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[RUGBYLIST] R: R: R: R: fragilità emotiva degli azzurri

Giovanni Ciraolo jxcira a tin.it
Lun 15 Feb 2016 13:03:55 CET


E’ verissimo, noi italiani sentiamo spesso l’errore di regalo come qualcosa di catastrofico. I nostri avversari di fronte ad una meta di intercetto aumentano di tono e massimizzano la “defiance” verso l’avversario.

Ma non sono solo i giocatori ad afflosciarsi. Ieri per gran parte del nostro pubblico, curve in testa, il secondo tempo è passato nel più completo letargo, salvo forse qualche ridottissimo sprazzo conclusivo. Ero in bassa monte mario ed ho lasciato la mia poltroncina per sgolarmi sulla balaustra di separazione degli ingressi. Forse mi hanno preso per un pazzo perché ero l’unico tra centinaia che gridava, ma intorno c’era una specie di silenzio tombale di migliaia di italiani. Ragazzi non c’è solo l’inno di Mameli! Inventiamoci un nostro sweet chariot perché così all’Olimpico sembra di stare in un funerale!

Sulla carriera rapida di Canna non riesco ancora a capire. Forse i miei emisferi cerebrali perdono colpi, ma: cosa potrebbe avere Carlo Canna di più alla sua età? E c’è qualcuno alla sua età per il quale si possa dire che possiede già tutto l’essenziale? Canna è il simbolo di una squadra che non riesce a creare una vera differenza fisico-mentale o di potenza motoria (che è comunque anch’essa mentale) con l’avversario. Anche se Socrate dal cielo mi ripete ogni giorno che sono un ignorante, non vedo cosa c’entri qui la federazione o le accademie, qui conta in primo luogo il processo intelligente di allenamento dei giocatori (che deve avere molte entrate ed uscite), il lavoro di procuratori che siano realmente professionalizzati e sappiano seguire in modo totale i propri assistiti (pochissimi nella realtà) e la non interdisciplinarietà dei tecnici che è spesso una realtà cronica nello sport italiano (ad ognuno basta e avanza il proprio orticello e le proprie conoscenze). Da noi quanti agonisti escono dal campo per un gap fisico-mentale? Moltissimi, e ieri la Francia ha giocato peggio dell’Irlanda, ma dopo un’ora aveva di fatto creato un gap fisico-mentale ed i migliori irlandesi erano usciti dal campo oppure non funzionavano più. E’ inutile, nel rugby devi creare qualcosa di incolmabile: nel calcio no, puoi addormentare il match. Un po’ alla Troncon, sempre svegli anche se brutti, i francesi hanno anche colpito nel finale, prendendo in parola Shakespeare: tanto rumore (cioè rugby controllato) per nulla!

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di Luigi Bocchino
Inviato: lunedì 15 febbraio 2016 11:17
A: Luca Oliver; rugbylist a rugbylist.it
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: R: R: fragilità emotiva degli azzurri

 

Per me era giusto giocarla veloce, ma Bellini doveva calciare, visto che non aveva per niente pressione.

Comunque li sbagli li fanno tutti, anche gli Allblacks.

La differenza la fa come si reagisce all'errore: noi li drammatizziamo, ci abbattiamo, smettiamo di giocare. Per le altre culture sportive sono semplicemente parte del gioco, esattamente come una prodezza.

Io credo che su questo aspetto mentale si giochi non solo il futuro del rugby ma di tutti gli sport di squadra in Italia.

