da questa Francia rivista oggi? E’ evidente che quel primo nostro match è stato completamente dominato dall’arbitro, ma del resto Joubert aveva un enorme debito precedente di errori verso i francesi …. 

La dietrologie previsionali a mio parere si possono archiviare. Abbiamo una squadra discreta, abbastanza regolare, fisicamente da registrare ma mi sembra grottesco sostenere che il rugby azzurro sia al terminal finale. Questa squadra ha ormai un leader indiscutibile che non è assolutamente Parisse, e nemmeno Allan, ma Gori. Questo ragazzo ha l’età giusta, ha l’intelligenza, ha la volontà, del resto è questo il nostro destino: il leader della nostra nazionale è sempre stato il mediano di mischia. Qui abbiamo una scuola di vecchia data e forse la prevalenza del ruolo dipende anche dalle nostre caratteristiche fisiche e morfologiche, e dalla nostra tendenza all’astuzia come uno dei motivi dominanti del nostro gioco.

Sono rimasto senza parole nel seguire Francia-Irlanda. Un’Irlanda quasi esclusivamente fisica, errori di passaggio elementari da entrambe le parti, galletti totalmente sterili e depotenziati: francamente poteva andarci molto meglio in questa coppa del mondo. Le distanze si riducono, del resto è un fenomeno generale. Dire che oggi siamo giunti al terminal dei giocatori pensionabili, scusatemi ragazzi, ma significa vivere in una dimensione intellettualistica e sterile come la Francia vista oggi. Va bene che la provincia italiana culturalmente ricca consente anche di rimanere nel mondo di Platone, ma caliamoci un po’ nella realtà concreta dei nostri giovani. Penso che non sopportano le nostre litanie e i nostri dogmi. 

g. ciraolo           


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