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[RUGBYLIST] R: Inghilterra-Italia 36-15

Giovanni Ciraolo ciraolo.g a reliefunion.com
Sab 4 Mar 2017 19:45:43 CET


Se continuiamo a non avere atleti all’altezza di uno sforzo completo su 80
minuti ad alto livello, come sottolinea oggi onestamente Vender, ogni
politica redistributiva sulle risorse è destinata a fallire, probabilmente.
Si vede ad occhio nudo che, fatte salve alcune eccezioni, i nostri giocatori
hanno un potenziale anaerobico sugli sforzi nettamente inferiore agli
avversari. E si spostano più lentamente. Ripeto: questo si vede ad occhio
nudo da molto tempo. Qualche test-match si vince perché l’avversario mette
in campo squadre sub ottimali, di riserva.

g. c.       

 

Da: rugbylist-bounces a rugbylist.it [mailto:rugbylist-bounces a rugbylist.it]
Per conto di lvfi67 a tiscali.it
Inviato: sabato 4 marzo 2017 14:20
A: La mailing list del rugby italiano
Oggetto: Re: [RUGBYLIST] Inghilterra-Italia 36-15

 

E' una discussione fatta molte volte.

Io ho dei dubbi per due motivi:

1. Se distribuiamo i circa 60 atleti di interesse nazionale presenti nelle
franchigie,  
o lo facciamo distribuendoli come nella NFL con un "draft" usando gli stessi
contratti e il talento si disperde 1:4 con squadre meno competitive
o lo facciamo secondo chi ha più soldi e allora una 20ina andranno
all'estero, e i restanti 40 nelle squafdre migliori, ampliando il divario e
togliendo posti a chi gioca già in Eccellenza.

2. Il campionato italiano di Eccellenza gioca un altro rugby rispetto a
quello internazionale di club e lo dimostrano le partite di challenge dove
solo le Zebre, e qualche volta Calvisano e la decaduta Prato avevano vinto o
ottenuto risultati interessanti. Anche perché per alcune , come dismostra
pure la Qualification, le partite internazionali servono solo per raccattare
i premi (Rovigo, Mogliano, talvolta pure Petrarca).


Inoltre , i giocatori che militano nel campionato francese ed inglese sono
spesso spremuti dalle rispettive squadfre che giocano turbo rugby a ritmi
estenuanti.
A noi serve un buion numero di tecnici (da far lavorare soprattutto nei
centri di formazione) e preparatori e soprattutto sponsor.

Si contesta il budget federale per quanto si spense per franchige e
accademie ma i bilanci dei grandi club esteri sono spesso doppi o tripli.

E soprattutto è singolare che non si trovi una soluzione che incoraggi chi
esce dalla U18 a proseguire, specie in un paese dove si cerca che il 60-70%
dei giovani percorra un cammino universitario.

Saluti

Luqa

Il 28.02.2017 10:25 Luca Oliver ha scritto:

Sì c'è una certa schizofrenia nei giudizi sui singoli giocatori, è vero.

Rimanendo però sui fatti, non si può negare che questa nazionale italiana,
così come quella che l'ha preceduta e come tutte quelle dal 2000 in poi, si
reggono sul contributo e l'esperienza dei giocatori che militano in squadre
di campionati esteri: francese, inglese e celtico. Su questo andrebbe fatta
una riflessione non banale: quello che si nota è che ragazzi di grande
talento, che otteggono ingaggi da squadre francesi o britanniche, ritornano
da queste esperienze "completati" nel loro bagaglio tecnico, "potenziati"
atleticamente, "raffinati" nella visione tattica e strategica. Il tema non è
banale, perchè coinvolge il discorso delle franchigie e la loro capacità di
costruzione di giocatori per l'alto livello. Se tanto i giocatori li
dobbiamo mandare all'estero perchè completino il loro percorso di crescita,
come peraltro già avveniva negli anni '90, perchè dobbiamo mantenere in
piedi le franchigie ? Non sarebbe suffiiciente "sganciare" quelli che
riescono a trovarsi un posto nelle "Università" del rugby, redistribuire
un'ottantina di giocatori nel campionato italiano e godersi la crescita
dello stesso ? Sì, lo so, è un tornare indietro ad uno schema che aveva
mostrato i suoi limiti già nella prima metà degli anni 2000, ma siamo sicuri
che ciò che abbiamo perso sia stato compensato da ciò che abbiamo guadagnato
?

Tornando al tema della domenica, l'interpretazione del regolamento messa in
pratica dallo staff della nazionale italiana, bisogna fare un paio di
riflessioni:
- il ruolo dei referees nel nostro gioco sta sempre più crescendo di
rilevanza: l'arbitro è davvero il 31° giocatore in campo, e di esso bisogna
tenere conto, eccome !!! per cui massima stima allo staff della nazionale
italiana, che ha saputo giocare non solo "nel rispetto" del regolamento, ma
addirittura "portando" l'arbitro dalla propria parte 
- nello schema di gioco così impostato, sfruttando il disorientamento e la
incapacità di adattamento degli avversari, gli italiani hanno dato il
meglio, mascherando il proprio gap fisico e tecnico 
- non potrà durare a lungo, ovviamente: già dalla prossima partita i
francesi predisporranno delle contromisure e il giochino potrà sì essere
adottato, ma certamente con minore efficacia; resta come "viatico" per il
futuro di questa nazionale che si può giocare anche un rugby "furbo", un pò
"da poveri" se vogliamo, che rifugge lo scontro "vis-a-vis" per cercare vie
alternative e meno dirette al confronto: speriamo che attraverso questa "via
nuova" che questo staff sembra voler tracciare, si riesca a individuare
quella "via italiana" al rugby che il nostro movimento ha sempre cercato
senza mai trovarla.

Ciao a tutti.
Luca 

Il 27/02/2017 18:26, lvfi67 a tiscali.it ha scritto:



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Il 27.02.2017 10:37 anna maria ha scritto:

Un' Italia che nel primo tempo ha dimostrato di saper reagire alle numerose
critiche conseguenti la umiliante sconfitta di 15 giorni prima con
l'Irlanda. A favorire la sorprendente prova degli italiani la corretta
interpretazione data dallo staff azzurro al fuori gioco nelle ruck dopo un
placcaggio. Nella ripresa, dopo un tracollo generale in avvio, la stupenda
meta di Campagnaro inspiegabilmente quasi ignorato nelle prime due giornate
del torneo. Infine come ha sottolineato Munari durante la telecronaca non si
capisce la ragione per la quale a n.10 non venga schierato Canna che
garantisce una percentuale superiore ad Allan nel centrare  pali.

romano rambaldi

 

-- 
Caro Romano,
 
fino a ieri, molti dopo le prestazioni di Canna si chidevano come mai non
gioca




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