 

  _____  

Da: Luca Oliver <lucaoliver63 a gmail.com>
A: rugbylist a rugbylist.it 
Inviato: Lunedì 15 Febbraio 2016 10:17
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] R: R: R: fragilità emotiva degli azzurri

 

Personalmente ritengo che l'Italia sia crollata fisicamente e mentalmente dopo la meta di intercetto di Joseph (Giovanni, l'autore delle tre nete inglesi è il secondo centro, non l'apertura).
Un errore imperdonabile a certi livelli: forse Canna non doveva giocarla veloce, sicuramente Bellini e Sarto non dovevano giocarla in quel modo. 
Quando giochi "fuori giri", basta un episodio per imballare il motore, e questo ahimè è successo. 
Ora è facile dire: eh se Canna buttava dento il calcio del sorpasso ... Certo sarebbe stato un'altro secondo tempo, ma sempre giocato sull'abbrivio del 110% dato da tutti, e sempre con il rischio dell'incidente a determinare il crollo ... 
Leggo che Gega e Fuser sono out per la Scozia, ma che recupereremo Ghiraldini ... Bene, quello che serve sono forze fresche ... Il rugby è uno sport che si gioca sulle ali dell'entusiasmo, ma che richiede forze fresche ed energie ...
Meglio un asino vivo che un dottore morto, anche se all'asino qualcosa bisognerà insegnare ... ;-) 

Ciao a tutti.
Luca  

Il 15/02/2016 09:11, tizianotaccola1 a alice.it ha scritto:


La mia analisi sulla partita:  

Parto dal presupposto che la partita di rugby è come una battaglia: ad armi pari è importante

la tattica giusta che viene applicata dai giocatori in campo attraverso una attenta lettura sul

gioco e sui giocatori avversari. 

Questo ad armi pari.

Ma ieri in campo non c'erano due squadre ad armi pari come al St. Denis, ma c'era una superiorità

nei pacchetti di mischia. Quello inglese era più forte ed i nostri per i primi 40 minuti lo hanno contenuto. 

Poi nel secondo tempo, dopo il 50' , piano piano, e poi sempre più velocemente, gli inglesi hanno preso il

sopravvento sia in mischia chiusa, che nel gioco di sfondamento, che nelle rucks e contro rucks.

Una volta vinta la battaglia degli avanti, i bianchi della rosa hanno fatto il bello ed il cattivo tempo anche con i trequarti,

tra l'altro i nostri, messi sotto pressione, hanno iniziato a leggere male la partita e c'hanno messo del suo

per agevolarli. Quella touche rapida forse non andava tirata, ma comunque c'era il tempo per calciarla.

Calciandola avremmo ridato la palla a loro e forse nemmeno molto lontano, per questo dico che non

andava fatta la veloce. Biagi in touche le stava vincendo, per cui non c'era motivo di velocizzare.

Tra le cause anche gli infortuni ai nostri, in primis Garcia, vero baluardo delle linee arretrate.

E mentre la loro panchina è di livello, purtroppo la nostra non lo è altrettanto.

Presa la meta d'intercetto, tutto è stato più difficile per i nostri che sono sbandati paurosamente.

Per loro invece la gara è diventata in discesa, tutto più facile.

Per me Canna ha giocato bene, è l'apertura migliore che ci sia in Italia. Deve crescere in esperienza e tecnica. E' giovane

e ha tutta la carriera davanti. Ha visione di gioco, attacca la linea, trova sempre le soluzioni che il gioco richiede,

spirito di intraprendenza, coraggio, un istinto innato per essere sempre al posto giusto.

Ha carattere, deve affinarsi, ha solo 23 anni e non possiamo caricargli addosso tutte le responsabilità della squadra. 

Infatti vedo un solo pericolo: bruciarlo! Quasi quasi lo manderei un po' in Francia a giocare. Là i giocatori li

sanno far crescere senza bruciarli in critiche sterili.

Se gli avanti cedono, lui è il primo a subirne le conseguenze. 

Vedo diverse speranze nei trequarti, quel Campagnaro che gioca all'estero è una forza, Sarto all'ala

si è reso pericoloso in diverse occasioni, Bellini mi è piaciuto, ha delle buone mani ma è ancora inesperto.

Non vedo altrettante promesse invece fra gli avanti. Nel pacchetto c'è bisogno di peso.

Ribadisco: per me la differenza dei 30 punti sta tutta nel pacchetto di mischia.

