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[RUGBYLIST] R: rugby situazionale: il pensiero di Villepreux!

Gian Domenico Mazzocato giandoscriba a giandomenicomazzocato.it
Ven 23 Ott 2015 16:54:59 CEST


Il vangelo secondo Pierrot.

Bene ha fatto Giovanni a riproporre questo testo.

Un testo epocale per certi aspetti. Non ultimo quello della lucidità analitica.

Io ho avuto il privilegio di vedere come il verbo si incarnava in prassi.
Ai primi di agosto ’90 (mi pare, forse fine luglio) Pierre tenne il suo primo allenamento trevisano negli impianti della Ghirada.
Aveva davanti una squadra che era stata battuta qualche settimana prima da  Milano in una finale parmense (al Tardini, anche qui mi pare, perdono, cito a braccio).
Treviso era intimamente convinta che Milano fosse una montagna impossibile da scalare.
Era il clima che si respirava: il destino di essere secondi.

Pierre attese, in uno spogliatoio in cui erano ammassati giocatori di prima e seconda squadra e l’under 21, che tutti si cambiassero.
Un silenzio strano e inusuale, data la situazione. 
Sicché fu possibile sentire attraverso la porta aperta la brevissima frase che il guru francese disse:
“io non ho molto da insegnarvi: Come si fa ad arrivare secondi, lo sapete già da soli. Io vi insegnerò quel poco che basta per arrivare primi”.

E li mandò tutti in campo.

Non esagero: saranno stati una sessantina di giocatori. Una confusione incredibile.
Lui cominciò a girarci in mezzo, a distribuire palloni, a impostare movimenti e, penso, strategie per piccoli gruppi.
Così sul campo proprio davanti agli spogliatoi andarono in scena tante partitelle, apparentemente senza capo né coda.
Come riferisce Giovanni: Pierre mescolo e rimescolò nella testa dei giocatori l’idea fissa del ruolo e delle abilità specifiche.

Si spiegò con noi giornalisti alla fine.

Voleva 

1)     Un assoluto reset mentale (perfino culturale)

2)   Un saper fare tutto da parte di tutti.

Una grande lezione 

gian domenico mazzocato  

 

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Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Giovanni Ciraolo
Inviato: venerdì 23 ottobre 2015 16:30
A: rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: [RUGBYLIST] rugby situazionale: il pensiero di Villepreux!

 

Il termine “rugby situazionale”, o per dirla linguisticamente più corretta “rugby di situazione”, è stata anche una elaborazione sviluppata da Pierre Villepreux; data l’influenza che questo rugbista ha esercitato sulla nostra scuola tecnica italiana, credo che il suo pensiero sull’argomento (scritto da ultimo nel 2007 in prossimità della coppa del mondo in Francia) sia interessante e lo cito qui di seguito:

“Improvvisamente (n.d.r.: nei primi anni novanta) il rugby è cambiato. Cronologicamente, i primi frutti di queste innovazioni sono del 1995, durante la Coppa del Mondo in Sud Africa: gioco in movimento con sostituzioni di compiti tra avanti e 3/4. Mi ricordo che nel 1998, durante un allenamento a Narbonne con il quindici di Francia, abbiamo integrato con Jean-Claude Skrela questi giocatori distribuendo i cambiamenti. Di’ a un pilone di non incollarsi sistematicamente alla palla, ma anche di partecipare al gioco, e di’ anche agli estremi di raggiungere i raggruppamenti …. beh durante questa formazione i giocatori sono rimasti sorpresi. Ciò ha richiesto di modificare tutti i loro automatismi, le loro concezioni del gioco ed il loro ruolo. Tutti i sistemi offensivi e difensivi sono stati messi in discussione. Alcuni si chiedevano se fossero davvero fatti per questa nuova forma di rugby (n.d.r. : senza regole rigide e prefissate).
Durante la fase di competizione, l'attuazione del nuovo rugby non si perfezionava per il francese come per gli altri. Si avanzava a tentoni prima di ottenere uno progresso significativo. Due disegni di gioco si sono andati delineando. Nella prima versione, i lanci del gioco sono programmati, il che rende le cose più facili. Questo approccio è stato quello degli australiani, che avevano in testa fino a tre tempi di gioco con ruoli definiti per ogni giocatore. La seconda concezione lascia invece al giocatore l’abilità di posizionarsi sul terreno di gioco e di adattarsi all’andamento del match: si può parlare in questo caso di “intelligenza situazionale” cioè di una lettura di gioco superiore a quella tradizionale, e che richiede più riflessione. E 'stata questa la nostra condotta tattica (n.d.r.: della nazionale francese). Ma non iniziò nel 1998 o 1999. Lo Stade Toulousain l’aveva già sperimentata in precedenza. Questo rugby ha comportato una forte difesa capace di recuperare palla ma poi … con la palla in mano occorre fare anche le scelte giuste!… (n.d.r.: è forse quello che i francesi non sanno più fare adesso!). In Francia, penso che siamo sempre stati avanti nello sviluppo di questa capacità (n.d.r.: mai sopravvalutarsi!), che gli anglosassoni chiamano "stile francese". Secondo me, è qui che sono avvenuti i principali cambiamenti. La semifinale Francia-Nuova Zelanda (WRC 1999) è stata aneddotica al riguardo”.

g.ciraolo

    



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