Un caro saluto da 14Cavallopazzo

 

 

 

----Messaggio originale----
Da: ilfalco7 a libero.it
Data: 15-feb-2016 8.17
A: "Rugbylist Rugbylist" <mailto:rugbylist a rugbylist.it> <rugbylist a rugbylist.it>
Ogg: [RUGBYLIST] R: R: fragilità emotiva degli azzurri

 

Perdonami ma non condivido in nulla l analisi fatta su canna.

Abbiamo visto due partite diverse.

 

 

Inviato dal mio dispositivo Samsung



-------- Messaggio originale --------
Da: Giovanni Ciraolo  <mailto:jxcira a tin.it> <jxcira a tin.it> 
Data: 2016/02/14 11:26 PM (GMT+01:00) 
A: 'Rugbylist Rugbylist'  <mailto:rugbylist a rugbylist.it> <rugbylist a rugbylist.it> 
Oggetto: [RUGBYLIST] R: fragilità emotiva degli azzurri 

Come al solito quando emerge un nuovo giocatore e soprattutto una apertura con delle qualità nel timing delle azioni, nei calci ed in qualche modo anche nella tattica facciamo il subito solito errore: lo carichiamo di responsabilità ed eleviamo le sue qualità a cose che si è guadagnato da solo, un fatto logicamente impossibile per ogni essere umano! (nessuno può imparare qualcosa che non gli viene insegnato).

Carlo Canna non meritava la prestazione di oggi, che è stata assolutamente deficitaria ma non tanto sul piano emotivo (perché non è responsabile dei regali alla squadra avversaria) ma piuttosto perché sottende un’altra cosa: Carlo non è ancora un ispiratore, non si trova sempre dove potrebbe essere, tecnicamente è un ottimo giocatore ma se il match si fa arduo diventa una specie di Diego Dominguez ultima versione, cioè up and under, un buon record di placcaggi e alla fine buonasera alla prossima. Non più di questo. La differenza dei 30 punti con l’Inghilterra si riassume chiaramente nei numeri 10: quello inglese che va due volte in meta ma non solo e con una velocità tattica siderale ed il nostro numero 10 che in fondo stecca l’incontro (gli applausi all’uscita sono stati di stima, non di prestazione). Canna è stato caricato di responsabilità che ancora lui non può addossarsi da solo.

La ragione di tutto questo secondo me non è Gavazzi ma una tesi che in Italia è popolare da molti anni: con la comparsa del rugby totale molti pensano che il ruolo dell’apertura conti di meno. Il match di oggi falsifica questo pensiero. I CT che hanno governato il rugby italiano negli ultimi 16 anni non hanno mai prodotto una apertura stabile. Questo significa che in questo campo non hanno mai probabilmente viaggiato a fondo nel paese, e che si sono attenuti ad estrarre le carte in gioco del momento. 

 

G. Ciraolo

 

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it] Per conto di anna maria
Inviato: domenica 14 febbraio 2016 19:27
A: Rugbylist Rugbylist
Oggetto: [RUGBYLIST] fragilità emotiva degli azzurri

 

Ci siamo illusi che potesse essere la volta buona. Per circa 60' "l'italietta" del Rugby è stata all'altezza dei più titolati avversari. Pareva essere giunta la fatidica prima volta. C'erano il cuore, il coraggio e la volontà. Però a mano a mano che passavano i minuti ci accorgevamo che il tutto era come un miraggio. Più ci avvicinavamo alla meta più essa era irraggiungibile. Il desiderio di recuperare i due punti di svantaggio con i quali siamo andati al riposo ci hanno indotto a cercare quei rischi che, se in vantaggio, non avremmo certamente corso. Cosi è giunta la meta di Joseph che ha tagliato le gambe ai nostri azzurri, fragili emotivamente e già indeboliti per il forzato abbandono di Fuser, Zanni e Garcia.

Fra quindici giorni ci sarà la Scozia che, nonostante le due sconfitte subite, ha dimostrato un grande carattere continuando a crederci fino all'ultimo minuto contro il Galles. Sarà una gara tutt'altro che semplice, ma sono certo che allora gli azzurri non si lasceranno scoraggiare.

 

Romano Rambaldi    

 

 





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